ShooT[eR] - La sabbia di una clessidra.

Eccomi qui...
La mia stanza, la mia musica, la mia pelle, i miei occhi, le mie sensazioni multicolori...
A volte sembra impensabile che qualcun'altro, oltre noi, viva; ci sono brevi momenti nei quali ci siamo solo noi, istanti durante i quali l'unica cosa importante è il nostro essere, il nostro sentirci un unica cosa tra anima e corpo. Nessun altro, se non noi stessi.

La scuola è per me iniziata da non troppo tempo, che però a me sembra un eternità: una gabbia dalla quale non sono mai uscito e nella quale l'unica via d'uscita sembra così lontana ed irraggiungibile; una prigione nella quale fingo di essere felice di trascorrere il mio tempo, sorridendo a coloro i quali con lo sguardo incontrano i miei occhi fin troppo ciarlieri.
Il periodo caldo non è ancora passato e, come solitamente ogni anno accade, spero si protenda nella mia bellissima isola almeno sino all' inizio di Gennaio. Quanta strada per giungere alla fine dell' anno devo ancora compiere... quanta attesa per poter rivedere il mio angelo, biondissimo puntino di bianco vestito all' orizzonte che ora corre verso il suo destino, saltuariamente voltandosi verso me che arranco per raggiungerla, sorridendomi e ricominciando a volare sulla sua strada...
Un angelo bellissimo, bellissimo ed imperturbabile; mi sfiora il volto, mi osserva sorridente, e si allontana...

Scrivo di Martedì, e mentre batto queste parole (accorgendomi della mia totale incapacità di costruire un discorso logico) sono già passati venti minuti dall' inizio di questo nuovo pezzo che -mi accorgo mentre lo compongo- non ha nulla da comunicare se non il sincerare me stesso che la mia vita scorra lentamente e banalmente come la sabbia all' interno di una clessidra e compiacermi del fatto che, nonostante ciò, sto bene... avrò tempo per recuperare la mia invisibile e fortissima carica depressiva più avanti. Va' tutto normalmente, Ale... tutto normalmente; la tua esistenza in questo momento non è nient'altro che la lancetta sul quadrante di una sveglia, che aspetta solamente di posarsi sul numero giusto per scatenare uno squillante evento che scuoterà l'intero meccanismo, sia che questo sia positivo, sia che possa essere annoverato tra le esperienze negative, delle quali solitamente si ha miglior memoria.

In questo modo aspetto di vederti, Amore mio. Attendo di poterti ancora stringere a me sussurrando a bassa voce i secondi che mi dividono da quel momento; e da quello che sancirà la fine della settimana, del mese, della scuola. Credo piuttosto di essere una persona molto svogliata a prescindere dall' istituto scientifico che è diventato l'unico oggetto del mio odio durante questi anni, e nonostante come mio solito vorrei dare la colpa a qualcun'altro, questa volta sarò costretto ad osservare il dito puntato contro di me dalla figura sullo specchio che mi osserva.
Non riesco a scrivere un discorso logico.

Francesco, amico mio, tempo fa avesti ragione: guardando alle nostre spalle, se fortunatamente non saremo cambiati, rideremo.
Rideremo forte, con birra.