I veleni nella storia di un fiume
Una vicenda raccontata nel 2001

Ogni mattina ci aspetta sul giornale il menu dei veleni quotidiani. Gli aggiornamenti arrivano puntuali con i tiggì delle tredici. La lista si allunga. Ormai mucca pazza è un antico ricordo. Tra poco non se ne parlerà più. Prevarrà il senso del dovere nazionale. Combattere in trincea per l’ultima fiorentina, sulla quale svetterà il tricolore. Poco importano i dubbi degli scienziati. I politici si adegueranno. Infatti il capo del governo Amato ha invitato il ministro Pecoraro Scanio a non far troppa confusione. Intanto leggiamo che pure il pesce potrebbe portare con sé certi guai. Del tonno al mercurio parlavano già i nostri nonni. Le antenne radiotelevisive e telefoniche ci cuociono lentamente come un forno a microonde. Ci sono i farmaci falsi. Tutto sembra diventare improvvisamente pericoloso o fonte di nocività. Di qui a quando leggerete queste righe, ci saranno altri tre o quattro motivi di allarme.
Come se non bastassero quelli, ne aggiungo uno di mia scoperta. Il fiume Rubicone è carico di veleni. Dimostrazione. In novembre ho partecipato a Sogliano ad un convegno storico, nel corso del quale ho illustrato la posizione che l’illustre medico riminese Giovanni Bianchi (Iano Planco, 1693-1775) ebbe sul cosiddetto Rubicone degli Antichi, che lui identificava nell’Uso di San Vito, dove era arciprete un suo ex alunno, Giovanni Paolo Giovenardi che nel novembre 1749 fece porre sulla sponda orientale del fiume, nel terreno del cimitero della sua chiesa, una lapide con parole ricavate da Plinio: "Heic Italiæ Finis Quondam Rubicon", suscitando una lite giudiziaria, promossa dai cesenati, i quali la persero perché, diceva la sentenza, un magistrato civile non poteva giudicare di cose erudite.
Per essermi dunque recato a Sogliano a quel convegno, sabato 20 gennaio, in una riunione all’Accademia dei Filopatridi della quale faccio parte, dal vicepresidente, l’amico prof. Sergio Foschi, sono stato qualificato (con parole che non stanno bene qui) persona di dubbia moralità, e sono stato intimato di non andare più nella stessa Sogliano. Tutto, ovviamente perché tra i cittadini di Savignano e quelli di Sogliano non scorre buon sangue, essendo i primi sostenitori del Fiumicino come vero Rubicone e gli altri non condividendo tale posizione. Preciso che un savignanese, Antonio Bianchi, nell’Ottocento, si dichiarò a favore del Pisciatello cesenate. Suggerisco analisi. Idriche. [il Ponte, Tama 792]

Documenti

Domenica 28 è apparso sul Carlino, pagina del Rubicone, un articolo di Ermanno Pasolini con gravi affermazioni contro il compianto ing. Antonio Veggiani, che è stato vicepresidente della Società di Studi Romagnoli alla quale appartengo.

Lunedì 29 ho spedito alla redazione cesenate del Carlino questo fax, pubblicato integralmente martedì 30 gennaio, sulla pagina del Rubicone:
Spiace cha la serietà del Carlino sia contraddetta da articoli come quello di domenica 28 ("E’ nato prima il dado o il Rubicone?"), dove il signor Romano Pignotti definisce "grossolane" le opinioni di uno scienziato serio ed onesto come Antonio Veggiani che, essendo scomparso, non può difendersi da questo attacco.
Che è doppiamente scorretto, perché l’estensore della nota deve aver equivocato parecchio se attribuisce a Veggiani ed al suo libro (postumo), "invenzioni di natura folkloristica" che invece non appaiono nel volume citato, come ben sa chi lo ha letto o soltanto sfogliato.
E’ auspicabile che la discussione (dotta o soltanto campanilistica?) sul vero "Rubicone degli Antichi" , abbia luogo entro irrinunciabili confini di rispetto delle altrui opinioni.
Allo scopo, narro un episodio personale.
Sono Accademico Ordinario dei Filopatridi e fondatore del Centro Amaduzziano presso la stessa Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone. Come Pasolini sa, essendovi stato presente, ho partecipato di recente a Sogliano ad un Convegno storico sul "Rubicone degli Antichi". Per quella mia partecipazione, in una riunione del Centro Amaduzziano, il vicepresidente dei Filopatridi e presidente dello stesso Centro, prof. Sergio Foschi, venuto a conoscenza da parte di non so chi del fatto, mi ha ordinato di non andare più a Sogliano, e mi ha definito pressoché una puttana.
Al Convegno di Sogliano ho soltanto illustrato la posizione dello scienziato riminese Iano Planco (favorevole all’Uso, 1750), ricordando anche che Antonio Bianchi, bibliotecario della Gambalunghiana di Rimini nell’800, sosteneva essere il fiume di Cesena il vero "Rubicone degli Antichi". Il quale Antonio Bianchi era nativo di Savignano di Romagna.
Cordialità. Antonio Montanari


Giovedì primo febbraio il Carlino del Rubicone ospita l'ovvia smentita di Foschi. Il quale nega di avermi dato della "puttana", quando io avevo scritto "pressoché una puttana". Certe finezze filologiche sfuggono quando si deve negare l'evidenza dei fatti, ai quali era presente anche un legale, tra gli altri.
La cosa più impressionante e pericolosa, nella smentita di Foschi, è questo passaggio: egli ritiene "incoerente" la mia posizione sul Rubicone con l'appartenza all'Accademia dei Filopatridi.
Dunque, il Rubicone è un dogma, ed io sono uno scismatico, un eretico.
Buono spunto per un'altra riflessione che faró nelle mie "Memorie riminesi". Prossimamente su questi schermi.


Un savignanese, del quale non dirò nulla, mi ha inviato questo messaggio per posta elettronica:
"Dopo aver letto la Sua lettera sul Resto del Carlino di ieri 30 gennaio, Le scrivo per farle avere la mia solidarietà per le offese e i "diktat" ricevuti. Sono veramente dispiaciuto per quanto Le è accaduto, poichè La considero l'unico studioso di alto livello che è rimasto attaccato all'impegno di risollevare le sorti scientifiche di un'Accademia gloriosamente giunta al traguardo dei duecento anni di vita, ma che mi sembra di poter dire, ora più che mai, assai decaduta oltre che sul piano degli studi anche su quello dello stile."


Sull'argomento vedere più estesamente nelle Memorie riminesi, cap. 7, Rubicone, un fiume di veleni.
Fonte di questa pagina, il Rimino 64
ARCHIVI degli articoli de "il Ponte"
Antonio Montanari



"Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [1714, 10.08.2012, 11:50. Agg.: 10.08.2012, 12:13]. Mail