a nuova avanguardia in vetro



UN'ECCELLENZA D'ARTE ITALIANA CHE CONQUISTA L'ESTERO

A Chieri, un piccolo paese vicino a Torino, Silvio Vigliaturo, maestro italiano del vetro originario di Acri (Cs) fonde, manipola e plasma con abilità e sapienza quindicennale, forme d'espressione artistica dai sapienti rimandi alchemici, aprendo le frontiere del vetro a coraggiose sperimentazioni tematiche che riscuotono ampi consensi in tutto il mondo.
Seguo con silenziosa attenzione il suo lavoro da oltre dodici anni d'anni, e ho avuto modo di apprendere, visitandolo più e più volte le sue mostre, che la tecnica della vetro fusione da lui conseguita in questo decennio di sperimentazioni e ricerche, si è rivelata sempre più originale e personale, tanto da essere riconosciuta da esperti e critici, tra le più interessanti nel panorama contemporaneo.
Mi riappresto a scrivere su di lui dopo un lungo e voluto tempo di taciuta meditazione, che avrebbe potuto essere scambiato per abbandono. Ma che è stato invece uno step necessario per rivedere cono occhi nuovi l'evoluzione del suo lavoro, sedimentando il pensiero critico.
Ciò che mi ha colpito ennesimamente in Vigliaturo è la sua capacità di raccontare e descrivere poeticamente la vita di oggi e di ieri in maniera atemporale, attraverso disegni, dipinti, sculture, vetrate, paraventi, sapendovi racchiudere un'acutezza espressiva raffinata, una prontezza di osservazione ed una sintesi artistica lungimirante. Le sue opere risultano provocazioni di concetto e di colore, quasi a metà strada tra la primitiva gettata cromatica di pittori di matrice espressionistica e neo-futurista (proveniente da suo esordio pittorico), e la più armonica, classica e controllata armonia mundi della tradizione artigiano-vetraia veneziana, a cui lui fa costanti rimandi.
Per chi non le ha mai viste prima, le sue sculture - che vivono di trasparenza e luce pura - sono rappresentate, citando un precedente scritto del 1994, "da lastre calde, raffreddate da impeti bluette, magenta, ocra, soffiate da un vento che sa di mare, attraversate da magmi vetrigni che sviluppano vele, onde, gabbiani, volti, abbracci, maternità, angeli, demoni, arlecchini, eroi, musici irriverenti, imponenti totem-generali, amanti indissolubili, e poi ancora cavalli, pesci e colombe di un bestiario simbolico che anche Borges avrebbe gradito avere in casa."
Grazie all'attenta guida dell'imprenditore veneziano, Adriano Berengo, che cura in prima persona da oltre vent'anni la produzione e distribuzione di un parco di artisti contemporanei che si sono avvicinati al vetro, Vigliaturo ha aggiunto alla sua già riconosciuta fama nazionale sui vetri cattedrale e oggetti di design, una generosa creazione di sculture in vetro fusione.
Pezzi unici ambiti da emeriti collezionisti pubblici e privati internazionali che ne apprezzano il coraggio cromatico, i rimandi alla storia dell'arte del Novecento e alla mitologia antica. Il vetro, materiale straordinario che accompagna da sempre l'uomo nella vita di tutti i giorni attraverso i suoi molteplici impieghi quotidiani, riesce, anche grazie all'operato di Silvio Vigliaturo a diventare nutrimento dello spirito attraverso fusioni d'arte inusuali, poco conosciute nel mercato italiano, ma di gran pregio e valore all'estero.
Il suo stile propositivo "au rebour" risulta quasi d'avanguardia in una tendenza attuale così dedita ad un'arte più minimale, pungolante e slegata al senso estetico. Alcuni critici, come Paolo Levi, definiscono le sue sculture abili decorazioni alchemiche della "silenziosa anima del vetro".
Mi decido ad andare a trovarlo in bottega per confrontarmi con lui sulle ispirazioni di uno dei sui filoni tematici dominanti. Parto con i generali. "Quando compongo l'opera, prima di metterla in forno, le mie mani rimandano a tutto ciò mi tocca da vicino - commenta Vigliaturo. La guerra in Iraq, per esempio. Partiamo da un po' di anni fa, quando il padre di Bush decide di attaccare l' Iraq per destabilizzare il dittatore, e poi per motivi ad oggi non ancora dichiarati, si ritira. Perché, mi chiedo? E' d'obbligo chiederselo, anche come artisti. A brandire l'arma della vendetta, dove non era arrivato il padre, arriva poi il figlio e... dovrebbe aver completato l'opera. In realtà, non è così e la situazione attuale, visti anche gli ultimissimi sviluppi, è piena di conflitti e instabilità."
In effetti i suoi generali, grandi e piccoli, riflettono questa fragilissima condizione. Una puntuale rigidità espressiva ripetuta ad libitum. Una serialità d'intento nell'unicità del prodotto.
Mi chiedo come Vigliaturo riesca ad unire la percezione dello spaccato storico-sociale attuale (che molti artisti deputati nell'Olimpo dell'arte contemporanea esprimono più provocatoriamente) con un'espressione figurativa così placidamente classica, formale, apparentemente statica. "Concettualmente - risponde - che differenza c'è tra Ulisse che inventa il cavallo di Troia per entrare nella città con l'inganno (nell'antichità la grande Potenza era la Grecia) e le strategie di guerra più attuali? Ma torniamo a ciò che la Storia antica ci insegna, attraverso la sua ciclica ripetizione: molti principi Achei arrivano a Troia per conquistarla, e Troia si difendeva da sola. In realtà sappiamo bene che Troia non è nata dal ratto di Elena per mano di Paride. Era in un punto strategico del Mar Rosso e dunque molto ambita, e molto vicina a logiche di supremazia e mercato, già allora. Dopo dieci anni di embargo sembra strano che - come nella guerra di Troia, anch'essa durata dieci anni - nelle strategie, questi, passatemi il termine, "generali" non abbiano portato da delle modifiche reali."
Una rigidità della divisa, del ruolo, un'estroflessione di un argomento critico, difficile, che Vigliaturo sublima e concentra in un'unica allegoria dichiaratamente contenuta nella sua opera in vetro. Sta a chi guarda, comprenderla.
In ogni caso giungono richieste da ogni dove, Napa Valley compresa, per avere delle sue installazioni - in questo caso, lo possiamo proprio dire - sul tema dell' "Italian way of life", sull'amore e storia del vino, con la creazione di un'opera in vetro a grande dimensioni, in sfida aperta alle intemperie delle colline della California. Vigliaturo non si è fatto spaventare, anzi. Ha realizzato e inaugurato recentemente una imponente opera-paravento presso la tenuta vinicola dell'etichetta californiana Deldotto. "Una storia che mi si è presentata e nella quale mi piace camminarci dentro", dice lui.
Un percorso artistico all'interno della storia del vino, come sta già cercando di fare il sistema di marketing culturale istituzionale con altri artisti in Toscana, Trentino, Umbria e Sicilia. Ma anche tanto successo fuori patria. Penso ai suoi pezzi esposti e venduti negli Stati Uniti, in Svezia, in Spagna, Cina, Olanda e Germania. "Forse perché all'estero sono molte le realtà - Stati Uniti compresi - dove il vetro è considerato prezioso. Forse perché in Italia non esistono cantine e soffitte piene di tali opere accatastate, in attesa che qualche asta le qualifichi economicamente. O forse, molto più magicamente, perché no, perché queste opere sono "segrete" nella loro manifattura, sconosciute per la maggior parte delle persone." conclude l'artista.
Vigliaturo, classe 1949, è un personaggio attento a dosare la sua presenza o partecipazione a esposizioni. Non rivela mai la sua modalità di lavoro. Realizza le sue opere attraverso una tecnica raffinata nel tempo uno strategico assemblaggio a freddo seguito dal caldo guizzare della materia nei forni da fusione.
La natura stessa dei colori contenuti in ogni singola opera necessita infatti di attenti passaggi in forni a diverse temperature. L'abilità sta nel dosare questo processo e nel frantumare, sminuzzare, polverizzare e formulare il dosaggio alchemico, su fibra silice, pigmenti e minerali vari - oro compreso - sino a raggiungere, prove dopo prove, l'effetto desiderato in fusione. Ogni risultato è a sé un pezzo unico, poiché il calore guida la corsa dei colori ogni volta in modo diverso. Ecco allora nascere personaggi che potrebbero tranquillamente riempire la scacchiera immaginifica dei bianchi e dei neri: Re e Regine, Cavalli e Alfieri, Torri, Dame e Cavalieri. Per non parlare di grandi Eroi leggendari appartenenti al mondo Ellenico: Achille, Ulisse, Enea, Patroclo, Penelope.
Ma questa è un'altra storia, e ve la racconteremo un'altra volta.

17 novembre 2003

Monica Nucera Mantelli


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