home

O Fracasso, perché sei così rigido?
di Renzo Grassano
Non voglio difendere Guido Marenco dall'accusa di socratismo (che accusa sarebbe?). Se ne avrà voglia risponderà da sé.
Ma non mi sembra che il suo articolo su Veneziani sia "tenero" e indulgente, o contenga concessioni tali da far credere chissà che. Nel suo stile a volte rude e bellicoso, irridente ed autoironico, parla comunque chiaro. Perché è convinto che solo il parlar chiaro (Carnap contro Heidegger, temo...) porti i semi a generare alberi di vita e verità.
Quel che voglio ribadire è che la nostra "missione" non è quella di fare propaganda, né tantomeno quella di ricostruire egemonie "morali " od intellettuali che siano, bensì quella di informare ed educare alla democrazia ed alle discussioni pacate e civili. Perché non vi siano più guerre, ed in particolare guerre civili.
Vogliamo discutere con tutti, quindi anche con i "paria" della democrazia, quegli "scarafaggi appestati" che a tutti ripugnano perchè si oppongono per principio alla democrazia stessa, fonte di tutti i mali e di tutte le perversioni.
Per quanto mi riguarda, l'interesse per von Hajek non ha nulla di strumentale, diciamo pure, al limite, che ne ha pochissimo. Von Hajek mi interessa da "sinistra", per riflettere e per correggere, per evitare che si ripetano nei programmi e nei comportamenti di chi si dice di sinistra i difetti di sempre, quella spinta all'onnipresenza pervasiva dello stato in tutte le sfere della vita sociale, economica e civile che davvero sfiora il totalitarismo ed impedisce la crescita e la maturazione dei singoli.
Se per legge è "vietato fumare", dove e quando qualcuno capirà che è sbagliato "fumare"? Sia perché fa male a sé stesso, sia perché disturba gli altri? Quindi non li rispetta?
Se per legge si impone che non si deve lavorare più di 35 ore alla settimana, quando maturerà la consapevolezza tra persone adulte e mature, e quindi anche tra gli imprenditori ed i "padroni", che l'uomo è un fine e non un mezzo (Kant, non Marx) e che preferiamo la nostra salute alla vittoria sulla concorrenza sleale di cinesi e coreani, filippini e giapponesi, che evidentemente non sono ancora arrivati a capire, nemmeno a livello filosofico, che un altro uomo, il nostro prossimo, non può essere mai solo uno strumento?
Il dialogo ed il confronto non può tuttavia essere a sovranità limitata. Sempre a tutto campo, sempre. La colpa è di chi si tira indietro, non di chi si fa avanti amichevolmente, onestamente, senza ipocrisia.

RG - 31 gennaio 2004