Empedocle
di Daniele Lo Giudice
Empedocle nacque ad Agrigento, nella Magna Grecia, probabilmente intorno al 484 a.C.. Il padre era nobile e ricco; allevava cavalli da corsa, e con essi vinse un'Olimpiade.
Nonostante l'appartenenza alla classe dei proprietari era di sentimenti democratici, e sembra abbia rifiutato l'offerta dei propri concittadini che volevano farlo re di Agrigento.
Godette di grande fama e rispetto anche perchè, celebre come medico e taumaturgo, la vulgata gli attribuì vari prodigi e miracoli, tra i quali, addirittura, la resurrezione di una donna deceduta per malattia.
Il fiorire di leggende attorno ad Empedocle, come del resto attorno a tanti personaggi dell'antichità, a partire dallo stesso Gesù Cristo, testimonia di una certa attitudine del mondo greco, e, più tardi, di quello ellenistico, ad esagerare e distorcere le biografie di talune celebrità, sia per enfatizzarle che per denigrarle. Tutto questo rende più difficile la ricostruzione storica.
A molti è parso persino plausibile presentare Empedocle come una sorta di mago e di ciarlatano.
Ad altri non è parso vero di raccontare la sua morte terribile drammatica come sintomo di una follia. Si racconta infatti che si gettò nel cratere dell'Etna.
Ma si tratta di "storie", miti dei quali occorre diffidare.
Tutto ciò che sappiamo della filosofia proposta da Empedocle è invece suffragata da testimonianze attendibili, che rendono l'idea di un filosofo equilibrato, assai vicino al naturalismo degli ionici, oltre che polemico con le posizioni degli eleati.
Nel suo libro Il parricidio mancato, il filosofo Emanuele Severino ha reso un ritratto di Empedocle come ribelle al padre Parmenide, in una chiave prossima alla ideologia dell'Edipo freudiano.
Con ciò si darebbe per scontata una sorta di egemonia parmenidea nella cultura e nella filosofia di questo periodo, che non sembra del tutto attendibile e che pare smentita dal fatto del progresso delle scienze e della stessa medicina.
Un medico non può affatto essere convinto dell'idea che i sensi ingannano, e che malattia e salute in realtà non esistono, e che l'essere non ammette mutamenti ed il divenire.
Se, come pare probabile, Empedocle mosse proprio dalla pratica medica per una riflessione filosofica, non ci fu alcun parricidio, perchè, certamente, egli non poteva considerare Parmenide come suo "padre" o maestro, ma, al più come ad una posizione filosofica.
In realtà, Empodocle fu soprattutto influenzato dai pitagorici e dalle dottrine orfiche, apollinee e dionisiache che insegnavano la legge della metempsicosi e delle successive incarnazioni dell'anima. Come gli orfici ed i pitagorici, egli era persuaso che le incarnazioni non costituivano una sorta di libero gioco consapevole, ma rispondevano ad una legge suprema per la quale ogni nuova vita non era altro da una condanna per la condotta nella vita precedente. E' dunque in questo senso, e solo in questo senso, che si potrebbe attribuire ad Empedocle la persuasione parmenidea dell'immutabilità e dell'eternità dell'essere. Ma egli ne era convinto solo su un piano metafisico ed ultraterreno. Nel poema le Purificazioni, egli sviluppò questi concetti offrendo altresì alcuni consigli, alla maniera dei pitagorici e degli orfici, per, appunto, purificare la propria anima, ed ottenere, dopo la morte, una vita migliore.
Sul piano fisico inclinò piuttosto a rifarsi agli insegnamenti di Eraclìto, e quindi a considerare i mutamenti non solo come veri, ma come la prova stessa di una dinamica invisibile con sue proprie leggi.
Per quanto pessimista sulla possibilità di giungere ad una comprensione totale di queste leggi, Empedocle si sforzò di disegnare un quadro di spiegazioni del perchè il mondo è, ed è così com'è.
Nel poema Sulla natura sostenne che le radici, cioè gli elementi da cui derivano tutte le cose sono quattro, ovvero fuoco, terra, aria ed acqua. Egli identificò i quattro elementi con quattro divinità: Zeus, Era, Edoneo e Nesti. Secondo Empedocle, queste radici, mescolandosi e poi separandosi, danno origine a tutte le cose.
Gli esistenti, a rigor di logica (logica di Empedocle), dunque, non nascono e non muoiono, ma semplicemente si trasformano e si riversano l'uno nell'altro.
Ciò che sembra ovvio, in Empedocle, è l'impossibilità che un esistente venga dal non-essere e che neppure l'essere finisca e trapassi nella non-esistenza assoluta.
Si può dire, pertanto, che Empedocle accolse in parte la dottrina parmenidea, utilizzando persino il suo stesso linguaggio, ed il suo stile di scrittura, il verso poetico anzichè la prosa, ma non la sua dottrina dogmatica.
Per Empedocle, comunque, l'essere è molteplicità, non unità indistinta, e la stessa radice delle cose è pluralità.
I principi attivi che agiscono sugli elementi sono Amore e Contesa.
Per Empedocle, dunque, nemmeno le quattro divinità agiscono in forza di una propria volontà, ma secondo le coordinate primordiali designate dall'Amore e dall'Odio.
Odio ed Amore diventano con Empedocle delle forze in lotta, una sorta di manicheismo ante-litteram, se non fosse che, in realtà, egli non le identifica esplicitamente con il Bene e con il Male, ma semplicemente come forze fisiche che conducono ora all'unione, ora alla separazione.
Questo susseguirsi di trasformazioni porta Empedocle ad affermare una concezione ciclica del divenire cosmico, una sorta di eterno ritorno degli stati differenziati. Quando predomina l'Amore, tutto è ricondotto all'armonia ed all'unità. Si ha un periodo nel quale si produce il cosiddetto Sfero, cioè l'universo omogeneo.
Quando prevale l'Odio si va alla disgregazione assoluta, ad una fase di tutto contro tutti che, tuttavia, prelude ad un successivo ritorno dell'Amore.
Per Empedocle la conoscenza sensibile, sulla quale egli fonda gran parte della sua visione del mondo, è resa possibile dal fatto che in ogni essere umano, e quindi in tutti gli organi di senso di cui si dispone, sono presenti i quattro elementi fondamentali.
Secondo la legge da egli stesso formulata, ovvero che il simile riconosce il simile, noi siamo quindi in grado di percepire la realtà e riconoscere questi elementi negli oggetti esterni.
Letture consigliate:
Chi volesse approfondire la posizione di
Emanuele Severino si accomodi: Il parricidio mancato, lettura gradevolissima, fu edito da Adelphi.
Utile ed interessante: G.E.R. Lloyd - Magia, ragione, esperienza. Nascita e forme
della scienza greca - Boringhieri, Torino 1982.
K. von Fritz: Le origini della scienza greca - Il Mulino, Bologna 1988.
E. Bignone: Empedocle. Studio critico, traduzione e
commento delle testimonianze e dei frammenti - L'Erma di Bretschneider, Roma, 1963 (I
ediz. 1916)
dlg - 16 giugno 2002 -