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Le creazioni di Piero Luigi Carcerano - Tra design, vetro soffiato e arte


La nostra stagione post moderna, caratterizzata dall’invasività delle nuove tecnologie, determina concretamente le condizioni per una messa in atto effettiva di quella lungamente agognata sovrapposizione tra arte e vita, insiemi che tentano di avvicinarsi senza giungere ad un totale parallelismo, con procedimento asintotico. È giunta quindi l’ora per un funzionalismo “dolce”, in cui l’oggetto va oltre il suo livello di concreta utilità per relazionarsi in primo luogo con l’ambiente in cui si colloca, contribuendo a determinare le reazioni psicofisiche dei fruitori. La circolarità spazio temporale ricongiunge la nostra epoca con la premodernità, rivalutando la “technè” intesa come capacita di aggiungere all’oggetto una opportuna dose di estro e creatività. Nel nostro attuale clima post moderno, in cui però si avvertono significative mutazioni che lo portano, quantomeno in arte, ad abbandonare gradualmente l’ambito della citazione ricontestualizzata al presente in virtù di una progettualità consapevole dell’esigenza di raffrontarsi con una nuova dimensione estetica, fenomeno ha di recente indotto a parlare di “nuova contemporaneità”, l’arte va assumendo un nuovo atteggiamento di sfida e di rivalsa nei confronti del mondo esterno.
Oppressa, lungo tutto il corso del Novecento, da uno scenario competitivo in termini iconografici e di artisticizzazione diffusa dei mezzi di comunicazione, saccheggiata e costretta alla difensiva, in particolare nell’ultimo quarto di secolo, da un incedere incessante di feticci e simulacri d’ogni sorta, l’arte attuale si difende rivalutando la dimensione artigianale della creazione. Dimensione che si esplica con una competizione alla pari, resa più sicura dalla consapevolezza della primigenia, verso gli oggetti ed i comportamenti quotidiani, intesi sia in senso concreto e tangibile che metanarrativo. impigliandosi però di frequente nelle secche della rigidità tipica del design industriale. L’innovazione tecnologica riqualifica e ridefinisce il valore estetico dei prodotti considerato nella purezza delle sue più originali espressioni.
Le nuove scoperte scientifiche orientano non solo il prodotto industriale ma lo stesso ambiente che lo accoglie, anche in funzione architettonica. Le città oggi esprimono, nel loro apparire già questa cultura della trasformazione e l’automobile deve necessariamente seguire i nuovi orientamenti sociali anche in funzione dei nuovi bisogni urbani. In questo quadro, la ricerca inevitabilmente si coniuga, da una parte con il patrimonio della tradizione del progetto urbano assunto nelle sue possibili configurazioni e dall’altra, con la sperimentazione industriale e con tutto quello che abitualmente definiamo avanguardia. E l’avanguardia oggi, inutile dirlo, coincide interamente con la tecnologia e gli scenari che essa apre.
Un percorso affascinate quello di Piero Carcerano che anticipa, come vero e proprio acceleratore di processi, l’attuale bisogno sociale di integrare la scienza con la tecnica, la cultura con il prodotto. Una magica e catartica interpretazione del mondo della fantasia dove la tecnica, nella sua accezione più alta, nel suo significato più vasto e durante tutte le sue tappe si fa interprete del bisogno dell’uomo di interagire con la natura alla quale si riferisce per assumere il ruolo di mediatrice del sistema creativo.
Sappiamo che il design e l’arte mutano con l’affermarsi delle scoperte e fruizioni dei prodotti della scienza. Nel campo dell’espressione creativa oggi c’è voglia di andare oltre la materia. L’elettronica stessa propone scenari di avanguardia espressiva. A riguardo si è infatti fatta strada una conoscenza da parte di designer e architetti, intesa come revisione continua delle proprie osservazioni e come verifica progressiva delle teorie dell’evoluzione formale, che si basano su un dato di esperienza che è in continua metamorfosi oltre che di risposta alle richieste di crescente prestazione e funzionalità del mercato.
Certo, l’estetica è in costante “mutata mutandis”. Ma questa figura di si traduce non solo come incarnato tecnologico, ma anche come espressione delle mutanti esigenze sociali (legate ad esempio ad una diversa e più costretta fruizione dell’asse spazio-temporale) che chiedono la creazione di oggetti e luoghi legati al benessere e al miglioramento qualitativo della vita dell’Uomo, sia da un punto di vista ergonomico che funzionale. In realtà difficilmente si inventa qualcosa di nuovo. Semmai, come diceva Achille Castiglioni, quello che conta è modificare (e migliorare,se si può) ciò che già esiste. C’è dunque la necessità di far mutar pelle all’oggetto chiave, di cambiarne il connotato, di decontestualizzarlo e riportarlo alla sua natura primigenia. La fonte di tutto: natura, big bang, universo. La costante rivisitazione di forme tecnologiche assurge a trasformare, mutare, mimetizzare l’Idea originale dalla quale è scaturita.
Il concept dei prodotti a sua firma fa riferimento ad una evidente necessità di riprendere possesso di una radice più profonda e connotata dell’interiore, ovvero di ciò che sta all’origine delle cose, di ciò che soggiace sotto l’inquinamento visivo, acustico e percettivo della quotidianità: l’origine del mondo, ciò da cui si determina l’esprit, lo spirito. La tavola smeraldina è il sistema cosmico di Carcerano: dove equilibri, pieni e vuoti, forme e spazi del macrocosmo si riflettono – in un criterio di armonie matematiche a ripetizione - negli elementi del microcosmo. In questo c’ è l’idea di Essenza, quasi di ricerca di una qualche spiritualità. Un ritorno alle origini, alla fonte, alla ricerca del Grande Architetto dell’Universo che passa attraverso il riscatto del suo significato primario attraverso una nuova proposta interpretativa.
Quando il design è libero concettualmente, ovvero non teme di dover dire qualcosa di sbalorditivo a tutti i costi, si affianca ad una forma di intuizione e ricerca profonda – che potremmo definire “arte”, e si materializza anche attraverso processi di manipolazione formale, senza perderne in forza o coerenza nel messaggio.
Tale processo offre un significante nuovo – quasi demitizzante - come dice Gillo Dorfles*, dell’elemento tecnologico, che, privato della sua istanza “servile” attraverso nuovi riti, crea nuovi miti. Ecco allora l’unione di materiali e lavorazioni tradizionali, antiche come il mondo - come il vetro soffiato sviluppato con Adriano Berengo nelle fucine delle Berengo Fine Arts con il maestro Silvano Zanella – con elementi della ricerca tecnologica dei giorni nostri – come la fibra ottica. E’ il caso della lampada-scultura “Creativity” ispirata al senso dell’origine della stilla propagatrice del cosmo: il principio che crea la materia, e la materia che – incarnata nell’Uomo – sviluppa ed evolve la creatività. Creativity è un totem sulla capacità creatività dell’Uomo di unire innovazione e percorso storico.
Poi ci sono Castore e Polluce: nella prima lampada – Castore - i canoni classici della simmetria e dell’equilibrio vengono reinterpretati in una forma sinuosa ed armonica, pensata per celebrare la luce quale protagonista assoluta dell’ambiente. La seconda –Polluce – è piccola e lucente, studiata per ambienti raccolti, e manifesta con discrezione la sua presenza, contribuiendo al raggiungimento del benessere emotivo di chi ne gode.
E poi ancora, c’è in progetto “La luna e il pozzo” lampada da giardino dove il satellite terrestre e il centro per la raccolta dell’acqua a terra diventano un’occasione di racconto formale tra passato, favola e innovazione. A seguire, sono in produzione di prototipo l’orologio-bracciale con la sua finestra sul Tempo, la collana-costellazione che rappresentare l’ ordine perfetto del sistema di stelle e pianeti, l’anello-satellite col suo tributo alla Luna-Perla, l’abito-portaoggetti, ricco di tasche, nascondigli e sacche per contenere il proprio microcosmo, ovvero il proprio mondo di oggetti personali e di lavoro.
Quelli di Carcerano sono oggetti di design che hanno pluralità di ruolo/funzione e sono al contempo pregni di quel valore totemico che funge da controbattuta “familiare” all’alienante dramma del rapporto uomo – macchina. Dall’alienazione, dalla solitudine di questa – a volte fredda, “lonely crowd” - Piero Luigi Carcerano “estrapola l’anima prima” gli oggetti “canonici” di status symbol sociale (autovetture, moto, telefonini, computer, web cam, etc) lavorando con un’attenta squadra di ingegneri e architetti all’ all’interno del suo Centro Ricerche di Torino e traendo da questo quotidiana ispirazione, know how, stimolo e competenza per disegnare oggetti nuovi.
Con questa linea di design su interior, gioielli e abiti moda l’architetto siciliano naturalizzato nel capoluogo patria dell’automotive, ha deciso di esprimere la sua risposta personalissima al cardine primigenio: il Cosmo, ciò da cui è nato tutto.
Oggi viviamo in una realtà fatta di accumulazione, di gesti, di parole, di immagini che producono strutture caotiche (alimentate da matematiche frattali) e di emozioni simultanee e contrastanti tra di loro. Demitizzando il prodotto tecnologico al fine di estrapolarne il contenuto di appartenenza alle strutture archetipiche universali che esso suggerisce e riportandolo verso lo spirito iniziale, Carcerano crea nella sua linea di design quasi un alfabeto del principio primo insito nella natura stessa delle cose.
Ma non va dimenticato che il design Carcerano è un design di metodo, un design di relazione che fa riferimento ai principi formativi del suo essere architetto. Lui segue codici di relazione matematica perché nell’ambito di questo rigore si ritrovano i suoi principi di armonia. E’ un desigern alla ricerca del bello,non in quanto gusto o modo, ma che segue i principi di proporzione ed equilibrio formale. In questo processo, l’operazione creativa di Carcerano acquista un fascino mitico.
L’efficacia simbolica degli oggetti tecnologici nel panorama artistico, è già stato evidenziato e davanti ai grandi danni che un malinteso concetto di avanguardia ha generato tra i designer più giovani, ci rendiamo conto che oggi il design non è solo più banco di prova di una moltitudine di proposte o di modelli di comunicazione provvisoria sulle possibilità della forma che, a parte pochi fulgidi esempi – Castiglioni, Machintosh, Sottzass - vengono eliminati non appena risultano superati da altri dati e altre mode in arrivo.
L’attualità non conduce a una unica via estetica, ma a molteplici percorsi, sovente contrastanti tra loro. Il design e la moda contemporanea sono considerati oggi l’habitat in cui si celebra il trionfo di questi linguaggi plurimi, “meticci” dell’effimero, del fortuito, dell’interdisciplinarietà dei linguaggi. Ciò causa conseguentemente la frammentazione dei canoni dell’estetica, della forma e quindi della bellezza.
Dove quindi omogeneità e differenza, tempo e indistinzione, si mescolano disordinatamente, nasce spontanea la necessità di trovare un riferimento sottile. Una falda freatica delle basi dell’esistente linguaggio delle forme. Un’anima mundi del vivente. Il Principio ispiratore. Per Carcerano è stato l’elemento collegato al principio del mondo. La Cosmogonia, resa nella sua accezione più mitica. Ecco il perché del naming della linea “CosmoMyth”.
Il panorama del design internazionale, legato agli assunti di base poc’anzi evidenziati, mette in scena spettacolo e sfide tecnologiche. La linea di design Carcerano vuole invece esprimere l’essenza delle cose, la ricerca di nuove energie indagate nelle culture corredate da una ricerca au rebour dei propri dati di provenienza creativa. Questo significa non essere contagiati dal mercato e dall’omologazione, tornare ad interrogarsi sulle regole del design, e a sfidare coloro che sono in corsa con i media più banalizzati.
I lavori di Carcerano sono “cosmogonie”, cioè dei racconti di quello che avviene nel cosmo, di quello che potrebbe e che è possibile che avvenga nel cosmo, perché nessuno può dire che cosa c’è e che cosa succede veramente, e le sue sono traiettorie, lance che si conficcano nel fianco di questo universo vuoto che attraverso il segno e l’opera creativa comincia a diventare pieno e a diventare campo di energie. Perché, cos’è la creatività, se non energia?
L’arte è l’energia più forte che l’uomo riesce a trasmettere a un altro uomo, perché ha la capacità di penetrare tutti i nostri sensi e solo quegli artisti veri sanno trasmettere, non solo un’energia ma –si noti che per energia non si intende soltanto una forza che si trasmette, una tensione, una proiezione della nostra tensione verso un altro - ma un’emozione, una tensione che nasce dal dentro, dal cuore e si proietta verso l’esterno e cerca di farsi leggere.
Il lavoro di questo designer ha delle curiose digressioni. Le sue forme diventano ellittiche o tondeggianti, siluriche, a volte quasi cellule, mondi segreti, atomi di materia ordinata che non è possibile interpretare e non vogliamo nemmeno farlo perché non è così importante sapere che cosa sono questi atomi, quanto goderne della bellezza.
Questi oggetti ci mettono una strana tensione all’interno che in qualche modo percepiamo come forte e autentica. Forse perché questi atomi, queste forme e dunque questi oggetti fanno si parte di noi e fanno anche parte dell’Altro da noi, di quel mistero dell’universo e delle cose che tutti noi cerchiamo di tenere stretto in pugno, come teniamo stretto in pugno molte volte la memoria delle nostre radici perché è quella che ci dà la forza di andare avanti e essere sempre coerenti e tolleranti verso ciò che è Altro da noi.
Attraverso un sentiero che dovrà sprigionare emozione, suggestione e passione con il linguaggio della creatività quale espressione della forza intellettuale dell’Uomo, che dialoghi con il sentimento artistico, con la sapienza del saper realizzare e il rigore delle tecniche, che permetta di rivivere i racconti, le idee e i sogni delle menti creative sottese agli oggetti esposti, attraverso uno scambio interattivo che conduca alla scoperta di elementi, di concetti e di situazioni, proiettando verso un arricchimento catartico che trova la sua sintesi realizzativa nell’opera d’arte in vetro realizzate in collaborazione con Adriano Berengo, titolare della Berengo Fine Arts.

CASTORE
Castore, la più luminosa delle stelle appartenenti alla costellazione dei gemelli, da il nome alla lampada da tavolo che Carcerano ha progettato per Fine Arts Berengo. Realizzata in vetro soffiato di Murano e platino vuole essere insieme un oggetto d’arte e d’arredo. I canoni classici della simmetria e dell’equilibrio vengono reinterpretati in una forma sinuosa ed armonica, pensata per celebrare la luce quale protagonista assoluta dell’ambiente. Scegliendo corpi illuminanti ad incandescenza, Castore produce morbidi effetti di luce che suggeriscono calma e serenità per raggiungere una migliore qualità della vita.

POLLUCE
La più brillante delle stelle appartenenti alla costellazione dei gemelli, ha ispirato Carcerano nel dar forma alle maestranze vetraie di Fine Art Berengo: nasce Polluce una lampada che è insieme oggetto d’arte e d’arredo. Piccola, morbida e lucente, interpreta i canoni classici e rinascimentali della bellezza e della simmetria, dando forma all’esigenza di semplicità ed equilibrio che caratterizza i giorni nostri. Studiata per valorizzare la luce nello spazio, nasconde i corpi illuminanti ad incandescenza con un suggestivo gioco di pieni e di vuoti dal disegno unico. Pensata per ambienti raccolti, manifestando con discrezione la sua presenza, contribuisce al raggiungimento del proprio benessere emotivo.

CREATIVITY
In un piccolo mondo è rappresentato il sistema dell’energia creativa:il pensiero crea energia, e l’energia crea pensiero, in un moto perpetuo.

OROLOGIO-BRACCIALE
Un raffinato meccanismo elettronico racchiuso da un bracciale a corpo pieno e maglia larga,che valorizza il polso.Il quadrante ha un originale sportello a vista.

COLLANA
E’un oggetto importante e prezioso. Alla base di ogni singola placca è immersa una creazione a sé: la perla. Ogni perla rappresenta un pianeta e il metallo attorno ad essa funge da scrigno prezioso che lo valorizza. La chiusura è a gancio

ANELLO
L’anello racchiude in sé il desiderio di sospendere la perla centrale tra i due diamanti laterali,che fungono da punto luce-costellazione.


Monica Mantelli


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