Filosofia |
Su Parmenide
(Marenco risponde a Grassano)
Renzo Grassano obietta giustamente che affinchè
una cosa divenga occorre che sia. Ma questo
è il pensiero di Renzo, non quello di Parmenide.
Perchè, sempre per distinguere, un conto
è dire che una cosa è, tutto un altro è dire
che una cosa è da sempre ed è per sempre.
Senza queste specificazioni l'affermazione
di Parmenide non può essere intesa che in
maniera assoluta, tanto assoluta che anche
la semplice proposizione <<solo l'essere
può produrre l'essere>> finisce per
l'avere un significato inaccettabile in quanto,
per Parmenide, l'essere è, dunque non produce,
nè si autoproduce.
Pertanto quando si dice che l'essere è, e
che tutte le cose sono da sempre, per esempio
nella mente di Dio, occorre operare una netta
distinzione tra fisica e metafisica, e nell'ambito
della fisica tra ciò che è in potenza e ciò
che è in atto. Un ente esistente in potenza,
ad esempio, potrebbe essere un bambino non
ancora nato, e nemmeno ancora concepito,
ma già formato come spermatozoo nel grembo
del padre, e già formato come ovulo nel grembo
della madre. Si tratta di marito e moglie,
entrambi sono sani, entrambi vogliono un
figlio. Questo bambino esiste solo in potenza,
ma in senso molto probabile potrà presto
diventare un bambino attuale.
Se ci trasferiamo sul piano metafisico abbiamo
che questo bambino può essere stato creato
da Dio nella sua mente da sempre. Quindi
esiste da sempre. Ma che ne sappiamo noi
del tempo metafisico? E che significa dire
"da sempre" se siamo in metafisica,
cioè in un campo in cui non c'è domani e
non c'è ieri, ma tutto è da sempre ed è per
sempre? Ovvero: siamo solo in un eterno presente.
Come si vede, se non vogliamo davvero abbandonarci
a qualche delirio mistico, dobbiamo tornare
alla realtà fisica e limitarci a questa.
Se ragioniamo solo di cose fisiche, ragioniamo
di divenire, di corruzione e corruttibilità,
di generazione e di degenerazione, di molteplice
e di unico, di cose che scompaiono apparentemente
nel nulla e che dal nulla vengono, sempre
apparentemente.
Ma io domando: perchè questo sarebbe il pensiero
della notte?
A me pare che semplicemente rovesciando il
rapporto giorno-notte, forse tutto sarebbe
più chiaro. Ovverossia. Notte è la realtà
dell'essere indistinto, rotondo e sferico,
il grembo della gran madre. Giorno è l'emergere
dal liquido amniotico e il cominciare a respirare
a pieni polmoni l'agognata indipendenza,
la piena realizzazione dell'essere uomo:
cioè uscire dall'indistinto "animale"
e cominciare a differenziarsi.
L'essere di Parmenide non è altro da una
matriarcale volontà di impedire la maturazione.
Ma se solo questo fosse, la questione sarebbe
stata presentata in termini più blandi, meno
enigmatici e meno perentori.
In realtà Parmenide non fu solo l'espressione
di un pensiero matriarcale, ma l'espressione
stessa del matriarcato, cioè del matrignato.
Definisco matrignato (ma potrei chiamarlo
patrignato tranquillamente) quel regime politico
che non solo opprime e costringe in schiavitù,
ma quel regime iniquo che approfitta del
lavoro di schiavi per erigere piramidi e
"templi ornati di cherubini e melograni",
che avvalora il diritto di poltroni "intellettualoidi"
e raccomandati, i favoriti della gran matrigna,
a farsi mantenere dal lavoro di schiavi e
subalterni attraverso l'ingiustizia sistematica.
.
Grassano dice ancora giustamente che anche
le monete false sono ed anche le menzogne
sono. In altre parole anche questo sarebbe
essere.
La questione è così posta in modo del tutto
insufficiente. Sia le monete false che le
menzogne sono prodotti del lavoro umano,
cioè non sono essere allo stato puro, ma
essere derivato, o essere prodotto.
Pertanto sono il frutto di un divenire che
invece Parmenide esclude come possibile.
In realtà a me pare che sfugga a Grassano
il fatto che affermando la perfetta coincidenza
tra essere e pensiero, e dunque anche la
verità, Parmenide abbia di fatto anticipato
alcune scuole eristiche di cui vi è traccia
nell'Eutidemo. Uno degli argomenti preferiti
era quello che "se io dico una cosa,
essa è, quindi la menzogna non esiste."
guernica - cactus filosofia - 5 agosto 2000