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Theodor Wiesengrund Adorno
Dialettica negativa -1966

'' La filosofia, che una volta sembrò superata, si mantiene in vita, perché stato mancato il momento della sua realizzazione.''

«La grande filosofia fu accompagnata da uno zelo paranoico di non tollerare nient'altro che sé stessa.» Anch'essa iscritta al partito del dominio. Lungi dall'essere una revisione del dettato illuministico (ed ancor prima, in particolare, cartesiano) , ne è l'espressione più conseguente e radicale. Il soggetto che si pone come autonomo, come primo, come constituens, non può ammettere qualcosa che ne metta in questione il primato ed il diritto.
«.. il sistema - scrive Adorno - in cui lo spirito sovrano si illudeva di essere trasfigurato, ha la sua storia primordiale nel prespirituale, nella vita animalesca del genere. Gli animali sono affamati.» (1)
Ancora: «... il sistema è il ventre divenuto spirito, l'ira è il segno di ogni idealismo.» (1)

Il mondo borghese è dominato dallo scambio economico tra misure un tempo incommensurabili, ed oggi regolate dalla moneta, dal denaro circolante. Questo è il segreto del mondo trasformato in totalità - oggi diremmo globalizzato ed appiattito sul modello del pensiero unico.
Contro questa fagocitazione, contro tale annullamento, può operare la dialettica senza sintesi ed Aufhebung: essa si oppone come negativa a tutte le pretese assimilatrici del sistema. « ... la filosofia tradizionale si illude di conoscere il dissimile, facendolo simile, mentre così conosce propriamente solo sé stessa. L'idea di una filosofia trasformata sarebbe di penetrare il simile, determinandolo come proprio dissimile.» (1)

Ha ragione, probabilmente, Sergio Moravia (2) ad affermare che: « Adorno nega l'esistenza di Un Metodo in sè. La conoscenza non possiede principi formali stabiliti una volta per sempre, categorie predeterminate, chiavi euristiche buone a tutti gli usi. O meglio, le possiederebbe, ma deve guardarsene se ( ed è questa appunto la "gnoseologia" di Adorno) vuole evitare di essere conoscenza-di-particolarità comprese nel modo più adeguato possibile.»

La conciliazione tra pensiero e realtà realizzata da Hegel viene contestata radicalmente. «La ragione diventa impotente ad afferrare il reale non per la sua propria impotenza, ma perché il reale non è ragione.» (1)
Dopo il dramma di Auschwitz -che fu il trionfo dell'irrazionalità nella realtà e la prova che nessuna conciliazione con quella realtà è possibile, secondo Adorno, si rivela il carattere dilaniante della civiltà moderna insieme alle pretese plasmatrici ed ottimistiche della Kultur. La cultura «non può tollerare il ricordo di quella zona, perché ..., è incociliabile con il suo concetto di sé stessa. Essa aborrisce il lezzo,perché essa puzza, perché il suo palazzo è costruito di merda di cane, come dice un un passo grandioso di Brecht. Anni dopo che fu scritta tale frase, Auschwitz ha dimostrato inconfutabilmente il fallimento della cultura. Il fatto che potesse succedere in mezzo a tutta la tradizione filosofica, dell'arte e delle scienze illuministiche, che dice molto più di essa, lo spirito, non sia riuscito a raggiungere e modificare gli uomini.» (1)

La polemica contro la Kultur ed il pensiero positivo in genere non risparmia Husserl, la fenomenologia, Heidegger, ovvero le nuove filosofie del Novecento.
Husserl viene assimilato al positivo, nonostante il suo tentativo di radicale rifondazione delle scienze e della filosofia stessa come scienza rigorosa.
Secondo Adorno, «la fenomenologia conserva ancora verso il reale un atteggiamento positivistico, in particolare nel "celebre invito ad andare ‘alle cose stesse’", "privilegiante la percezione diretta del soggetto". » (1)

L'errore della fenomenologia starebbe nel non considerare "dati di fatto" della pura coscienza non avrebbero nulla a che fare con il processo della conoscenza, ma sarebbero funzionali alla costituzione, "im Rahmen der Reduktion", di un’unità strutturale. Pur di non rinunciare alla possibilità della classificazione dei ‘contenuti di coscienza’, Husserl adotta la stessa separazione tra elemento logico ed elemento empirico, scegliendo infine la predominanza di quello logico. Lo scopo di Husserl rimarrebbe così quello di ricondurre i risultati della ricerca ad una übereinstimmung con il tradizionale principio di non-contraddizione.

Già nelle Logische Untersuchungen il concetto di ‘dato’ nella filosofia di Husserl sarebbe direttamente riconducibile alla teoria della conoscenza empiristica e positivista: «la logica ‘assoluta’ [...] si trasmuta in razionalità indiscutibile nella misura in cui si dispiega autonomamente, si sviluppa in se stessa, contiene già tutta se stessa nelle sue possibilità future: il ‘soggetto’ le è estraneo, il pensiero si annulla». Per Adorno, in sostanza, nell’epoca del capitalismo monopolistico qualsiasi ipostatizzazione del formalismo logico diventa un’operazione ideologica, un mascheramento della realtà dell’asservimento dell’umanità al principio dello scambio. Anche la fenomenologia non si sottrae a questo inesorabile risucchio.

La critica ad Heidegger si esprime a partire da tali valutazioni: «La trascendenza di Heidegger è l'immanenza assolutizzata indurita contro il proprio carattere d'immanenza.» E ancora: «...la dogmatica diventa semplicemente una saggezza superiore, contro la tradizione della sua critica.» (1)
Heidegger, con il suo "gergo agrario" precapitalista, non sarebbe che una grottesca coperta ideologica alla volgarità del mondo.
Per Adorno, il "bisogno ontologico" heideggeriano ha intonazioni ed intenzioni regressive: ricostituire l’ordine e la vecchia autorità sconvolta dallo spirito, dai lumi e dalla rivoluzione francese.

Nelle pagine di Dialettica negativa, Adorno descrive la filosofia di Heidegger come ontologizzazione dell’ontico e la interpreta come un inganno volto ad esorcizzare la dialettica di essere e essente. «Il fatto che non c’è essere senza essente viene riformulato nel senso che all’essenza dell’essere appartiene l’essere dell’essente. Così una verità diventa falsa: l’essente diventa essenza. » (1) Il concetto di differenza ontologica verrebbe così risolto mediante un ingannevole salto linguistico.

Adorno trova che in questa filosofia si nascondano conseguenze politiche:«l’ontologizzazione della storia permette di attribuire alla potenza storica irriflessa la natura di potenza dell’essere e così di giustificare la subordinazione a situazioni storiche, come se fosse imposta dall’essere stesso.» (1)
E ancora: «Nel cielo oscurato della dottrina esistenziale [...] dell’idea eterna, cui l’essente dovrebbe partecipare o da cui dovrebbe essere prodotto, non è rimasto altro che la nuda affermazione di ciò che comunque è già: affermazione di potere.» (1)
Il circolo ermeneutico viene chiuso, praticamente ancor prima di essere aperto del tutto.

Dopo tutta questa negaitività, il problema, riassumendo al massimo, è: "come porre rimedio"?
La risposta per Adorno sta forse nella riflessione posta in apertura, che è poi l'inizio del lungo pellegrinaggio che sembra caratterizzare questo lavoro: «La filosofia, che una volta sembrò superata, si mantiene in vita, perché stato mancato il momento della sua realizzazione.» Momento che dovrebbe inverarsi nella realizzazione di un imperativo: «Hitler ha imposto agli uomini nello stato della loro illibertà un nuovo imperativo categorico: organizzare il loro agire e pensare in modo che Auschwitz non si ripeta, non succeda niente di simile.» (1)
Di qui, come in Horkheimer, nasce, e proprio qui si costituisce, nel pensare e nel fare il nuovo imperativo categorico, la speranza che è latente escatologia, la redenzione messianica attraverso il socialismo a venire.


note:
(1) T.W. Adorno - Dialettica negativa - Einaudi 1970
(2) Sergio Moravia - Adorno e la teoria critica della società -
moses - 2 novembre 2004