omus Aurea



Gli spazi della città - Tra nuove tendenze, classicità e armonie industriali
L'ARTE DI ABITARE

Spesso nascoste ma bellissime. Gli spazi delle più belle case torinesi sono riservate ai loro proprietari e a una ristretta cerchia di amici. Il risultato è stato entusiasmante, anche se l'anonimato è d'obbligo...

Domus aurea. La casa da sempre è il nostro tempio personale. A Torino, gli interni delle abitazioni più preziose rimangono nascosti, aperti solo a quei pochi privilegiati che riescono ad accedervi. Nelle spirito ermetico che si confà a questa città, la casa diventa necessariamente lo specchio dell'anima, sovente nascosta, dei suoi abitanti. Da un punto di vista simbolico - se facciamo un passo indietro nel tempo - la casa 'nasce e si conclude' nel posizionamento delle sue quattro 'pietre fondamentali', cioè nella stesura delle quattro lapis angolari sulla quale si àncora l'intera costruzione. La pietra portante simboleggia la 'chiave' che porta a un nuovo mondo, tant'è che per i cristiani San Pietro è 'l'apriporte' dell'altro mondo, il tenutario, appunto, delle chiavi del Paradiso.
Ancor più, il mondo abitativo privato viene chiamato dagli anglosassoni home, per sottolineare la differenza con house in quanto pura e semplice costruzione edile. Ma a Torino ci sono professionisti che sanno apportare alla dimensione domestica sgnificati profondi, arte e fantasia? Lo chiediamo all'architetto Michele Aruanno che ha da poco compiuto 25 anni di attività con il suo Studio Gruppo Thema Progetti. "Oggi come oggi l'architetto è, a tutti gli effetti, l'organismo architettonico principe deputato alla soddisfazione dei bisogni fondamentali dell'uomo, quindi occupa il territorio professionalmente più importante. Come uomo che vive a Torino, la casa per me é il contenitore delle mie memorie, delle mie passioni, delle mie ambizioni. Posso dire che è il punto di partenza ed il punto di arrivo dei bisogni e progetti della mia vita.".
Prosegue l'analisi l'architetto Loris Quarella, dello Studio Arkita "Per me sicuramente l'architettura d'interni si muove sul vivere, sull'umano, sull'elemento cultura. Purtroppo tutto è già stato sperimentato e oggi prevalgono le espressioni economiche. In questi casi, purtroppo, l'architetto non è più un demiurgo."
Sono però proprio figure carismatiche come le loro, tra sognatori e disincantati, che sanno 'mettere in scena il nuovo' rispettando ed esaltando il gusto e le esigenze del committente. Dando concretezza a un mondo studiato già da Archimede con la sua ricerca sulle proporzioni armoniche dell'architettura. Ma proseguendo anche il cammino ideale verso l'identificazione dei luoghi e dei campi magnetici che attraggono fortuna e prosperità per la costruzione dell'edificio (è il caso della geomanzia), o il corretto e fluido posizionamento dei complementi d'arredo negli spazi interni (come nel Feng Shui).
Un'arredatrice che preferisce mantenere l'anonimato ha trovato la casa dei suoi sogni a Superga circa due anni fa, nella location dove - nel 1700 - settemila uomini ingaggiati da Filippo Juvarra collocarono l'ultimo avamposto per il passaggio delle pietre che sarebbero andate a costruire la Basilica. Il sito, che ospita l'antico pozzo pubblico, accoglie questa ridente ed eclatante casa giallo-rossa, con le sue cinquantotto finestre e relativi ballatoi che dominano la vista sulla collina. Nelle coloratissime stanze, capeggiate dai toni rosso e giallo sole, una serie di collezioni tra le più originali. In raccolta perenne una quindicina di vues d'optiques d'epoca, case e chiese in miniatura, angioli e puttini che occhieggiano su salotti e camere da letto, alcune splendide lampade Girardot. Attorno ai 1100 metri quadri di casa, troneggiano splendidi alberi tra cui un rigogliosissimo platano con più di quattrocento anni.
Secondo Barbara Citterio, invece, il gusto architettonico va verso una dimensione intimista, con un cuore tecnologico ed un habitat che rispetta l'anima. "Dopo il minimal e dopo l'high tech, siamo passati alla color-aroma-terapia ed al feng shui. Non credo in nessuno di questi stili, credo piuttosto in una appassionata personalizzazione che non tenga conto delle mode ma le superi con i propri desideri." La casa realizzata dall'architetto Citterio per un collezionista d'arte contemporanea è progettata come galleria ad anello, che pare ispirarsi alla grande opera circolare dell'americano Long. Il tutto è percorribile o divisibile attraverso quinte mobili in vetro e acciaio. Tali separazioni permettono al padrone di casa di celare la cucina e di ottenere una zona per il soggiorno degli ospiti ogni qual volta lo desideri. Il pavimento, in omaggio ad Ulisse, è realizzato in legno di teak, disposto in listoni diagonali come sulla coperta delle imbarcazioni a vela.
La casa curata dall'interior designer Nella Montrucchio, su progetto architettonico di Eva Bianchi, ha uno stile internazionale che appartiene al XX° secolo con riferimenti territoriali al gusto e alle affinità della proprietà. Vi si ritrovano pezzi di importante design - pregevole il soppalco in ferro - abbinati a pezzi di antiquariato Carlo X come per lo splendido biliardo, e mobili stile Impero e Biedermeier. Passeggiando tra le stanze, forte il contrasto tra le giocose pareti color pastello e la più pregevole collezione di pittura e scultura moderna e contemporanea che si inserisce con piacevole effetto in una cucina ipertecnologica, integrata a pezzi degli anni Sessanta. "La città e i torinesi sono portatori di continue sorprese - dice la Montrucchio - Basti constatare l'esclusivo attaccamento che i torinesi hanno per la tradizione piemontese e inglese; con improvvise concessioni a collezioni Lenci piuttosto che a vetri Liberty, oppure ad inserimenti incredibilmente minimali, con espressioni di arte povera e di avanguardia ardita."
Sono dello Studio Gianfranco Tozzini Architettura i due loft atti all'interno del Mulino Feyles, che è stato da loro trasformato in un insieme di unità abitative. Gli interventi dei due architetti, Roberta Tozzini e Gianluca Sciascia, sono caratterizzati da un'estrema linearità e grande attenzione al corpo di fabbrica originario. L'ambience di entrambi gli spazi si ramifica tra colonnine in ghisa, serramenti in ferro, impalcati in legno, spazi a doppia altezza per ottenere ambienti unici dal carattere domestico posto tra confort e innovazione.
Il primo loft è collocato al terzo piano del Mulino, ed e' stato concepito per un single. Il Committente e l'architetto Gianluca Sciascia hanno prediletto la soluzione open-space in modo da far risaltare il grande e luminoso soggiorno con la cucina in acciaio posta su isola centrale. Qui i colori predominanti sono varie tonalità di grigio e il bianco. La pavimentazione è grigio scura, realizzata in resina spatolata come il bagno. La tinta delle pareti del living offre un'atmosfera gotica, con le sue strisce orizzontali grigio perla e bianche realizzate in calce. Gli arredi sono rigorosi, in acciaio e vetro, con divani lineari e tocchi di divertimento nelle poltrone zebrate.
Il loft di Roberta Tozzini, architetto e proprietaria, è al primo piano del Mulino Feyles. Anch'esso un open-space con circa cento metri quadri dedicati alla zona pranzo e soggiorno, mentre il rimanente spazio è diviso tra la cucina, i servizi, e la camera padronale con cabina armadi e bagno. Aleggia - supportato dal netto e pulito utilizzo di specchi, vetri e cristalli - un'impronta di raccoglimento. A vista il soffitto in legno e le colonnine portanti originali in ghisa, nonché l'intonaco e la tonalità chiare delle pareti ottocentesche del salone, che superano i quattro metri d'altezza. Per non intaccare i muri con le tracce degli impianti, la Tozzini ha utilizzato torrette e pilastrini scatolati in ferro grezzo e termosifoni di tipo industriale. Il pavimento del salone è in resina spatolata color vaniglia, mentre quello della cucina e della stireria sono in cemento levigato con pietre di fiume. Tra i suoi motti Less is more (Il meno dà di più) di Mies van der Rohe.
Ci sono poi case che ci fanno sognare di essere in luoghi "altri", in dimensioni spaziali più libere e ludiche di quelle normalmente rappresentate dalle comuni mura domestiche. Questa splendida realizzazione architettonica indoor -outdoor, posta a nord della collina torinese è firmata da un architetto di cui si mantiene l'anonimato. Qui il gusto per i colori freddi e lunari si sposa sapientemente con il calcolato dosaggio della luce solare che filtra ovunque - bagni compresi - e ambienta l'interior design modernissimo e pulito, con qualche fantasiosa digressione sulle decorazioni e installazioni dal sapore di Biennale di Venezia.

Per Torino Magazine, 2004

Monica Nucera Mantelli


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