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La scelta etica non basta
di Carlo Fracasso
Caro Marenco,
ho capito, finalmente, qualcosa che finora mi era sfuggita. Ok.
Così scrivevi: «E, Parmenide a parte, abbiamo raggiunto un'intesa di tipo etico, un'intesa che è la base stessa della nostra comune concezione della filosofia. Entrambi, sulla scia di una rilettura del Kant politico e filosofo della pace, abbiamo convenuto che in nessun caso il fine giustifica i mezzi. E' un principio metafisico, purtroppo non è un dogma religioso. » Suppongo tu volessi dire: "purtroppo non è ancora un dogma religioso."
Posso essere d'accordo sul principio e sul fatto che sia da considerare un principio e non, che so, una convenzione, visto che diventa evidente che siamo a qualcosa che non è convenzionabile o negoziabile in alcun modo.
Ma, a questo punto saremmo anche alla paralisi politica, perché, come ben sai , senza forzature e senza strappi, senza compromessi e senza sporche alleanze, non si avanza d'una virgola.
Vi faccio anche abbastanza intelligenti per intuire che tutto questo abbia costituito per te e per Grassano un problema vero, soprattutto per Grassano, che è impegnato politicamente più di te, e lo si vede.
Però, anche in questa luce, alcune contraddizioni nei vostri atteggiamenti sono visibili. L'ultimo file di Grassano su Bobbio evidenzia il concetto di "guerra giusta" e lo scontro politico-filosofico cui diede luogo. Se Grassano si dichiara d'accordo con Bobbio, e tu dichiari d'accordo con Grassano, io mi sento del tutto in diritto di chiedervi: ma cosa giustifica la guerra giusta se non il fine di giustizia che si propone di ristabilire?
C'è un'altra giustificazione alla guerra giusta?
Questo vostro rinchiudervi nell'etica somiglia dunque alla politica dello struzzo, metto la testa sottoterra così non vedo. Poi, quando la tirate fuori, e vi accorgete che urge fare qualcosa, non potete sottrarvi all'obbligo che abbiamo tutti noi mortali di prendere una determinata posizione sugli avvenimenti, alla faccia dei principi che voi stessi avete proclamato.
Io, che credo di avere i piedi ben saldi a terra, preferisco parlare allora di un ideale regolativo piuttosto che di un principio metafisico. Preferisco parlare di fair-play piuttosto che d'una sorta di imperativo categorico che poi non è tale, visto che secondo Kant l'imperativo non è quello di non commettere violenze contro uomini ma di "agire in modo da essere d'esempio".
Così si giustifica Bobbio, e così anche Grassano, così ti giustifichi anche tu.
Ma a me, tutto ciò non basta affatto.
Evidentemente, voi avete cominciato a pensare che era ed è ideologico il solo sostenere che la contraddizione del nostro tempo continua ad essere descrivibile come il contrasto tra il carattere sociale della produzione di merci e servizi ed il carattere privatistico del profitto.
E con ciò, avete anche dimenticato che se c'è violenza, scontro, guerra, se quasi tutto il mondo "odia" gli americani, è perché tutto questo è ancora vero, altro che ideologico!
Semmai, "ideologica", lo concedo, è la soluzione proposta da Marx, cioè la via dell'espropriazione degli espropriatori, che comunque Marx aveva interpretato come oggettiva, cioè come una verità-necessità storica che si sarebbe man mano imposta da sé per mettere fine alla contraddizione stessa. Cosa che a me non appare affatto ideologica, perché mi pare inevitabile che in ogni contesto in cui matura una consapevolezza di sé, di cosa rappresenta il lavoro e di quanto vale, in quanto espressione di una istruzione, di una professionalità, di un impegno, maturi anche la richiesta di partecipare alla festa a pieno titolo, come padroni del lavoro e dell'impresa e non solo come sottoposti o come salariati.
Di fronte all'ingiustizia sociale-mondiale, ecco il punto, di questa vostra benedetta scelta etica io posso accettare che sia un modo per concepire diversamente il mezzo da usare, ma non posso farne un fine. Non è un fine.
Tra me, Grassano e te, corrono quindi differenze non da poco. Grassano ha fatto ormai una scelta esplicita sul mezzo: il triciclo.
Io mi oppongo, perché ritengo sia preferibile andare a piedi piuttosto che su sta roba. Ma vorrei una Ferrari.
Quanto a te, sarebbe ora che uscissi dagli equivoci, dalla tua dorata prigione di studioso al di sopra delle parti, al di sopra persino della filosofia (e che c'è al di sopra, secondo te, non l'ho ancora capito) e scendessi in mezzo a noi comuni mortali.
Comunque sia, non ho ancora ricevuto risposta, forse devo scrivere la domanda in verisign e mandarla a grasslawrence@hotmail.com, posso cominciare a scrivere su Marx?
CF -27 marzo 2004