essaggio Universale



Bisogna cercare qualcosa di Sacro, dice il maestro indiano Krishnamurti "Dipende da noi e nessuno ci può costringere. Sta a noi scoprirlo e ci porterà pace e gioia. Raddrizzerà anche le cose del mondo."
Come la lanterna senza luce, la Fede cessa di brillare in assenza di viaggio di ricerca, come ad esempio di un pellegrinaggio, di una Visione, di una Luce da raggiungere.
Il progetto "White Bubbles" firmato, prodotto e diretto dal Gruppo del Cerchio, nasce da un'esigenza sentita prima di tutto dai suoi stessi componenti: il bisogno di trovare una Luce, uno spazio la cui natura fosse già rivolta allo spirito, alla bellezza, alla trascendenza, per poter sviluppare un ambiente dove la bellezza e lo spirito si raccolgano, si arricchiscano e si offrano al pubblico.
Un interesse vitale per la Compagnia: la ricerca di una via spirituale, seppure profondamente laica, della vita. Il bisogno di un'arte che insegua il metafisico, la leggerezza ma non la banalità, la giocosità ma non la volgarità, la straordinarietà nei pensieri e nelle opere degli artisti, l'incontro fra le culture nel nome di ciò che è un ponte naturale fra gli esseri umani: la bellezza e la quiete; è un'esigenza irrinunciabile del Gruppo.
Il Gruppo del Cerchio nasce nel 1998 dall'incontro umano e creativo di un gruppo di artisti accomunati dalla ricerca di una via spirituale, seppure profondamente laica, della vita - è fondato da Emilia Tiso (la regista), Vitina Zaccagnino (la vice-presidente), Luciana Ciliento (la costumista), Susanna Paisio (the actress) e Carola Benedetto (l'autrice).
Nasce così "White Bubbles" una rassegna multidisciplinare che porta, come bolle bianche, chicche di arte e cultura in un contesto architettonico in fase di trasformazione: la chiesa dei Battuti di Pecetto Torinese. Pecetto, come molti sanno, in Piemonte è il "paese delle ciliegie". La cittadina ospita - la "Chiesa dei Batù" nel suggestivo complesso architettonico che comprende la Confraternita del SS Nome di Gesù.
La chiesa, costruita a più riprese nell'arco di un secolo fra il 1625 al 1736, è denominata ovvero dei Battuti, poiché i confratelli praticavano la cerimonia della flagellazione. La Chiesa dei Batù, oggi non più atta a funzioni religiose, è oggetto di un piano di intervento di restauro conservativo finalizzato all'utilizzo del locale dalle mostre fotografiche alle esposizioni pittoriche, dal video alla musica, dal teatro al dibattito.
La sera del 24 dicembre 2006 un concerto di brani sacri e profani, provenienti dal repertorio popolare e dalla canzone d'autore italiana, è stato eseguito a ripetizione a partire dalle 22.00 sin verso le 23,30, anticipando le laudi per la messa di mezzanotte che si è svolta nella chiesa adiacente di Santa Maria delle Nevi, e accompagnando come ideale colonna sonora il Presepe Vivente appena fuori dal complesso ecclesiastico.
Il nucleo attorno cui si snodano i canti è LA SUA FIGURA, canzone composta da Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini dai testi di San Giovanni Della Croce, che dà il titolo al concerto. La Figura è quella di Dio, ma è anche quella dell'Amato che ne rispecchia il volto agli occhi dell'Amante. Amore umano e divino si fondono e si fanno una cosa sola, come nel grande mistero della Natività. Un mistero, l'amore, che richiama ed accoglie tutti. I brani sono arrangiati per tre solisti, chitarra e percussioni (Simona e Susanna Paisio, Igor Piumetti e Riccardo Romano).
Sempre all'interno della Chiesa dei Battuti "Natività dei Sacri Monti Piemontesi", era visitabile una mostra fotografica in bianco e nero proposta dall'occhio colto di Pier Ilario Benedetto. Un percorso professionale dove il fotografo non cede alle lusinghe del colore poiché attento a rileggere il linguaggio architettonico delle costruzioni sacre lavorando proprio su luci ed ombre. Cogliendone simboli, numeri e proporzioni tra forme e colori, atti a trasmettere il messaggio del Divino.
Le 22 immagini - scattate con intrepida pazienza nelle cappelle dei Santuari del territorio piemontese - ben narrano la rigorosa essenza sabauda che fregia l'artigiana mano di Madonne, san Giuseppe e Gesù Bambini sovente popolani e pronti a ricordarci che Dio si è incarnato e fatto uomo. In un territorio che, guarda caso, accoglie sin dal Medio Evo una vena carismatica del viaggio ideale in Terra Santa: la via Francigena.
In qualche modo questo ciclo di fotografie sull'Avvento ci fa meglio comprendere che l'Uomo che non trova la Luce, incapace di reagire e atto a cadere e cercare invano, sfugge dalle tenebre che lo circondano alla ricerca di quel chiarore che non riesce a trovare in se stesso. E la Natività, per i fedeli cristiani, rappresenta quel punto di Luce, pur mantenendo un'atmosfera di intimo e personalissimo raccoglimento terreno che solo il calore di una vera famiglia può dare.
Il sacro torna così al quotidiano con gioia, fatica e sottesa materialità umana.
La porta spirituale dell'uomo si trova plasmata abilmente in queste opere e manufatti artigiani. Ma è il fotografo che la rende visibile, con i suoi chiaro scuri, con i suoi giochi di luce e prospettiva. E ci mostra la Luce materiale, compattata, che raccorda mente e cuore.
Lo scenario riproposto da Pier Ilario Benedetto nelle Natività visitate a Crea, Varallo, Orta, Belmonte, Domodossola, Griffa e Oropa è pervaso da un pathos misterioso, che conferisce un insolito dinamismo al "ductus" inorganico delle sue statue, creando una specie di vita "artificiale", un meccanismo "vivente", che fa trasparire una intensità molto più profonda della ricostruzione di una vita naturale che viene normalmente riproposta durate i presepi viventi.

Monica Nucera Mantelli


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