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Introduzione a Marx / 2 L'alienazione
di Carlo Fracasso
Il primo punto su cui vorrei richiamare l'attenzione è una parola: alienazione. Un termine che ebbe una straordinaria importanza nella fase formativa del pensiero del giovane Marx.
La parola era già stata impiegata da Hegel.
Nell'economia politica e nel diritto pubblico precedenti ad Hegel stava ad indicare l'atto di vendita. Nella tradizione giusnaturalistica aveva significato il trasferimento della libertà naturale dell'individuo alla società politica ed allo stato (si pensi a Rousseau).
Hegel fece dell'alienazione una categoria centrale della dialettica del mondo sociale.
L'alienazione divenne il momento della scissione dell'unità dello Spirito, della particolarizzazione dell'universale, dell'uscire dello Spirito da sé e dell'andare ad altro.
L'alienazione, secondo Hegel, è estraniazione, perdita dell'unità immediata con sé stesso.
In Hegel, alienazione diventa quindi sinonimo di oggettivazione, che, attraverso complesse mediazioni, comporta anche il diventare semplice strumento, "mezzo" attraverso il quale "altri", ma soprattutto lo Spirito, realizzano la propria volontà.
Ma, anche Hegel, nella Fenomenologia, aveva detto che l'alienazione non presenta solo valenza negativa. "La forza dello Spirito consiste nello stare uguale a sé stesso anche nell'alienazione."

In Feuerbach, che sarà il filosofo di maggior impatto sul giovane Marx, il termine muterà ancora di significato. Verrà cioè ad indicare la separazione da sé attuata dall'uomo nei confronti del divino. Creando Dio, l'uomo si alienò la padronanza di sé. Dunque, alienazione religiosa e filosofica assieme, attraverso un'inversione di soggetto e complemento oggetto. Non fu Dio a fare l'uomo, ma l'uomo a creare dei inventandosi dei miti.
Dovrebbe essere celebre quel passo nel quale Feuerbach scriveva: «Pensi tu l'infinito? Ebbene tu pensi ed affermi l'infinità e la potenza del pensiero! Senti tu l'infinito? Tu senti ed affermi l'infinità e la potenza del sentimento!» (da Essenza del cristianesimo)

Non è un caso che il termine alienazione cominci ad apparire quasi ossessivamente nelle pagine marxiane quando il giovane Marx volge il proprio interesse verso l'economia politica e guarda in particolare agli economisti. A suo avviso l'economia teorizzata fino ad allora offre un'immagine distorta e falsa dei rapporti sociali.
Ciò dipende dal fatto che gli economisti si sono rivelati incapaci di di riflettere in modo dialettico; hanno guardato al sistema capitalistico affermatosi definitivamente con la rivoluzione industriale, non come a un sistema fra i tanti apparsi nella storia, ma come all'unico sistema naturale, razionale ed immutabile.

Così, secondo Marx, l'economia politica «presuppone ciò che deve spiegare.»
Risulta quindi acritica rispetto a ciò che andrebbe indagato e compreso prima ancora che accettato come naturale. Per Marx, l'economia politica non ha saputo, o voluto, scorgere il carattere fondamentale del capitalismo, una sua interna contraddizione che si esprime nell'opposizione reale tra capitale e lavoro salariato, tra borghesia imprenditoriale e proletariato.

Come scrive G. Bedeschi: «Il lavoratore salariato, infatti, è lavoro vivente che genera il capitale, ma il capitale è lavoro morto che si contrappone al lavoro vivente, "è l'uomo completamente perduto a sé stesso"; il capitale è lavoro accumulato, ma è allo stesso tempo potere assoluto di comando sul lavoro e sui suoi prodotti, cioè negazione del lavoro.
In breve, capitale e lavoro salariato non possono stare uno senza l'altro, poichè l'operaio produce il capitale e il capitale produce l'operaio, ma l'uno è in contrasto con l'altro, l'uno nega l'altro.
Perciò il loro rapporto consiste in una "collisione di opposizioni reciproche, che Marx illustra servendosi della dialettica hegeliana.» (1)

Nei Manoscritti economico-filosofici il termine alienazione viene sviluppato in quattro diverse direzioni.
1. Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto ed al fine del suo lavoro. Merito e profitto vanno ad un altro. Il suo prodotto è di proprietà del capitalista.

2. Il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, la quale non è più espressione essenziale dell'uomo, ma è lavoro forzato e coatto. L'uomo salariato è mero strumento di un altro uomo.

3. Il lavoratore è alienato rispetto a sé stesso.Ha perso la dimensione della sua essenza di uomo. Il proletario non è più creatività, libera attività, razionalità. E' esecutore di ordini al pari di un animale da soma.

4. Il lavoratore è alienato rispetto a tutti gli altri uomini in quanto è in conflitto non solo con il padrone, ma anche con gli altri lavoratori, i colleghi ed i compagni, con i quali non è in collaborazione ma in competizione.
Data quest'analisi, Marx conclude che il sistema della proprietà privata dei mezzi di produzione dimostra la sua vera natura oppressiva ed alienante.
In virtù del lavoro espropriato ed alienato il capitalista utilizza il lavoratore per accrescere la proprias ricchezza, mentre l'operaio è solo strumento e non uomo.
Per liberarsi da questa situazione di alienazione occorre liberarsi dal regime della proprietà privata dei mezzi di produzione. Occorre, cioè il comunismo.
In questo quadro, la storia dell'umanità diventa per Marx lo scenario nel quale si sviluppa la lenta emancipazione dell'uomo, del suo progressivo passaggio da uno stato di privazione del suo stesso "esser uomo" ad uno stato di essenzialità riconquistata.
E' da notare che in questo disegno di lenta riumanizzazione entrano di diritto tutte le grandi eredità filosofiche. C'è Platone: il comunismo dei beni; c'è Aristotele: l'essenza-uomo; c'è Kant: la dottrina dell'uomo come fine in sé e mai come semplice strumento; c'è Hegel: l'uomo come spirito ritrova integralmente sé stesso come sapere assoluto solo dopo un lungo processo in cui si è negato, si è tolto,si è mantenuto nella negazione, si è risentitizzato.
In altre parole, senza la filosofia greca e quella tedesca, non si spiega Marx, quel giovane Marx che cominciava a vedere nel comunismo il compimento della filosofia.

(continua)
note:
(1) G. Bedeschi - Introduzione a Marx - Laterza 1997

CF - 20 aprile 2004