La boga appartiene alla famiglia più importante, per la pesca sportiva da terra,  di pesci marini per la quantità di specie che include: quella degli SPARIDI. Il suo nome scientifico è Boops boops, in dialetto si chiama “opa”.E’ uno dei pesci più importanti nell’agonismo, data la sua massiccia presenza durante tutto l’anno, anche se indubbiamente la primavera rappresenta il periodo pi¨ favorevole.Vive sia
lungo le coste rocciose che dentro i porti che un po' più al largo, dalla superficie fino a poca altezza dal fondo. Tuttavia, generalmente si pesca a mezz’acqua.Può raggiungere la lunghezza di circa 30 cm., ma in genere questa taglia si incontra pescando dalla barca
, a una certa distanza dalla costa. In genere, la taglia è più
piccola in primavera e maggiore in autunno.Nel costruire i finali specifici, si dovrà tenere conto della sua dentatura capace di recidere i finali sottili. La rottura avviene anche quando il filo, spostato ai lati della bocca del pesce, si incastra nella parte dura e tagliente dei lati della bocca. Nell’uno e nell’altro caso si perderà la boga allamata. Esistono diversi sistemi per ovviare a tale problema. Il primo, il più semplice, è quello di aumentare lo spessore dei finali fino ad uno 0.25. Ma tale sistema funziona solo con pesci  di taglia e affamati, altrimenti la boga, che in genere è diffidente, scarterà le 
esche proposte su finali superiori allo 0.14. Usando quindi finali dello 0.10-0.14 (in base alla taglia dei pesci e alla loro aggressività), si ricorre al rinforzo. Basterà collegare al nylon del terminale  uno spezzone di cm.5-8 di filo più grosso 4 decimi (ad esempio, usando uno 0.12 il rinforzo sarà dello 0.16) su cui è attaccato l’amo. Presa la misura, si forma un nodo semplice a doppio giro, si inumidisce, e si stringe.


Adesso la parte di filo esposta ai denti della boga è più spessa del resto del finale, ma l’esca sarà sempre adescante grazie al ridotto diametro del resto del finale. Con boghe di ridotte dimensioni non occorre tale accorgimento e i finali saranno a 2 braccioli lunghi rispettivamente cm.35-40. Gli ami saranno comunque a gambo lungo o lunghissimo per cercare di porgere ai denti della boga il  gambo e non il filo. Le misure da usare sono il n.20 -18 per piccole boghe, fino al n.10 per le più grandi.Importantissimo sarà comunque cambiare spesso i finali in caso di più catture, perché il filo vicino all’amo si rovinerà pian piano ma inesorabilmente, fino a spezzarsi.Come esca, soprattutto polpa di gambero, scampo o mazzancolla, ma anche vermi a pezzi e tocchetti di sarda.Si pesca sia con la canna fissa che con la canna a mulinello, al tocco, in caduta o con galleggiante fisso o scorrevole, di tipo affusolato per meglio seguire la discesa delle esche. Per la pesca al tocco e in caduta si utilizza il classico terminale alla genovese con due braccioli di cm.60 quello in alto e cm.80-100
quello in basso, da ridurre a cm.40-45 nel caso le boghe, mangiando in salita, non facessero sentire in tempo l’ abboccata. I finali saranno proporzionati alla taglia delle boghe, variando da uno 0.12 ad uno 0.20 massimo. Il piombo o la bombarda saranno scelti in base alla distanza da raggiungere, alla corrente e alla aggressività dei pesci. Indispensabili i cimini sensibili.Col galleggiante, fisso o scorrevole in base alla profondità da raggiungere, i finali saranno a due ami con filo dello 0.10-0.14 lunghi cm.50-70. La piombatura si fa con una torpilla (colorata di bianco) per i 2/3 della portata del galleggiante
e una coroncina di pallini, il tutto in 50 cm. sopra l’asola a cui si attaccano i finali. Sarà sempre opportuno avere molti finali di scorta e delle diverse misure, e utilizzare. Dalla barca, i finali sono più sostenuti per la maggiore presenza di pesci di taglia. I finali saranno collegati al trave (0.20/0.25) con snodi. La misura dei braccioli sarà dai 40 ai massimo 60 cm. di nylon dallo 0.16 allo 0.25 con pesci poco sospettosi e di taglia. Gli ami,eventualmente  legati con il rinforzo, del tipo a gambo lungo varieranno dal n.14 al n.8.
Le canne da usare sono di 5 metri, dall'azione necessariamente morbida, con il vettino in grado di accompagnare la mangiata senza insospettire, dando alla boga la possibilità di allamare da sola. Si pesca spesso con piombo in appoggio, con uno spezzone di mt.2-3 a fare da prolunga sotto l'amo posto in basso. In questo modo si va velocemente in pesca alla profondità desiderata e al vettino , svincolato dal peso del piombo, si lascia il compito di segnalare l'abboccata, con una ferrata raramente necessaria; si aspetta sempre la seconda o anche la terza boga dato che in questa tecnica è necessario prendere molti pesci. Opportuna la pastura, a cui le boghe sono molto sensibili.  Si può usare uno sfarinato già pronto o realizzare una pastura casalinga con 1 Kg. di sarde intere macinate due volte, unite a 500 gr. di sale e gettate a palline con costanza sempre in un posto.