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Piero Luigi Carcerano, architetto e designer, ha voluto con quest’opera raccontare un percorso dove si intrecciano diversi livelli creativi; di pensiero, di scienza, di tecnica volutamente gestite per far interagire l’energia con la materia. Una volontà espressiva astratta per dar corpo a una idea. Un’idea di composizione del pensiero che nel momento in cui fissa se stesso diventa tutto e più del tutto in un corpo dinamico dove la forza dell’energia diventa più espressioni, più percorsi, più mondi: prima virtuali poi reali.
Una composizione in libertà dove la fantasia, il proiettarsi avanti non vuole conoscere regole per manifestarsi e questa libertà attraversa tutta la scultura che con moto perpetuo fa nascere il futuro. Una creatività quella di Piero Carcerano estremamente fantasiosa e sempre proiettata a tutto quello che viene dopo. In ‘Creativity’ Piero Carcerano ha inteso coniugare sensibilità e competenze, tecnologia e innovazione, ponendosi nello stesso modo con cui affronta quotidianamente le attività professionali presso la sua impresa, azienda leader nello studio di progetti dell’automotive e dell’industrial design.
‘Creativity’ è il connubio fisico e intellettuale del lavoro nato dalla collaborazione di professionalità e di conoscenze diverse: la Berengo Fine Arts di Murano, nella figura di Adriano Berengo, il maestro vetraio Silvano Zanella che ha messo operativamente a disposizione la sua abilità e sapienza tecnica per la parte in vetro soffiato; il Gruppo Bodino di Torino che ha contribuito per le parti metalliche e la struttura che lega l’intera scultura; l’architetto Piero Carcerano che ha ideato e progettato l’opera, plasmando l’insieme e conferendole la forma finale.
‘Creativity’ è un oggetto libero concettualmente, ma che unisce in sé arte e tecnica, estetica e design con la capacità di offrire un’esplosione di materia, di colori, di luce. Una struttura in metallo lega l’insieme; l’idea portante è quella di “un legare” tutto quello che poi sarà di nuovo slegato, come vuole la natura.
Una massa vitrea solida, striata con lamelle in oro si posa con il suo corpo pesante alla base: è la materia allo stato primordiale sprigionata dall’energia. Fibre ottiche attraversano tutta l’opera, la animano, la muovono, la rendono mai uguale e se stessa in nessun tempo. Una sfera sembra raccogliere tutto in sé, è il fulcro ove si concentra l’essere e con la sua presenza sembra sottolineare che il centro sta in ogni parte e la circonferenza in nessuna (Pascal), questo essere e sentirsi un tutto rispetto al niente e un niente rispetto al tutto (Chateaubriand). E poi lo slancio, l’aspirazione creativa, la volontà e la capacità di librarsi in volo, attraverso la fantasia, la forza del pensiero che rende l’uomo diverso e unico tra tutti gli altri esseri viventi.
Preziose trame di metallo sotto forma di tessuto avvolgente, circondano l’opera e ne mascherano parte delle trasparenze (non tutto ciò che pensiamo può essere sempre compreso e non tutto ciò che ideiamo riusciamo e renderlo concreto). Nell’insieme il tutto poi assume verticalità e ancor più dinamismo: la sfera si trasforma come per effetto di una forza cinetica verso l’alto, diviene oblunga e ospita in sé altre piccole sfere colorate: sono le mille sfaccettature che la creatività umana può assumere.
La materia diviene puntiforme e sottile; aculei di gotica memoria accentuano l’aspirazione verso l’alto, la materia ritorna ad essere pura energia e il ciclo riprende con moto perpetuo.

Monica Mantelli


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