documenti 1: The Town Labourer
di J. L. Hammond & B. Hammond
Una volta che i fanciulli erano diventati
salariati, la loro vita di lavoro risultava
poco diversa da quella degli apprendisti
già descritta. Entravano dai cancelli della
filanda alle cinque o alle sei di mattina,
e ne uscivano (al più presto) alle sette
o otto di sera, compreso il sabato. Tutto
questo tempo stavano rinchiusi con una temperatura
variante dai dai 75 agli 85 gradi Farenheit
(dai 26 ai 30 gradi centigradi, circa). L'unica
sosta durante questa reclusione di quattordici
o quindici ore era costituita dalle ore dei
pasti, al massimo mezzora per la colazione
e una per il pranzo. a ore regolari per i
pasti erano un privilegio degli adulti soltanto:
per ragazzi per tre o quattro giorni alla
settimana significavano unicamente un mutamento
di lavoro; anziché badare a una macchina
in azione, pulivano una macchina ferma, sbocconcellando
e trangugiando il loro pasto come meglio
potevano in mezzo alla polvere e alla lanuggine.
I bambini perdevano presto ogni gusto per
i pasti mangiati in fabbrica. La lanuggine
soffocava i loro polmoni. Quando non riuscivano
a espellerla sputando, venivano somministrati
generosamente degli emetici.
Il lavoro per cui venivano assunti questi
fanciulli era spesso descritto come facile
e leggero, di fatto quasi un divertimento,
che richiedeva attenzione, ma non sforzo.
I tre quarti dei fanciulli erano "annodatori",
vale a dire occupati a riunire insieme o
aggiuntare i fili spezzati nelle varie macchine
per torcere e filare. Altri erano addetti
a spazzare via il cotone di scarto o a togliere
e rimettere le bobine.
Fielden (1748-1849), il datore di lavoro
illuminato ed umano, che rappresenta Oldham
e Cobbett, e divide gli allori che onorano
la memoria di Shaftesbury e di Sadler, fece
un interessante esperimento per misurare
lo sforzo fisico che i fanciulli sopportavano.
Colpito da alcune dichiarazioni fatte da
commissari di fabbrica sulle miglia percorse
ogni giorno da un fanciullo nel seguire la
macchina per filare, sottopose i dati a una
prova pratica nella sua fabbrica, e trovò
con grande meraviglia che in dodici ore la
distanza coperta era di venti miglia per
lo meno. Vi erano, è vero, brevi intervalli
di riposo, ma nessun sedile a cui sedersi,
essendo questo contrario alle regole. L'opinione
che il lavoro degli "annodatori"
fosse veramente leggero fu offerta da Mr.
Tufnell, uno dei commissari di fabbrica,
meglio di ogni altro. I tre qaurti dei fanciulli,
diceva, sono impiegati come annodatori ai
fusi, e mentre i fusi tornano indietro, non
vi è niente da fare e gli annodatori stanno
in ozio per circa tre quarti di minuto. Da
questo trae la conclusione che un fanciullo
lavora nominalmente dodici ore al giorno,
ma "per nove ore egli non compie nessun
lavoro effettivo", o come generalmente
avviene, attende a due fusi, "allora
il riposo è di sei ore invece di nove".
Le quaranta o cinquanta ore di reclusione
per sei giorni alla settimana erano le ore
"regolari"; nei momenti di grande
lavoro l'orario era elastico e talvolta si
allungava ad un punto incredibile. Il lavoro
dalle tre di mattina alle dieci di sera non
era sconosciuto; nella filanda di Mr. Varley,
per tutta l'estate, si lavorava dalle 3,30
di mattina alle 9,30 di sera. Nella filanda,
chiamata a ragione "Baia d'inferno",
per due mesi alla volta, non solo lavoravano
regolarmente dalle 5 di mattina alle 9 di
sera, ma per due notti alla settimana lavoravano
ugualmente tutta la notte. I datori di lavoro
più umani si contentavano quando erano occupati
pr un periodo di sedici ore (dalle 5 antimeridiane
alle 9 di sera).
Era materialmente possibile mantenere intatto
un tale regime, solo ricorrendo alla forza
del terrore. I sorveglianti che testimoniarono
alla Commissione di Sadler non negarono di
aver fatto ricorso a metodi brutali. Dissero
che dovevano o esigere la razione completa
del lavoro o essere licenziati, e in queste
condizioni la pietà era un lusso che uomini
con famiglia non potevano permettersi. Le
punizioni per il ritardo la mattina dovevano
essere rese così crudeli da vincere la tentazione,
nei fanciulli stanchi, di restare a letto
piùdi tre o quattro ore. Un testimonio davanti
alla Commissione di Sadler aveva conosciuto
un bambino il quale era giunto a casa, una
notte, alle undici, si era alzato la mattina
dopo le due terrorizzato ed era corso zoppicando
al cancello della filanda. In alcune manifatture
non passava ora in tutta la giornata che
non si sentissero rumore di staffilate urla
di dolore. I padri picchiavano i figli per
salvarli dalle botte dei sorveglianti. Nel
pomeriggio lo sforzo diventava così severo
che il pesante bastone di ferro, conosciuto
sotto il nome di billy-roller, era continuamente
in attività e, anche allora, non era raro
il caso che un fanciullo più piccolo, nell'assopirisi,
rotolasse dentro la macchina accanto a lui,
da rimanere storpiato per tutta la vita o,
se era più fortunato,da trovare un Lete più
lungo del suo sonno mancato. In una filanda,
in verità, dove il proprietario, un certo
signor Gott, aveva proibito l'uso di ogni
altra cosa che non fosse una ferula, alcuni
dei torcitori cercavano di tenere svegli
i bambini, quando lavoravano dalle cinque
di mattina alle nove di sera invitandoli
a cantare inni. Con l'arrivare del crepuscolo
il dolore, la stanchezza e la tensione mentale
diventavano insopportabili. I ragazzi imploravano
chiunque andasse loro vicino di dire quante
ore mancavano alla fine del servizio.
J.L. Hammond e B.Hammond - The Town Labourer, London 1932 pp 157-160 - traduzione parziale
a cura del sottoscritto