I viaggi in barca

Torna alla pagina introduttiva

Torna alla pagina dei viaggi

Torna all'inizio

CANALI FRANCESI

Una rete fitta, quasi aggroviglia fatta, di nastri d'acqua che si accavallano, si incrociano, si frantumano in mille cascatelle spumeggianti: i rilievi montuosi ne sembrano imbrigliati e le pianure sono rigate da fasci di venature.
Fiumi grandi e piccoli si intrecciano con un numero infinito di canali, creando una trama complessa e apparentemente casuale.
Sono queste le vie che, penetrando antiche foreste e serpeggiando tra le colline, si insinuano negli angoli più nascosti del Paese e ne mostrano il cuore.
Sono queste le vie che vi suggerisco di percorrere per conoscere più a fondo la Francia, terra bellissima, amica e vicina a noi.
Un tempo, quando ancora le comunicazioni terrestri erano lente e faticose, i fiumi rappresentavano la strada più veloce per il trasporto delle merci.
Fin dal più lontano passato vennero dunque intraprese massicce opere di regolazione dei corsi d'acqua, con la costruzione di dighe e canali, ideati inizialmente come linee di raccordo tra i fiumi più importanti e tra il Mediterraneo e l'oceano.
Già in epoca romana in Francia si costruivano canali, ma essi ebbero il loro momento d'oro a partire dal XVII secolo: nel 1666, infatti, si cominciò a lavorare al Canale del Midi, nel 1784 al primo tratto del Canale del Nivernais, mentre il 1871 vide l'inizio della realizzazione del Canale dell'Est, le cui sponde furono teatro di sanguinose battaglie durante la prima guerra mondiale.
A testimonianza degli eventi, resta ancora un bunker di cemento, trasformato in abitazione per il sorvegliante di una chiusa vicino a Sedan.
Nelle regioni del nord, ma anche al centro, nei bacini della Senna e della Marna, i canali adempiono ancora all'originaria funzione commerciale, che altrove è caduta in secondo piano o si è esaurita del tutto.
E' il caso del Canale del Midi, condannato inesorabilmente alla chiusura se fosse mancato l'interesse turistico.
Anche il romantico Canale del Nivernais ha rischiato più volte la paralisi, risollevando le proprie sorti solo verso la metà degli Anni Sessanta, quando una società che noleggia imbarcazioni, vi si trasferì imponendolo all'attenzione dei diportisti.
Oggi, questi corsi d'acqua sono meta di un discreto numero di persone che alle attrattive di un turismo "veloce" preferiscono gli incanti della natura, la quiete della campagna, la poesia del villaggio e del borgo.
La vita, lungo i canali, appare ancora scandita dal ritmo delle stagioni, dall'infinito sorgere e tramontare del sole, dalla celebrazione delle feste che animano le comunità.
La gente è cordiale e accogliente, sempre pronta a prestare aiuto in caso di necessità e a dare il benvenuto al forestiero.
Dato l'alto numero delle chiuse, disseminate lungo ogni canale, quella dei sorveglianti era la categoria con la quale si avevano le maggiori occasioni d'incontro.
Il mestiere è ricco di tradizione e in molte famiglie si è tramandato di padre in figlio.
Ma non era solo prerogativa degli uomini: vi si dedicavano anche numerose donne che si occupavano contemporaneamente dell'allevamento di animali da cortile e della coltivazione degli ortaggi.
Nei confronti dei turisti gli "éclusiers" assumevano gli atteggiamenti più disparati: impossibile quindi prevederne il comportamento.
C'era chi considera la chiusa alla stregua di una proprietà personale e vuole essere il solo ad azionarne i congegni, rifiutando con ostinazione di farsi aiutare da naviganti generalmente volenteroso.
Ce ne sono altri, invece, più socievoli e quindi ben contenti di fare quattro chiacchiere con chiunque sia in grado di intenderne il francese, spesso un po' viziato dalle inflessioni dialettali.
Oggi lungo quasi tutti i percorsi la maggior parte delle chiuse sono incustodite, e tutte le operazioni sono state automatizzate.
In genere le chiuse sono abbastanza ampie da contenere tre-quattro house boats, la conca ha forma rettangolare, tranne che sul Canale del Midi, dove è ovale.
Nei periodi di alta stagione, accade così di trovarsi insieme con persone di tre, quattro nazionalità diverse, come in una vera torre di Babele: ciascuno nella propria lingua urla consigli e raccomandazioni che non arrivano mai agli interessati, ma deviano, incrociandosi in uno spreco di grida, gesti concitati e risate generali.
Tuttavia il turismo fluviale permettere di essere in pieno contatto con la natura che ti circonda e il lento ritmo del viaggio non nuoce, anzi offre l'opportunità di escursioni fuori programma, magari in bicicletta alla scoperta di qualche angolo di paradiso nascosto tra gli alberi nelle pieghe delle colline.