manie per la Villeggiatura



Sogni, desideri, passioni, curiosità scoperte nell'habitat vacanziero dei torinesi. Torinesi d'eccezione: tra questi citiamo la scrittrice - giornalista Dada Rosso, che vive la vacanza come un modo per assaporare la condivisione delle emozioni con i padroni di casa e gli amici. Nella "lettura per iimmagini" di queste smanie per la villeggiatura ci dà una mano nel gioco delle idee lo psicoanalista - scrittore Alessandro Defilippi, che ama le terrazze sul mare, le cene a luci di lanterna e con gli amici, l'acqua, l'ombra, la freschezza.
Che sia tra mobili coloniali e un ventilatore che frusta lento l'aria sul soffitto, oppure tra le possibili furie degli impervi elementi della natura - aria, acqua, terra, fuoco - che cosa spinge un bancario di Moncalieri o un commercialista di Poirino ad acquistare una casa sulle pendici di Stromboli? O a passare una vacanza in house-boat, tra zanzare e biciclette la cui catena si sgancia pervicacemente? "Probabilmente la possibilità, finalmente, di essere "altrove" - avanza l'ipotesi Alessandro Defilippi - D'altronde, come diceva Rimbaud, "la vita è altrove", nel dislocamento, nel differimento dell'esperienza, e quindi, nel desiderio. Ecco allora che i quattro elementi, nella loro intensità inumana, ci aprono all'esperienza dell'altrove. Certo chi si circonda d'acqua probabilmente prova desideri regressivi e fusionali; che cerca il contatto con la terra ha bisogno di radici che non riesce a riconoscere; chi fa le vacanze tra un aereo e l'altro è un puer (bambino n.d.r.) che non vuole mai "tenere i piedi per terra"; chi ha casa su una sciara dell'Etna sente la necessità di una fiamma che non riconosce altrimenti nella sua esistenza. Ma questi, temo, sono esercizi un po' sterili: in realtà ci fermiamo nei luoghi che riconosciamo come nostri, nei luoghi della nostra anima. "
E allora guardiamo tra le case estive più tipiche del Mediterraneo, dove svetta simpaticamente un dammuso azzurro, tipica abitazione pantesca, appartenente da qualche anno a una giornalista torinese: Dada Rosso. Di norma i dammusi sono di colore bianco, e solo saltuariamente offrono pareti di color rosa che richiamano la fioritura dell'isola. In quest'abitazione però tutto l'arredo è stato studiato e deciso dalla proprietaria, ispirandosi alla parete di color azzurro, quindi i colori dominanti sono il bianco e blu. "Ci sono case che si mescolano fortemente con la natura - commenta Dada Rosso - Le case di Pantelleria, ad esempio, sono fra queste. Non a caso i dammusi hanno strutture architettoniche senza uguali. Pantelleria significa "isola del vento" e le sue case sono da millenni progettate per difendere dal vento, ma anche dal sole e dal mare che, quando ribolle- e spesso succede- sembra arrivare fino in cima alla Montagna Grande. Sono case costruite per raccogliere la ricchezza dell'acqua dolce, quella che arriva con le rare piogge. Offrono mura spesse fino a due metri equanimemente orgogliose contro il caldo e contro il freddo, finestre aperte a levante per godere delle prime luci, quelle più fresche, alcove per condividere il calore ma salvaguardare l'intimità, tetti mammellosi e rotondi con gocciolatoi golosi, giardini segreti dietro cinte pietrose nate per difendere anche un solo limone."
Sensazioni forti quelle che si raccolgono quando si è circondati, come nel suo caso dagli elementi. "Vento, mare, ma anche fuoco. Quello che cova nascosto e si svela solo nelle notti più scure, quando le solfare lanciano verso il cielo nerissimo lampi inquietanti, quello che riscalda l'acqua e invoglia a tuffi sconsiderati anche nella stagione più fredda, quello che intiepidisce mollemente le acque delle pozze- vere bio-Jacuzzi- e richiedono lo schiaffo freddo delle onde di scoglio." Ma a raccomandarla a tutti, Pantelleria, bisogna andarci cauti, conclude la scrittrice. Ci sono persone a cui meglio si addice il verde delle Cinque Terre, la mollezza di Capri, l'adrenalina di Rimini, la sciccheria del Forte, le rassicurazioni di Alassio, il selvaggio-sotto-controllo della Sardegna. A Pantelleria gli elementi sono proprio allo stato puro, senza mediazione. E il rischio di scontro c'è.
Passiamo allora ad un ambiente, se vogliamo, più rassicurante: verde e collinare, a Montafia, nel Monferrato. Lì, le signorine Paracca, a metà del '700, avevano costruito la loro cascina nella quale, ancor oggi, è possibile usare il grande forno (di ben tre metri di diametro) in cui facevano cuocere il pane e la loro specialità: i dolcetti. La Paracca, a detta di chi vi passa le vacanze, è un luogo dolce, dove tutti si sentono a proprio agio, dove è bello oziare, dove è naturale sedersi attorno ad un tavolo per bere e spiluccare in compagnia.
E' anche possibile che, al mare o in montagna, al lago o in collina la natura e l'habitat delle ferie esprimano il carattere delle persone che lo vivono. "Sì, le case hanno un'anima, afferma Dada - quelle antiche- o comunque vecchie- mantengono tra le loro mura lo spirito di chi le ha abitate; quelle nuove nascono in risposta ai sogni, alle esigenze, alle speranze di chi se le fa costruire o le sceglie. Le case di vacanza- quelle amate, naturalmente!- non fanno eccezione, anzi. Proprio perché sono una scelta, diciamo così, non obbligatoria, finiscono per diventare uno specchio molto intrigante di chi le abita. Poi fa poca differenza se si sceglie il mare o la montagna, la campagna o il lago: in tutti i posti ci sono case generose e case avare, case allegre e case tristi, case ospitali e case respingenti, case colte e case ignoranti, case pretenziose e case gentili, case banali e case originali, case superbe e case amichevoli, case barocche e case minimaliste. Appositamente non parlo di case ricche e case povere: le caratteristiche a cui sopra alludevo si ripropongono indifferentemente nelle une e nelle altre..."
Meno certo dell'identificazione tra persone e luoghi è l'analista Alessandro Defilippi "Sovente ci accade, in vacanza, di sentire dire, dal vicino d'ombrellone, che odia il mare, che lo innervosisce; dal compagna di passeggiate, che non sopporta la malinconia della montagna alla sera. Quasi sempre, ti diranno costoro ad un'indagine più approfondita, sono lì per far piacere a qualcuno: moglie, amante, figli, mamma... mai nessuno che abbia il coraggio di dire che ama Riccione o Spotorno, Pragelato o Cesana: tutti ripetono che l'anno prossimo saranno alle Maldive o al festival del cinema ucraino, ed intanto ordinano l'ennesimo ghiacciolo. Mah... "
Comunque sia, che i torinesi vadano tutti ad Alassio e a Bardonecchia, è un po' banale e scontato. E' più facile vederli innamorati di una splendida casa con terrazza a Portofino, con un pulito interior design nei toni blu e panna, oppure di un'antica casa nobiliare a Borgio Verezzi o a Varigotti, dove il rustico interno, dall'appeal simile ad un'installazione d'autore, si satina e diventa elegante grazie a sapienti accostamenti con il moderno dei complementi d'arredo. Oppure ancora del fascino delle architravi a vista o della sensazione di buon calore diffuso dal legno grezzo degli interni di una vecchia grangia ristrutturata a San Sicario o in alta Val di Susa. E' lì che i torinesi più facilmente metton radici. Girano, guardano, si innamorano e restano. In Kenya come in Sardegna, in Costa Azzurra come a Marrakeh. Il rischio - commenta qualcuno - è poi di chiamare gli amici, di fare "colonia", di trovarsi poi sempre fra gli stessi, un po' come a Torino.

per Torino Magazine 2003

Monica Nucera Mantelli


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