Caratteristiche. Il corpo è ovale, alto e compatto, persino
tozzo negli esemplari adulti. La testa è grossa e possente, la fronte è curva e
il profilo quasi ripido. OR occhi sono piccoli e situati in alto, sul capo. Lo
sguardo è severo, l'espressione feroce. La bocca è grande e armata con denti
aguzzi; nella parte anteriore di entrambe le mascelle ne spuntano quattro o
sei, a seconda dei casi, lunghi e ben sviluppati; gli altri invece sono più
corti. La pinna dorsale è lunga e la parte anteriore è dotata di aculei
spinosi. La coda è possente, tipica del nuotatore di razza, ed è a forma di
mezza luna. Le pinne pettorali sono strette e lunghe. Il colore di fondo è
quello dell'argento. Negli individui giovani, fino a qualche chilogrammo di
peso, il dorso è blu e può essere più o meno intenso; i fianchi sono argentei e
percorsi da quattro o cinque bande verticali scure. Una miriade di piccole
macchie azzurre cangianti è disseminata ovunque, ma soprattutto lungo i
fianchi. Subito dopo la morte del pesce, queste macchie scompaiono,
dissolvendosi senza lasciar tracce. Le pinne pettorali sfumano in un bel colore
rosa. Gli esemplari più grandi perdono la gradazione blu e diventano di un colore
rosso pallido uniformemente distribuito. Il Dentice può superare il metro di
lunghezza e i dieci chili di peso. E un predatore vorace che si nutre di pesci
più piccoli e di cefalopodi, che assale con particolare ferocia. Quando è in
caccia, diventa una macchina diabolica, pronta a scattare al minino stimolo.
Dove vive. Il Dentice è comune nel Mediterraneo e nell'Atlantico
orientale dal Senegal al Golfo di Biscaglia, anche se qualche volta arriva fino
alle coste meridionali della Gran Bretagna. Predilige le acque profonde, ma non
supera i duecento metri. E pure quando in primavera si avvicina alla costa non
sale, se non molto raramente, al di sopra dei dieci metri. Insomma, al Dentice
piace l'azzurro dei mare aperto e quindi se lo volete vedere non andatelo a
cercare nelle rilucenti baie sabbiose o negli anfratti color smeraldo delle
scogliere, ma dirigetevi senza indugio verso una punta che sprofonda nel blu o
verso la parte esterna di un'isoletta che sale dalle profondità a qualche
centinaia di metri dalla costa. Ecco, quelli sono i suoi posti: il confine tra
i colori della superficie e il blu scuro dell'abisso. In realtà, considerazioni
cromatiche a parte, le pareti di roccia che sfumano nell'azzurro lo attirano
perché solitamente sono zone di corrente e quindi di passo per i branchi di
pesci pelagici di cui principalmente si nutre. Il fango lo angustia, la sabbia
lo annoia, le erbe lo rilassano, al punto che in mezzo ad esse ci va a dormire
di notte. La roccia tormentata, a grandi sbalzi, ricca di pinnacoli lunari, di
terrazze di pietra, di pareti da vertigine, è però la sua passione. Lì lo
troverete certamente, fantasma evanescente in un mondo irreale. Non lo vedrete
mai verso la scogliera, ma sempre all'esterno, sempre sospeso sul baratro scuro
ed inquietante, al limite della visibilità. Nuota lentamente mentre vi osserva
curioso e severo. Spesso non è solo, ma in compagnia di complici della sua
stessa specie, tutti inespressivi e scostanti come lui. Contrariamente ad altri
corsari dei mare, come per esempio il Branzino, al Dentice non importa di
unirsi a compagni di taglia diversa dalla sua. Così, nel branco ci sono
indifferentemente individui piccoli, medi e grandi. I piccoli, secondo le
regole, sono meno prudenti e più Il Dentice è comune nel Mediterraneo e
nell'Atlantico orientale dal Senegal al Golfo di Biscaglia, anche se qualche
volta arriva fino alle coste meridionali della Gran Bretagna. Predilige le
acque profonde, ma non supera i duecento metri. E pure quando in primavera si
avvicina alla costa non sale, se non molto raramente, al di sopra dei dieci
metri. Insomma, al Dentice piace l'azzurro dei mare aperto e quindi se lo
volete vedere non andatelo a cercare nelle rilucenti baie sabbiose o negli
anfratti color smeraldo delle scogliere, ma dirigetevi senza indugio verso una
punta che sprofonda nel blu o verso la parte esterna di un'isoletta che sale
dalle profondità a qualche centinaia di metri dalla costa. Ecco, quelli sono i
suoi posti: il confine tra i colori della superficie e il blu scuro dell'abisso.
In realtà, considerazioni cromatiche a parte, le pareti di roccia che sfumano
nell'azzurro lo attirano perché solitamente sono zone di corrente e quindi di
passo per i branchi di pesci pelagici di cui principalmente si nutre. Il fango
lo angustia, la sabbia lo annoia, le erbe lo rilassano, al punto che in mezzo
ad esse ci va a dormire di notte. La roccia tormentata, a grandi sbalzi, ricca
di pinnacoli lunari, di terrazze di pietra, di pareti da vertigine, è però la
sua passione. Lì lo troverete certamente, fantasma evanescente in un mondo
irreale. Non lo vedrete mai verso la scogliera, ma sempre all'esterno, sempre
sospeso sul baratro scuro ed inquietante, al limite della visibilità. Nuota
lentamente mentre vi osserva curioso e severo. Spesso non è solo, ma in compagnia
di complici della sua stessa specie, tutti inespressivi e scostanti come lui.
Contrariamente ad altri corsari dei mare, come per esempio il Branzino, al
Dentice non importa di unirsi a compagni di taglia diversa dalla sua. Così, nel
branco ci sono indifferentemente individui piccoli, medi e grandi. I piccoli,
secondo le regole, sono meno prudenti e più curiosi: saranno sempre in prima
fila. I più grandicelli staranno a metà strada. I vecchi saranno sem-pre
all'esterno del gruppo, il più lontano possibile e sempre comunque a una
distanza tale da poter scappare indisturbati se la fiducia dimostrata dai più
giovani dovesse risultare mal riposta. Se la scoglie-ra non precipita nel blu,
ma si arre-sta venti o venticinque metri più sotto, su un pianoro di sabbia
com-patta o su un prato di posidonie, allora i Dentici andranno cercati proprio
al limite della roccia, dove gli scogli si diradano per poi finire.
Specialmente di notte quello sarà un punto di ritrovo. I Dentici della zona si
acquatteranno fra la sabbia e i sassi, o fra i sassi e le alghe, non si sa se
per riposare veramente o per tendere l'ennesimo agguato gli ignari abitanti del
basso fondo.
Comportamento II Dentice è astuto e
guardingo come un brigante consumato. Di solito spia le sue prede da lontano.
Ad attirarlo particolarmente sono i banchi numerosi di Sardine, di Occhiate, di
Boghe, di Zerri e di tutti quegli altri piccoli esseri che vivono seguendo i
misteriosi itinerari delle correnti marine. Il momento dell'attacco è scelto con
cura, fa parte del piano: non tutte le ore del giorno o della notte vanno bene;
meglio attendere l'alba, oppure il tramonto. Fuori c'è la luce che si tinge di
rosa, ma sotto, verso l'abisso, c'è l'oscurità che protegge i malandrini e che
permette di guardare senza essere visti. Sopra, subito sotto la superficie, gli
inermi pesciolini vagano tranquilli, uno vicino all'altro, per farsi coraggio e
per divertirsi insieme nel cavo delle onde. Una decina di metri più giù,
nascosto nell'ombra, immobile come un killer in agguato, il Dentice osserva la
scena, freddamente calcola le distanze, poi parte all'assalto, veloce come una
meteora, con le fauci spalancate. Apre un lungo solco nel branco, mena fendenti
a destra e a sinistra, quindi scompare. È di nuovo laggiù, fermo come un sasso,
nell'abisso che lo protegge, imperturbabile, come se niente fosse avvenuto. I
pescetti si ricompongono, si riuniscono, si stringono ancora l'uno contro
l'altro. E stato tutto talmente veloce che pare quasi che non sia successo
niente. Eppure molti di loro mancano all'appello. Il predone ha colpito duro.
Passano i minuti, in superficie i pesciolini sono ben visibili, specialmente in
controluce. Lui, il Dentice, è di nuovo pronto, non ha pietà. Improvvisamente
riparte verso l'alto. È un'altra palla di cannone che taglia in due il branco,
un altro solco che si apre nella moltitudine argentea, un altro scompiglio che
si cheta. Il pirata ha mietuto altre vittime ed è scomparso di nuovo. È ancora
là sotto, al buio, che osserva non visto e che sta per preparare 1'ennesima
scorreria. Ma l'assassino sa anche esporsi in prima persona, non disdegna il
duello, non ha difficoltà a guardare negli occhi la sua vittima. Al Dentice
piace il gusto del Polpo, è il suo piatto preferito. Quando ne vede uno lo spia
da lontano, acquattato tra gli scogli o nascosto dall'ombra di un cespuglio di
posidonie. Aspetta che il Polpo lasci il suo riparo e che si avventuri in un
tratto scoperto, senza sassi o fessure che gli possano servire da rifugio. Il
lestofante ha pazienza da vendere, sempre imperturbabile, sempre apparentemente
insensibile. In realtà è un fascio di muscoli tesi allo spasimo. Un vero
cacciatore, insomma. Quando il Polpo, ignaro della sorte che lo aspetta, si
muove, in cerca anch'esso di cibo, il Dentice comincia l'avvicinamento. Prima
cautamente, strisciando quasi tra uno scoglio e l'altro, poi sempre più
velocemente, sino al corpo a corpo finale, che avviene con inaudita violenza.
Il Dentice incalza con ferocia la sua preda, mira ai tentacoli, li morsica, li
strappa roteando gli occhi per 1'eccitazione. II Polpo sa che è in gioco la sua
stessa vita e si difende con onore. Non fugge, non mostra le spalle, ma accetta
la battaglia ben sapendo come finirà. Lo scontro Polpo-Dentice si conclude
sempre con la vittoria del secondo. Il Polpo queste cose le sa, eppure non si
dispera, non rinuncia a combattere. Con due tentacoli frusta l'acqua, rintuzza
gli affondi del nemico, con gli altri palpa la roccia dietro di sé, la testa
per scoprirne ogni minima fessura dentro la quale scomparire e lasciare il
campo a testa alta. Il Dentice non dà tregua, mena colpi a destra e a sinistra.
Eliminati i tentacoli, punterà alla cervice. Una morsicata netta, precisa come
un fendente e il Cefalopodo sarà in sua balìa. A patto che non si intani, che
non riesca a guadagnare un terreno accidentato. Ecco spiegati la fretta del
Dentice, la sua bramosia, il mortale accanimento che mette nella lotta. Un
altro abitante del mare che influenza in maniera molto singolare il
comportamento, del nostro brigante, è
E non si può nemmeno dire che il
Dentice possa sperare di spuntarla in un'eventuale tenzone a due: un conto è il
mite e lento Polpo, che cerca scampo nella fuga dignitosa, un altro conto è
l'irruente e collerica Murena, dotata di denti affilati come spade e di una
forza veramente fuori del comune. Tuttavia un motivo ci deve essere ed e
probabile che non abbia niente a che fare con la gastronomia. Forse i due
predoni si stimano da lontano, forse si squadrano a vicenda con curiosità.Tra
colleghi ci si intende, insomma. Anche il Dentice, come tutti i predatori,
preferisce andarsene in giro per il mare da solo. La moglie e i figli danno
pensieri e fanno diventare insufficiente una quantità di cibo che invece per
uno è più che abbondante. E poi il Dentice lo spirito di gruppo lo sente poco:
mettere
d'accordo tanti parerti diversi è un'impresa che mal gli riesce; specialmente
sulla caccia, dove non vuole essere secondo a nessuno, nemmeno a un altro
Dentice. Ogni regola, però, ha la sua eccezione. E anche per il Dentice, come
per tutti gli altri solitari scorridori dei Mari, l'eccezione alla regola è
rappresentata dal periodo degli amori. Va bene la solitudine, ma fino a un
certo punto. Ogni tanto qualche carezza ci vuole. E cosi il brigante, quando la
primavera comincia a riscaldare le acque, lascia i suoi infiniti spazi liquidi,
il blu degli alti fondali e sale verso la costa. Qui, a ridosso delle
movimentate ed allegre scogliere di terra, anche se sempre con un occhio
rivolto verso il largo, il Dentice si incontra con i compagni e le compagne di
gioventù, dimentica i suoi sani principi e si intruppa in branchi abbastanza
numerosi, che possono arrivare a comprendere diverse decine di individui, se
non addirittura qualche centinaio. Naturalmente non aspettatevi le allegre
scorribande dei Cefali o delle Salpe. Un Dentice in branco è sempre un Dentice,
anche se è innamorato, e pertanto lo vedrete sempre immusonito ed
imperturbabile, con la consueta aria feroce che lo contraddistingue in ogni
occasione. In quel periodo, sino ai primi veri caldi dell'estate, il Dentice
quasi non mangia, o mangia poco. Un po' perché l'amore assorbe praticamente
tutto il suo tempo libero, un po' perché effettivamente, con tutti quei
famelici malandrini in giro, il Dentice, ormai sazio di tenerezze, comincia a selezionare
la compagnia e il branco si divide in tanti gruppetti che si disperdono lungo
la costa in cerca di cibo più abbondante. Ancora pochi giorni e poi l'addio.
Ognuno per suo conto, ognuno di nuovo in caccia, pronti a saettare come meteore
in mezzo a un banco di Acciughe, a litigare con un succulento Polpo, a farsi
incantare dagli occhi maliardi di una Murena.