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Un libro di Mauro Dorato
Cosa c'entra l'anima con gli atomi? - Laterza 2007
di Federica De Martino
Cosa ce ne facciamo di un'ennesima introduzione alla filosofia della scienza? La leggiamo. Con grande interesse. Dorato ha il merito di scrivere in modo leggibile anche dai profani. Dunque come introduzione funziona, è più fresca di molte altre. Ma il pregio di questo lavoro è ancora più a monte. Dorato non si limita a friggere le patate nello stesso olio riciclato da tempo e da altri autori. Non fa solo epistemologia della fisica, la quale è scienza regina se e solo se si combina alla geometria post-euclidea. Ad esempio, parla di omeopatia, e ne parla con competenza, senza dimenticare di essere un filosofo, e quindi di sottoporre ad un attento esame il modo in cui si formano le nostre credenze ed i nostri dubbi.
Ma il libro è anche complesso, non posso sperare di cavarmela in poche righe se voglio riassumerne le tematiche fondamentali. Tantomeno discuterlo a caldo, dopo una prima lettura sommaria.
La cosa migliore è rinviare la riflessione a digestione avvenuta. Un problema come quello dello statuto ontologico delle entità teoriche, ad esempio, richiede di tirare in ballo un numero straordinario di esempi pescando nella storia del pensiero scientifico. Qui potrebbero bastare etere e calorico. La storia della scienza è un museo di entità abbandonate e superate. Ma queste entità, come sostenuto da Laudan, hanno consentito il successo predittivo ed esplicativo, che è poi la sostanza ed il fine dell'impresa scientifica. «Quale garanzia abbiamo - si chiede Dorato, seguendo Laudan - che le entità teoriche postulate oggi, le quali garantiscono il successo predittivo che tutti riconoscono alla scienza, non verranno abbandonate dalla scienza di domani? Laudan afferma che se guardiamo alla storia della scienza, la lezione induttiva che dovremmo trarre è pessimistica: non abbiamo ragione per credere alle entità non osservabili postulate dalla scienza oggi.»
Ma gli argomenti contro la tesi empirista sono molti. Contro di essa congiurano fisici sperimentali e ponderati argomenti filosofici sulla natura della spiegazione causale. Un'entità come l'elettrone è stata misurata. Pare inimmaginabile che esso possa considerarsi ancora come entità teorica pura, come "un costrutto sociale". «Passando ad un altro caso - scrive Dorato - cominciamo con il ricordare che il numero di Avogadro è il numero di molecole o atomi nella mole di una sostanza. Salmon (1989) menziona tredici modi di calcolare il valore di tale numero, tra cui ricordiamo quello offerto dal cosiddetto moto browniano studiato anche da Einstein - moto casuale di particelle di polline sospese in un fluido, la cui spiegazione sta appunto nel bombardamento dovuto alle molecole del fluido, più piccole del polline - l'elettrolisi, la radiazione alfa, la diffrazione ai raggi X, e la radiazione del corpo nero.»
Come potrebbero succedere queste cose se le molecole non esistessero, fossero solo un nostro costrutto convenzionalmente accettato dalla comunità scientifica?
Indubbiamente ci aiuta il microscopio. Da biologa, posso dirlo. La realtà postulata è stata resa osservabile, sempre più osservabile. Etere e flogisto non erano osservabili. Cellule e molecole lo sono. Anzi, sono manipolabili. Il realismo delle entità è dunque più "ragionevole" del realismo strutturale criticato da Dorato.
FDM - 10 aprile 2007