La poetica impressionista


L'impressionismo è la conclusione delle ricerche naturaliste ottocentesche e l'inizio dell'avventura artistica moderna: è la conquista della pittura all'aria aperta, è la rivoluzione della luce e dell'atmosfera, del colore che non conosce più i toni locali e le tinte neutre per esaltarsi in tutta la sua luminosa bellezza, è l'attimale vicenda delle emozioni vissute a contatto con la vita e fermate liricamente sulla tela, è il sentimento moderno del flusso ininterrotto dell'universo che appare sempre nuovo sotto i battiti del sole, è la poesia felice dell'"hic et nunc", delle cose viste e sentite nella fuggevolezza del presente. L'occhio del pittore finalmente impara a vedere in modo diretto e immediato, libero da sovrastrutture letterarie, da schemi retorici, da presupposti formali o comunque intellettuali. La natura e la vita moderna sembra che vengano scoperte per la prima volta, perché il pittore vi si pone di fronte con il solo bagaglio della sua impressione fugace. Gli impressionisti sanno trovare con spontaneità l'accordo difficile tra occhio e sentimento, tra osservazione diretta del vero e trasfigurazione lirica, tra analisi della visione ottica e stato d'animo: un equilibrio miracoloso, raggiunto per gradi. Ma, si deve aggiungere, un equilibrio che si regge su dati puramente intuitivi, non teoretici e sistematici e, in quanto tale, facilmente alterabile nella sua lirica misura. Così un'accentuazione insistita nell'analisi della visione ottica porta verso il Neo-impressionismo puntinista di Seurat e Signac, mentre la ricerca di un'aderenza totale allo stato d'animo conduce all'espressiovità eccitata di Van Gogh o al simbolismo primitivista di un Gauguin, per citare i casi più noti. Comunque, è sempre dall'impressionismo che si parte verso ogni conquista, perché questo movimento non realizza soltanto una rivoluzione d'ordine formale - divisione di toni, giustapposizione di macchie di colori complementari, analisi dell'effetto luce improvviso e fuggevole, leggerezza di tocco, tavolozza limpida e chiara, libertà compositiva - ma anche un nuovo atteggiamento dell'artista di fronte alla vita moderna, ritratta con esaltata felicità. L'elemento elegiaco e contemplativo del naturalismo corottiano è superato dal rapporto diretto e immediato che il pittore impressionista intuisce con il motivo, colto nella sua accidentalità fenomenologica di luce e atmosfera; l'elemento tattile della pittura courbettiana e la sua partecipazione all'intensa vita naturale si risolvono in un nuovo rapporto visivo e squisitamente ottico - non c'è più la serena fiducia del maestro d'Ornans nella realtà oggettiva, nella carnale sostanza delle cose; l'impressione fermata del miglior Daubigny diventa un fenomeno improvviso, uno scoppio iridato di bagliori e di riflessi, di colori e di luci.
Gli impressionisti, al contrario dei loro precedenti, rifiutano istintivamente ogni concezione panteista, in fondo di radice romantica, perché sentono come la loro individualità si realizzi compiutamente in questa analisi visiva della natura e della vita moderna: così facendo conquistano nuovi mezzi espressivi e nuovi strumenti di linguaggio e nello stesso tempo affermano la piena libertà creatrice dell'artista e il suo potere di trasfigurare liricamente la realtà. Realtà rivissuta nell'impressione: impressione uguale a occhio e sentimento. Ne consegue un nuovo naturalismo ottico e lirico che è la caratteristica prima degli impressionisti, i quali, nell'entusiasmo della loro scoperta, non si stancano di indagare la natura e la vita nella molteplicità dei loro aspetti: il silenzio della foresta e il rumore della strada, il movimento animato del passeggio sui boulevads o lungo la Senna, la grandiosità delle marine e i fremiti dell'atmosfera sui cieli, l'intimità delle riunioni familiari e l'allegria dei balli o dei caffé, le luminose regate e la gioia delle scampagnate all'aria aperta, l'eleganza mondana del teatro e la fatica dei lavori più umili, i bimbi intenti ai giochi nei parchi ombrosi e le riunioni di galoppo o di trotto sui campi di corse, tutto questo l'artista impressionista annota sommariamente nelle sue tele con una felicità e un estro creativo che sa di prodigioso. Non c'è scrittore che ci dia un'immagine così completa della vita francese come sanno fare i pittori impressionisti,, che sono i più autentici storici del loro tempo, i testimoni vivi di un costume e una società, i poeti della vita quotidiana.
Sembra quasi impossibile credere che tanta forza creativa sia irrisa dai contemporanei, che i principali animatori del movimento debbano patire la più dolorosa miseria e la più avvilente incomprensione: ma quando si pensi all'ambiente culturale francese che regge i Salons e agli artisti che insegnano all'Accademia, ancora devoti alle teorie di Ingres e sospettosi perfino del vecchio Delacroix, si intenderà come questi giovani innovatori, chiamati alla pittura da una irresistibile vocazione, appaiano ai loro contemporanei dei veri e propri rivoluzionari e dei sovvertitori di norme acquisite e da tutti accettate per valide. Anche il loro cammino si svolge per gradi, per lente conquiste faticosamente raggiunte: dapprima sono timidi tentativi individuali, poi c'è il confronto degli incontri e delle amicizie nate da affinità di tendenza, infine il canto felice dove ogni voce si accorda con l'altra come in un coro, per intima congenialità di sentimenti e di stile. Monet e Renoir, Sisley e Pissarro, insieme sul motivo, a dipingerlo in uno stile così simile che, ove non ci sovvenisse la firma, difficilmente riusciremmo a distinguerli: ed anche Manet, Degas e Cezanne, pur con accenti diversi, molto si accostano al quartetto degli impressionisti più schietti e veri.
La storia di questo movimento possiamo, con una certa approssimazione, suddividerla in vari tempi: dapprima una fase pre-impressionista che è connessa con le vicende dei courbettiani Fantin-Latour e Whisler, con i paesisti Boudin e Jongkind e, in gran parte, col crescere di Manet - all'incirca dal '55, data della Exposition Universelle e del Pvillon du Réalisme di Courbet, fino al '63, data del Salon des Refusés - poi, dopo alcuni anni di intensa elaborazione pittorica, la sconvolgente affermazione di Monet, seguito da Renoir, Sisley, Pissarro, Cezanne e, a latere, il personalissimo sviluppo di Degas, aristocratico solitario. È il periodo più intenso ed unitario dell'Impressionismo, che si svolge da 1866 all'incirca fino al 1884, anno in cui viene fondata la Société des Artistes Indépendants e in cui ha inizio la crisi di taluni dei principali pittori del movimento, i quali proseguono in modo personale le loro ricerche e le loro attività - all'ultima esposizione del gruppo, tenutasi nel 1886, non partecipano Monet, Renoir e Sisley.


Home