TamTama * 01.2000 * Riministoria * Antonio Montanari

Riministoria
il Rimino

Riministoria. Antonio Montanari

Tam Tama 743

ERA UNA NOTTE

RINGRAZIO le autorità di Napoli che hanno affisso vicino a casa mia un manifesto gigante per reclamizzare l’arte dell’intrattenimento nella loro città per le feste di fine anno. Ero incerto tra Napoli, Palermo ("ombelico del mondo" grazie a Jovanotti), Londra e Nuova York. Alla fine, sono rimasto davanti al televisore per gustarmi la diretta da Rimini.

Sinceramente che si trattasse di Rimini, almeno sino alle ore 00.30, non l’ho capito per nulla, ma si sa che sono molto limitato. Va tuttavia detto che la regìa ha valorizzato magnificamente il nero della notte rivierasca, incomparabile come sempre e romantica più del solito grazie alla presenza di RaiUno, forse trascrizione di qualche immagine d’autore indiscusso (Fellini, Tonino Guerra?).

Comunque quella ripresa è apparsa dignitosa nel suo riserbo, stile "Chi vuol capire capisca, mica dobbiamo dire a tutti chi siamo, peggio per chi non ci arriva". La scelta è stata ottima. Ed abbondante. Come il rancio militare delle barzellette. E quindi indiscutibile. Anzi certamente da approvare. Tanto le critiche non servono a nulla. Qui se la cantano e se la suonano ("Siamo stati bravissimi a realizzare l’evento"), mica aspettano il tuo parere o l’esito di un sondaggio (il quale, dato che viene commissionato a fior di quattrini, non può essere di risultato contrario alle aspettative).

Al solenne, omogeneo fondale scuro del collegamento n. 1 da Rimini, quello del lancio, quando la gente ha più tempo per stare davanti al video e quando parte l’immagine destinata a lasciare il segno negli spettatori, da Sanremo ha fatto da contrappunto la luce, l’idea che lì c’è un mare, un turismo, una riviera e persino una specie di bastimento, sul quale sono poi saliti i presentatori. Da noi non c’era nemmeno un moscone. L’ultimo lo hanno regalato a Ciampi l’estate scorsa. (Signora Franca, lo ha mai usato il presidente?) Nemmeno una barchetta di carta, neanche un’esibizione in costume da bagno delle autorità (chi è che ha il fisico più canzonettistico, cioè "bestiale", indipendentemente dalle liste di appartenenza?). Leggo che poi in ora antelucana è apparso come per miracolo il "Rex", quello che a Rimini non è mai transitato, ma se lo è inventato Fellini, et ipse dixit, quindi la leggenda diventa storia. Meravigliamoci solo della sfacciataggine di quelli di Sanremo che hanno preteso di farsi pubblicità pure nella notte di Capodanno. [743]

Tam Tama 744

Gambalunghiana

ALLA vigilia di un dì di festa, è uscita la drammatica notizia che la Biblioteca Gambalunghiana era stata "chiusa" al pubblico. Ovviamente non era successo nulla di particolare: normale amministrazione, secondo la regola (da tempo in uso) che, pure per ragioni di sicurezza, non possono entrarvi più di 150 persone per volta. Qualche animo gentile s’è offeso, ed il cronista è corso a chiedere ragguagli: non è essa un luogo pubblico? Sì, ha risposto il direttore Marcello Di Bella, ma "non è una specie di piazza", come era vissuta fino a tempo fa.

Nel "Tamario" (1992) ho riprodotto a p. 54 una frase pronunciata nel 1984 dall’allora direttore Piero Meldini: "Ciò che vogliamo non è soltanto eliminare i teppisti che costituiscono la punta macroscopica del problema. Puntiamo a migliorare se non i rapporti di convivenza civile, almeno il comportamento di una parte dei frequentatori della Gambalunghiana". In tre lustri le cose sono migliorate.

Qualche anno fa all’interno di una sala di lettura, ho fatto (cortesemente) osservare ad una ragazza che lì era vietato fumare: per dimostrare con l’esempio che avevo torto, essa mi ha sparato in faccia tutta la sua sigaretta, terminata la quale si è alzata, per andarsi a riposare dalla fatica del fumo con quattro chiacchiere nei corridoi. In quello che porta verso la fotocopiatrice c’è un budello a fianco dell’ascensore dove di solito si rifugiano coppiette in cerca di tranquillità, ignorando che il via vai del pubblico è ininterrotto.

Dapprima stazionano sui lati opposti del luogo, non tanto distanti da non potersi non guardare negli occhi; quando poi il rituale richiede un riavvicinamento bio-psicologico, solitamente i due giovani cercano di occupare meno suolo pubblico possibile, onde favorire l’altrui transito pedonale che deve essere particolarmente guardingo onde non provocare disturbo, né spostamenti improvvisi alla coppia situata su di un asse precario.

Ogni sabato mattina ed alle vigilie dei dì di festa, verso le 12 la biblioteca s’affolla di giovani che cercano di organizzare le loro serate. Se qualcuno cerca di fargli rispettare delle regole, è subito scandalo. Ma niente di nuovo vi è sotto il sole. Nel 1742 il direttore Lodovico Bianchelli scriveva all’illustre Giovanni Bianchi: "Spero che questa Libraria non sarà in avvenire ridotto da ciarle, ma luogo unicamente di studio". Continuiamo a sperare pure noi. [744]

Tama 745

INPS, è qui la festa?

Anche la Previdenza Sociale (INPS) ha voluto organizzare una festa giubilare dedicata a tutti gli iscritti, forse con la buona intenzione di far loro acquistare un’indulgenza supplementare a quella di Santa Romana Chiesa. Ma si può ancora parlare di festa, quando interviene l’obbligo di presentarsi in un luogo disagevole per le persone anziane, come piazza Tre Martiri, isolato dagli autobus, lontano dai parcheggi (a pagamento)? Da quest’anno l’INPS ha introdotto una novità: la consueta dichiarazione (relativa ai redditi) che in passato poteva essere presentata anche dagli interessati, deve essere trasmessa per vita telematica (computer ed Internet) tramite un ufficio privato convenzionato ed appositamente remunerato con lire 12.000 a pratica.

Qualche pessimista può pensare, e noi non gli diamo torto, che l’innovazione dell’INPS sia rivolta soltanto a favorire questi uffici privati anziché gli utenti (i pensionati). Lo Stato tenta in tutti i modi possibili di modificare qualcosa: nel 1969, con la legge n. 15, s’introdusse l’autocertificazione che, per diventare fatto corrente, dovette essere reiterata con altra legge a distanza di ben trent’anni. Una volta si parlava di tempi biblici, oggi è più corretto citare quelli burocratici. Lo Stato ha una poderosa macchina di controllo di tutto e di tutti che ogni anno costa migliaia di miliardi.

Con un semplice collegamento telematico (come sopra, computer ed Internet), ogni nostra più nascosta piega può essere rilevata e rivelata dagli "uffici competenti". E’ la storia dell’evasione fiscale, alla quale sta ponendo mano solo questo governo che ha stanato quei ladri di ricchezza comune che si fanno il vanto di essere furbi e di non pagare le tasse. A questa categoria di ladri, vanno affiancati nella stessa considerazione negativa quanti credono che lo Stato trovi da solo i soldi per garantirci tutti i servizi, magari giocando al Lotto.

L’INPS, con poca spesa e senza rompere le tasche a cittadini malandati in salute, potrebbe raccogliere dal Fisco tutte le notizie che le interessano. Spiegateci a che cosa serve tutta l’organizzazione pubblica, se non si riesce a sapere chi ha la sola casa d’abitazione e chi ha venti appartamenti in affitto o rendite azionarie. Serve a contrabbandare da medico una gentile signora che non lo è, ma si presenta come tale ad un primario che la fa lavorare: è successo nei giorni scorsi. [745]

 

Accademia dei Filopatridi

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