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Carè Alto

Via Normale Cresta Est

Scheda tecnica:

 
GRUPPO
Adamello
QUOTA
3463 m
DIFFICOLTA'
F+
DISLIVELLO RIFUGIO
740 m
DISLIVELLO CIMA
1006 m
SCIALPINISTICA
SI
ATTREZZATURA
Da ghiacciaio


Percorso:

DALLA PALA GHIACCIATA:

Veduta della pala del Carè Alto dal "Sas de la Stria"

  E' una delle più belle cime del Trentino ed offre una varietà tale di itinerari e di panorami da renderla meta frequentatissima in ogni periodo dell'anno. Da questa cima (e questo termine lo merita a tutti gli effetti) ha inizio la cresta da cui spiccano prima i Denti di Folletto,  poi il Corno di Cavento e quindi il Crozzon del Lares.
  Testimone dei conflitti della guerra mondiale, il Carè Alto, come le vicine montagne, mostra ancora gli evidenti segni della presenza del fronte austriaco; a partire dalle bombe disseminate sul ghiacciaio, a ciò che resta delle teleferiche (come si può vedere sull'anticima del Carè); meno frequenti comunque dopo la pulizia e la rimozione degli argani e degli esplosivi avvenuta nel 1998.
  Immenso è il panorama e dalla vetta si può apprezzare appieno la bellezza della sottostante valle di Fumo e della diga artificiale di Malga Bissina, uno dei pochi casi ben riusciti di inserimento ambientale di opere artificiali; in giornate serene non può sfuggire il crinale SO della Presanella, del Cop di Breguzzo ma anche di lontani gruppi a partire dal Monte Rosa, Ortles, Cevedale, Bernina e della bella cima del Grossglockner in Austria.
  Per raggiungere la vetta si può fare riferimento al Rif. Carè Alto, aperto anche in stagione invernale, versione aggiornata di quello che era il rifugio abbattuto in tempo di guerra di cui ora rimangono solo i ruderi e la chiesetta rimasta indenne.
  Si lascia l'automobile in un ampio parcheggio a quota 1720 m in valle di Borzago e si percorrono i primi passi su strada sterrata. Si abbandona poi questa per seguire un sentiero che sale rapidamente sino a raggiungere il Rio Pelù dove si apprezza qualche metro di piano e dove un ponte permette l'attraversamento del torrente (ricostruito nella primavera del 2000 a causa di una piena che, oltre al ponte, ha portato a valle parte del sentiero). Si supera un'altro sbalzo poi un tratto  pianeggiante al termine del quale è visibile la cruda valle di Conca ed il rifugio (quota 1984; ore 1.45- 2-00 ). Un sentiero zig-zagante supera lo sbalzo che ci separa dall'apparentemente vicino rifugio tra i sassi morenici e le fastidiose gradinate di sassi e terra che porteranno alla meta in circa 45'.
  Si apprezza la familiarità della gestione e la cena prima di dormire.
  La mattina presto si comincia a camminare sperando che la sempre presente nuvola in vetta si dissolva; si passa davanti al rifugio e si percorrono le erte scale lungo la cresta Cerana. Si segue il comodo sentiero sino ad un incerto ponte sul torrente e si decide se curvare decisamente a monte (percorso 1) salendo quasi verticalmente (ometti segnaletici) sino al Sas de la Stria presso la sella di Niscli (2830 m) , ai piedi del ghiacciaio,  percorrendo le impressionanti lastre tonalitiche levigate dal ghiacciaio (ore 1). (Percorso 2) In alternativa, dal "ponte" si prosegue diritti (NE) per poi salire a zig- zag sino ai Pozzoni dove l'acqua di fusione ha creato dei piccoli laghetti. Percorso questo meno incerto ma un po' più lungo; come più lungo risulta anche il tratto da percorrere sul ghiacciaio.
  In entrambe i casi si prosegue poi su ghiacciaio (molto presenti crepacci sul fronte terminale) puntando verso SO verso le gobbe di Folletto sino al lato O della pala ghiacciata.
  Si può risalire la pala, rimanendo completamente ad O (verso la valle di Fumo), ed avanzando verticalmente, oppure salirla trasversalmente portandosi in prossimità della gobba di Folletto.

Giunti alla sommità della pala (si presenta ghiacciata soprattutto a fine stagione) è possibile assicurare la corda per una sicurezza (forse eccessiva) della cordata. Si percorre ora la cresta sommitale immediatamente a ridosso della pala ghiacciata; sulla destra si può ammirare la valle di Fumo separata da noi da una parete (non strapiombante)  di quasi 1500 m. Al termine della crestina si percorrono gli ultimi metri su roccette di I grado che, con un minimo di attenzione, portano sino alla bella vetta; immancabile la croce! Il panorama compensa la fatica.
Variante: Giunti ai piedi della pala ghiacciata è anche possibile superarla verticalmente da sinistra (E) dove la pendenza è più elevata giungendo sino alla sella prospiciente ai resti della teleferica; la pendenza è variabile in base alla stagione (circa di 60°); si risparmia qualche minuto di cammino e si rende più varia la salita (difficoltà PD+).