LA POLITICA: RIVOLUZIONARI E CONSERVATORI

La nostra comunità, che numericamente non è stata mai una comunità consistente, non si è mai tirata indietro o fatta da parte di fronte ai grandi avvenimenti nazionali, ma ha agito in modo da condizionarli, da dirigerli quanto più possibile secondo i propri intenti, da indirizzarli secondo i propri interessi e le proprie convenienze.

Da qui la nascita e l’affermazione di due tendenze, di due schieramenti, di due fazioni, tra le quali c’era il popolo, c’era la massa, che spesso assisteva inerte, impossibilitato ad agire ed a reagire, relegato da pochi potenti di turno in un angolo a fare da spettatore.

Questa situazione va avanti per secoli e secoli, fino a quando all’inizio del Settecento le cose cominciano a cambiare: il proletariato, il popolo, da massa indistinta ed amorfa, abbandona il ruolo di spettatore per assumere decisamente quello di protagonista.

Montaguto, uscito decimato, sconvolto, quasi annientato dalla peste del 1656, nel corso del Settecento si ripopola, si ingrandisce e questo spiega perché il Settecento rappresenta il punto di svolta e di rottura rispetto al passato, dando vita ad una nuova realtà che si afferma e si consolida attraverso lotte e contese sotto l’aspetto politico e sociale, non dal punto di vista culturale, però, perché fino agli inizi del Novecento quasi nessuno si preoccupa di fare opera di alfabetizzazione e di acculturazione della povera gente.

Il punto di svolta della vita e della società montagutese è il Settecento, perché durante quel secolo si comincia a scardinare il potere feudale e baronale e cominciano ad aversi i primi segni delle futura proprietà privata con l’affermazione della classe dei massari, coltivatori di terre ed allevatori di animali, con l’affermazione della categoria degli artigiani, mastri d’ascia e mastri di carriera, fabbri e calzolai, sarti e scalpellini.

Saranno i Francesi nel 1806 a scardinare definitivamente il potere feudale.

Ma ciò non segna la fine dei problemi, perché con l’abolizione del feudalesimo bisogna pensare alla divisione del demanio, che a Montaguto è soprattutto il bosco, sul quale i cittadini hanno sempre avuto il diritto di pascolare, pernottare, raccogliere la legna per uso di fuoco e di pagliaia, raccogliere le ghiande per gli animali, cavare terra o sabbia.

La questione è ben delineata, ma nonostante questo, la popolazione si spacca in due unicamente perché una parte di essa si schiera nettamente a favore del Principe, memore degli antichi favori: i rivoluzionari, i democratici, sono dalla parte del Comune, i conservatori prendono le difese degli interessi degli Eredi Pinto e Spinelli.

Dalle lotte, dagli atteggiamenti e dai ruoli esercitati emergono le posizioni politiche di alcuni uomini.

Antonio Pepe, medico e sindaco per molti anni, prima e dopo l’unità d’Italia, è un conservatore di quelli che potremmo definire illuminati e moderati, Francesco Paolo Della Rovere è decisamente un conservatore, Camillo Spinelli, anche lui medico e amministratore di breve durata, è un moderato, difensore degli interessi popolari, antiborbonico e filounitario, deluso lascerà presto la scena politica locale; Don Giuseppe Iagulli, parroco e benestante, conservatore, vive un rapporto altalenante tra amore e odio per gli amministratori di turno, fino a quando, con l’unità d’Italia rompe ogni rapporto con l’Amministrazione Comunale e va alla guerra a tutto campo.

Causa della discordia è la diminuzione della congrua, cioè dell’indennità che da lunghi anni il Comune ha generosamente pagato ai Parroci, essendo la Parrocchia priva di rendite, se non di quelle ottenute dalla decima.

Il parroco Don Giuseppe Iagulli parte allora all’attacco, denunciando amministratori vecchi e nuovi

di gravi abusi commessi a danno del bene pubblico.

Qualcuno degli amministratori non gli dà ascolto e fa finta di niente, qualche altro, come Francesco Paolo Della Rovere, risponde per le rime.

In ogni caso i rapporti diventano tesi e la congrua in parte negata porta Sindaci e Parroco fino ai più alti gradi di giudizio, alla Corte di Appello di Napoli e al Consiglio di Stato a Firenze.

Poi ancora altri sindaci, altri parroci, altre storie…

Sotto l’aspetto più squisitamente politico e sociale, bisogna dire che c’è un filo conduttore che lega gli eventi del Settecento a quelli del secolo successivo e quelli dell’Ottocento ai fatti del Novecento e questo filo conduttore passa attraverso la Carboneria durante la quale appare ancora più netta la divisione e la distinzione della popolazione in seguaci e difensori del governo borbonico e rivoluzionari volti a ritagliarsi uno spazio sempre più ampio nel campo economico e ad occupare un posto nella strategia politica e amministrativa.

Infatti a Montaguto la Carboneria non è un fatto epidermico, ma ha una perfetta organizzazione.

Le lotte tra gli opposti schieramenti non risparmiano nessuno degli eventi piccoli e grandi della storia montagutese ed a giusta ragione.

 

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