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Husserl: Dopo le Ricerche
Il periodo che segue la pubblicazione delle Ricerche logiche, dal 1901 al 1911, ufficialmente non è caratterizzato da alcun scritto fondamentale. In realtà, come dimostra l'archivio Husserl curato da Padre von Breda, è fittissimo di lavori non pubblicati, la cui pubblicazione è stata postposta, distinguibili in almeno quattro gruppi: gli scritti da pubblicare e non pubblicati, gli appunti per le lezioni, comunque destinati agli allievi ed ad una cerchia ristretta, le semplici riflessioni utili a definire la piattaforma per nuove direzioni di ricerca, ed infine le bozze di alcuni lavori futuri, ad esempio alcune parti di Ideen.
L'insieme di questi lavori (che i curatori di queste note per la verità, non hanno mai letto) testimonia un impegno volto a rispondere a due domande fondamentali. Da un lato, Husserl si chiede se i vissuti nei quali le leggi logiche ideali si realizzano richiedano tutte (in quanto stati di coscienza) di essere riferiti al piano comune di una coscienza pura. Dall'altro lato, Husserl si pone la questione dell'effettiva possibilità di conoscere il mondo naturale - il quale è organizzato e regolato da leggi "realizzate soggettivamente". Viene così posta in dubbio la supposta certezza della cosiddetta "conoscenza naturale", ovvero tutta l'ovvietà tipica del positivismo.
Da questi scritti sembra emergere che la "conoscenza naturale" è una mera illusione. Essa si presenta soprattutto come "enigma". L'approccio positivistico ritiene di conoscere come "ovvii" i dati che la conoscenza naturale afferma di conoscere, senza alcuna considerazione del fatto che tutti i dati appartengono in realtà ad un piano diverso da quello del soggetto conoscente. Alla riflessione fenomenologica si da, insomma, in primo luogo, una chiara visione dell'alterità delle cose.
All'atteggiamento naturale, che potremmo chiamare realistico, Husserl oppone l'atteggiamento riflessivo, che sarebbe quindi innaturale. Questo approccio rende l'atto conoscitivo oggettivo nel suo complesso oggetto di riflessione. Ed in primo luogo esso viene valutato come quel momento di connessione tra soggettività e oggettività che si offre come stato di coscienza, vissuto nel quale si evidenzia la specifica correlazione intenzionale esistente tra dimensione soggettiva ed oggettiva della conoscenza.
L'atteggiamento riflessivo si rivolge in particolare al fenomeno della percezione, trascurando e mettendo tra parentesi l'oggetto della percezione stessa. L'impegno di Husserl è così rivolto soprattutto a far risaltare la rappresentazione che accompagna e segue la percezione, nella sua complessità e problematicità di atto soggettivo, sebbene diretto i n t e n z i o n a l m e n t e sull'oggettività.
E' quindi in questo periodo, principalmente, che il campo d'azione della fenomenologia viene ridotto all'esame di quanto è dato come fenomeno conoscitivo puro, alla cogitatio come cogitatio, alla rappresentazione come rappresentazione. Siamo così alla riduzione che sospende ogni asserzione di una realtà non immanente alla coscienza del soggetto, che non sia, cioè, quella del fenomeno puro come fenomeno introiettato e reso cosciente.
A tale proposito, si tratta solo di comprendere, salvo smentite provenienti dalla pubblicazione degli inediti, che la prospettiva adottata da Husserl non è né soggettiva, né tantomeno solipsistica, non ha il significato di un'introspezione psicologistica. La riduzione assume un aspetto negativo solo al fine di assicurare la più radicale assenza di presupposti d'ordine trascendente in sede di fondazione di una teoria della conoscenza.
Andare alla riduzione vuol dire valutare il fatto conoscitivo come tale, nella sua struttura specifica di stato di coscienza, nel quale i dati oggettivi di esperienza si danno, autooffrono come vissuti. In altre parole: la riduzione isola il fenomeno della conoscenza, lo descrive e se lo riraappresenta come stato di coscienza che ha intenzionato l'oggettività naturale.
Questa lunga riflessione husserliana sfocerà nel fondamentale articolo, pubblicato dalla rivista Logos nel 1911: Filosofia come scienza rigorosa. Ne daremo conto nel prossimo file.
moses - 20 novembre 2004