PELLEGRINAGGIO A VALLEVERDE

Ore 2:00.

Luogo d’incontro il sagrato della piccola chiesa del paese.

Il richiamo delle campane, il brusìo sommesso, il bussare di porta in porta in atto di richiamo aprono la notte più lunga dell’anno.

A Montaguto c’è l’antica tradizione di percorrere a piedi il tratto di strada lungo circa 17 km che separa il paese da Valleverde.

Qui ogni anno si rinnova la devozione alla Madonna che dal luogo ne prende il nome.

E’ una di quelle processioni che toccano l’animo nel più profondo forse perché ha come scenario la notte o forse perché ha come musica dolci canti o forse perché sfilano tutte le età o forse perché nei cuori di tutti, in quegli attimi regnano solo pensieri e sentimenti tra i più belli e commoventi.

Mentre essa si snoda per le strade del paese, canti vecchi come il tempo riecheggiano nell’aria, arrecando un senso di pace e di commozione in tutti quelli che dai balconi o dalle finestre si affacciano per accompagnare con lo sguardo quella fila affollata che si perde nella notte, così come di essa si perdono le origini nella notte dei tempi.

Il paese quasi si svuota, la processione prosegue per un tratturo buio, illuminato da fiaccole.

Una lunga fila di anime con i cuori in mano offrono quel loro sacrificio ad un qualcosa che dall’alto li guida.

Giovani, meno giovani, anziani in quei momenti sono tutt’uno e tutti assorti in quel loro nobile sacrificio. Nei cuori di ognuno in quella notte magica si riaccende la fiaccola della speranza, della fede, della carità, dell’amore, dell’entusiasmo. Ognuno rivolge a quella Madonna una preghiera speciale, ognuno offre quel sacrificio in ricompensa di una vita migliore.

La processione, dopo aver percorso l’impervio tratto di strada ciottoloso a tratti cosparso d’erba coperta dalla viscida umidità notturna, arriva sul grigio asfalto della S.S. 90 delle Puglie.

Il buio avvolge ancora la notte.

Il silenzio dei posti è rotto da antiche canzoni e dalle preghiere accorate della gente.

Ecco, comincia l’alba.

I raggi del sole di maggio illuminano i volti stanchi, si, ma consapevoli di quella fatica. Qualche sparuto viaggiatore delle prime ore del giorno saluta con devozione la croce, che apre la fila e rallenta in atto di stima verso quel corteo.

Dopo diverse ore di cammino la processione sosta alle "Querce" un piccolo bar sulla S. S. 90 che per questo passaggio apre a quell’ora la sua porta ai devoti per far sì che possano rifocillarsi o assolvere a qualunque altro loro bisogno.

Il cammino verso il luogo Santo riprende.

Dopo altre ore di cammino si arriva in un punto, così detto"andò s’cerca razì’", dal quale è possibile vedere la facciata del santuario.

Qui si assiste ad una scena toccante: tutti come per incanto si fermano, s’inginocchiano e molti con gli occhi umidi, lo sguardo rivolto a quella meta, il rosario tra le dita rivolgono alla Madonna i pensieri più segreti.

Donano. Chiedono. Sperano.

Il percorso riprende.

Siamo ora per abbandonare la statale e imboccare un vecchio tratturo con percentuale di salita alquanto sostenuta.

La vicinanza al luogo santo, la segreta speranza di poter confidare ogni cruccio a quella statua che è lì da tanto tempo, porta una sferzata di energia alle membra esauste di tanta gente.

La salita riprende con sostenuta iena, ma le voci ora sono diventate più flebili, i canti meno forti.

Ecco all’improvviso riappare il santuario, a questo punto tutte le persone di sesso maschile che fino ad allora non avevano avuto un posto stabile lungo il percorso, ora si dispongono avanti in doppia fila, seguono poi le donne.

Dopo una notte di cammino finalmente si è giunti.

La croce al centro, gli uomini e poi le donne in due ali che fanno da corona si avviano verso il sagrato, mentre lo scampanìo richiama tutta l’altra gente che è già li ad aspettare l’arrivo della processione.

Un altro colpo al cuore, un’altra scena di toccante emozione:

colui che porta la croce si inginocchia non appena pone piede in chiesa, dopo di lui tutti, entrando così in posizione di estrema umiltà, quasi strisciando ai piedi della Madonna, che dall’alto della sua nicchia sembra benedire quei suoi figli che ogni anno nella terza domenica di maggio ripetono questa tradizione tanto vecchia che si perde nella memoria dei più.

Qui, in silenzio, si dà sfogo ad ogni intimità...

Dopo la messa ed un po’ di riposo, alle 12:00 la processione riparte alla volta di Montaguto.

A volte sotto la pioggia sferzante, a volte sotto il sole cocente, i devoti arrivano alle pendici di Montaguto nel tardo pomeriggio.

Riordinano la fila e proseguono.

Intanto le campane del paese ricominciano a parlare il loro linguaggio, che in quell’occasione è di gioia per il ritorno della processione, e di richiamo per quelli rimasti in paese che si preparano ad accogliere, insieme alla statua della Madonna, i devoti di ritorno da Valleverde.

Arrivano esausti, gli sguardi affannati, i visi bruciati dal sole, o umidi per la pioggia, il cuore leggero, rinnovati nello spirito e fortificati nell’ animo.

Col residuo delle forze riportano in chiesa il crocifisso e la statua della Madonna.

Il corteo intanto si scioglie ed ogni animo ricomincia con rinnovati proponimenti.

 

                                

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