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Per difendersi da Frankestein c'è bisogno di politica, non di predicozzi etici
di Carlo Fracasso

Anch'io ho molte riserve su quanto affermato da Wolpert (l'articolo non l'ho letto, mi fido di quanto riportato da Grassano) ma, francamente ho molti più dubbi sulla filosofia implicita suggerita dallo stesso Grassano, qualcosa che rinvia ad una supposta saggezza perenne e millenaria che proprio non riesco a scorgere, nonostante la buona volontà.
Le frontiere tra bene e male non sono così certe e stabili. Erano mobili nel lontano passato, lo sono oggi, lo saranno in futuro.
Erodoto raccontò dei leggendari Massageti che si accoppiavano liberamente e che usavano banchettare gustando voluttuosamente le stagionate carni dei loro vecchi. Credevano di far bene così. A noi oggi il cannibalismo ripugna ma, buona parte degli abitanti questo perverso Occidente crede che la libertà sessuale sia una conquista e non una degenerazione. La pensa cioè come i Massageti "barbari e cannibali" di allora.
Qualche profeta pazzo potrebbe cominciare a predicare le virtù di un ritorno al cannibalismo rituale. Non è affatto scontato che una simile dottrina rimanga confinata nei romanzi dell'horror e nelle subburre dell'umanità. I confini tra demenza e sanità mentale sono anch'essi mobili ed io comincio ad inquietarmi di fronte a certi fenomeni di "imbarbarimento".
Il problema è che non c'è una follia che sia una cosa stessa, per dirla con la fenomenologia che ora va di moda su Moses, e nemmeno uno stato di cose. Abbiamo solo di fronte fenomeni, logiche diverse, spesso una miscela di credenze vecchie e nuove che unisce superstizioni come l'astrologia ed i tarocchi con i più moderni ritrovati della scienza e della tecnica.
L'idea cardine della psichiatria delle psicosi che rappresenta la malattia mentale come perdita di contatto e relazione con la realtà, mi pare ormai insufficiente a descrivere la realtà stessa di una patologia psichiatrica.
Il contatto con la realtà, forse, non ce l'ha più nessuno, proprio per effetto del solipsimo esasperato e della "competitività" quale molla del progresso sociale ed economico. Ma questo non significa che siamo diventati tutti pazzi: forse nevrotici e pervasi di fobie, ma non pazzi. E queste sono le conseguenze del darwinismo sociale.
La mia diagnosi non è medica e nemmeno psicoanalitica. Si limita ad osservare che nel momento stesso in cui si è persa la relativa sicurezza derivante dalla società del welfare, l'identità collettiva, la solidarietà e, perché no?, anche il partito di classe, ci si è improvvisamente accorti che l'illusione del socialismo bell'è pronto appartiene al passato, che è una gran fatica costruirlo, o anche solo difenderlo nel presente, e che per sopravvivere "in questo mondo di quadri e di ladri" occorre un folto pelo sullo stomaco, bisogna correre e lottare, fino a disputarsi l'osso con le cagnette, per dirla con Fabrizio de Andrè.

Naturalmente, anche questa necessità di essere più "furbi ed egoisti" non ha fondamentalmente nulla di eterno. E' vera solo in quanto necessaria al momento attuale.
Anche l'illusione della clonazione e della programmazione genetica fa parte di questo gioco duro e spietato. Vincerà chi riuscirà a sopravvivere ed a produrre i figli migliori.
Anch'io sono convinto che i figli migliori saranno prodotti dalla bizzarria della natura, per esempio dall'accoppiamento di un bantu ed un'intellettuale berlinese, claudicante, anemica ed un po' troia. Non in laboratorio. Ma questa convinzione è tutta da dimostrare. Lasciamo che sia il corso delle cose a fare la verità e non ostiniamoci a mettere il carro davanti ai buoi per scelta aprioristica.

Credo che il problema fondamentale per il filosofo che voglia continuare a fare filosofia nel III millennio si possa riassumere, grosso modo, nell'idea di come liberarsi dei falsi problemi e nel raccogliere la sfida di quelli veri. Per questo non condivido la tesi per la quale si dovrebbe dare una preminenza alle questioni etiche, e bioetiche.
L'etica, purtroppo o per fortuna, si impone da sé. E' un risultato della media delle scelte di ciascuno effettuate sulla base di ciò che offre la società, cioè il mercato. Il mercato è arrivato al punto da istillare l'idea che coppie sterili potrebbero trovare più soddisfazione nel farsi un figlio trapiantando un embrione piuttosto che adottandolo da chi i figli li sa ancora fare, ma non può mantenerli..
Essa trova rispondenza nella domanda, che secondo la nota legge di Say, è provocata dall'offerta. Io ti propongo di abbandonare la semplice via dell'adozione per provare la sofferta via della gestazione e del parto. Vuoi davvero rinunciare ad una simile emozione?
Ancora, io mercato ti propongo di programmare tuo figlio con i migliori ingredienti disponibili. Vuoi rinunciare a queste stupende opportunità? Fatti un debito e godrai per tutta la vita di un erede che meglio non si può!!! Per adesso è sufficiente che firmi queste cambialette.
Io credo che il dovere del filosofo sia facilmente riassumibile in questa sottospecie di smascheramento della pseudoscienza, che altro non é che l'interesse capitalistico. Altro non può fare, su questo terreno.
Dove può qualcosa di più ambizioso è sul piano dello stato.
Ovviamente, il filosofo deve preoccuparsi delle leggi, le quali dovrebbero avere il compito primario di proibire comportamenti rivolti contro la persona e la sua dignità.
La politica, dunque, può intervenire, anche pesantemente, nella sfera dell'etica solo per salvaguardare il diritto di ciascuno ad avere una sua etica che non sia in conflitto con i diritti fondamentali di tutti gli altri.
L'impegno del filosofo, dunque, trova una vera ragione nell'impegno politico volto ad estendere e salvaguardare la sfera dei diritti, il primo dei quali è certamente il diritto all'istruzione ed ad una corretta informazione.
Se tutto ciò, ora, viene messo in questione dal prevalere di un pensiero di destra, a volte liberista, a volte semplicemente reazionario ed autoritario, significa allora che è su questo piano che occorre impegnarsi.
Il filosofo deve avere il coraggio di contrastare quella che sembra una corrente inarrestabile, una specie di tsunami.
Proporre ed organizzare la solidarietà laddove essa pare una scemenza ingenua. Proporre modelli di convivenza e di educazione alternativi. Questa continua ad essere la strada in salita da percorre. Un giorno o l'altro comincerà la discesa.

CF - 22 febbraio 2005