pere della Luce



In occasione dell’edizione 2004 della Biennale D’Arte Sacra d’Installazione nella BIENNALE ARTE SACRA EDIZIONE 2004 a cura di Marisa Vescovo viene presentato un Progetto sul vetro e la luce curato da Monica Nucera Mantelli con il supporto di opere in vetro concesse da Adriano Berengo - Berengo Fine Arts Murano, che le ha prodotte.

Artisti scelti:

KOEN VANMECHELEN (BELGIO)
MARYA KAZOUN (LIBANO)
LUIGI BENZONI (ITALIA)

Opere installate:

K. Vanvanmechelen, “Who is calling”, Gallina impagliata davanti allo specchio,2003
M. Kazoun, “Preach”, Rosario-corona con che perle di preghiera, 2004
L. Benzoni, “Cross”, Pale in legno con testa in vetro su foglia d’oro, 2004


Concept della curatrice sulla Triade in Vetro:
un dialogo a battuta sulla preghiera del Padre Nostro.

Una ipotesi di percorso:
PADRE NOSTRO - Benzoni (Il Volto-Icona)
CHE SEI NEI CIELI - Kazoun (Rosario Volto Al Cielo)
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME - Kazoun-Vanmechelen-Benzoni (Omaggio Al Divino)
VENGA IL TUO REGNO - Benzoni (Potenza e Forza)
SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ - Vanmechelen (Pace e Tolleranza)
COME IN CIELO, COSI’ IN TERRA - Kazoun (Contatto Divin Terreno)
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO - Benzoni (Ricchezza –Foglia Oro)
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI Vanmechelen - (Eredità Storico Cosmologica )
COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI - Kazoun (Responsabilità dell'Azione)
NON CI INDURRE IN TENTAZIONE - Benzoni (Il Volto Incorruttibile)
MA LIBERACI DAL MALE - Kazoun.


Testi critici sugli artisti:

Koen Vanmechelen

La tecnica e l'arte di Koen Vanmechelen, artista straordinario e non nuovo alla creazione artistica in vetro soffiato, si sono evolute nel corso degli anni affrontando diverse tematiche tra cui, centrale nella trattazione dell'artista di Limburgo (Belgio), quella degli animali e di improbabili esseri zoomorfi, frutto di incroci. Notissime le sue Walking Eggs, (Uova che camminano) frutto anch’esse della collaborazione con la Berengo Fine Arts di Murano, e protagoniste di marce trionfali in installazioni sui gradini di ponti veneziani e in case private di collezionisti europei e americani.
L’opera proposta per l’edizione 2004 della Biennale d’Arte Sacra, appartiene alla Collezione della Berengo Fine Arts, è “Who is calling” (Chi mi sta chiamando?). Un’opera indirettamente collegata al progetto di Vanmechelen sul “Cosmopolitan Chicken” (il Pollo Cosmopolita) dedicato al delicato tema degli incroci “cross breeding” tra animali – quali appunto le galline. Il progetto è ovviamente allegorico e cerebrale, e attinge alla fondamentale necessità di Koen di interscambio tra l’essenza dell’anima della gallina – definibile come essenza dell’“anima-lità dell’ identità collettiva” con il correlativo oggettivo dell’esortazione all’unione, allo scambio, alla tolleranza e ascolto dell’anima mundi. Il Chicken è Energia, e il mondo è l’Uovo Cosmologico nel quale si muove. Se c’è Energia, c’è vita. Dunque il pollo rappresenta, la vita, l’essere vivente nella sua natura primordiale.
Vi è un certo misticismo in tutto questo, anche se non dichiarato apertamente dall’artista. Vanmechelen crede nell’energia cosmica che unisce, rende tutto Uno. Tutti gli esseri viventi, grandi e piccoli appartengono ad un unico corpo e a un’unica anima.
Il modo migliore per rimanere sani, nel corpo e nello spirito (esprit) è capire, accettare e comprendere quest’energia. Who is calling presenta l’anima della gallina attraverso la fragilità della sua trasparenza, mentre lo specchio riflette l’anima dello spettatore. Entrambe le anime si fondono nella Cosmic Soul, l’anima cosmica.
Quella di Vanmechelen, può, spiritualmente parlando, essere definita come la costante ricerca per una maggior tolleranza (pax) nel mondo anche tra gli uomini, in quanto tenutari anche loro di un anima che necessita scambio, incrocio, interazione. “Padre Nostro…rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Ci sono molti modi per pregare “sia fatta la Tua volontà”. Se la volontà è quella di unire i popoli della Terra in un unico grande “abbraccio tra le differenze” è facile capire perché Koen gira il mondo con quest’idea e propone incroci anche nelle zone dove la tolleranza è a rischio.

Monica Nucera Mantelli, Milano MiArt - Venezia, aprile - giugno 2004

N.B: Gli incroci di K.Vanmechelen sono stati fatti in Francia, Irlanda, Svezia, America e Murano.


Marya Kazoun

Era il 1982. Aveva sei anni, quando in Israele si decise di far cadere dei fogli di carta dal cielo, dagli aerei da combattimento. “Milioni e milioni di carte verdi e rosa arrivavano, come pioggia, dal cielo. La guerra adesso è finita, ma ricordo ancora la prima, inconscia, fredda paura provata, che è stata solo la prima di molte altre divenute, in seguito, molto consce…Quel giorno ho provato a sporgermi in avanti per raggiungere la ringhiera del balcone, allungando le braccia il più lontano possibile, per afferrare quei fogli miracolosi. Non avevo mai visto nient’altro, se non la pioggia, arrivare dal cielo…Ero riuscita ad afferrarne cinque! Ero molto contenta con le mie nuove scoperte, ero estasiata, avevo il potere…I miei genitori non erano riusciti ad afferrare così tanti fogli ed io ero la regina. Avevo qualcosa che tutti volevano! Il loro messaggio consisteva nell’informare gli abitanti dell’invasione di Beirut da parte di Israele. Erano dappertutto! Li avevo segretamente nascosti in una scatola di caramelle Halawi, per proteggerli dall’invidioso, mio fratello Omar, che faceva tutto quello che facevo io e che mi stava veramente infastidendo, con la sua mania di volermi sempre imitare! Ma, in qualche modo, il mio tesoro andò a finire nelle mani sbagliate ed avevo i miei sospetti: penso che sia stata mia zia, la sorella più giovane di mia mamma. Le voglio bene, ma lei è repressa, arrabbiata e frustrata e rende infelici i suoi figli Mira e Karim. Sono così scoraggiata…!
In seguito, ho saputo che questi fogli mi erano stati tolti, ( non sono ancora sicura da chi ) per paura che qualche fazione politica avesse potuto vederli. (…) A mio padre non gli era mai piaciuto andare sottoterra, nel rifugio, quando iniziavano le incursioni. Questo fatto mi aveva sempre traumatizzato e mi ricordo che piangevo molto forte e sentivo i miei polmoni scoppiare ma, nella mia immaginazione, riuscivo a coprire il rumore delle bombe pensando che, se avessi urlato abbastanza forte, il bombardamento sarebbe cessato. Forse i combattenti avrebbero udito le mie urla vitali ed avrebbero avuto pietà di me. Quel giorno, mio padre era chiuso nell’ascensore e le bombe erano così vicine e così forti da far tremare l'intero edificio, allora mio padre decise di seguirci nel rifugio, che si trova a tre piani sottoterra ed è pieno di scarafaggi.”
Questa è la testimonianza di Marya Kazoun, giovane artista libano-canadese. Dopo una serie di esperienze scultoree nelle calli veneziane, la Kazoun ha partecipato ad Open 2 al lido di Venezia con Yoko Ono e Marie La Fontaine, mostra organizzata da Pierre Restany. Nascondere, proteggere ed avvolgere è un aspetto molto importante del suo lavoro.
Marya Kazoun è musulmana, vive e lavora a New York e, quando non opera con la trasparenza del vetro, è una Dark Lady della scultura. Oltre a lavorare con materiali quali stoffe e fili, che cuce e scuce come una Penelope durante le sue living performances, Marya usa rivestire le sue sculture biormorfe in materiali neri – tessuto, plastica - pervadendo le opere di un’inquietante aura oscura, che rimanda ad una radice familiare di tratto ossessivo compulsivo.
Le opere tradotte in vetro grazie all’intervento della Berengo Fine Arts di Murano rendono insolitamente cristalline queste forme aliene, donando loro LUCE e vivificandone la lettura.
Per la Biennale d’Arte Sacra, l’artista ha realizzato un rosario di gran formato, le cui perle, sono una raccolta di preghiere – tra cui il Padre Nostro. Le perle, dalle dimensioni di una palla da baseball, sono il vetro soffiato e specchio e infilate a mo’ di collana in una corda in metallo. “Padre Nostro…non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”.

Monica Nucera Mantelli, Palm Beach -Venezia, gennaio -giugno 2004

“Se mi prendessi cura di oggetti brutti e li rendessi belli, loro mi contraccambierebbero con amore.” (M..Kazoun)


Luigi Benzoni

Icone dorate, volti sommersi nei soliloqui del silenzio.
Una echo rigorosamente gotica affronta i territori voltiformi di questo artista dell’impassibile.
Frenate, impenetrabili, altamente suggestive nella loro espressiva monolitica, le opere di Luigi Benzoni illuminano le notti del cuore.
Hanno atmosfere mistiche, quasi bizantine, grazie alla celebrazione dell’oro sul quale i visi vengono intuitivamente e rapidamente tracciati dall’artista poco prima di essere “sommersi” nel vetro da abili mani come quelle di Silvano Signoretto, maestro vetraio di Murano.
Assorte nell’acqua spessa che crea la materia vetrigna, le teste del Figlio pregano, invocano, chiamano, suggeriscono, suggellano la promessa del Padre. E allora, padre e figlio diventano una cosa sola. ”Padre Nostro…che sei nei Cieli, sia fatta la Tua volontà”.
Il fulcro e fascino di queste opere sta nella tridimensionalità del volto sindonico che propongono: enfin, Benzoni, come artista e uomo, offre una risposta. Per alcuni è religiosa: ecco uno spessore, una dimensione tangibile e solida a quello che nell’immaginario collettivo rimanda invariabilmente all’eterico, intoccabile lenzuolo sacro conservato a Torino. Possiamo finalmente toccare e far scivolare le dita lungo il percorso fluido della scultura di questo volto mistico, percepirne e ascoltarne la voce visiva nella speranza di trovare pace al nostro desiderio di presenza, seppur nell’assenza, di Dio.
Per altri, è socio-antropologica: la rassicurante ripetizione di uno stilema modiglianesco che riprende serenamente i tratti portanti dell’Essere Umano nel suo stato di estasi contemplativa o di meditazione cognitiva. L’uomo al centro di sé stesso. Luigi Benzoni è nato a Clusone (Bergamo) nel 1956. Vive a Venezia dal 1976, dove ha studiato all’Università di Architettura e si è laureato in Storia dell’Arte. Pittore per vocazione, Benzoni ha trovato la sua identità personale proprio in questo territorio lacustre, anche grazie ai chiaristi veneti, come Virgilio Guidi e altri maestri della scuola di Burano.
Con il tempo il suo gesto pittorico si è fatto più espressivo e grazie al connubio con Berengo Fine Arts di Murano il suo sempre più acceso interesse verso l’espressività umana lo ha portato a lavorare su foglia d’oro inscrivendo la sua cifra iconica di volti mistici su vetro soffiato. L’abbandono, la silenziosa e raccolta fierezza dei suoi volti, rendono la sua opera rapportabile all’ispirazione di un Padre archetipico e spirituale. L’artista propone per la Biennale D’Arte Sacra 2004 l’installazione di pale in legno a mo’ di crocefisso. Gli occhi socchiusi, intrisi di virile maestosità, di questa “imago del volto umano” (Paolo Rizzi) invitano al guardare Oltre. E chi vuole, credente o ateo, può aprire quella porta.


Monica Nucera Mantelli, Venezia-Torino, marzo - giugno 2004


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