Via Normale Cresta Est
Scheda tecnica:
GRUPPO |
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QUOTA |
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DIFFICOLTA' |
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DISLIVELLO RIFUGIO |
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DISLIVELLO CIMA |
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SCIALPINISTICA |
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ATTREZZATURA |
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Percorso:
DALLA PALA GHIACCIATA:
Veduta della pala del Carè Alto dal "Sas de la Stria"
E' una delle più belle cime del Trentino
ed offre una varietà tale di itinerari e di panorami da renderla
meta frequentatissima in ogni periodo dell'anno. Da questa cima (e questo
termine lo merita a tutti gli effetti) ha inizio la cresta da cui spiccano
prima i Denti di Folletto, poi il Corno di Cavento e quindi il Crozzon
del Lares.
Testimone dei conflitti della guerra mondiale,
il Carè Alto, come le vicine montagne, mostra ancora gli evidenti
segni della presenza del fronte austriaco; a partire dalle bombe disseminate
sul ghiacciaio, a ciò che resta delle teleferiche (come si può
vedere sull'anticima del Carè); meno frequenti comunque dopo la
pulizia e la rimozione degli argani e degli esplosivi avvenuta nel 1998.
Immenso è il panorama e dalla vetta si
può apprezzare appieno la bellezza della sottostante valle di Fumo
e della diga artificiale di Malga Bissina, uno dei pochi casi ben riusciti
di inserimento ambientale di opere artificiali; in giornate serene non
può sfuggire il crinale SO della Presanella, del Cop di Breguzzo
ma anche di lontani gruppi a partire dal Monte Rosa, Ortles, Cevedale,
Bernina e della bella cima del Grossglockner in Austria.
Per raggiungere la vetta si può fare riferimento
al Rif. Carè Alto, aperto anche
in stagione invernale, versione aggiornata di quello che era il rifugio
abbattuto in tempo di guerra di cui ora rimangono solo i ruderi e la chiesetta
rimasta indenne.
Si lascia l'automobile in un ampio parcheggio
a quota 1720 m in valle di Borzago e si percorrono i primi passi
su strada sterrata. Si abbandona poi questa per seguire un sentiero che
sale rapidamente sino a raggiungere il Rio Pelù dove si apprezza
qualche metro di piano e dove un ponte permette l'attraversamento del torrente
(ricostruito nella primavera del 2000 a causa di una piena che, oltre al
ponte, ha portato a valle parte del sentiero). Si supera un'altro sbalzo
poi un tratto pianeggiante al termine del quale è visibile
la cruda valle di Conca ed il rifugio (quota 1984; ore 1.45- 2-00 ). Un
sentiero zig-zagante supera lo sbalzo che ci separa dall'apparentemente
vicino rifugio tra i sassi morenici e le fastidiose gradinate di sassi
e terra che porteranno alla meta in circa 45'.
Si apprezza la familiarità della gestione
e la cena prima di dormire.
La mattina presto si comincia a camminare sperando
che la sempre presente nuvola in vetta si dissolva; si passa davanti al
rifugio e si percorrono le erte scale lungo la cresta Cerana. Si segue
il comodo sentiero sino ad un incerto ponte sul torrente e si decide se
curvare decisamente a monte (percorso 1) salendo quasi
verticalmente (ometti segnaletici) sino al Sas de la Stria presso la sella
di Niscli (2830 m) , ai piedi del ghiacciaio, percorrendo
le impressionanti lastre tonalitiche levigate dal ghiacciaio (ore 1). (Percorso
2) In alternativa, dal "ponte" si prosegue diritti (NE) per poi salire
a zig- zag sino ai Pozzoni dove l'acqua di fusione ha creato dei piccoli
laghetti. Percorso questo meno incerto ma un po' più lungo; come
più lungo risulta anche il tratto da percorrere sul ghiacciaio.
In entrambe i casi si prosegue poi su ghiacciaio
(molto presenti crepacci sul fronte terminale) puntando verso SO verso
le gobbe di Folletto sino al lato O della pala ghiacciata.
Si può risalire la pala, rimanendo completamente
ad O (verso la valle di Fumo), ed avanzando verticalmente, oppure salirla
trasversalmente portandosi in prossimità della gobba di Folletto.
Giunti alla sommità della pala (si presenta ghiacciata soprattutto
a fine stagione) è possibile assicurare la corda per una sicurezza
(forse eccessiva) della cordata. Si percorre ora la cresta sommitale immediatamente
a ridosso della pala ghiacciata; sulla destra si può ammirare la
valle di Fumo separata da noi da una parete (non strapiombante) di
quasi 1500 m. Al termine della crestina si percorrono gli ultimi metri
su roccette di I grado che, con un minimo di attenzione, portano sino alla
bella vetta; immancabile la croce! Il panorama compensa la fatica.
Variante:
Giunti
ai piedi della pala ghiacciata è anche possibile superarla verticalmente
da sinistra (E) dove la pendenza è più elevata giungendo
sino alla sella prospiciente ai resti della teleferica; la pendenza è
variabile in base alla stagione (circa di 60°); si risparmia qualche
minuto di cammino e si rende più
varia la salita (difficoltà
PD+).