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Cassirer: la filosofia delle forme simboliche e il linguaggio
Dopo Sostanza e funzione è ormai chiaro quanto Cassirer va cercando: vuole trovare in rapporto ad ogni aspetto della civiltà, la funzione che sta alla base della "realtà di fatto" e ne costituisce la "condizione di possibilità".
Già nel primo volume, dedicato al Linguaggio, Cassirer indica con chiarezza quali "mondi" intenda esplorare con la sua ricerca: «Il pensiero filosofico si pone di fronte a tutte queste direzioni della vita spirituale non semplicemente con l'intento di seguire ciascuna di esse separatamente , o di abbracciarle complessivamente con lo sguardo, ma con il presupposto che sia possibile riferirle ad un unico punto focale, ad un centro ideale. Ma questo centro non può mai, considerato da un punto di vista critico, consistere in un essere dato, ma solo in un compito comune. I diversi prodotti della cultura spirituale, il linguaggio, la conoscenza scientifica, il mito, l'arte, la religione diventano così, nonostante la loro interna diversità , membri di un'unica grande connessione problematica, diventano diversi punti di partenza per giungere ad unico scopo, trasformare il mondo passivo delle semplici impressioni, nelle quali lo spirito a tutta prima appare rinchiuso, in un mondo della pura espressione spirituale.» (1)
Si trattava, insomma, di passare dalla critica della ragione ad un critica della cultura, e Cassirer cercava in Kant il centro autentico del criticismo, ovvero l'affermazione di quel libero "fare" in campo conoscitivo che crea nella forma un'oggettivazione strutturata in cui manifestarsi.
Il quadro del dibattito filosofico vedeva allora contrapposti Dilthey da un lato e Windelband e Rickert dall'altro.
Le simpatie di Cassirer vanno a questi ultimi, al loro tentativo di fondare le scienze dello spirito, ma egli è lontano dal limitare la conoscenza della storia ad una prospettiva nomotetica e idiografica, sulla scia di Windelband. La strada che segue poggia sul fatto che una scienza della cultura può venire solo dall'interno di una morfologia dello spirito, da intendersi qui nel duplice senso di regole del linguaggio e dell'uso delle parole e di studio delle strutture e delle forme interne ed esterne degli organismi. Solo così si indagano effettivamente i presupposti di ogni oggettivazione spirituale, preparando il terreno a singole indagini settoriali. In altre parole, Cassirer è convinto che le molteplici forme della vita spirituale non si trovino semplicemente giustapposte, ma esprimano una totalità organica, in cui, pur conservando una relativa indipendenza, rimangono collegate da una serie di rapporti reciproci. E ciò che le accomuna è che esse, in generale, non si limitano a riprodurre una realtà data, ma siano singolarmente attive in senso formativo. Tale attività è simbolica. Cassirer pensa il simbolo qualsiasi contenuto singolo della sensibilità, ovvero come portatore di un significato e l'espressione di qualcosa di spirituale mediante segni ed immagini. Così, ad esempio, il suono fisico diventa parola significante di ogni sfumatura del pensiero e del sentimento e, soprattutto, nesso indissolubile tra significante e significato. In tale visione, il segno sensibile non è puro involucro esteriore, non funge solo da veicolo da veicolo di comunicazione di un significato autonomo, perché questo può costituirsi solo nel segno e mediante un segno. Nel simbolo, allora, l'elemento sensibile non esiste indipendentemente dal significato, ma solo in quanto investito di un significato.
L'estensione dell'area del simbolico attuata da Cassirer risente di impostazioni precedenti, ad esempio quella di Vischer che aveva visto nel segno stesso una sorta di Proteo multiforme sottoposto a mutamenti di significato. Così, mentre nella dimensione religiosa il simbolo tende a piegarsi e mutarsi nel concetto di "mistero" e di "sacro" in contrapposizione a ciò che è "profano", così nell'estetica filosofica, dal neoplatonismo all'estetica romantica, il simbolo opera come medium tra sensibile ed intellegibile. Infine, nella moderna logica matemtica, da Leibniz a Peano, il problema del simbolo si presenta trasformato in ogni campo, ed è solo per mezzo di tali metamorfosi che si è rivelato in tutte le discipline filosofiche.
Tutte le discipline filosofiche convergono al simbolo in quanto è la coscienza stessa che li produce in quanto forme insieme sensibili ed intellegibili in grado di comunicare od alludere ad un contenuto. In tale quadro, Cassirer rispolvera un tipico concetto humboldtiano, quello di "energia", il quale veniva impiegato da von Humboldt per mostrare che il linguaggio non è mai mera riproduzione di qualcosa di dato, ma attività da intendersi come medium tra soggettività ed oggettività, individuale ed universale. In tal caso, arte, mito e scienza si sviluppano così come energia dello spirito e forma simbolica. Cassirer ha cura di precisare, dunque che il simbolo non si riferisce mai ad una realtà in sé, ma che ciascuna di queste forme produce un mondo di significati. Ed a riguardo richiama che una stessa immagine visiva può costituire il medium di una legge geometrica, un simbolo magico, un ornamento. Ogni volta un vissuto di percezione produce un "senso" non sempre intuitivo, diventando veicolo (e stimolo). Se pensiamo, ad esempio a quando noi vediamo oggi il logo della Mercedes, sapendo che significa, noi percepiamo immediatamente sia il disegno che il suo significato: quest'oggetto (l'automobile) è un manufatto prodotto da un'impresa tedesca con tale tradizione, tale metodo, tale tecnologia.
Ogni forma simbolica presenta anzitutto certi tratti comuni con le altre. In ogni relazione simbolica entrano concetti di spazio, tempo, causa, effetto quali connessioni particolari della conoscenza effettiva. Ognuna di queste relazioni assume un significato diverso a seconda dell'ambito simbolico a cui viene riferita. Il tempo fisico è diverso dal tempo musicale; la causalità scientifica è diversa da quella mitica; l'idea di condizioni che rendono possibile un certo fenomeno, in ambito scientifico, è diversa dalla semplice causalità.
Anche nel mondo mitico troviamo la causalità, ma essa è irriducibile a quella accettata dalla scienza moderna. Sotto il profilo dinamico, quindi, Cassirer nota che si può vedere in ogni forma simbolica uno sviluppo per gradi successivi. Ad esempio, si è rivelata una fase mimica, nella quale il simbolo si fondava sulla somiglianza e la ripetizione fedele dell'oggetto significato. Successivamente si è realizzata una fase analogica, nella quale, più che la somiglianza si cercava l'espressione di una corrispondenza. Infine, si è avuta una fase dell'espressione puramente simbolica. Questa è stata caratterizzata dal fatto che il simbolo ha rinunciato ad ogni pretesa di somiglianza diretta o analogica con determinati contenuti di ordine intuitivo, esprimendo puri significati intellettuali. Secondo Cassirer tale grado è un prodotto tipico della scienza.
L'impostazione di Cassirer è decisamente polemica nei confronti della linguistica positivista che ha assunto il linguaggio come semplice espressione di natura fisica e psicologica. La sua riscoperta di von Humboldt aveva tale significato, voleva rivalutare il momento soggettivo e creativo del linguaggio come strumento della conoscenza e del pensiero. Questo lo portava a considerare che nessun fenomeno linguistico può essere compreso autonomamente, ma solo in rapporto alla funzione simbolica. Ma tale fondamento funzionale non va preso staticamente, ma va continuamente ritrovato nel processo attraverso cui la funzione linguistica si arricchisce continuamente, riuscendo a veicolare sfumature sempre più complesse. Anche rispetto a questa linea di ricerca, Cassirer individua tre tappe: quella dell'espressione sensibile pura e semplice; quella dell'espressione intuitiva; quella dell'espressione del pensiero via via più astratto.
La prima fase del linguaggio è considerata da Cassirer come quella della pura e semplice espressione sensibile. «All'inizio di questa di questa progressione si passa dal genere imitativo al suono articolato, e poi da un suono di tipo onomatopeico a un linguaggio che esprime, mediante la gradazione qualitativa di un'intera serie di suoni, rapporti di luogo, di quantità e simili, fino a superare la sfera dell'espressione puramente intuitiva e analogica e a conquistare una più libera funzione simbolica.
Lo studio della fase dell'espressione intuitiva mette in luce la peculiare funzione di oggettivazione svolta dal linguaggio: in virtù dell'attività di determinazione esso conferisce una stabile consistenza e determinatezza al mondo delle impressioni sensibili, operando una selezione al suo interno e facendo emergere particolari contenuti. Attraverso le forme di spazio, tempo e numero illinguaggio procede alla costituzione del mondo oggettivo dell'intuizione, vale a dire il mondo concepito come totalità di "cose" fornite di certe proprietà. Alla direzione oggettiva corrisponde pure quella soggettiva, in base a cui il linguaggio procede (nella diversificazione linguisitica dei pronomi e delle espressioni personali) alla determinazione del mondo dell'io. L'analisi condotta da Cassirer giunge a chiarire come le tipiche distinzioni grammaticali fra sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi e così via non rispecchino una salda compagine dell'essere oggettivo, ma si sviluppino a partire dalla funzione del linguaggio di rendere intuitivamente possibile il mondo come complesso di oggetti e di proprietà, di attività, di persone e di cose.» (2)
note:
(1) Ernst Cassirer - Filosofia delle forme simboliche - vol.I Il linguaggio - La Nuova Italia 1961
(2) Giovanni Fornero / Salvatore Tassinari - Le filosofie del Novecento - vol. I - Bruno Mondadori 2002
moses - 1 dicembre 2005