Il pesce che vedete nella foto è un pesce famoso. E’
addirittura apparso in evidenza sul Gazzettino del 29 agosto 2004, come
esemplare di una specie sconosciuta pescata in Laguna. Si era allora parlato di
specie esotiche, lessepsiane, si era persino scomodata la
“tropicalizzazione” del Mediterraneo dovuta ai cambiamenti climatici globali... Ma
la realtà era molto più semplice. Non era infatti certo la prima volta che
vedevamo un pesce balestra dalle nostre parti, anzi. Ne avevamo ospitato
addirittura per anni un bell’esemplare in acquario, pescato all’amo sulle
nostre tegnùe al largo di Malamocco. Se è vero infatti che alla
famiglia Balistidi, che annovera i cosiddetti “Pesci balestra”, appartengono
specie tipicamente tropicali, è anche vero che la specie Balistes
carolinensis Gmelin,
In Adriatico, e lungo le coste del Veneziano in particolare, la sua presenza,
sia pur rara, è segnalata ed illustrata già dal Chiereghin nel 1818 (come Balistes
batillum o B. capriscus sinonimi della specie in oggetto, la cui
riproduzione in acquerello originale è visibile nella foto in basso a destra).
Nelle collezioni del Museo di Storia Naturale di Venezia si conservano
esemplari ottocenteschi e pubblicazioni scientifiche del Trois (Trois, 1875) e
del Ninni (Ninni A.P., 1870; Ninni E., 1912), relative a ritrovamenti
nordadriatici di questa specie, che riferiscono di esemplari del 1895, 1898,
1899 ecc. Negli ultimi decenni le segnalazioni di questi
ritrovamenti a livello locale sembrano mantenersi con una certa regolarità
attorno 1-2 esemplari l’anno, almeno per quanto a nostra conoscenza.
Trattandosi di specie a distribuzione irregolare, apparentemente legata almeno
preferenzialmente a substrati rocciosi, i principali ritrovamenti sono avvenuti
a opera di cannisti sulle tegnùe del Veneziano (come già indicavano il
Chiereghin ed il Ninni). I robusti denti di cui è munito, visibili nella foto
in basso a sinistra, sono tipici della famiglia (le specie tropicali in effetti
si nutrono essenzialmente di coralli) e tradiscono le abitudini alimentari
legate ad una dieta costituita da organismi bentonici dotati di robusto guscio
come anellidi tubicoli, molluschi ed altre specie abbondanti sui fondali
rocciosi. Il curioso nome di pesce balestra deriva da una strana
traduzione del nome anglosassone “trigger fish”, che tuttavia significa “pesce
grilletto”, che deve alla particolare pinna dorsale, dotata di robusti raggi
spinosi, che l’animale può alzare o abbassare a piacimento facendola scomparire
in un apposita scanalatura sul dorso. Il movimento, simile a quello effettuato
per armare il grilletto nelle antiche armi da fuoco a miccia ed a pietra focaia
(e forse precedentemente anche delle balestre) ha così ispirato il nome.
In trasmissioni televisive, sui giornali e purtroppo anche in siti internet, il
Balistes carolinensis è spesso portato impropriamente come esempio,
anche da parte di “esperti”, del fenomeno della “tropicalizzazione” del
Mediterraneo e del cambiamento climatico globale in generale.
Tuttavia un eventuale aumento di diffusione e frequenza di questa specie nel
nostro mare a seguito del riscaldamento delle acque, unico collegamento
possibile fra B. carolinensis e l’effetto “tropicalizzazione del
Mediterraneo” non appare affatto evidente ed è, almeno per quanto di nostra
conoscenza, attualmente tutto da dimostrare.