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La biologia di Comte

« La scienza sociale del XIX secolo - scrive J.C. Green - derivò la propria impostazione generale dagli eventi e dalle aspirazioni ora indicati. Caratterizzata da un orientamento fortemente normativo, essa pretendeva di svelare i doveri dell'uomo, come pure la soluzione dei suoi problemi politici ed economici immediati. Se si eccettua il suo settore istituzionalmente triste, l'economia politica, la scienza sociale dava per scontato il progresso ed era rivolta a scoprire le leggi dello sviluppo storico. Vi fu una proliferazione di teorie dell'evoluzione sociale, come era accaduto per le teorie della terra nel XVIII secolo. La sorprendente somiglianza tra questi due generi di speculazione era più di una semplice coincidenza, poichè data la credenza in un progresso graduale a partire da una condizione primitiva dell'uomo sulla terra, il problema stava nello spiegare lo sviluppo presunto mediante pochi principi opportunamente scelti, basati su su insieme di fatti ugualmente selezionati.» (Biologia e teoria sociale, sta in: Evoluzione: biologia e scienze umane - a cura di Giuliano Pancaldi - Mulino - Bologna, 1976)

Già si erano rivelati ai tempi di Comte bio-sociologi come George Cabanis, Antoine Destutt de Tracy e Franz Joseph Gall (il fondatore della frenologia) , che concepivano la scienza sociale come un ramo della zoologia.
Questi trascuravano la caratteristica fondamentale della società umana, secondo Comte, cioè "l'effetto progressivo esercitato dalle generazioni successive l'una sull'altra". Le società animali (posto che sia corretto parlare di società) sono statiche.
Per questo, secondo Comte, la biologia è importante solo nella misura in cui rivela le doti naturali dell'uomo e può "gettare luce sulla formazione dei raggruppamenti umani primitivi e ricostruire la storia dell'infanzia della nostra specie fino al momento in cui, con la creazione del linguaggio, venne dato il primo impulso alla civiltà." ( da: Early Essays on Social Philosophy, trad. inglese di H.D.Hutton, London 1911.)
Da qui in poi spetta alla fisica sociale spiegare "mediante quale catena necessaria di trasformazioni successive la razza umana, partendo da una condizione di poco superiore a quella di un branco di grosse scimmie, è stata condotta gradualmente al livello della civiltà europea". (Green)

Quali sono le fonti della concezione evoluzionistica dei tre stadi? (teologico, metafisico e positivo)
Comte non si ispirò alla biologia. Le sue lettere ed i suoi scritti tessono le lodi di Bichat e di Gall, non di Lamarck.
« Il suo debito intellettuale nel campo della teoria sociale è rivolto in una direzione differente, verso l'Esquisse d'un tableu historique des progrès de l'esprit humain del Condorcet, verso gli scritti storici di Hume e Robertson, e le idee di Saint-Simon. La sua dottrina derivò soprattutto dagli studi di storia e filosofia della scienza, da lui iniziati all'Ecole Polytechnique e poi estesi fino ad includere le scienze della vita. La storia della scienza e della tecnologia offriva l'esempio tipico di un accrescimento cumulativo, l'esempio della trasformazione progressiva della società mediante lo sviluppo progressivo della conoscenza positiva. Essa sembrava dimostrare che ognuna delle scienze era passata attraverso lo stadio teologico e quello metafisico prima di diventare veramente scientifica, mentre la filosofia della scienza stabiliva la successione necessaria attraverso cui le varie discipline avevano subito questa trasformazione.» (Green)

"La scienza della società era sostanzialmente una scienza della successione storica complessiva. Con la fondazione della sociologia , tutti i campi del pensiero avrebbero assunto un orientamento positivo e lo sviluppo storico avrebbe raggiunto il suo stadio finale."

Nel III volume del corso troviamo la filosofia biologica di Comte.
Comte respingeva la teoria trasformistica di Lamarck non perchè comportava l'accettazione dei caratteri acquisiti. Anzi, egli riteneva che fosse incontestabile la tendenza al consolidamento delle razze mediante la sola trasmissione ereditaria. Accettava modificazioni dapprima dirette ed individuali, che le rafforzavano gradualmente ad ogni nuova generazione, se l'azione dell'ambiente rimaneva inalterata (III p. 296)
Contestava Lamarck nel suo supporre che la natura disponga di un tempo illimitato e che gli organismi si possano modificare indefinitamente
Con Georges Cuvier, contestava la modificazione indefinita.
« Le specie osservate da Aristotele - scrive Comte - non erano da allora mutate, le mummie egiziane mostravano un tipo fisico ancora presente fra i loro discendenti e la documentazione fossile offriva numerosi esempi di specie umane rimaste immutate attraverso le ere geologiche.
Le piante e gli animali addomesticati e immessi in ambienti nuovi non si erano trasformati in nuove specie. Lo stesso valeva per la specie umana, nonostante la varietà dei climi in cui era stata sottoposta. Infine abbondavano i casi di organismi che non erano riusciti ad adattarsi.»
Alle alterazioni che distruggevano l'equilibrio tra individuo ed ambiente, seguiva l'estinzione, non la modificazione progressiva.

"Se s'immagina che tutti i possibili organismi si trovino successivamente collocati, per un intervallo adeguato di tempo, in tutti gli ambienti immaginabili, gran parte di essi finirà senz'altro per scomparire, lasciando in vita soltanto quelli che erano in grado di soddisfare le leggi generali di quell'equilibrio fondamentale: probabilmente fu attraverso una serie di eliminazioni del genere che l'armonia biologica si stabilì poco per volta sul nostro pianeta, dove ancora la vediamo modificarsi incessantemente in maniera analoga." (III, pp 296-297)

Comte non tenne però conto dell'apparizione di nuove specie.
"Soltanto la sua concezione di un tempo limitato impedì che questa ammissione diventasse una grave fontre di imbarazzo. Se avesse approfondito la questione, infatti, avrebbe dovuto ammettere o l'idea di creazioni speciali, concezione del tutto incoerente con il suo modo di vedere positivistico, oppure qualche ipotesi di tipo evolutivo; a meno di non voler prospettare l'estinzione progressiva di tutte le forme di vita".

L'inadeguatezza della visione comtiana si spiega con la ristrettezza della sua concezione della biologia. Il suo interesse era limitato all'anatomia ed alla fisiologia, la biologie proprement dite.
La storia naturale, nell'ampia concezione del Buffon, era da lui considerata soltanto una scienza concreta, particolare e dunque secondaria, subordinata a discipline più astratte, generali e fondamentali della biologia pura.
Geologia e paleontologia entravano a fatica nelle sue considerazioni.
La biologia partiva per Comte da un certo equilibrio tra organismo ed ambiente, e si proponeva di scoprire le leggi della loro interazione, cioè "di collegare costantemente, da un punto di vista generale e insieme specifico, il duplice concetto di organo e di ambiente mediante il concetto di funzione" (III, pag 158)

Sotto un profilo statico era anatomia comparata, sotto un profilo dinamico era, tutt'al più, fisiologia.
"L'anatomia comparata, basata sull'opera di Bichat intorno ai tessuti animali, mirava innanzi tutto a derivare i molti tessuti elementari da un singolo tessuto originario, "termine essenziale di ogni organismo" "(III)
L'anatomia comparata tendeva, giustamente per Comte, a una classificazione naturale delle forme viventi e assegnava ad ognuna il suo posto nella gerarchia organica.
Comte vedeva questa come discendente dall'essere umano adulto e maschio, quale tipo originario perfetto, fino al più semplice vegetale.
Si oppose a Lamarck anche perchè questi opponeva enormi difficoltà all'assegnazione di posti precisi nella scala.
Così Comte credeva di aver dimostrato la necessaria discontinuità delle grandi serie biologiche.
" I vari passaggi possono anche diventare più graduali, o per la scoperta di organismi intermedi, o per un più attento studio di quelli già noti. Ma la sostanziale fissità delle specie garantisce che la serie sarà sempre composta di termini chiaramente distinti, seperati da intervalli insuperabili." (III, pag 301)
Dove Comte accetta e cita Lamarck è il perfezionamento individuale, suscettibile di fissarsi gradualmente nella razza dopo che sia stato conservato sufficientemente a lungo.
Comte individuò la causa del progresso umano nella natura stessa dell'uomo. Il progresso era implicito in un istinto fondamentale che spinge l'uomo a migliorare le proprie condizioni...per quanto lo consentano le circostanze in cui si trova; esse vanno considerate
non come cause, ma come opportunità.
Il clima, la geografia, l'incrocio delle razze le condizioni sociali, i fattori politici possono accellerare o ritardare, ma non interrompere la direzione progressiva delle sorti umane.
In ogni situazione gli uomini cercheranno di comprendere il mondo in cui si trovano e di controllarlo.

Dunque, anche se Comte non credeva all'evoluzione, l'analogia biologica gli consente di svolgere la sua teoria sociale.
Trasse dagli scritti di Gall le caratteristiche fondamentali della natura umana.
Gall aveva dimostrato scientificamente la preponderanza della sfera affettiva rispetto a quella intellettiva, rivelando la socievolezza innata dell'uomo "in virtù della sua istintiva inclinazione alla vita comune, indipendentemente da qualsiasi calcolo personale, e spesso contro i più urgenti interessi individuali." (IV, p 285)
Impossibile formare società senza senza questo predominio emotivo. Senza sentimenti non ci sono stimoli necessari per stimolare l'attività intellettuale e indirizzarla ad una meta precisa. Essi pongono un limite all'egoismo dell'uomo.
Dunque la società si fonda su questa doppia opposizione tra natura affettiva e intellettuale, tra impulsi societari e impulsi egoistici.
Il valore scientifico era garantito dagli studi di Gall.

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gm - 16 ottobre 2001 -