Dove vive. Il Grongo è comune nel Mediterraneo, nell'Oceano Atlantico,
nel Canale della Manica, nel Mare del Nord. Solo occasionalmente lo si può trovare
anche nel Mar Baltico. Predilige le rocce, i sassi accatastati uno sull'altro,
i massi ciclopici ricoperti di vegetazione o di Gorgonie, i pinnacoli di pietra
cosparsi di fessure, le tormentate dune di calcare; basta che tutto questo
sorga su fondi fangosi o arenosi. La profondità per il Grongo non è un
problema. Gli piace stare indifferentemente in pochi metri di acqua, come è
capace di spingersi, trovandosi perfettamente a suo agio, sino a mille metri.
Abbiamo detto che il Grongo ha una doppia personalità: di giorno se ne sta al
riparo nella sua tana, che si sceglie sempre alla base delle rocce che elegge a
sua dimora; di notte sguscia tra un sasso e l'altro furtivo e sornione come un
gatto, ondeggiando il suo corpaccione da serpente ingrassato ed ammiccando alle
prede che incontra e sorprende nell'oscurità. Le sue tane hanno la
caratteristica di essere quasi sempre a contatto con il fango, di essere cupe e
tortuose, praticamente inaccessibili al subacqueo che, data la sua mole, ha
bisogno di spazio per muoversi. Di solito, proprio perché il pavimento della spelonca è
costituito da fango o sabbia, la visibilità all'interno della grotta lascia
piuttosto a desiderare. Tanto più che non ci sono quasi mai finestre o porte di
servizio che illuminino lo ambiente. La casa del Grongo, insomma, è lugubre e
severa ed incute una certa soggezione, anche perché spesso nei paraggi può pure
abitare un Astice con i minacciosi tenaglioni prominenti. L'habitat dei due
personaggi più o meno è simile e cercandone uno si può benissimo finire addosso
all'altro senza quasi accorgersene. Le zone particolarmente indicate al Grongo
sono comunque quelle dove le rocce emergono dalla fanghiglia come costole di
giganti essiccate al sole. Alla base di queste rocce si aprono fenditure lunghe
e nere, che permettono al loro inquilino di spostarsi pure di giorno senza
abbandonare mai l'ombra protettiva di cui, a quanto pare, ha una vitale
necessità. Se il buco che lo ripara è piuttosto stretto, tanto da ispirargli
una maggiore sicurezza, il Grongo non disdegna affatto di mettersi sulla porta
come una comare curiosa ed assetata di maldicenze e di pettegolezzi. In questo
caso spunterà dallo speco con tutta la testa e una piccola parte del corpo,
rendendosi ben visibile da chiunque nuoti nei dintorni. In effetti, tanto di
notte il Grongo assume l'aspetto di un ingordo predone, tanto di giorno sembra
un essere indifeso e bonaccione, in vena di fare solo quattro chiacchiere in
salotto. Gli scogli isolati che spuntano dal fondo limaccioso dell'alto fondale
lo fanno andare in visibilio, specialmente se sono bucherellati come forme di
gruviera.
Vi si stabilisce con la stessa
soddisfazione di un impiegato di banca che, stanco della vita di città, riesce
ad accaparrarsi una fattoria in campagna. Lui, il Grongo, nei pertugi ci gira
tutto il giorno e di notte se ne va a spasso ad insidiare i tranquilli abitanti
delle distese fangose, che contro i suoi denti e la sua forza ben poco hanno da
sperare. Ma la sua vera passione, del resto manifesta, sono i relitti; antichi
o moderni non importa, purché siano relitti. Dategli un gozzo marcito dal tempo
o una vecchia tartana divorata dalla teredine, un moderno motoscafo da diporto
o un transatlantico affondato durante la guerra, un cargo eroso dalla ruggine o
la carlinga di un aereo precipitato e lo farete felice. Dentro alle lamiere
contorte e semi distrutte o fra le costolature di un natante di legno il nostro
serpentone acquatico si divertirà come un pazzo, strisciando non visto da un
punto all'altro del relitto, come il fantasma delle storie del brivido. E se il
relitto è immerso nella nebbia della fanghiglia in sospensione tanto meglio: il
Grongo non se ne allontanerà mai più, se non costretto con la forza.