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Antonio Aliotta (1881-1964)
di Silvana Poggi
Antonio Aliotta nacque a Palermo il 15 gennaio 1881 e conseguì la laurea in filosofia presso l'Università di Firenze, cui seguì la Libera Docenza in Psicologia Sperimentale. Infine vinse il concorso alla cattedra di Filosofia Teoretica.
Insegnò nelle Università di Padova (1913-1919) e di Napoli (1920-1951). Nel 1923 divenne membro dell'Accademia Pontaniana. Fondò la rivista "Logos", a cui collaborò il giovane Nicola Abbagnano. Morì a Napoli il 1 febbraio 1964.
L'importanza di Aliotta nella storia della filosofia italiana si può facilmente riassumere e presentare come insofferenza alle ristrettezze dell'idealismo crociano e gentiliano, alla conseguente necessità di un'apertura alle filosofie più stimolanti sul piano internazionale. Sarebbe tuttavia erroneo considerare Aliotta una specie di traduttore-convertitore di qualche moda filosofica particolarmente seducente. L'istanza anti-idealistica, pur essendo permeata di pragmatismo, non scivola facilmente nel pragmatismo stesso. Di esso contesta l'immanentismo, comune al positivismo e all'idealismo italiano di Croce e Gentile. Diventa centrale la critica alle scienze positive e, anzi, proprio questo confronto critico gli consente di superarle proponendo una nuova concezione spiritualistica.
Aliotta contesta anche il realismo, sostenendo che il pensiero non è mai una copia fedele e passiva della realtà. Esso è soprattutto un processo, fatto di esperienze e nel quale le esperienze stesse hanno una primaria importanza. Aliotta denomina “pluralismo dinamico” l'intersoggetività che da Peirce era stata posta alla base della validità della conoscenza. La società umana è composita, articolata in “centri spirituali”, soggettività che concorrono a realizzare “gradi di verità”. Nicola Abbagnano parla in proposito di conoscenza come processo di “coordinazione continua” che compone e armonizza le diverse prospettive di ogni singolo studioso e di ogni disciplina.
Il pensiero filosofico è, per Aliotta, la continuazione consapevole di una tendenza universale, fisica, a comporsi in armonia. Qui è visibile una convergenza con le posizioni cosmologiche di Peirce. «Come dallo stato di primitiva incoerenza e dissidio, che è la materia, scrive Abbagnano, si passa ai più semplici organismi biologici e poi a sempre più complesse forme di organizzazione vitale; così nel campo della conoscenza questo processo di coordinazione continua, componendo e armonizzando le prospettive diverse degli individui.» (1)
Certamente, non tutti concorrono allo stesso modo. Per questo Aliotta parla di “gradi di realtà”. Sia il senso comune, la cultura media di un popolo, che la scienza e la filosofia sono fasi di questa crescente coordinazione e integrazione. Osserva Abbagnano: «Già la cosa del senso comune rende possibile alle intuizioni individuali di coordinarsi e coesistere. Si sceglie una di queste intuizioni come tipo e la si considera come vera, realizzando così una intesa pratica tra i vari individui; le altre si condannano come apparenze. Le sintesi della scienza costituiscono un passo in avanti, eliminando la disparità dei diritti tra le prospettive del senso comune e le coordinano in un organismo in cui ognuna trova il suo posto. Da ultimo, la ricerca filosofica cerca di comporre i dissidi che permangono, di correggere l'unilateralità delle scienze particolari e di coordinarle in una veduta più comprensiva. Il concetto-limite a cui tende la realtà stessa, attraverso il pensiero, è la coordinazione completa di tutte le attività e la loro convergenza ad un unico fine.» (2)
Non deve sfuggire, tuttavia, che, come nel “pragmatismo in versione William James”, si affaccia in Aliotta una presenza dell'irrazionale. Escatologismo, misticismo, eternismo, psicologismo sembrano concorrere e implodere nell' affermazione di un “panteismo dinamico”, del quale è facile rinvenire le tracce. Come è stato rilevato da Michele Federico Sciacca, Aliotta è «sempre animato, nelle sue meditazioni, dalla profonda esigenza di garantire la libertà all’uomo, il senso della sua azione, ponendo, dunque, la perfezione non all’inizio, secondo le viete forme dell’astratto intellettualismo, ma alla fine» (3).
In scritti relativamente più recenti, infatti, Aliotta incrementa il tasso spiritualistico, a discapito dell'approccio sperimentalistico e metodologico, in un parola, pragmatico, delle fasi precedenti.
Ancora Nicola Abbagnano evidenzia: «Egli tende a mettere in luce i “postulati dell'azione”: l'indeterminazione del mondo e la sua relativa uniformità, la validità della persona umana e la trascendenza della realtà rispetto ad essa, la pluralità delle persone e la lor tendenza all'unità. Al carattere relativo e costruttivo della razionalità umana, che vale solo come mezzo di cooperazione e d'intesa, egli contrappone l'assolutezza dell'esperienza morale, il sacrificio, è insieme l'afferemazione più alta della persona individuale e la realizzazione più compiuta dell'armonia interpersonale.» (4)
Questo scivolamento nello spiritualismo, che si colora sia di intuizionismo bergsoniano che di panpsichismo jamesiano, non può tuttavia far dimenticare la dimensione pragmatica del pensiero di Aliotta.
Per condensare un aspetto importante del pensiero e del magistero di Aliotta è senz'altro interessanteriportare una citazione da Cesare Musatti, il padre della psicoanalisi italiana che di Aliotta fu allievo. « Successivamente, nella Facoltà di Filosofia, trovai come maestro Antonio Aliotta, che aveva scritto da poco due opere, La misura in psicologia e La reazione idealistica contro la scienza. Egli veniva molto di piú incontro ai miei interessi culturali. Aliotta aveva sostenuto che le misure, quali possono essere compiute in campo psicologico, sono sempre soltanto misure indirette. Ciò che in realtà viene misurato, diceva, è sempre una quantità fisica; e soltanto per un rapporto di funzionalità, che è solo arbitrariamente postulato (e quindi non verificato né verificabile), fra questo elemento fisico e l’elemento psichico preso in considerazione, si otterrebbero misure di elementi appartenenti alla sfera psichica. Il lavoro di Aliotta mi fu personalmente prezioso, perché per suo tramite sono poi giunto, per mio conto (anche se altri ci sono arrivati per vie diverse), all’altra tesi: quella secondo la quale, qualsivoglia specie di misura, e dunque anche le comuni misure in uso per i fenomeni fisici, si fonda su rapporti di funzionalità arbitrariamente postulati, e perciò a rigore non verificabili. In tal modo scompariva da un lato la distinzione fra misure fisiche e misure psichiche, mentre dall’altro risultava che l’unica operazione metrica diretta, indipendente da postulati arbitrari, è quella della semplice numerazione: 1+1+1+1; che ha poi un carattere nominalistico, servendo a definire la serie dei numeri interi, e poi ogni altra serie di numeri da quella derivata. Cosí, del resto, operano i moderni computers; solo che noi non ce ne accorgiamo, perché siamo in ogni cosa assai piú lenti di loro. La teoria della relatività che, nel frattempo (almeno come relatività ristretta), era divenuta qualche cosa di noto ed accessibile anche a studiosi di non alta specializzazione matematica, venne a convalidare il principio della arbitrarietà di ogni concetto metrico.» (5)
Opere maggiori di Antonio Alliotta
1912: La reazione idealistica contro la scienza
1917: La guerra eterna e il dramma dell'esistenza
1942: L'estetica di Kant e degli idealisti romantici
1947: Il sacrificio come significato del mondo
1948: Il relativismo dell'idealismo e la teoria di Einstein
1948: Evoluzionismo e spiritualismo
1949: Il problema di Dio e il nuovo pluralismo
1950: Le origini dell'irrazionalismo contemporaneo
1950: Pensatori tedeschi della prima metà dell'Ottocento
1951: Critica dell'esistenzialismo
1951: L'estetica di Croce e la crisi dell'idealismo italiano
1954: Il nuovo positivismo e lo sperimentalismo
(1) Nicola Abbagnano - Storia della filosofia, Utet, ora riedito, su licenza Utet, da TEA 1995, Vol.VI: La filosofia dei secoli XIX e XX
(2) ibid.
(3) M.F Sciacca - Dall’attualismo allo spiritualismo critico - Marzorati 1961, p.305.
(4) Nicola Abbagnano, cit.
(5) Cesare Musatti - Osservazioni di uno psicologo di fronte allo sviluppo del pensiero scientifico del nostro secolo - testo reperibile in rete in formato pdf, se cerchi con google.
SP - 14 febbraio 2006