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Le differenze tra la scuola di Marburgo e quella del Baden

Il recente lavoro di Michael Friedman La filosofia al bivio (1) propone un' interessante analisi dei punti di divergenza tra le due correnti principali del neocriticismo tedesco: la scuola di Marburgo (Cohen, Natorp, Cassirer) e quella del Baden, detta anche del Sud-ovest (Windelband, Rickert e Lask). Ne tentiamo una sintesi stringata che può servire da introduzione al neocriticismo.
Friedman evidenzia e descrive tre punti:
i) il rapporto tra matematica e ambito della logica pura
ii) la relazione tra l'ambito della logica pura e la molteplicità "preconcettuale" della sensazione
iii) la relazione tra ambito della logica e ambito dei valori

Matematica e logica pura
Sul primo punto Natorp argomenta che il concetto di numero appartiene al pensiero puro, non all'intuizione e nemmeno alla psicologia.
Per Rickert il concetto di uno come numero (ovvero di primo elemento della serie numerica), diversamente dai concetti logici di di identità e differenza, non si applica affatto a tutti gli aspetti del pensiero come tale, ma presuppone che ci siano dati oggetti specifici, disposti in un ordine seriale omogeneo. Il concetto di "numero" quale valore di quantità non può dunque appartenere alla logica.
Sul problema ritorna Cassirer, il più giovane esponente della scuola di Marburgo in Sostanza e funzione, lavoro del 1910. Qui Cassirer identifica la logica formale con la nuova teoria delle relazioni sviluppata da Bertrand Russell nei Principi della matematica (1903) Seguendo Dedekind, Cassirer identifica l'oggetto dell'aritmetica con una struttura relazionale che noi chiamiamo successione o progressione semplicemente infinita. In questa prospettiva i numeri sono "posti" all'interno della successione e il concetto di "numero" diviene così altrettanto logico che qualsiasi concetto relazionale. In sostanza, Rickert continua a pensare la logica formale come la tradizionale logica basata sulla forma soggetto-predicato e confinata alle relazioni di genere e specie, quindi alle relazioni simmetriche di identità e differenza.

Logica pura e sensazione
Su questo piano la scuola del Baden sostiene il dualismo e si rivela con ciò più fedele al genuino insegnamento kantiano. L'ambito del pensiero puro si situa al di sopra, mentre la molteplicità della sensazione è materia non ancora sintetizzata e formata.
La scuola di Marburgo, secondo Friedman, "lotta per evitare questo dualismo". A partire da Cohen, la conoscenza è una successione infinita nella quale entrano modelli di "forma" sempre nuovi, mediante l'applicazione dei metodi scientifici. L'attività trascendentale costituisce il suo oggetto. In questa progressione non incontriamo più la materia pura informe, quelle cose stesse di cui parlerà Husserl, ma solo una successione di livelli. Nella successione, due stadi susseguenti, a qualsiasi grado collocati, si noterà che essi si rapportano l'uno all'altro relativamente come materia e forma.
L'oggetto della conoscenza, in quanto 'realtà' opposta al puro pensiero è il punto-limite ideale, la x indicata da Cohen verso cui converge la scienza.
Dunque, secondo i marburghesi, non c'è sensazione preconcettuale che esista indipendentemente dal pensiero puro.
Cassirer, in Sostanza e funzione, sviluppa, molto più chiaramente di Cohen, l'idea che la realtà sia incorporata, entro l'ambito del pensiero puro. Friedman spiega così l'impostazione di Cassirer: «Per Cassirer, come abbiamo già visto, l'ambito della pura logica formale è costituito dalla totalità delle pure strutture relazionali, caratterizzati dalla nuova teoria delle relazioni.. All'interno di questo ambito, non c'è dunque né mutamento né temporalità. Nella scienza naturale fondata sulla matematica, tuttavia, il problema è proprio quello di descrivere il mondo empirico spaziotemporale dell'esperienza mediante tali strutture relazionali pure (temporali). Siffatto problema, diversamente da un problema puramente matematico, non può essere mai risolto in modo completo e definitivo. Al contrario, il metodo della scienza naturale fondato sulla matematica implica essenzialmente una successione mai compiuta di approssimazioni sempre più accurate, nelle quali rappresentiamo l'oggetto della scienza naturale per mezzo di una progressione di strutture relazionali pure sempre più adeguate. E per Cassirer, è questa successione metodologica a rappresentare il dato ultimo per l'epistemologia. Perciò, dal momento che, di fatto, non troviamo all'interno di tale successione né la materia informe né la forma senza contenuto, siffatti concetti devono essere considerati piuttosto come astrazioni aventi soltanto un significato relativo a questo o quel particolare stadio.»
Lo stesso Cassirer in Sostanza e funzione aveva affermato: «La materia è soltanto in relazione alla forma, proprio come la forma è valida soltanto in relazione alla materia. Se si trascura questa coordinazione [Zuordnung], allora non rimane alcuna 'esitenza' per nessuna delle due, nel cui fondamento e origine si potrebbe indagare. La peculiarità materiale del contenuto empirico non può perciò essere mai addotta come prova della dipendenza di qualsiasi cognizione di oggetti sulla base di un fondamento semplicemente 'trascendente' della determinazione: poiché questa determinazione, che sussiste, indubbiamente, come tale, non è altro che una caratteristica della cognizione stessa, mediante la quale il concetto di esistenza trova in prima istanza il proprio compimento.»
Kant, come del resto la scuola del Baden, aveva considerato la logica formale allo stesso modo della tradizionale logica sillogistica, quindi aveva nettamente separato logica e matematica. Dall'altro lato aveva accettato la realtà della sensazione informe, potremmo dire non solo preconcettuale, o precategoriale, ma prelinguistica, consistente in realtà non ancora nominate.
In tale quadro, Friedman nota che "il problema delle categorie è perciò esattamente quello di spiegare esattamente come siffatte forme pure del pensiero si applichino alla molteplicità della sensazione, in modo da rendere possibile, in primo luogo, l'oggetto della conoscenza".
Kant risolse il problema introducendo una struttura intermedia tra forme pure del pensiero e contenuto delle sensazioni. parlò infatti di forme pure della sensibilità.
Il che rende possibile quella che Kant chiamava "intuizione".
Entrambe le scuole neokantiane, però, negano l'intuizione. I marburghesi convertono questa mancanza "in un fatto positivo incorporando la matematica pura nella logica formale e rimpiazzando la molteplicità data della sensazione con la progressione metodologica della scienza naturale matematizzata".
Al contrario, la scuola del Baden, si trova priva dell'intermediazione intuitiva. Per questo, in essa sorgono grandi difficoltà qualora si volesse spiegare come le categorie si applicano agli oggetti.

Logica e valori
Com'è noto, il carattere peculiare della scuola del Baden, fu quello di privilegiare il problema dei valori in ordine alla loro validità ed al loro carattere normativo. Per questo Windelband e Rickert allargarono in tale direzione il programma neokantiano e svilupparono una filosofia della cultura su basi trascendentali.
Per Windelband, l'oggetto della filosofia non è l'essere di fatto, ma l'essere de jure, il dover-essere, ovvero il problema della fondazione e quindi della validità normativa dei giudizi valutativi esprimenti non solo il dover-essere, ma anche i "valori eterni" del Vero, del Bello, del Buono e del Sacro.
Mutilata dell'intermediario intuitivo, la scuola del Baden si trova così a contrappore logica e valori; ciò porta alla frattura tra valore e fatto. Proprio per superare questa frattura, Rickert "trova necessario ricorrere alla logica trascendentale". «Il primo passo su questa strada - scriveva Rickert nel 1909 - è consistito nella separazione dell'essere psicologico dal senso, dell'atto del pensare dal pensiero. Soltanto perché questa separazione è stata portata a termine, la peculiare modalità di questa indagine, insieme con tutti i vantaggi che porta con sé, si è basata sulla frattura radicale tra valore e realtà. Questi vantaggi però hanno il loro lato negativo. Deve essere chiaro che un'indagine consistente essenzialmente nella separazione è poi incapace di ristabilire una connessione tra oggetto e cognizione. Così questo modo di procedere si rivela per principio unilaterale e incompleto. Perciò mostra di aver bisogno di integrazione. Perché divenga completo e dia luogo a un sistema di epistemologia, si deve trovare un percorso all'indietro: dai valori trascendenti, immobili in sé stessi, al processo psicologico della cognizione. Questo percorso, però, è stato interrotto una volta per tutte mediante il primo passo, che stabilisce un abisso invalicabile tra essere e valore.» (2)
"Con ciò, commenta Friedman, Rickert è sospinto indietro, verso quella che egli chiama 'la prima strada', vale a dire verso la 'psicologia trascendentale'". Egli difende l'idea di una logica pura, ma trova problematico mantenere una netta separazione tra logica e psicologia. E' interessante notare che Rickert riconosce che "importanti idee concernenti la logica 'pura' sono emerse indipendentemente da Kant. Cita Bolzano, la cui teoria della proposizione in sé "contiene ... un nocciolo permanente [di verità]" E cita anche Husserl, non mancando però di evidenziare quanto proprio Husserl non fosse ancora riuscito a dimostrare che la logica non è precisamente delimitata rispetto alla psicologia.
«Cassirer - osserva Friedman - per parte sua, rigetta come "metafisiche" tutte le concezioni simili a questa, essenzialmente dualistiche. Egli rigetta, in particolare, l'equazione di "validità" logica e valore; ma cosa ancor più importante, si rifiuta di ammettere che le distinzioni basilari di Rickert debbano essere prese come definitive.»
«Il senso di tutti i giudizi oggettivi si riduce a un'originaria relazione finale, che può essere espressa in forme diverse: come relazione della "forma" con il "contenuto"; come relazione dell'"universale" con il "particolare"; come relazione della "validità" con l'"essere". Comunque si scelga di designarla alla fine, la sola cosa decisiva è che tale relazione di base deve essere mantenuta come relazione strettamente unitaria, la quale può essere designata soltanto mediante i due opposti momenti che ne fanno parte - senza, però, che la relazione medesima risulti costruita a partire da questi, quasi fossero costituenti indipendenti con una loro presenza autonoma. La relazione originaria non deve essere definita in modo che l'"universale" in qualche modo "sussista" accanto o sopra al "particolare"- la forma in qualche modo separata dal contenuto - cosicché i due debbano poi essere mescolati tra loro per mezzo di questa o quella sintesi fondamentale della conoscenza. Piuttosto, l'unità di reciproca determinazione costituisce il dato assolutamente primo, dietro il quale non è possibile andar oltre e che può essere analizzato soltanto ricorrendo al dualismo di due "punti di vista", in un processo di astrazione che isola artificialmente. L'errore fondamentale di tutte le epistemologie metafisiche consiste nel fatto che esse si sforzano sempre di reinterpretare questo dualismo di "momenti" come un dualismo di "elementi".» (3)
Cassirer vede, in sostanza, che i dualismi del Baden hanno sempre un significato relativo. Hanno un senso, cioè, solo vengono proposti nel contesto di uno stadio del "progresso metodologico della scienza".

Il rendiconto di Friedman si chiude con un riferimento ad Emil Lask, allievo di Rickert, caduto nella guerra nel 1915, l'ultima vera testa pensante del neocriticismo del Sud-Ovest. Muovendo proprio dall'opposizione tra le forme del giudizio della logica tradizionale e le sensazioni brute (non mediate dalle forme pure della sensibilità), Lask mette in campo un argomento fondamentale. Mentre "la filosofia kantiana ha effettivamente superato il divario tra la conoscenza ed il suo oggetto, ci ha lasciato nondimeno con nuovo divario tra quella che Lask chiama logica 'trascendentale', 'epistemologica' o 'materiale', da un lato, e la logica 'formale' dall'altro". Per Lask, la logica formale è "l'argomento della teoria del giudizio", ovvero l'ambito dei sensi immediati ed atemporali (anche astorici), "usualmente rubricati sotto la 'logica pura'".
Al contrario, la logica trascendentale è la teoria delle categorie, ossia la teoria di come sia possibile che un oggetto diventi conoscibile e che questa conoscenza sia valida. Come? Con l'attività costitutiva del pensiero. Secondo Lask, la logica trascendentale non si basa sulla logica formale. Lask arriva così a rigettare la deduzione metafisica delle categorie. "Per Lask, quel che è fondamentale è l'oggetto concreto, reale dell'esperienza, già categorizzato". Ciò significa, per Lask, che la logica formale incontra il contenuto della sensazione soltanto in un momento successivo, "a seguito di un processo artificiale di astrazione, mediante il quale l'oggetto categorizzato, originariamente unitario, viene spezzato in forma e materia, soggetto e predicato, e così via". Secondo Lask, ciò accade perché esiste "una fondamentale debolezza o peculiarità dell'intelletto umano", ossia la nostra incapacità a comprendere l'oggetto unitario categorizzato come un'unità effettiva. Per questo, per Lask, l'intero ambito della logica pura, nonostante il suo carattere atemporale e necessario, risulta infine come un prodotto artificiale della soggettività. «Ciò che esiste realmente -osserva Friedman - e in modo assolutamente fondamentale è semplicemente, da un lato, il valutabile (non sensibile) in sé, e dall'altro la molteplicità sensibile priva di valore e legata all'intuizione, della percezione. L'intero ambito della "logica pura" non è altro che un intermediario costruito artificialmente, privo di qualsiasi potere esplicativo.»

La conclusione è quasi ovvia. Una volta esclusa la teoria kantiana dello spazio e del tempo, non ha senso cercare una deduzione metafisica delle categorie delle forme logiche pure del giudizio. Infatti, essa si fonda sull'idea espressa da Kant che «il medesimo intelletto, dunque, e proprio per mezzo delle medesime operazioni con cui, mediante l'unità analitica, ha posto in essere nei concetti la forma logica di un giudizio, introduce anche, mediante l'unità sintetica del molteplice nell'intuizione in generale, un contenuto trascendentale nelle sue rappresentazioni; le quali, dunque, proprio per questo prendono il nome di concetti puri dell'intelletto, capaci di riferirsi a priori ad oggetti; la qual cosa non è possibile alla logica generale.» (4) Dunque, secondo Friedman, ed anche secondo noi, non è possibile rimuovere lo schematismo trascendentale kantiano "senza distorcere del tutto il resto della struttura kantiana fino a renderla irriconoscibile".
Tuttavia, la scuola di Marburgo, pur compiendo lo stesso passo, pare uscire in maniera più convincente dall'impasse, rifiutando la logica tradizionale ed adottando, con Cassirer, la nuova teoria delle relazioni.

(1) Michael Friedman - La filosofia al bivio Carnap, Cassirer, Heidegger - Raffaello Cortina editore 2004
(2) Heinrich Rickert - Zwei Wege der Erkenntnistheorie - 1909 - in Kant-Studien, 14 pp 169-228
(3) Ernst Cassirer - Erkenntnistheorie nebst den Grenzfragen der Logik - 1913 - in Jahrbucher der Philosophie, 1, pp. 1-59
(4) Immanuel Kant - La critica della ragion pura (A79/B105) - TEA 1996
moses - 20 agosto 2005