Nell'autunno del 1871, terminata la guerra franco-tedesca, Monet lascia Londra e si trasferisce a Argenteuil. Con Camille, che aveva sposato un anno prima, e suo figlio Jean, affitta una casa con giardino. Un contemporaneo ci descrive questa abitazione a circa dieci chilometri a nord-est di Parigi come "una villetta molto carina situata su una collina piena di vigne che si abbassano fino alla riva destra della Senna". Come Bougival e Anières, è una meta delle passeggiate dei parigini. Le sue regate eleganti, le osterie di campagna ma anche i suoi campi selvaggi di papaveri e le barche che si dondolano dolcemente sotto il sole sono dei soggetti per i pittori e fanno di Argenteuil un luogo importante per l'impressionismo. A eccezione dei corti soggiorni di lavoro in Olanda, in Normandia e a Parigi, è qui che Monet vive e dipinge fino alla sua partenza per Vétheuil nel 1878. La dote di Camille e l'eredità che il padre gia ha lasciato, permettono per la prima volta a Monet e alla sua famiglia una vita agiata; e di assumere anche due domestici e un giardiniere In più, Monet beneficia del sostegno del marchese Durand-Rouel, che ha conosciuto a Londra. I quadri di questi anni testimoniano bene questo benessere: "Le déjeuner" (La colazione), mostra Camille e Jean in un giardino molto ben tenuto. Su una tavola delle tazze di fine porcellana e una caffettiera d'argento; i personaggi del quadro vestiti con abiti estivi e alla moda, evocano un ozio che sarebbe impensabile senza una certa dispondibilità di denaro. Monet intrattiene relazioni con collezionisti e ama invitare degli amici: Renoir e Pissarro vanno a trovarlo ed è ad Argenteuil che Monet comincia a dipingere definitivamente all'aria aperta. È sempre ad Argenteuil che Monet conosce il pittore Gustave Caillebotte. Grazie a un'eredità, Caillebotte è finanziariamente indipendente e, negli anni seguenti, diventerà uno dei maggiori collezionisti di quadri impressionisti. Egli sostiene Monet e aiuta i suoi amici a esporre le loro opere. Con la sua morte, nel 1894, la sua magnifica collezione, che comprendeva fino a 16 opere di Monet, fra le quale la "Gare di Saint-Lazare", "Le déjeuner" e "Régates à Argenteuil", passa allo Stato francese. Passerà molto tempo prima che le istanze ufficiali si decidano a esporre alcune tele. La donazione Caillebotte è il grosso della collezione degli impressionisti del museo del Louvre, a Parigi; essa è oggi esposta al museo d'Orsay (Parigi). È ad Argenteuil che Monet inaugura il suo canotto. Egli lo ha trasformato in atelier equipaggiandolo di una cabina e di un paravento per proteggerlo dal sole. Monet riprende là un'idea del pittore paesaggista Daubigny che, quindici anni prima, dipingeva sulla Senna e sull'Oise a bordo del suo Botin. Il battello-atelier lo vi può vedere in molte sue tele. Sull'acqua, Monet dipinge l'acqua, penetra al cuore del suo soggetto. Il vento che agita dolcemente le canne e il leggero movimento dell'acqua, i giochi di riflessi e di colori sono suggeritiin maniera così immediata che chi guarda la tela si sente immerso nel paesaggio. Come appariva chiaramente nel "Le pont d'Argenteuil" e "Les coquelicots", il fatto di dipingere nella cornice stessa del soggetto, imponendosi dei limiti in alcune direzioni, permette di immaginare che il paesaggio prosegua al di fuori della tela. Argenteuil non è solamente una meta di escursioni, ma anche una fiorente cittadina industriale. Questo carattere di modernità piace agli impressionisti. Due ponti sulla Senna la collegano a Parigi. Monet li dipinge entrambi. Il più vecchio era stato costruito in legno e pietra. Il secondo ponte era un un ponte ferroviario, quindi una costruzione molto moderna. Se per alcuni questa era un'opera elegante di avanguardia, altri non ci vedevano altro che "un villano tunnel a cielo aperto". Nei quadri di Monet, la differenza tra i due ponti si nota immediatamente: le tele che rappresentano l'opera di ingegneria moderna, con una luce fredda, quasi metallica, sono improntati da un fascino per le nuove tecnologie, lo sviluppo indiustriale e la velocità, del cui simbolo è il treno. Su queste tele il ponte diventa il monumento di una nuova epoca. Il ponte vecchio è d'altra parte più rassicurante. Con la sua forma esalta la "monarchie de Juillet", età d'oro della grande borghesia e per la sua funzione esso resta ugualmente tradizionale: pedoni e carrozze l'attraversano incessantemente. Il ponte, come tutte le opere, rappresenta anche una presa di possesso sulla natura, una manifestazione di civilizzazione. I paesaggi di Argenteuil non ci mostrano né natura selvaggia né dolcezza arcadica: essi sono pieni di sole, di gioia, di pace e d'armonia ma tengono conto del presente. Sono civilizzati. Quando si guarda un quadro di Monet, si ha la tendenza a partire dal principio dell'immediatezza, a vederci quasi un'instantanea. Si dimentica che si tratta nei fatti di composizioni molto strutturate, costruite, si potrebbe dire. Molto frequentemente, Monet ci introduce una simmetria assiale che i pittori accademici si sforzavano di evitare poiché essa porta a un livellamento dell'immagine che mette in pericolo l'illusione della prospettiva. È proprio questo che interessa Monet. È l'effetto d'appiattimento, gettato su tutta l'immagine come una rete, che egli cerca. Questo si nota molto nettamente nella versione del "Pont d'Argenteuil" che si trova alla Neue Pinakothek de Munich: delle linee orizzontali e verticali si incrociano, formando una rete che fissa la struttura dell'immagine in superficie. Pertanto, il colore circostante gli ridona la profondità: la facciata dei pilastri è in ocra chiaro e grigio-verdi i lati; stessa cosa per gli archi di metallo. Anche nell'acqua si distinguono due blu differenti. Il più scuro mette in rilievo il più chiaro o il più chiaro si profila sullo scuro. Inoltre, al cuore dell'organizzazione lineare senza rilievo dell'immagine, si vede apparire una plasticità delle forme e una profondità di campo ottenuta con dei trucchi pittorici, cioé con degli effetti di colore, ed è dunque questo che cerca il pittore. Si osserva un principio simile nelle tele della Gare Saint-Lazare, che Monet dipinge nel 1877. Da molto tempo l'edificio affascinava il pittore e se si deve credere a quello che racconta Renoir riguardo alla "presa" della Gare da parte di Monet, non si può negare che egli abbia mancato di audacia per arrivare al suo scopo. "Egli si mise i suoi abiti migliori, e, giocherellando negligentemente con un bastone dal pomo d'oro, chiese che fosse mostrato il suo biglietto da visita al direttore delle ferrovie dell'ovest alla Gare Saint-Lazare. L'usciere, sbalordito, l'introdusse subito. "Il sono il pittore Claude Monet". Il direttore in questione ignorava tutto riguardo alla sua pittura, ma non osò contraddirlo. Monet lo lasciò annaspare qualche istante per poi annunciargli la grande notizia. "Ho deciso di dipingere la vostra stazione. Ho esitato a lungo tra la Gare du Nord e la vostra ma credo infine che la vostra abbia più carattere." Egli ottenne tutto quello che voleva. Si fermarono i treni, si evaquarono i passaggi, si fece emettere dalle locomotive il fumo che desiderava Monet. Egli si installò nella stazione, dipingendo nel mezzo del raccordo generale delle giornate intere e infine andò via con una buona semi-dozzina di quadri..." Come per i ponti, Monet cerca qui la struttura lineare dell'opera. Anche qui Monet mette del fumo, vapore e luce, quello che ristabilisce l'illusione della profondità. Questo tipo di composizione è fortemente marcata per le stampe giapponesi che l'artista si era messo a collezionare dal 1871. Quello che lo appassionava in queste opere era la strutturazione dell'immagine, nuova per lo sguardo occidentale dell'epoca, una maniera originale di tagliare con il bordo del foglio alcuni elementi e di decentrare il soggetto principale. Il Giappone non si era aperto all'occidente che dalla metà del secolo per diventare molto alla moda nelle metropoli europee. Dipingento "La Japonaise", è a questa moda che si sacrifica Monet. Vestita con un magnifico kimono rosso con i bordi in rilievo che sembrano animarsi. Camille posa, girata verso il pittore. Al muro sono appesi una buona dozzina di ventagli di carta. Si può vedere nella tela una concessione al gusto dell'epoca e, effettivamente, Monet riuscì a venderlo per la somma rispettabile di 2.000 franchi, alla seconda esposizione impressionista. Sicuramente con la sua atmosfera leggera è più convenzionale di altri quadri. Ma Monet ha pettinato Camille, che non aveva nulla di asiatico, con una parrucca bionda e le ha messo in mano un ventaglio tricolore. La tela intera è una farsa giapponese alla moda di Parigi.