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Il disegno intelligente è abbastanza intelligente?
di Eric Amich
Le sirene antidarwiniane ululano giorno e notte. Alla teoria evolutiva (di origine strettamente scientifica) si oppone da qualche tempo un ibrido di tipo religioso-filosofico, con qualche appiglio nello stesso mondo della ricerca scientifica e non pochi addentellati nel variegato universo politico dei neocons americani. Alle loro spalle, una volta tanto, non ci sta la famigerata lobby ebraica, ma quella dei cristiani fondamentalisti. Questi sono straricchi e non lesinano finanziamenti. Quotidiani, settimanali, riviste, fanno a gara per notificarci le ultime. Gli scienziati prima hanno sorriso, quasi si trattasse di una sciocchezza, poi hanno cominciato a preoccuparsi. Il filosofo puro sembra tentennare. Non ci crede, ma vorrebbe. Altri ci credono, ma non vorrebbero. Altri ancora ci credono e vorrebbero. E c'è anche chi, infine, non ci crede e non vorrebbe. Credo sia la maggioranza tra coloro che usano la testa come Faust comanda. Non mi tiro indietro e non mi nascondo: sono fra questi. Ho sposato tale convinzione da tempo, ed anche se non sono né zoologo né biologo, ma solo un appassionato di storia della scienza credo di essere in possesso di sufficienti argomenti e "verifiche" per poterla difendere e sostenere.
Con ciò annuncio un impegno. In futuro ci occuperemo della questione "evoluzione" in modo radicale e continuativo. Ormai urge dedicare a Darwin un profilo adeguato. A Darwin seguirà un approfondimento della storia delle teorie e delle scoperte biologiche e socio-biologiche in tutto il Novecento. Cercheremo di fare del nostro meglio con il massimo dell'obiettività.

Orbene,a beneficio di chi proprio non sa nulla dell'intelligent design, vediamo di ricapitolare le tesi principali.
Si tratta di un movimento sorto una decina di anni fa. Le teorie del disegno intelligente si contrappongono frontalmente ai fondamenti darwiniani della teoria dell'evoluzione ma, allo stesso tempo, si differenziano dal creazionismo tradizionale. I creazionisti tradizionali hanno sempre difeso la Bibbia alla lettera e ciò li rendeva particolarmente incredibili a chiunque avesse studiato in qualcosa di simile ad un liceo. I fautori del disegno intelligente si limitano a parlare di "un programmatore intelligente" capace di indirizzare la vita dell'universo.
Rispetto all'interpretazione darwiniana, i fautori del disegno intelligente si limitano ad osservare che esso è insufficiente a spiegare la complessità degli organismi viventi. In particolare, vi sono, secondo costoro, due grandi novità che rendono fragile l'interpretazione darwiniana.
La prima fu la rivoluzione molecolare intervenuta in biologia negli anni '50 del secolo scorso, quando i biologi molecolari scoprirono quanto fosse complessa l'organizzazione cellulare degli organismi viventi. Tale complessità, secondo i sostenitori dell'intelligent design, è tutta al di là della semplicistica spiegazione darwiniana.
La seconda grande novità fu quella rappresentata dall'introduzione delle applicazioni matematiche allo studio biologico. Le scoperte realizzate per questa via mettono in dubbio l'evoluzione.
Una delle "menti" del disegno intelligente è Michael J. Behe, biologo della Lehigh University, un biochimico che scrive trattati tecnici sulla struttura del DNA. Il suo libro Darwin' s Black Box del 1996 divenne un best seller negli Stati Uniti.
Secondo H. Allen Orr, "non sorprende che i dubbi di Behe nei confronti del darwinismo prendano il via da considerazioni di biochimica". (1) Infatti, solo cinquantanni fa qualsiasi biologo avrebbe potuto raccontare credibilmente la storia dell'evoluzione di un organo complesso come l'occhio umano. Oggi, le cose stanno diversamente. "Quando i biochimici hanno iniziato ad analizzare i meccanismi interni, ciò che hanno trovato li ha sbalorditi. Una cellula è piena di strutture estremamente complesse, centinaia di macchine microscopiche ognuna delle quali ha un compito preciso." Di fronte a ciò, secondo Behe, la tesi sostenuta dai darwiniani per la quale una qualsiasi cellula originaria avrebbe dovuto contenere il principio dell'occhio diventa insostenibile.
Secondo Behe le cellule non sono complesse solo secondo il grado di specializzazione, ma anche come tipo. Questo comporta che se si rimuove una qualsiasi parte della struttura, essa non funziona più.
"Gli scienziati - dice Behe - devono affrontare il fatto che molti sistemi biochimici non possono essere costruiti da una selezione naturale che si basa sulle mutazioni". Le cellule complesse nascono perché qualcuno le ha progettate. Poi, ancora secondo Behe, essa può anche essersi evoluta. Ma la complessità inaugurale non può essere frutto di un'evoluzione.
Behe sembra così singolarmente vicino alle posizioni filosofico-teologiche di Papa Woytila, per il quale creazione ed evoluzione, «se rettamente intese, non formano ostacoli». «Dio può aver creato un mondo in evoluzione, capace di evolvere per leggi e proprietà della materia vivente». Chi non riesce ad ammettere la discendenza biologica dalla scimmia, consideri che «la discontinuità ontologica tra scimmia e uomo è colmata dalla volontà creatrice di Dio». (2) O, forse, fu Woytila ad ispirarsi a Behe.
Resta che le posizioni di questo biochimico non sembrano reggere ad una confutazione di tipo scientifico.
Allen Orr scrive che "ci sono diversi modi con cui l'evoluzione darwiniana può dar luogo a sistemi irriducibilmente complessi. Una possibilità è che strutture elaborate possono evolvere per una funzione e poi essere cooptate per un'altra del tutto differente, e iiriducibilmente complessa. Chi dice che le 30 proteine dei flagelli non fossero presenti nel batterio molto prima che i batteri iniziassero ad avere il flagello? Avrebbero potuto assolvere ad altri compiti, e solo successivamente essere usatre nella costruzione del flagello. In effetti, oggi ci sono tracce evidenti del fatto che in passato diverse proteine flagellari hanno avuto un ruolo in un tipo di pompa molecolare scoperta nelle membrane delle cellule batteriche." (3)

L' intelligent design, al momento, ha un'altra testa d'ariete: William A. Dembsky, matematico, filosofo e teologo. Le sue argomentazioni fondamentali consistono nel fatto che un romanzo non può essere il risultato di qualcuno che scarabocchia lettere a caso su un foglio di carta. Analogamente, un organismo biologico, non può essere il risultato di casualità e necessità. Secondo Dembsky, inoltre, se un 'occhio somiglia ad una macchina fotografica, ciò significa che anche l'occhio è stato progettato da un'intelligenza. L'argomento più "forte" messo in campo da Dembsky è di tipo matematico e si basa sui teoremi No Free Lunch (NFL). Allen Orr li descrive così: «Questi teoremi riguardano l'efficienza di differenti algoritmi di ricerca. Prendiamo la ricerca di un terreno alto in una zona collinosa sconosciuta. Siete a piedi ed è una notte senza luna, avete due ore per trovare il posto più alto. Come procedere? Un algoritmo di ricerca sensato direbbe: "Camminate nella direzione più ripida, se non trovate una via verso l'alto, fate un paio di passi a sinistra e riprovate." Un altro, chiamato algoritmo di ricerca cieco, vi direbbe forse: "Camminate in una direzione scelta a caso." Ciò potrebbe portarvi a volte verso l'alto, a volte verso il basso. In pratica i teoremi NFL dimostrano il fatto singolare che, fatta la media su tutti i possibili terreni, non c'è un algoritmo di ricerca più valido di un altro.» (3) Pertanto,secondo Dembsky, se si considera il darwinismo come un algoritmo di ricerca, esso non è più efficace di altri e la ricerca avviene comunque al buio in una zona sconociuta perché non abbiamo testimoni diretti di quel che è accaduto.
Orr riporta che le tesi di Dembsky, peraltro molto prudente nell'asserire l'idea del "creatore", pur essendo state con entusiasmo dai sostenitori dell'intelligent design, non sono affatto pertinenti dal punto di vista matematico. «Gli organismi, per Orr, non stanno cercando di combaciare con nessun disegno "apriori": l'evoluzione non ha un fine stabilito, e la storia della vita non ha un punto d'arrivo. Se creare una struttura complessa come l'occhio vuol dire aumentare il numero di discendenti, l'evoluzione può produrre un occhio. Ma se distruggere quella stessa struttura facesse aumentare ancora la prole, l'evoluzione la eliminerebbe con altrettanta facilità. Pesci e crostacei che vivono nell'oscurità assoluta spesso hanno occhi degenerati o coperti di pelle: congegni strani che nessun agente intelligente progetterebbe. Nonostante le chiacchiere su disegni e macchine, gli organismi non stanno lottando per realizzare il progetto di un ingegnere ma solo per avere più prole del vicino.» (4)
Le teorie di Dembsky paiono deboli anche rispetto ai casi di coevoluzione, quando cioè due specie evolvono in funzione l'una dell'altra. Secondo Orr "la maggior parte dell'evoluzione è sicuramente coevoluzione". L'espressione è efficace: «Gli organismi non passano la loro vita per adattarsi alle rocce; sono continuamente sfidati da, e di conseguenza si adattano a, serie sempre mutevoli di virus, parassiti, predatori e prede. Un teorema che non si applica a queste situazioni non ha alcuna rilevanza in biologia.» (5)

La nostra sensazione è che l'intero intelligent design si basi su elementi scientifici piuttosto precari e muova semmai da intenti filosofici e metafisici. Ciò, ovviamente, e fino a prove definitivamente contrarie, non delegittima un programma di ricerca nella direzione suggerita dai teorici dell'intelligent design, secondo le ben note teorie di Imre Lakatos. Ciò che desta perplessità e preoccupazione, tuttavia, è che prima ancora che si sia fatta sufficiente chiarezza attorno alle questioni sollevate, sia partita una campagna contro il darwinismo che utilizza strumentalmente la semplice esistenza di biologi "credenti" impegnati in tale ricerca, dimenticando il numero rilevante di biologi "credenti" che non credono affatto all'intelligent design e quindi giustificano e spiegano la loro fede in modo del tutto diverso. Ancora più preoccupante è che, sempre muovendo da queste basi precarie, si voglia arrivare, anche nel nostro paese, a modificare i programmi di insegnamento nelle scuole pubbliche, presentando come scientifico ciò che non è altro, per ora, che una posizione filosofica supportata da vaghe supposizioni mai sperimentate e verificate.
Sull'ultimo numero di Micromega, il 4/2005, è apparso un importante articolo di Telmo Pievani (6) che denuncia un quadro allarmante. Persino un filosofo della scienza come Evandro Agazzi, che si era decisamente distinto recentemente per le sue coraggiose posizioni sul referendum sulla procreazione assistita, ora sembra aver sposata la causa della revisione del darwinismo. Un fatto che desta non pochi interrogativi.

(1) da le Scienze n 446 ottobre 2005 - Intelligent design il creazionismo evoluto - di H. Allen Orr
(2) da un articolo di Luigi Dell'Aglio sul quotidiano cattolico "Avvenire" del 31 marzo 2004 - http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/040331b.htm
(3) idem come (1)
(4) idem
(5) idem
(6) Telmo Pievani - Santi, navigatori, poeti e oscutantismi - Micromega n°4/2005
moses - 9 ottobre 2005