Notizie
Gruppo che si può
considerare, per la sua posizione geografica, unito a quello del vicino Ortles;
entrambi situati nelle Alpi Retiche principalmente nelle competenze delle province
di Bolzano, Trento, Sondrio e Brescia. Punto forte di questo gruppo è
la presenza di ghiacciai a partire da quello dei Forni, il più esteso
delle Alpi italiane, a quello del Cevedale, del Cedec, di Solda, del Madaccio
e altri. Dal punto di vista alpinistico
non si possono trovare vie di arrampicata di particolare interesse e nemmeno
di grande difficoltà come invece sui vicini gruppi, ma comunque i panorami
che si possono trovare a quote spesso molto elevate, rendono questi luoghi più
che degni di interesse.
Veduta
del Gran Zebru (3851 m) dal rif. Casati
La quota media di molti itinerari interni
al gruppo è superiore ai 3000 m e questo fà della neve e
del ghiaccio un elemento caratterizzante di ogni escursione sulle molte
cime di certo interesse. Tra queste prima tra tutte il Gran Zebrù
e l'Ortles assieme al Cevedale, Pizzo Tresero, M.te Vioz, punta S. Matteo,
Corno dei Tre Signori, cima Venezia e la famosa traversata
delle tredici cime che concatena cime superiori ai 3000 m dal
Cevedale al Tresero.
Tutto il territorio è sotto la tutela del
parco
dello Stelvio, è l'area protetta più ampia d'Italia
e copre i territori di Lombardia (più ristrettiva dal punto di vista
della salvaguardia) di Alto Adige e Trentino (salvaguardia pressoché
nulla come potrà osservare ogni turista in cerca di bellezze naturali).
Il parco contiene circa 120 ghiacciai la cui copertura complessiva raggiunge
i 19.000 Ha; l'elevato numero si spiega se si pensa che il 70% del territorio
è sopra i 2000 m e quasi 150 vette superano quota 3000 m.
Dal punto di vista geologico
il gruppo si presenta parte costituente del circo alpino generato dal sormontarsi
di singole unità tettoniche (falde). Nella fattispecie troviamo
tre falde separate da linee tettoniche in corrispondenza delle quali si
sono intruse rocce porfiritiche e dioritiche. Una di queste è decifrabile
in corrispondenza del Gran Zebrù dove si nota la netta differenza
di roccia (oltre tutto molto più chiara) rispetto a quella circostante
costituita prevalentemente da Dolomia Principale.
Per quanto riguarda le prime
ascensioni da menzionare sono sicuramente quelle di J.Pichler
sull'Ortles che per anni fu il solo che riusciva, ad ogni tentativo, a
raggiungere la vetta (1805 da ESE e SO). Come per il gruppo dell'Adamello
e della Presanella compaiono, dopo il 1860 gli alpinisti-esploratori inglesi
quali Freschfield e Tuckett; a quest'ultimo spetta la prima ascensione
al Gran Zebrù che raggiunse dalla cresta E, senza ramponi, scavando
nel ghiaccio a colpi di piccozza i gradini che lo portarono sino alla vetta.
Immancabile il cartografo boemo Julius Payer (primi '900) che scoprì
e mise su carta molti degli itinerari ora seguiti. Dopo la pausa della
grande guerra nasce l'alpinismo tecnico, discendente da quello esplorativo
dell'anteguerra; tra i molti spiccano i nomi di F. Schmid (primo salitore
del Cervino), Eugenio Prati (N del Tresero), Ertl (N dell'Ortles) e Messner
(SO Ortles) .