ShooT[eR] - Nove giorni.

2 Marzo 2004
Un foglio, una penna; non miei, ovviamente. Questo é tutto ciò che mi ritrovo davanti in questo istante.
Come al solito scrivo per distrarmi, per non pensare; ma anche no. Poco importa se il contesto nel quale ciò accade é quello della mia tranquilla stanza o, come in questo caso, la mia classe durante un ora di spiegazione di fisica.

- E così, Alessandro, ti sei reso finalmente conto dell' inesistenza del limite che la tua maturità dovrebbe porre alle tue azioni, e ai tuoi pensieri; hai capito quanto labile nella tua mente sia il confine tra immaginazione e noumeno.
- Sono pazzo, si. O forse solo incapace di capire, inabile al comprendere a fondo la differenza tra necessità e capriccio. Superficiale posso dirmi, osservandomi da lontano; infantile, come sempre sono stato.
Così unico mio conforto é una matita dal tratto freddo che mi indichi, scuotendo la testa, e l'imperiosa voce che mi chiede:
- Che fai, Alessandro? Forse che hai dimenticato la strada di casa, ed ora brancoli nel buio del ladro e dell' assassino?
Chiudi quindi gli occhi ed osserva le tenebre che le palpebre di regalano, chiedi loro cosa vuoi da te prima che queste si diradino, mostrandoti il mondo nei suoi luce, foglia e sangue.
- Voglio tutto, imperiosa voce, e voglio niente; perché non so cosa é tutto e cosa tutto non é
- Perdi il tuo tempo.
- Si, imperiosa voce; me ne rendo conto.

4 Marzo 2004
Sono passati due giorni. Com'e' ovvio nulla é cambiato, ma almeno scrivo in una condizione di imperturbabilità che mi chiedo quanto durerà. Forse il mio ego é comparabile all' essere aggrappato ad una scala. A volte salgo di qualche gradino e vedo sotto di me un largo e bellissimo panorama perdersi all' orizzonte; altre volte, invece, pericolante sul primo gradino, non vedo altro che la terra sulla quale la scala poggia.
Spero di essere rinchiuso all' interno di uno scatolone a tenuta stagna, ed erronaemente esser spedito su Giove.

8 Marzo 2004
Non capisco più nulla, credo. Ma se quello che credo é sbagliato, dato che non capisco nulla, significherà che ciò che credo é giusto. Quindi se ho la capacità di credere, si presuppone che io possieda anche quella del volere. Quindi, voglio.
Ma che cosa voglio? Voglio che la mia stella brilli, anche se per continuare a farlo dovrà celarsi alla mia vista. Ma anche no.
Quindi osserverò, sbagliando. E se dovrò scegliere, sceglierò; e qualsiasi sarà la via da me imboccata, avrò la certezza che sarà quella sbagliata. L'importante, comunque, é che credo che non toccherà a me decidere, stavolta. Ma almeno le entità superiori pazze mi hanno dato la possibilità di sbagliare comunque.

9 Marzo 2004
Hahaha! Sono completamente pazzo!

11 Marzo 2004
Probabilmente non sono pazzo; o almeno, lo sono a prescindere dalle situazioni che il mio debole ego ha affrontato, affronta e boh. Affronterà. Rileggendo ciò che scrissi, mi sono accorto di un errore, che correggerò immediatamente.
[...] E solo dopo che avrò intrapreso il cammino sbagliato, mi sarò accorto di quanto giusto fosse quello che ho lasciato alle mie spalle. Qualsiasi esso sarà, mi accorgerò di quanto più bello fosse quello che a lui ho preferito, e di quanto avrei preferito pestare la sua terra, invece di quella che ora sporca le mie scarpe.
Sto sbagliando tutto, anzi no. Io non posso sbagliare, perché io non imboccherò alcuna strada.
Ma mi renderò comunque conto - di aver sbagliato!

Quindi osserverò, durante il giorno che sfugge. -Questa é la mia sensibilità!-