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Croce: i fondamenti della filosofia dello spirito
Il nesso dei distinti e la dialettica degli opposti
Nei primi anni del Novecento; Croce inizia la sua grande opera di costruzione, cioè l'esposizione della "filosofia dello Spirito" articolata in estetica, logica, filosofia della pratica e teoria del giudizio storico. Si può dire che nell'Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generaledel 1902 siano già contenuti i punti fondamentali, e che nelle loro linee essenziali questi non verranno più modificati. Studiando il marxismo, come s'è visto, egli pervenne alla scoperta dell'utile come momento distinto e specifico della vita spirituale dell'umanità. Questa profonda impressione ricavata nella realtà dell'agire modificò profondamente la sua concezione. Vide nell'idealismo di ascendenza platonico-herbartiana un limite e sentì che proprio l'utile era un valore intrinseco all'attività umana, e che quindi anche il vero, il bello ed il buono andavano presi come risultato dell'attività umana nella storia e considerati come prodotti distinti dell'attività spirituale degli uomini. Bisogna qui precisare, però, che ciò non portava ad alcuna apertura nei confronti alle filosofie della storia tedesche, quindi a forme di storicismo alla Dilthey. I valori considerati da Croce erano infatti sì espressione dell'attività umana, ma mantenevano una determinazione assoluta.
Ciò significa che il soggetto della storia non è un Io individuale ed empirico, capace come tale solo di imporre le proprie preferenze soggettive e relative. Croce si orientava così verso l'idealismo assoluto, identificando lo spirito umano e lo Spirito universale e infinito, quindi tornando ad Hegel.
Certo, su tale svolta crociana ebbe notevole influsso il rapporto amichevole, quasi fraterno, con Giovanni Gentile. Fin dal 1896 i due ebbero un intenso confronto, e Gentile incitò apertamente Croce ad impegnarsi nel confronto con l'idealismo hegeliano.
Uno dei punti di maggior impegno fu quello della natura. Fino ad allora Croce l'aveva trascurato. Aveva dato per scontata, mera evidenza del senso comune, l'esistenza di una natura materiale, precedente e distinta dalla sfera delle attività umane, ed aveva anche visto che senza natura non vi può essere civiltà, quindi vita spirituale.
Ancora nell'Estetica rimaneva ben fermo il presupposto della realtà naturale come fonte di ispirazione per l'arte. Sarebbe quindi prematuro parlare di idealismo assoluto.«Affinché la filosofia dello spirito prevalesse come filosofia tout court, emendata da ogni residuo naturalistico, occorreva che, da una parte Croce facesse i conti con Hegel, dall'altra attingesse, in vista della riduzione della natura a costruzione dell'attività spirituale, a quegli esiti della "critica della scienza" che scienziati-filosofi come per esempio Mach, andavano proponendo in quegli anni. Questo tragitto si compie tra il 1904 ed il 1906, allorché Croce si dedica, nel secondo volume della Filosofia dello spirito, alla trattazione della logica.» (1)
E' bene andare subito a vedere di che si tratta, perché in essa viene esposta quella che è propriamente l'attività filosofica secondo Croce. Nel 1905 usciva Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro. La logica è filosofia, cioè conoscenza dell'universale. Essa muove da un momento intuitivo ineliminabile. Se l'uomo non fosse capace di rappresentare cosa alcuna, non potrebbe pensare. Se non fosse "spirito fantastico", "non sarebbe neppure logico". Tuttavia, proprio dal momento intuitivo sorge la conoscenza concettuale, «come qualcosa che è implicito in quelle [rappresentazioni] e deve diventare esplicito; come esigenza, di cui quelle pongono le premesse, ma che non sono in grado di soddisfare, né possono, neppure, affermare. Il soddisfacimento è dato dalla forma, non più meramente rappresentativa, ma logica della conoscenza; e ha luogo di continuo, in ogni istante della vita dello spirito.» (2)
I concetti della logica sono "concetti puri" e rappresentano l'universale concreto. Hanno carattere di universalità perché trascendono i singoli soggetti empirici, sono "ultrarappresentativi" e così non fosse non sarebbero nemmeno "concreti" perchè la rappresentazione particolare di un Io empirico particolare non sarebbe in grado di "omnirappresentatività"; il concetto non sarebbe quindi immanente in ogni singola rappresentazione. «I concetti non appartengono, infatti, a un "altro mondo" rispetto a quello dell'esperienza umana, di cui costituiscono, per usare anche il linguaggio kantiano, i principi trascendentali. Kant ha torto ad affermare che le intuizioni senza i concetti sono cieche, ma ha ragione a dire che i concetti senza le intuizioni sono vuoti, ossia - taglia corto - Croce - irreali.» (3)

E' evidente in queste considerazioni lo sforzo crociano di costruire un metodo, prima ancora che un sistema, metodo che non può che sfociare nella sempiterna distinzione tra attività teoretica ed attività pratica. La prima è visione o conoscenza della realtà, la seconda è rivolta alla modificazione della realtà. Non si tratta però di una separazione, infatti, per Croce, l'attività pratica pur potendo svolgersi autonomamente, e quindi non essere determinata dalla conoscenza, in qualche modo la presuppone, giacché in ogni caso non si potrebbe intervenire sulla realtà senza presumere di conoscerla almeno parzialmente.
«A loro volta, queste attività si distinguono al proprio interno in due gradi, tra i quali si ripete l'implicazione unilaterale: il primo, quello inferiore, non presuppone il secondo, che invece presuppone il primo. I due gradi dell'attività teoretica sono l'arte o conoscenza dell'individuale, e la logica o conoscenza dell'universale.» (4) Infatti, ancora nell' Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, Croce annotava: «La conoscenza ha due forme: o è conoscenza intuitiva o conoscenza logica; conoscenza per la fantasia o conoscenza per l'intelletto; conoscenza dell'individuale o conoscenza dell'universale; delle cose singole ovvero delle loro relazioni; è insomma, o produttrice d'immagini o produttrice di concetti.» (5)
Allo stesso modo, vi sono nell'attività pratica due gradi definibile rispettivamente come volontà economica e volontà morale. La prima è definibile come rivolta a soddisfare meramente una volizione particolare nell'ambito dell' utile. La seconda, al contrario, è volizione dell'universale, cioè del bene.
A questo punto, è evidente che per Croce si danno fondamentalmente quattro forme di attività: l'arte, la filosofia (cioè la logica)- che sono teoretiche - l'economia (cioè il lavoro), e la moralità - che sono pratiche. Ad ognuna di esse corrisponde un valore: il bello, il vero, l'utile e il buono. Sia il diritto che la politica, come del resto le scienze appartengono alla sfera dell'attività pratica, meglio ancora, trovano una collocazione nell'economico: sono utili. Croce, inoltre nega che la religione abbia una forma distinta e autonoma della vita spirituale. Essa è una "combinazione" di vari elementi (poetici, filosofici, morali e persino economici, quindi essa si presenta, di volta in volta, come mito, leggenda, elaborazione concettuale di dogmi, idealità morale e organizzazione gerarchica nelle chiese.
Delineati in questo modo, bisogna riconoscerlo, con estrema semplicità, abbiamo così anche ben delineate le quattro direzioni fondamentali su cui lavorerà Croce per tutto l'arco della sua vita. In scritti come Carattere lirico dell'intuizione artistica (1908), Breviario di estetica (1913), La poesia (1936) egli opererà soprattutto sui temi dell'arte e del bello. Con la Logica darà una sistemazione al senso dell'attività filosofica e a problematiche concernenti la conoscenza umana. In tale ambito avrà grande rilievo anche Filosofia della pratica, ultimato nel 1908. A tutto ciò seguirà, nel 1915 (in tedesco) e solo nel 1917 anche in italiano, Teoria e storia della storiografia, lavoro che completerà e, in un certo senso, esaurirà le potenzialità del sistema crociano. In ambito storiografico risultano fondamentali i lavori su Vico ed Hegel, cioè La filosofia di Vico (1911) e Saggio sullo Hegel (1912).

Vorremo evitare qui l'insinuarsi di una impressione erronea, ovvero la possibilità di intendere le suddivisioni dell'attività spirituale come momenti staccati l'uno dall'altro e persino in opposizione. Il senso generale della filosofia crociana dello spirito si colloca in realtà agli antipodi. Nicola Abbagnano aveva ben colto tale aspetto mettendo in evidenza che ogni momento «condiziona il momento susseguente, ma non ne è a sua volta condizionato: la filosofia è condizionata dall'arte che le fornisce col linguaggio il mezzo della sua espressione, l'attività pratica è condizionata dalla conoscenza che la illumina; e nella forma pratica il momento economico, cioè la forza e l'efficacia dell'azione, condiziona il momento etico che dirige la volontà efficace e praticamente fattiva a fini universali. La vita dello spirito si sviluppa circolarmente nel senso che ripercorre incessantemente i suoi momenti o forme fondamentali; ma li ripercorre arricchita ogni volta dal contenuto delle precedenti circolazioni e senza ripetersi mai. Non c'è nulla al di fuori dello spirito che diviene e progredisce incessantemente: nulla c'è al di fuori della storia che è per l'appunto questo progresso e questo divenire.» (6)
Croce, infatti, parla di un nesso di un nesso dei distinti e di una dialettica degli opposti. Tale dialettica di opposizione si manifesta solo all'interno di una medesima forma dello spirito: ad esempio, un giudizio teorico potrà essere vero o falso, e una scelta economica potrà risultare utile o dannosa. Non vi è quindi opposizione tra i "distinti". L'arte non è il contrario della filosofia, e la morale non è il contrario dell'utile. Ciascuno di questi momenti rappresenta una sfera autonoma, anche se esiste tra intuizione e logica, come pure tra economia e morale un rapporto di reciprocità e persino di dipendenza.


(1) Giovanni Fornero / Salvatore Tassinari - Le filosofie del Novecento - Bruno Mondadori 2002
(2) B. Croce - Logica della scienza del concetto puro - Laterza 1909
(3) Giovanni Fornero / Salvatore Tassinari - Le filosofie del Novecento - Bruno Mondadori 2002
(4) idem
(5) B. Croce - Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale - Laterza 1928
(6) Nicola Abbagnano - Storia della filosofia - vol. VI / TEA 1995 (UTET 1993)
moses - 21 dicembre 2005