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Ernst Cassirer
Ernst Cassirer nacque a Breslavia il 28 luglio 1874, quarto figlio di un commerciante ebreo. Si iscrisse a giurisprudenza ma, nonostante le insistenze del padre, decise di volgersi allo studio della filosofia.
Fu Georg Simmel ad indirizzare il giovane Cassirer verso Marburgo e la scuola di Hermann Cohen. Un po' frastornato dalla ridda di interpretazioni che ormai si davano della filosofia di Kant, lo studente diciannovenne era alla ricerca di una linea guida e qui la trovò. Studiò a Marburgo dal 1896 al 1899, quando concluse il dottorato con una dissertazione sull'analisi della conoscenza matematica e delle scienze naturali in Descartes. Nel 1902, Cassirer incluse la dissertazione nella sua prima opera pubblicata: Il sistema di Leibniz nei suoi fondamenti scientifici, lavoro che ottenne il riconoscimento dell'Accademia delle scienze di Berlino. Cassirer dimostrò fin dall'inizio di essere fondamentalmente interessato all'intreccio tra storia del pensiero scientifico e filosofico in epoca moderna. E cominciò a scrivere un'opera monumentale che già dal titolo rivelava i suoi intendimenti: Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza dell'età moderna. Utilizzò il primo volume per ottenere l'abilitazione a Privatdozent a Berlino ed incontrò qualche difficoltà, anche se ne venne a capo, sembra, grazie all'appoggio del decano Wilhelm Dilthey. In tale veste insegnò dal 1906 al 1919. Durante la guerra svolse compiti di servizio civile e trovò il modo di approfondire il suo principale interesse per la filosofia della cultura. Nel 1918 scrisse l'importante monografia Vita e dottrina di Kant, che ancor oggi rappresenta uno dei più importanti studi sul grande filosofo tedesco.
Nel 1919, Cassirer divenne professore titolare presso l'Università di Amburgo, che era di recente formazione, e vi rimase fino al 1933.
Ad Amburgo ebbe l'opportunità di accedere ad una risorsa eccezionale, la Kulturwissenschaftliche Bibliothek di Aby Warburg. Questi era uno storico dell'arte a dir poco eminente, che nutriva un fondamentale interesse per i culti, le religioni e la magia dell'antichità, considerate forme archetipe di espressione emotiva. Tale interesse era esteso al Rinascimento ed alle opere della modernità. Fu quindi grazie all'incontro con questo "universo" che Cassirer trovò gli stimoli per quella che oggettivamente è considerato il suo maggiore contributo: La filosofia delle forme simboliche, un grande lavoro che si realizzò attraverso tre tappe fondamentali: Il linguaggio (portato a termine nel 1923), Il pensiero mitico (ultimato nel 1925) e Fenomenologia della conoscenza (concluso nel 1929).

Ne La filosofia delle forme simboliche prende corpo la grande ambizione di Cassirer, ovvero il desiderio di ricostruire una filosofia sistematica rivolta a determinare le attività formatrici e le funzioni spirituali a fronte della diaspora provocata dallo sviluppo delle scienze particolari. E' un'ambizione che procede controcorrente. Il flusso degli studi scivola in una direzione opposta e la pretesa di riportare lo scibile in una visione armonica e coerente, che si lasci comprendere a partire da un principio razionale unitario, cozza contro una realtà culturale del tutto diversa, tanto più quando lo stesso concetto di razionalità pare venir messo in discussione. Cassirer deve misurarsi, ad esempio, con le nuove teorie fisiche, in particolare la relatività, che sotto la spinta di sue interpretazioni estreme, del tutto estranee alla posizione di Einstein, peraltro, parevano insidiare dall'interno il concetto stesso di un principio unitario. Ma non è solo la filosofia degli altri a sbarrare la strada: è la storia stessa che prende strade opposte con la grande guerra e poi con l'avvento del fascismo e del nazismo e la conseguente affermazione dell'antisemitismo, ovvero il completo trionfo dell'irrazionalità e della mostruosità eretta a sistema.
Dopo l'avvento al potere di Hitler, Cassirer abbandonò la Germania, soggiornando dapprima ad Oxford, poi in Svezia, infine raggiungendo gli Stati Uniti, dove insegnò a Yale per poi approdare alla Columbia University. Durante il soggiorno svedese, nel 1937, Cassirer aveva pubblicato l'importante saggio Determinismo ed indeterminismo nella fisica moderna proseguendo così un discorso iniziato nel 1921 con il saggio Sulla teoria della relatività di Einstein.
Gli scritti a cui guarderemo in particolare onde offrire una panoramica soddisfacente del pensiero di Cassirer sono Sostanza e funzione, del 1910, e La filosofia delle forme simboliche. Il primo file del nostro lavoro è dedicato a Cassirer come storico della filosofia moderna. In esso cerchiamo di evidenziare che egli fu il primo a sviluppare una ricognizione dettagliata delle idee che misero capo alla rivoluzione scientifica moderna, a partire dunque da Galileo e Newton, interpretando questo momento epocale nei termini dell'idea platonica e galileana della sistematica applicazione della matematica alla natura.
Prima di morire a Princeton, nel 1946, Cassirer portò a termine altri due saggi di estremo interesse: il Saggio sull'uomo del 1944 e l'opera postuma Il mito dello stato.

Il posto occupato da Cassirer nella storia della filosofia contemporanea è controverso. In genere si è tentati dal dire (cioè ripetere) che egli segnò insieme l'apogeo ed il tramonto del neocriticismo, in particolare della scuola di Marburgo, e che la sua filosofia era ormai inadeguata a reggere l'urto, da un lato la domanda di riflessioni più legate alla vita e dall'altra alla critica serrata di ogni metafisica, quindi anche all'esistenza di un trascendentale soggettivo, proveniente dai neopositivisti del circolo di Vienna. In realtà la querelle storiografica su tutto il neokantismo non può considerarsi affatto conclusa. Il celebrato confronto di Davos, avvenuto nel 1929 tra Cassirer e Heidegger non si risolse con una vittoria di Heidegger ed una sconfitta di Cassirer, ma con una sostanziale incomprensione. Una recente opera di Michael Friedman (1) ha così gettato nuova luce sulla questione e ad essa abbiamo, per la verità, abbondantemente attinto, senza confessare che in realtà ci siamo trovati fortemente ispirati.
« In questo saggio - scriveva Friedman - spero di mostrare che l'incontro di Davos tra Carnap, Cassirer e Heidegger è particolarmente importante per la comprensione del successivo divario tra quelle che noi adesso chiamamo, rispettivamente, tradizione analitica tradizione continentale in filosofia. Prima di questo incontro, tale divario non esisteva, almeno nel mondo intellettuale di lingua tedesca. L'empirismo logico, la fenomenologia husserliana, il neokantismo e la nuova variante "ermeneutico-esistenziale" della fenomenologia, proposto da Heidegger, erano piuttosto impegnate in un'affascinante serie di scambi filosofici e di lotte intorno ai mutamenti rivoluzionari che allora stavano attraversando sia le Naturwissenschaften [scienze della natura] sia le Geisteswissenschaften [scienze dello spirito]. Ovviamente, i differenti movimenti filosofici erano in disaccordo e si opponevano l'un l'altro riguardo all'interpretazione e al significato di tali mutamenti rivoluzionari, ma continuavano a parlare il medesimo linguaggio filosofico ed erano attivamente impegnati in un confronto reciproco su un insieme comune di problemi filosofici. Inoltre, dal momento che la disputa di Davos riguardava in sé stessa il destino del neokantismo e l'interpretazione corretta della filosofia di Kant (con Heidegger che assumeva come bersaglio principale la Scuola neokantiana di Marburgo, con la quale Cassirer aveva rapporti stretti), spero anche di mostrare come un'attenta considerazione dei modi assai diversi in cui il pensiero di tutti e tre i filosofi si sviluppò in direzioni fortemente divergenti, a partire da un comune retaggio neokantiano possa illuminare notevolmente natura ed origini del contrasto analitici/continentali.»
Friedman ipotizza che la posizione filosofica assunta da Cassirer possa venire interpretata "come uno sforzo eroico" tendente a superare la frattura tra la filosofia scientifica di Carnap e il tentativo heideggeriano di portarla in direzione opposta. «Sebbene, come argomenterò, - prosegue Friedman - potremmo non contentarci dei materiali che Cassirer ci ha lasciato in eredità, resta difficile immaginarsi di fare progressi senza una più accurata valutazione dei punti di forza e di debolezza del suo stile di pensiero filosofico vasto e profondamente sintetico.»


(1) Michael Friedman - La filosofia al bivio - Raffaello Cortina Editore 2004
moses - 30 novembre 2005