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Come
Maria,
Santa
Chiara vede rispecchiata la propria vocazione nel mistero della Vergine
che porta nel suo grembo il Figlio di Dio.
Ad
Agnese di Praga scrive:
"Stringiti
alla sua dolcissima Madre, che generò un Figlio tale che i cieli
non potevano contenere, eppure ella Io raccolse nel piccolo chiostro del
suo sacro seno e Io portò nel suo grembo verginale... Come dunque
la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel
suo grembo, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle
dell'umiltà e della povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre
portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, e conterrai Colui
dal quale tu e tutte le cose siete contenute".
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In S.
Chiara,
la
conformità alla Vergine Maria
fu
tale da meritarle d'essere chiamata:
impronta
della Madre di Dio, nuova Maria.
Rivivere
l'avventura
di Chiara
e
delle sue sorelle
è
la nostra vocazione.
Una
vocazione quanto mai attuale oggi,
nella
Chiesa
e
nella nostra società.
Con
Cristo povero e crocefisso
"La
memoria continuamente le presenta Colui che l'amore le ha impresso ben
profondamente nel cuore": questo passo della
Leggenda di S. Chiara esprime in modo mirabile come lo sguardo della nostra
Santa sia costantemente rivolto al suo Sposo crocefisso.
Chiara,
la vergine povera, non si stanca di contemplare con stupore e scoprire
nella concretezza del quotidiano il Cristo povero, fatto per noi oggetto
di disprezzo,
morente
sulla croce.
E il
Figlio di Dio, crocifisso.
svela
a Chiara la sua gloria, la introduce nel mistero della Pasqua, la avvolge
con la luce della risurrezione. |
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"Attirami
dietro a te, o Sposo celeste.
Correrò,
senza stancarmi mai...".
Assidue
nell’orazione
La
campana ci chiama in coro sette volte al giorno.
La
preghiera liturgica è stata il principale nutrimento della vita
spirituale di Chiara e anche oggi è per noi fonte e culmine che
ci attrae nel mistero di Cristo e di tutta la Chiesa.
La
certezza che le nostre voci, quando salmodiamo, sono voce di ogni fratello,
salgono al Padre come lode e intercessione per tutta l'umanità,
è uno dei motivi più profondi della nostra gioia.
Pregare
è l'arte più bella,
che
non si finisce mai di apprendere.
È
cammino di fede.
È
via di severo impegno.
È
ascolto.
È
dialogo d'amore.
È
respiro.
È
dono a cui aprirsi.
È
incontro e grazia che plasma, ogni volta,
a
novità di vita.
È
linfa che irrora e vivifica
tutta
l'esistenza.
È
stare come Chiara
“vigilanti
e invitte, in orazione,
per
accogliere furtivamente
le
vene del divino sussurro”,
È
un tendere sereno
ad
"avere
Io Spirito del Signore
e
il suo santo operare".
La
clarissa vive reclusa.
Eppure
è ovunque presente con la forza della preghiera.
È
povera, fragile, ma misteriosamente è "collaboratrice
di Dio stesso e sostegno delle membra che cadono del suo ineffabile Corpo". |
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La
grazia di lavorare
"Le
sorelle alle quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavorino applicandosi
a lavori decorosi e di comune utilità, con fedeltà e devozione,
in modo che, bandito l'ozio, nemico dell'anima, non estinguano lo
spirito
della
santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono
servire".
È
questa una delle perle racchiuse nella Regola.
Ogni
parola - come tutte le parole fiorite nel silenzio - ha un peso
e
merita di essere ponderata.
Chiara
ci ha lasciato l'esempio del lavoro vissuto come grazia.
Costretta
dall'infermità su un giaciglio per tanti anni, quando poteva, si
faceva sollevare e, seduta, filava tessuti delicati con cui confezionava
corporali per le chiese.
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In
monastero si impara ad essere operose.
Poco
conta lavorare nell'orto o eseguire ricami raffinati, stare al computer
o dedicarsi a lavori artigianali, studiare la musica per animare la liturgia
o essere di turno in cucina.
Tutto
è vivificato dall'amore.
E
nessuna stanchezza, può impedire a una sorella povera di cercare
l'Amato del suo cuore.
In
santa unità
È
il Signore che ci ha chiamate qui, in questo piccolo monastero di S. Croce,
per
vivere nell'unità della scambievole carità.
La
maggior parte di noi proviene dal real monastero S. Chiara in Napoli che
ha iniziato questa recente fondazione - e dal protomonastero S. Chiara
in Assisi a cui è stato chiesto aiuto.
Non
senza sacrificio abbiamo lasciato le nostre comunità per rispondere
alla nuova chiamata del Signore: è Lui che ci ha unite e rese dono
le une alle altre.
"L'una
manifesti all'altra con confidenza la sua necessità.
E
se una madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanta maggior cura
deve
una sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale!"
"E
amandovi a vicenda nell'amore di Cristo, quell'amore che avete nel cuore,
dimostratelo
al difuori con le opere, affinchè le sorelle, provocate da quest’esempio,
crescano sempre nell'amore di Dio e nella mutua carità."
L'amore
fraterno, uno dei cardini della vocazione clariana,
è
attinto direttamente alla Sorgente : "nell'amore
di Cristo".
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Dimorando
in Lui, attente a fare ciò che piace al Padre.
e
povere per essere aperte all'azione dello Spirito, ogni giorno continuiamo
a tessere operosamente, nella gioia, la nostra vita fraterna.
E
le difficoltà, i nostri limiti, gli stessi insuccessi, si trasformano
in mezzi per benedire il Signore.
Perchè
è Lui che costruisce la sua casa e conduce il suo piccolo gregge. |