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Siamo uomini o amanuensi?
di carlo fracasso
volevo aspettare per risponderti, Renzo, vedere se interveniva qualcun altro... ma leggendo un bellissimo intervento di Luciana Castellina su la rivista del manifesto, mi è venuto in bocca tutto quello che avevo da dire già prima, ed in modo ancora più chiaro.
Ma andiamo con ordine. Ci scontriamo con un problema reale: Guido è contrario a trasformare Moses in un sito militante. Dice che è del tutto casuale che ci siamo incontrati e ci siamo suppergiù prima intesi e poi capiti. E' casuale che siamo anche quasi tutti di sinistra o di centro-sinistra. In realtà volevamo tutti quanti un sito di filosofia un po' diverso dagli altri, cioè dai siti universitari e da quelli personali, ma non era scritto da nessuna parte che avremmo dovuto essere anche di sinistra. E' capitato, forse perché puzziamo lontano un miglio di lontanissime letture marxiste e secondo i dettami di una vecchia massima solo il simile conosce il simile.

Possiamo estendere il raggio d'azione - dice Guido - allargandoci a tematiche culturali, migliorare la qualità, essere più attenti alle esigenze di quei famosi adulti affamati di sapere che paiono essere diventati l'unico referente del nostro impegno, ma per il resto non pretendiamo troppo e non snaturiamo il carattere di 'sta roba.
Siamo due cose: un laboratorio cultural-filosofico con una dichiarata attenzione per alcune tematiche scelte perché ci piacciono ed un sito di divulgazione.
Molti dei files attualmente on line non sono del tutto adatti allo scopo. Si tratta di rivederli, strizzarli, usare un linguaggio più svelto e chiaro. Il solo nostro problema per lui è come divulgare meglio.
In sostanza, mi pare che Guido sia per una specie di rivista non dico a-politica (non sarebbe nel suo stile usare questo linguaggio qualunquista) ma del tutto fuori della mischia e dell'ormai famigerato "teatrino".
Ignora, o finge d'ignorare, che esistono lotte sociali e che persino medici e veterinari son scesi in campo.
Inoltre, credevo che stesse con Di Pietro, invece la sua ultima valutazione, lo sappiamo, è che la lista Occhetto-Di Pietro è un pasticcio colossale, visto che i due non hanno nulla in comune se non la ridicola discriminazione che li ha esclusi dai giochi del "triciclo".

Io e te, Renzo, siamo invece per dare una svolta più marcata, riflettere appunto sulla teoria politica in generale, ma da sinistra, comunque da centro-sinistra, visto che tu sei dichiaratamente su posizioni "riformiste"tendenti al socialismo-liberale. Ovvero per una svolta militante.
Daniele, ecco, non ho capito perché tu stia zitto su questo. Se sei d'accordo con Guido, dillo. Se stai rimuginando altre idee, vieni fuori. Se c'è una cosa che mi sta sui nervi è il silenzio astensionistico, come se stessimo discutendo di cazzatelle.
Ecco, dicevo, leggendo la Castellina (74 anni, ma che lucidità!) ho capito qual'è il punto. Prima ci giravo attorno, senza afferrarlo così chiaramente.
"Ora si da il caso - diceva Luciana - che i protagonisti della politica di oggi, quelli che portano la gente in piazza non sono più comunisti. Nessuno. Anche se eventualmente dicono di esserlo lo sono in un modo che è totalmente diverso dal nostro modo di esserlo. Badate che questo riguarda anche Rifondazione comunista. Non è vero che quelli di Rinfondazione comunista, parlo dei ragazzi, sono comunisti come lo siamo noi. Sono comunisti in un modo che non ha niente a che vedere con quello nostro. Ci sono anche tanti cattolici, che, a modo loro si dicono comunisti, ma in modi diversi dai nostri. Tutt'al più ci sono quelli sempre più curiosi del comunismo, anzi di questi ce ne sono parecchi, che chiedono di questo fantomatico PCI, questo famoso PCI che è esistito prima che loro nascessero - perché di questo si tratta - e ti dicono: ma com'era il PCI? Ma davvero era così? E che cosa era? Come viveva?"
Dunque c'è curiosità, la avverti se giri un po' e discuti. ma ci sono anche pregiudizi ed ignoranza, tanto che Luciana Castellina non ha esitato ad usare l'espressione forte di "nuovi barbari". Al punto da chiedersi: "... sconteremo un nuovo Medioevo? Può darsi, è un rischio. Ma questo ci impone una scelta: se vogliamo produrre un'iniziativa politica dobbiamo parlare coi 'barbari', altrimenti ci resta un'altra e assai utile funzione, quella che ebbero i monaci nel Medioevo: chiudersi nei conventi e salvare le scritture, la cultura e la civiltà del periodo precedente. Sono stati essenziali e non credo ci sia niente di riduttivo nell'assumere lo stesso ruolo."
Ecco la nostra fotografia. Parlando di monaci benedettini (e maledettini) parla di noi, dico: noi di Moses, più di quanto noi stessi siamo stati in grado di fare!

Ma io non voglio fare l'amanuense, o solo l'amanuense, di scritture molto rare e preziose, vorrei partecipare alla cultura viva, fare cultura vera, comunicare, scambiare.
Qui, a volte, sembra di essere capitati nel magico mondo di Castalia, per chi non lo sapesse il mondo fiction costruito con maestria rarissima da Herman Hesse nel romanzo Il Gioco delle perle di vetro, un gioco esclusivo per raffinatissimi intellettuali, quali noi non siamo.
Ecco perchè, in ultima analisi, delle stronzate che scrive Veneziani (che sta nella Rai e che non ha fatto niente per dare un programma culturale alla destra che governa nemmeno da quella posizione, dunque che ciancia a fare?) non ce ne può che importar di meno.
Cerchiamo piuttosto di rispondere alle domande di questi giovani che vanno in piazza, che si dicono comunisti e non lo sono, che si dicono cattolici e forse non sono nemmeno cattolici (ragionando alla Castellina, credo non sappiano granché né di De Gasperi, né di Del Noce o Rosmini, o padre Gemelli, o anche Gioberti), forse non sanno nemmeno che c'è stata una teologia della liberazione, non sanno né di Rahner né di Balthasar ed appena conoscono Capitini.
Cerchiamo di parlare ai 'barbari'.
Si tratta allora di costruire un percorso un po' diverso, magari prestando meno attenzione alla destra perché francamente non capisco cosa abbia da dire persino ad un giovane saggio e moderato uno come von Hajek. Forse i nostri 'barbari' sarebbero più interessati a Popper che, diciamolo, per quanto su posizioni abbastanza simili a quelle di von Hajek, quantomeno fu filosoficamente un gigante del XX secolo.
E qui diventa chiaro che c'è un problema di scelte e priorità.
Io non sono per la totale libertà di scrittura (un analogo della totale libertà d'insegnamento), io sono per un lavoro più collettivo, seguendo un programma.
Possibilmente, un programma miltante.

CF - 8 febbraio 2004