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Il Rimino© n. 13

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  2. Ricordo di Gianni Bezzi.
  3. Giordano Bruno, ecco il mea culpa del Papa (di L. Accattoli, dal "Corriere della Sera").

Anno II, n. 13, Rimini 19.02.2000

Periodico telematico a cura di Antonio Montanari

Ricordo di Gianni Bezzi.

Giovedì 17 febbraio, a Roma, dopo breve malattia è deceduto il giornalista e scrittore riminese Gianni Bezzi, 60 anni.

Aveva debuttato al "Carlino" riminese, come vice-capopagina. Ma uno scherzetto fattogli mentre doveva essere assunto a Bologna nella redazione centrale, lo ha buttato sulla strada.

Ha diretto poi a Rimini il periodico "Il Corso". Nel 1969 è stato assunto a Roma al "Corriere dello Sport", dove è rimasto fino alla pensione. Ha scritto anche un volume su Renzo Pasolini ed ha curato, lo scorso anno, un libro sullo sport riminese nel XX secolo.

Persona buona ed onesta, professionista serio, amico di una lontana giovinezza nel mio debutto giornalistico, lo ricordo e ne piango la scomparsa con animo rattristato. E queste parole possano farlo conoscere anche fuori della Rimini astiosa dove venne tradito e ferito dal disonesto comportamento di chi volle ostacolargli una carriera meritata per la correttezza umana e professionale.

Riproduciamo anche

Tama 749

Ciao, Gianni

Quando qualcuno si metterà a scrivere con completezza ed onestamente una storia del giornalismo riminese di questi ultimi cinquant’anni, dovrà dedicare un capitolo a Gianni Bezzi, appena scomparso a Roma, dove aveva lavorato per tre decenni al "Corriere dello Sport" come cronista ed inviato speciale.

Lo ricordo con infinito dolore. Ho perso un amico onesto, buono, corretto.

Ci eravamo conosciuti nel 1960 alla redazione riminese del "Carlino", dove guidava con serenità e buon gusto il lavoro di un gruppo di giovani, molti dei quali poi hanno cambiato strada, chi ora è architetto, chi docente universitario.

C’era uno di noi, figlio di un questurino, che a volte voleva fare degli scoop e prelevava in Commissariato le foto degli arrestati, poi arrivava una telefonata e noi le dovevamo restituire.

Gianni amava lo sport che aveva in Marino Ferri la penna-principe del "Carlino". Fece il corrispondente locale del "Corriere dello Sport". Aveva un linguaggio asciutto, il senso della notizia, era insomma bravo.

Un bel giorno, mentre frequentava già di sera la redazione bolognese del "Carlino", dopo aver lavorato al mattino in quella di Rimini, e mentre gli si prospettava un trasferimento sotto le due torri, successe questo, come si ascoltò a Palazzo di Giustizia: risultò che lui in ufficio c’era andato così, per sport.

Diresse poi un nuovo giornale "Il Corso", che usciva ogni dieci giorni. Mi chiamò, affidandomi una pagina letteraria (che battezzai "Libri uomini idee", rubando il titolo ad una rubrica del "Politecnico" di Vittorini), ed anche una rubrica di costume ("Controcorrente") che firmavo come Luca Ramin.

Fu un sodalizio di lavoro intenso ed appassionato. Mi nominò persino redattore-capo, e credo che sia stato l’unico errore della sua vita.

Per Marian Urbani inventai una sezione definita "Bel mondo", nel tamburino redazionale. La cosa fece andare su tutte le furie il giornale del Pci che ci dava dei "fascisti" ogni settimana, avvantaggiandosi su di noi che, come ho detto, andavamo in edicola solo tre volte al mese. E non sempre.

Nel gennaio del ‘67 il nevone ci fece saltare un numero. Due anni dopo, Gianni fu assunto a Roma.

Queste mie misere parole possano, in questa città di smemorati, ricordare un giornalista che proprio a Rimini ha dedicato la sua ultima fatica, un libro sullo sport del ’900. Ciao, Gianni. [749]

Antonio Montanari

 

Dalla "Terza pagina" del Corriere della Sera (18 Febbraio 2000)

PENTIMENTI A 400 anni dal rogo, il cardinale Sodano ha inviato ieri a un convegno che si svolge a Napoli un messaggio con la "revisione" voluta da Giovanni Paolo II

Giordano Bruno, ecco il mea culpa del Papa

"Un triste episodio della storia cristiana che provoca profondo rammarico"
Il Papa guarda alla "morte atroce" di Giordano Bruno, decretata dal Tribunale dell' Inquisizione nell' anno 1600, come a un "avvenimento doloroso" e a un "triste episodio della storia cristiana moderna", che provoca "profondo rammarico": l' afferma il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, in una lettera inviata ieri al convegno storico - teologico su Giordano Bruno che si tiene a Napoli. E' arrivato, infine, sottoscritto dalla piu' alta autorita' , il "mea culpa" su Giordano Bruno, variamente auspicato negli anni e nei mesi scorsi dal cardinale Ruini, dai vescovi Nonis e Fisichella, dalla rivista "Civilta' cattolica".
Chi aveva detto di piu' - fino a ieri - era il cardinale Paul Poupard, parlando il 3 febbraio presso la "Civilta' cattolica": "L' azione della Chiesa contro la persona di Giordano Bruno e' una di quelle controtestimonianze di cui oggi la Chiesa si pente, chiedendo il perdono del Signore e dei fratelli".
Quel "pentimento" anticipato dal cardinale francese - che fu il massimo responsabile della "revisione" del caso Galileo (1992) - e' stato ieri confermato dal Papa, attraverso la penna del cardinale Sodano. Il "rammarico" del Papa e' stato espresso nel giorno anniversario del rogo di Giordano Bruno: quattrocento anni dopo, sempre il 17 febbraio, che anche stavolta cade di giovedi' e di nuovo in un anno giubilare. Si direbbe che Giovanni Paolo II metta una particolare attenzione nella scelta dei luoghi e dei giorni per i suoi "mea culpa": della strage degli Ugonotti aveva parlato da Parigi, nella notte di San Bartolomeo (nello stesso luogo, cioe' , e nella stessa ora di quell' "atto che il Vangelo condanna").
La lettera del cardinale Sodano parte dall' anno giubilare, che invita a "riandare alle tante incoerenze che hanno segnato il comportamento dei figli della Chiesa, gettando ombra sull' annuncio del Vangelo". Si tratta - continua il cardinale - di quella "purificazione della memoria" che il Papa ha invitato tra gli obiettivi del Giubileo, "chiedendo a tutti un atto di coraggio e di umilta' nel riconoscere le proprie mancanze e quelle di quanti hanno portato e portano il nome di cristiani".
La lettera di Sodano ricorda che in risposta a quell' indicazione del Papa si sono tenuti - per iniziativa vaticana - tre simposi internazionali sull' antigiudaismo, sull' Inquisizione e su Jan Hus "per stabilire sul piano storico lo sviluppo effettivo degli avvenimenti e discernere cio' che in essi debba essere giudicato poco conforme allo spirito evangelico" al fine "di chiedere perdono a Dio e ai fratelli delle mancanze eventualmente commesse".
Il convegno storicoteologico su Giordano Bruno, promosso a Napoli dalla Facolta' teologica dell' Italia meridionale, e' ispirato - dice Sodano - "appunto a questi sentimenti": e' finalizzato cioe' a "rileggere con spirito aperto alla piena verita' storica" questo "triste episodio della storia cristiana moderna".
Certo Giordano Bruno professo' convinzioni "incompatibili con la dottrina cristiana", ma "resta il fatto che i membri del Tribunale dell' Inquisizione lo processarono con i metodi di coazione allora comuni, pronunciando un verdetto che, in conformita' al diritto dell' epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce".
I giudici di Giordano Bruno furono - si capisce - "animati dal desiderio di servire la verita' e promuovere il bene comune", tuttavia "oggettivamente alcuni aspetti di quelle procedure e, in particolare, il loro esito violento per mano del potere civile non possono non costituire oggi per la Chiesa - in questo come in tutti gli analoghi casi - un motivo di profondo rammarico. Il Concilio ci ha opportunamente ricordato che la verita' non s' impone che in forza della verita' stessa. Essa va percio' testimoniata nell' assoluto rispetto della coscienza e della dignita' di ciascuna persona". + importante l' inciso: "in questo come in tutti gli analoghi casi". Esso sta a dire che il "rammarico" del Papa per la condanna di Giordano Bruno vale per tutte le condanne a morte di tutti i tribunali dell' Inquisizione.

Luigi Accattoli

Venerdì, 18 Febbraio 2000,Terza pagina, Copyright © 2000

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