Caratteristiche. Parente prossimo del famoso e pericoloso
Barracuda dei mari caldi, il Luccio marino ha corpo lungo e slanciato, di forma
cilindrica. La bocca è larga e lunga, arrivando sino al margine anteriore
dell'occhio, che, in un profilo così aerodinamico, appare enormemente grande.
La mascella superiore è più corta di quella anteriore, che alla sua estremità
ha un piccolo lobo, il quale, quando la bocca è chiusa, si dispone in modo da
formare una perfetta carenatura. I denti sono numerosi, appuntiti e si vedono
molto bene anche da lontano. Ciò conferisce al pesce un aspetto sinistro e poco
rassicurante. Le pinne dorsali sono due e ben
separate: la prima è munita di lunghe spine, mentre la seconda di raggi molli.
La pinna anale è opposta ed è quasi uguale alla seconda dorsale. La pinna
pettorale è corta, ma slanciata; la pinna caudale è forcuta. Il dorso è
verdastro o brunastro, mentre la parte inferiore dei fianchi e il ventre sono
argentei. Gli individui adulti presentano fino a ventiquattro strisce verticali
più scure che si diramano dalla schiena. Può arrivare normalmente a mezzo metro
di lunghezza, ma occasionalmente può avvicinarsi al metro. Predone per
eccellenza, il Luccio marino è un animale carnivoro che assale piccoli pesci
pelagici e anche costieri. La riproduzione avviene in estate.
Dove vive. Sempre più raro lungo le coste e in bassi fondali, il Luccio
marino pare prediligere i grandi spazi liquidi e profondità sempre più
impegnative. Più che dal dilagante inquinamento, egli sembra scacciato dalle
rive dal rumore e dalla confusione, che evidentemente non gli sono congeniali.
È diffuso sia nel Mediterraneo, sia nell'Atlantico orientale, ma non oltre il
Golfo di Biscaglia. Il subacqueo lo può incontrare più facilmente nelle piccole
isole lontane dal turismo di massa e ovunque ci siano calma e solitudine. Le
pareti rocciose che precipitano nel blu gli piacciono da matti, perché gli
permettono di appostarsi all'ombra di una spaccatura in attesa che qualche
ignaro branco di Acciughe, di Boghe o di Occhiate passi nel suo raggio di
azione. La tecnica di attacco assomiglia un po' a quella del Dentice. Il
corsaro attende immoto il momento opportuno e poi si scaglia come una freccia
in mezzo al branco di pescetti con la bocca spalancata, mietendo più vittime
che può. Anche i prati di posidonie gli vanno bene, ma solo se queste finiscono
nella sabbia a profondità notevoli e in zone di passaggio.Quando è in
perlustrazione, il predone può essere avvistato a mezz'acqua, mentre nuota pigramente guardandosi
intorno. Il suo fare apparentemente disinteressato, però, non tragga in
inganno: avvicinarlo sarà praticamente impossibile, perché il pesce, pur non
fuggendo a precipizio, manterrà costantemente le distanze. Di solito lo si
incontra da solo, ma può pure capitare di vederlo riunito in sparuti gruppetti
di suoi simili, tutti con gli occhi spiritati e i denti digrignanti. Ma al
subacqueo non fanno niente, anche se ad attirarli è il sangue di qualche preda
precedentemente colpita
.