otemic Alchemy



TESTO DI PRESENTAZIONE PER TOTEMCITY
MIAMI ART FAIR 2007
"THE SECRET MOUNTAIN: URBAN TOTEMIC ALCHEMIES"
"LA MONTAGNA SEGRETA: ALCHIMIE TOTEMICHE URBANE"

"L'uomo sogna. E quando i suoi sogni sono condivisi da altri uomini questi diventano miti e leggende".


Afferma Mircea Eliade: " Il Simbolo è qualcosa che è in grado di trasformare un oggetto o un atto in qualche cosa di diverso da quel che sono nell'esperienza profana, abolendo i limiti di quel frammento che è l'Uomo, per Integrarlo in una più vasta Unità, come la Società e l'Universo". La Nave degli Argonauti è l'EKKLESIA, per mezzo della quale operano gli eletti, i Chiamati.
L'Alchimia, termine composto dal greco chymè (lingotto, metallo fuso) e dall'articolo arabo al, ebbe origine in Egitto nel secondo/terzo secolo d.C. Il termine viene fatto anche risalire all'egiziano Kemi, "Terra Nera", il limo del Nilo che rende fertile la terra. Le origini dell'Alchimia, cioè dell'insieme di dottrine filosofiche, tecniche chimiche e discipline spirituali note con questo nome, sono riconducibili a molteplici aspetti del mondo antico:
- alle arti e ai segreti del mestiere degli artigiani, dei fabbri, dei coloranti di stoffe, degli erboristi, dei maestri vetrai;
- al Simbolismo Cristiano e, in particolare, a quello riguardante la vita, la morte e la resurrezione;
- alla letteratura cosiddetta "ermetica", fiorita nell'Egitto alessandrino nei primi secoli d.C.
- al simbolismo di alcune antiche religioni misteriche;
- al simbolismo del tempo legato al rinnovarsi ciclico della Natura;
- al simbolismo della cavalleria intesa come "azione spirituale";
- alla storia della Medicina e della Chimica.
Fondandosi sulla dottrina filosofica dei quattro elementi fondamentali - aria, acqua, terra e fuoco - più un quinto, l'etere, mutuata dalle dottrine cosmologiche di Aristotele, gli Alchimisti sostenevano che gli elementi potessero essere convertiti l'uno nell'altro per intrinseca trasformazione sostanziale e combinazione chimica.
Essi ritenevano che questo processo potesse condurre alla trasmutazione dei metalli in oro e alla preparazione di un Elisir in grado di sanare qualsiasi malattia, e dunque di renderci eterni. Tale dottrina, nei secoli successivi, si arricchì di elementi gnostici e mistici, sotto l'influsso del neoplatonismo e del cristianesimo, divenendo sempre più scienza sacrale e segreta. Fin dalle origini dell'alchimia, la trasformazione dei metalli "vili" in oro e la preparazione di un Elisir, furono prese come metafore della realizzazione spirituale dell'uomo.
Nel mondo occidentale l'Alchimia raggiunse un alto grado di evoluzione nel dodicesimo/ tredicesimo secolo grazie all'opera di studiosi sia cristiani che arabi. Questi ultimi contribuirono infatti a trasmettere e sviluppare gli scritti alchemici più antichi durante il medioevo.
Sia Umanisti che Scienziati continuarono a interessarsene fino a tutto il secolo XVII. Ricordiamo tra coloro che scrissero d'Alchimia, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Bacone, Paracelso e Newton.
Nel '900 Jung ha sostenuto nei suoi studi sull'Alchimia che gli alchimisti proiettassero il loro percorso interiore di trasformazione, - ovvero il "Processo di Individuazione del Sé" - sulla materia. Anche l'Alchimia, come il Cristianesimo, si propone come via per raggiungere l'integrazione attraverso la sublimazione della materia e la corporificazione dello spirito. L'Uomo universale che l'Alchimista tenta di realizzare si colloca al di là degli opposti e delle particolarità che caratterizzano ogni individuo, setta o gruppo di uomini.
L'Analogia con il Cristianesimo si manifesta attraverso l'aspirazione più vera e profonda della tradizione alchemica: la transustansazione della Materia e dell'Operatore che agiscono insieme l'uno sull'altra e l'uno mediante l'altra.
Facciamo qualche esempio. Il Vello d'Oro da conquistare è un totem inanimato ma luminoso della precedente regalità, che vedeva nel Re medesimo la figura sacrificale, periodicamente uccisa per il bene e la fertilità comuni. La località dove si custodisce il Vello d'Oro è la lontana e misteriosa Colchide, oltre il Mar Nero, o, secondo altre tradizioni importanti, in Adriatico.
Essa è detta "essere lucente d'oro". Questo perché si vuole che essa si trovasse sulla Via dell'Ambra. Forse la pelle del mitico montone era rivestita dì questa preziosa sostanza, sacra al Sole, che aveva un grande valore e delle misteriose proprietà elettrostatiche. Ma di animale si trattava, e dunque di rimando al potere primigenio della Natura.
Il totem raggiunge la sua popolarità attraverso i culti, i quali sono il retaggio di tabù sorti con le culture totemiche, dove s'innalzavano offerte (oggi i fioretti) alla divinità per non incorrere nelle ire della Divinità, come ad es., ad esorcizzare la mancanza di animali da cacciare, ad esorcizzare il timore di elementi atmosferici avversi, ad esorcizzare infortuni-malattie, sfortune personali e collettive. La tribù, il Clan - come avvenne di seguito con il loro sviluppo nel popolo - avevano tutti una divinità "propria", che veniva rappresentata totemicamente nelle forme più diverse. E molte di queste rappresentazioni hanno subito, anche se solo nella loro forma esteriore, l'evoluzione nell'immaginario collettivo legata alla formazione della coscienza di gruppo (di popolo). Questo fu l'inizio delle religioni esteriori, che si compì nell'evoluzione dei culti exoterici primitivi.
Nei racconti di un gran numero di popolazioni, si ritrova spesso il motivo dell'eroe inghiottito da un animale che è generalmente un pesce: da Pinocchio a Giona inghiottito dalla balena, non mancano esempi anche nella mitologia classica, nelle fiabe russe, tedesche, nonché nei racconti di numerose popolazioni << primitive >>. Nelle versioni più recenti del racconto, l'inghiottimento da parte del grosso pesce è una << disgrazia >> che capita all'eroe, il quale generalmente o per la sua abilità, o per aiuto esterno, riesce a << reagire >> all'inghiottimento tornando alla luce. Molte volte questa << liberazione >> è ottenuta coll'uccisione dell'animale inghiottitore, e pure molte volte l'eroe ritrova nel ventre dell'animale dei << morti >> come i suoi genitori, ecc.
L'etnologia ci fornisce la chiave del racconto: alle sue origini sta, infatti, un sistema sociale a base totemica, in cui nel rito d'iniziazione l'iniziato era apparentemente inghiottito dall'animale totemico e risputato, acquistando così le qualità proprie dell'animale e cioè le qualità ideali del nucleo umano di cui faceva parte. L'iniziato in questo modo << moriva >> per << rinascere >> dotato di tutte le qualità che ne facevano un uomo completo. L'inghiottimento si presentava, dunque, come un avvenimento particolarmente felice in seguito al quale l'iniziato veniva ad assumere il posto di << uomo >> nella comunità. L'animale non era per nulla un essere << maligno >> da cui ci si dovesse difendere, ma anzi esercitava le sue prerogative di protezione.
Questo, in linea di massima, il significato originario del totem.
Col cadere del sistema sociale cui era legato questo rito, il totem parve interpretabile in maniera corrispondente alla nuova concezione dell'invincibilità e dell'immortalità. Oggi infatti è sostituito dall'icona pubblicitaria. I cartelloni, gli stessi totem "locandina" che servono a ricondurre l'uomo verso un raccoglimento di sapere - e dunque del potere (non in quanto autorità, bensì in quanto autorevolezza) rendono le icone dell'advertisement il totem contemporaneo. La pubblicità odierna offre proprio questo: ci fa inghiottire-consumare il prodotto, per farci assumere le caratteristiche identitarie e i valori dello stesso.
Se ci riflettiamo su, nella vita di ogni uomo esiste un periodo dove avviene il rito dell' inghiottimento, l'iniziazione, il morire per rinascere dotato di tutte le qualità del totem che c'inghiotte.
Ecco il senso avanguardistico di questa mostra proposta dalla BFA a Miami Art Fair 2007 che pone in essere la naturalità del totem, ovvero il ritorno ai valori primari della natura attraverso il vetro soffiato, che coniuga l'intuizione straordinaria degli artisti con l'antichissima sapienza artigiana dei maestri vetrai. Natura priva di artificio, e realizzata, attraverso i soffiatori muranesi, con l'idea di Luigi Benzoni, Dusciana Bravura, Christoph Kiefhaber , Marco Lamoyil, Roberto Matta, Aldo Mondino, Irene Naef, Irene Rezzonico, Juan Ripolles, Silvio Vigliaturo e Robert Zeppel-Sperl.

La mostra è a cura di Boris Brollo.

Testo critico di
Monica Nucera Mantelli


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