Riministoria© Antonio Montanari

Speciale Internet libero.

La paura corre sul filo... del telefono e di Internet

Siamo veramente agli sgoccioli per la libertà di espressione su Internet?

Le ultime notizie sono rassicuranti. La pagina "Stampa web" del quotidiano "La Stampa" del 10 aprile riporta le dichiarazioni di Giuseppe Giulietti, deputato, relatore della nuova legge alla Camera: "Nessun bavaglio per la rete. I siti amatoriali non corrono rischi. E' in arrivo un chiarimento ufficiale".

Si dimostrerà così, finalmente, che la legge ha soltanto un contento fiscale (aiutare i siti come i giornali di carta) e sindacale (rapporti con quanti sono impiegati in editoria on line)?

Intanto, personalmente, ho messo le mani avanti. Come si può leggere nella mia home page:

"Questo è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 2001, "Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella "Gazzetta Ufficiale" n. 67 del 21 marzo 2001. Antonio Montanari"

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Legge sull'editoria e online, il sottosegretario risponde alle domande del forum di Repubblica.it

Chiti: "Si deve registrare solo chi chiede contributi"

"Nessun obbligo o vincolo per i siti Internet la norma non censura, offre nuove possibilità"

ROMA - Nessun obbligo di registrazione, nessun nuovo vincolo e soprattutto nessun vincolo per i siti Internet. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l'editoria Vannino Chiti, ribadisce che la nuova legge sull'editoria non deve preoccupare chi ha un sito. Rispondendo alle domande inviate dai partecipanti al forum aperto da Repubblica.it, Chiti ha cercato di fare chiarezza su una legge che, dalla sua entrata in vigore la settimana scorsa, ha messo in allarme molti utenti italiani, preoccupati di sapere se il loro sito deve sottostare alle nuove regole. Le domande che sono arrivate al forum sono di vario genere e quasi tutte sottopongono al sottosegretario il proprio caso personale. In generale, il dubbio che i naviganti hanno sollevato può essere sintetizzato così: "Ho un sito che gestisco in modo amatoriale e lo aggiorno periodicamente. Sono in regola con la nuova legge o devo iscrivermi in qualche albo o registro?"

Per questo, tra le decine di quesiti inviati, è stata fatta una scelta. Le domande alle quali sono state date risposte specifiche sono quelle che rappresentavano dubbi e perplessità comuni a molte altre.

Ecco le risposte del sottosegretario, precedute da una serie di quesiti che sintetizzano i dubbi della quasi totalità degli utenti.

"Le domande inviate - dice Chiti - fanno tutte riferimento a una presunta nuova norma, che sarebbe contenuta nella legge 62 del 2001 sull'editoria e sui prodotti editoriali, che avrebbe imposto l'iscrizione dei siti Internet. Ciò non è vero, non c'è alcun vincolo aggiuntivo di sorta da parte della legge per quello che riguarda i siti Internet, in particolare per quello che riguarda la registrazione dei siti informativi".

Allora perché i dubbi sulla registrazione?

"Di registrazione nella legge si parla all'articolo 16, ed è un meccanismo di semplificazione perché prevede l'equiparazione delle registrazioni attualmente esistenti con quelle nuove presso l'albo degli operatori della comunicazione. Insomma, registrarsi in quest'ultimo è la stessa cosa di registrarsi in tribunale come si è fatto finora".

E chi si deve registrare?

"Coloro che erano tenuti a farlo prima della nuova norma. Quindi la nuova legge non estende la platea in nessun modo".

Un altro elemento di dubbio è l'articolo 1 della nuova norma, quello che dà una nuova definizione di prodotto editoriale che ora comprende anche i prodotti informativi multimediali. Chi produce questi ultimi, si deve registrare?

"No. La definizione non implica l'obbligo di registrazione. E su questo non ci sono dubbi, non solo in via interpretativa, ma soprattutto in via formale. Perché la legge è, come si dice, 'non estensibile'. Cito testualmente: 'Per prodotto editoriale ai fini della presente legge', c'è scritto all'inizio. Solo ai fini della presente legge, ripeto, quindi questa indicazione sancisce in maniera esplicita e vincolante l'impossibilità di estendere la norma in via interpretativa. Pertanto le domande che nascono da questo assunto decadono perché non c'è alcun vincolo aggiuntivo di iscrizione di sorta da parte dei siti presenti su Internet".

Ma c'è anche un aspetto della registrazione collegato con i contributi pubblici che un utente potrebbe ottenere, è così?

"In prospettiva la legge prevede dei meccanismi di sostegno in termini di credito agevolato e soprattutto di credito di imposta anche a chi fa prodotti editoriali multimediali. E' evidente che quando sarà fatto il regolamento d'attuazione di questa norma questo aspetto sarà circoscritto. Per chi vorrà accedere a contributi è possibile che la norma preveda tutto quello che è attualmente previsto per chi già usufruisce di agevolazioni pubbliche. Quindi sarà prevista anche una formale iscrizione ai registri della comunicazione. Ma questo soltanto per chi vorrà accedere ai contributi e nei limiti in cui sarà scritto nel regolamento d'attuazione. Attualmente non c'è nessun tipo di vincolo e questo è bene sottolinearlo con chiarezza".

Poi Chiti passa all'esame alcune domande del forum. Ecco le sue risposte.

Ho una rivista di politica internazionale che si chiama "Acqua e Terre". Ho acquistato un dominio Internet che si chiama politicainternazionale.it. Perché quest'ultimo sia il sito ufficiale della rivista e considerato che hanno nomi diversi, devo registrare anche il nome del dominio come testata giornalistica? (Luca Laroni)

"Non è obbligato. Come già detto, non c'è nessun vincolo di registrazione ma se lei volesse, può farlo in maniera autonoma. Ma ripeto ancora una volta non è obbligato, secondo me è opportuno, ma solamente opportuno, che rivista e dominio siano probabilmente registrati insieme con un nome analogo".

E' possibile dal mio sito linkare dei giornali? (Stefano Negro)

"Questo ancora una volta non c'entra nulla con la legge attuale. E' chiaro che se si entra in un sito diverso, evidentemente si corre il rischio di violare i diritti dell'editore di quel sito, ma questo riguarda la normativa generale, non riguarda questa norma specifica".

Sono webmaster di un sito che riguarda la didattica speciale in favore di allievi disabili. A quali obblighi devo sottostare? (Renato Ceccon)

"Non c'è alcun obbligo di nulla. Anzi io direi che proprio questi siti a favore dei disabili sono quelli che possono accedere più facilmente ai contributi che legge prevede".

Se apro un prodotto editoriale in lingua italiana all'estero su un hosting estero, sono tenuto a rispettare la legge italiana? (Lapo Pedani).

"Ripeto ancora una volta: non c'è nessun vincolo indicato da questa norma e quindi la problematica di per sé, o estero o italiano, è irrilevante".

Vorrei avere informazioni sull'albo dei comunicatori. (Claudio Cerfoglia)

"Il registro è previsto dalla cosiddetta legge Maccanico, la legge 249/97, ed è il registro sempre presso l'Autorità per le telecomunicazioni che ha assorbito il registro nazionale della stampa e la figura del garante per l'editoria".

La legge ha intenti censori, viola le leggi sulla privacy ed è in contrasto con alcuni fondamentali principi di libertà (vari lettori).

"La legge sull'editoria non ha intenti censori e non lede alcun diritto e quindi tutta la similitudine di presunta violazione addirittura della dichiarazione dei diritti dell'uomo non ha ragione di esistere".

(10 aprile 2001)

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UNA LEGGE PER L'ILLEGGALITA' (www.buonconsumo.com NEWSLETTER n. 42)

La legge 62/2001 contro la libertà di informazione è un esempio straordinario del tentativo che è in atto, da parte dell'intera classe dirigente nazionale, di diseducare alla democrazia un'intera generazione di cittadini.

Lo sviluppo e la diffusione di "internet" ha socializzato al rispetto della legalità e delle regole socialmente convenute un'intera generazione di cittadini i quali hanno imparato, proprio attraverso la rete, quanto sia importante e reciprocamente necessario, darsi un ordinamento e rispettarlo alla lettera senza sotterfugi e mistificazioni.

Interessante notare, per esempio, che, nel gergo del popolo di "internet", non si fa distinzione fra norme formali, previste dall'ordinamento pubblico, e che sono quasi del tutto assenti, e norme informali, che sono quelle che si costruiscono quotidianamente sulla base della prassi consolidata dei comportamento sociali.

Si sente dire spessissimo, "questo non si può fare perché è illegale", "quest'altro non è corretto" e si intende dire semplicemente che, alle norme informali che si sono costruite per consuetudine in questi anni, si da forza di legge vera e propria, rispondendo appunto all'esigenza di normazione che è tipica di ogni nuovo settore di attività.

Ci sembra che valga la pena sottolineare questo fatto perché si tratta di un'autentica novità nella storia della convivenza civile nel nostro paese.

La lingua italiana è l'unica al mondo in cui la parola formale ha due opposti significati. In primo luogo indica, infatti, la norma scritta, che deve essere osservata perché ciò comporta una precisa sanzione da parte degli organi dello Stato. Al tempo stesso indica, però, anche un onere arbitrario e del tutto superfluo, che può essere tranquillamente ignorato, senza correre alcun rischio di inefficacia o di inefficienza. Questa apparente ambiguità è dovuta alla semplice convinzione, particolarmente radicata nella cultura del nostro paese, che la legge non rappresenta una norma che viene promossa per migliorare il funzionamento della vita sociale e garantire i soggetti più deboli e svantaggiati, quanto piuttosto un vincolo che l'arbitrio dei potenti eleva a norma per potere più agevolmente tartassare i deboli.

Il caso della legge 62/2001 contro la libertà di informazione è proprio un incredibile esempio di un comportamento di questo tipo. Davanti ad una legge sulla stampa, che gli storici giudicano come uno degli ultimi retaggi della legislazione fascista, cosa fa il nostro legislatore? Piuttosto che abrogarla ne estende l'applicazione ai siti "internet", favorendo la situazione di marasma e di confusione che si è verificata in questi giorni. Qual è l'effetto che questa operazione ottiene in una generazione di utenti "internet" i quali ritengono che le norme vadano applicate sempre e comunque, senza stare minimamente a sindacare sulla loro giustezza e coerenza con i principi costituzionali dell'ordinamento vigente? Sconcerto, sconforto, disorientamento. Una legge che, per definizione dovrebbe creare ordine e sicurezza, che, invece, produce disordine e illegalità.

Ma, niente paura, l'intento non è quello di schedare e di sottoporre a verifica il popolo di "internet", allo scopo di garantire il cittadino dalle truffe e dai rischi criminali. La nostra sicurezza è un semplice pretesto. No, lo scopo è ben più sottile e raffinato. Costruire un'arma e non usarla ha un effetto deterrente, di induzione all'autocensura, di gran lunga più efficace di qualunque repressione.

Non vogliono reprimere, controllare, inquisire, quanto piuttosto munirsi degli strumenti necessari per perseguire quei pochi che faranno un uso della rete non convenzionale e non conforme. Niente paura sono solo in pochi a rischiare: gli altri possono dormire sonni tranquilli, le norme non verranno applicate.

Ecco, è proprio questo l'effetto diseducativo e intimamente autoritario che si voleva perseguire, poco importa se volontariamente o meno. Non la legge per reprimere tutti, quanto piuttosto lo strumento pronto, colpo in canna, contro alcuni quelli sgraditi alla classe dirigente. Gli altri possono stare tranquilli, contro di loro le norme non verranno applicate.

La patria di Pulcinella non si smentisce mai! Con tanti saluti a quei pochi o molti che pensano che il paese sia diventato maturo per la democrazia e la legalità. Pur di dare il potere ai questurini questa classe dirigente fatta di idioti e di ignoranti, non ha avuto timore di dare, ad un'intera generazione che stava crescendo nel rispetto della legalità e dell'ordine, un segnale autoritario di diseducazione democratica. No, chi sta al potere non vuole il rispetto della legalità, non vuole cittadini disposti ad osservare la legge spontaneamente e volontariamente, vuole un ordinamento capestro, che nessuno può osservare, in modo da renderci tutti sudditi, proni alle aspettative di chi comanda. Non è importante l'osservanza delle norme, quanto piuttosto il tentativo servile di tenersi al di fuori dell'occhio attento dei potenti, perché altrimenti vengono sguinzagliati i questurini che, gratta gratta, qualcosa troveranno. Con queste norme che invitano alla clandestinità e alla illegalità come possono non trovare qualcosa!

Interessante notare che sul piano del diritto destra e sinistra si comportano esattamente allo stesso modo, come hanno conosciuto in passato i nostri padri, come tocca a noi oggi di conoscere. I nostri padri hanno combattuto e sconfitto il fascismo; a noi tocca oggi di combattere contro questa classe dirigente ignorante e stracciona.

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L'allarme è stato lanciato a largo raggio da Anna Masera (mailto:anna.masera@lastampa.it) sulla "Stampa" con una mezza pagina ("Il dubbio in Rete: siamo giornali o siti Web") di domenica 8 aprile, a cui ha fatto seguito il 9 un altro ampio servizio di Mario Sensini: "Internet si ribella alla legge sull'editoria".

Ma che cosa dice questa benedetta legge, scritta e pensata come al solito in stile da Azzeccarbugli?

   "1. Per "prodotto editoriale", ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici.

    2. Non costituiscono prodotto editoriale i supporti che riproducono esclusivamente suoni e voci, le opere filmiche ed i prodotti destinati esclusivamente all’informazione aziendale sia ad uso interno sia presso il pubblico. (...)

    3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui all’ articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata, costituente elemento identificativo del prodotto, è sottoposto, altresì, agli obblighi previsti dall’articolo 5 della medesima legge n. 47 del 1948." (Da http://www.parlamento.it/parlam/leggi/elelenum.htm)

Nei prossimi dieci anni di discuterà del concetto di "prodotto editoriale", con deroghe, integrazioni, interpretazioni autentiche, ricorsi alla Suprema Corte, &tc.

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ITALIA: CENSURA A TUTTO CAMPO SU INTERNET

Adesso web e news sono stampa clandestina se non ci si registra in tribunale come testata giornalistica e non si assume un giornalista regolarmente iscritto all'Albo come responsabile dei contenuti del sito o della mailing list. Prima della pubblicazione occorre inoltre consegnare quattro copie del testo alla prefettura e una alla locale Procura della Repubblica. Cosa fare per non finire in galera.

http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=35705

http://www.camera.it/parlam/leggi/01062l.htm

http://www.interlex.it/tlc/0162_1.htm

http://www.interlex.it/tlc/48.htm

http://www.interlex.it/tlc/amonti46.htm

http://www.interlex.it/testi/l48_47.htm

FIRMA LA PETIZIONE CONTRO QUESTA LEGGE CENSORIA

http://www.punto-informatico.it/petizione.asp

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Da http://web.vita.it/home. Appello per la libertà (almeno in Rete) 06/04/2001

L'iniziativa di Vita. I nostri direttori si mettono a disposizione di tutti i siti non profit per registrare i propri siti

"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". (Costituzione Italiana - Art. 21)

Con l'entrata in vigore delle nuove norme sull'editoria in data 4 aprile 2001, le attività di informazione online vengono equiparate al giornalismo su carta e ne viene prevista la registrazione, con l'indicazione di un direttore responsabile, di proprietario, editore e "stampatore". Si estendono in questo modo all'editoria in rete le rigide - e in buona misura ingiustificate - regole della stampa. La mancata registrazione comporta il reato di 'stampa clandestina', punita con la reclusione fino a due anni o con una multa fino a 500mila lire. È invece meno chiaro se anche alle testate on-line verranno concesse le - limitate - agevolazioni previste per quelle su carta. Per tutti i progetti online che in questi anni si sono faticosamente occupati di pace sviluppo umano, diritti sociali, e volontariato si tratta oggi di un onere in più da sostenere e la democrazia è sinonimo di partecipazione, le modalità con cui è' stato condotto il dibattito per la riforma della legge sulla stampa rappresentano indubbiamente un fallimento della nostra democrazia, l'antitesi della partecipazione, il confinamento della vita politica ai corridoi del palazzo. La decisione di estendere a qualunque "giornale telematico" l'obbligo di registrazione riservato finora solo alle testate giornalistiche è avvenuta nel totale silenzio dei mezzi di informazione, Paradossalmente il settore su cui c'e' la maggiore scarsità di informazione giornalistica è' proprio quello del giornalismo e dell'editoria. Ai singoli cittadini e alle associazioni di volontariato che producono in rete giornali e periodici al di fuori dei circuiti dell'informazione commerciale restano ormai ben poche speranze. L'informazione in rete rischia anch'essa di trasformarsi in un ambito chiuso e controllato per "addetti ai lavori".

L'Appello

I cittadini, le Organizzazioni non governative e del Terzo settore, le associazioni, le parrocchie, i gruppi missionari o scolastici, ogni gruppo spontaneo e organizzazione non profit cha già da anni producono informazione in rete dovranno imparare a convivere con una legge sulla stampa che non prevede nessuna distinzione tra informazione commerciale e informazione sociale, che non tutela gli organismi non profit e che obbliga il settore del volontariato dell'informazione a scegliere tra l'illegalità e la cooptazione nella "grande famiglia" del giornalismo professionale. Per difendere il diritto ad essere soggetti attivi nella produzione di informazioni e contro un utilizzo passivo e acritico delle nuove tecnologie, Vita non Profit, PeaceLink, Unimondo, lanciano questo appello rivolto a tutte le persone che hanno a cuore uno sviluppo aperto e libero dell'informazione italiana.

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Da mailto:syl_buonconsumo@it.buongiorno.com

Network del BuonConsumo, www.buonconsumo.com NEWSLETTER n. 41 ATTENZIONE: IDIOTI AL POTERE!

Chiunque sa che affidare compiti di responsabilità a degli idioti vuol dire correre gravi rischi per la propria e per l'altrui incolumità. Possiamo accettare, deliberatamente, di correre qualche rischio controllato, ma non metteremmo mai la vita nostra e dei nostri cari nelle mani di qualcuno di cui non ci fidiamo. Non accetteremmo di far guidare un autobus ad un autista spericolato o un treno a un noto ubriacone

Ebbene, gli italiani dimenticano questa regola elementare della convivenza civile nel momento in cui vanno a votare, nel momento, cioè, in cui vanno a scegliere, non chi deve guidare un autobus o un treno, ma l'amministrazione dell'intero paese. Il nostro paese non ha mai avuto, comprendendo anche il periodo fascista, una classe dirigente così scarsamente attenta alla tutela della libertà di informazione e di manifestazione del pensiero, come in questi ultimi anni.

La pubblicazione della legge 7 marzo 2001, n. 62 estende ai siti "internet" le disposizione relative alla legge sulla stampa, quella legge cioè che Giovanni Spadolini (quel pericoloso sovversivo divenuto, inopinatamente, persino Presidente del Consiglio!), definiva come ultimo residuo della legislazione fascista nel nostro paese. Detto in poche parole, dal 7 marzo in poi, per potere comunicare il proprio pensiero a qualcuno bisogna essere autorizzati da un tribunale, e le proprie comunicazioni devono essere controfirmate da un giornalista professionista. Ecco, questa la situazione paradossale che l'idiozia dei parlamentari italiani e, in definitiva, di tutti gli italiani che li hanno eletti, oggi comporta.

In questo giorno penoso per la convivenza civile nel nostro paese, la Federazione Nazionale della Stampa esulta, dimostrando concretamente che per essa contano di più gli interessi corporativi che la libertà di espressione e di informazione di cui godono i cittadini. E veramente povero e derelitto quel paese in cui la libertà di informazione è affidata a professionisti i quali mettono al primo posto i loro interessi economici piuttosto che le finalità specifiche della loro professione.

Siamo in mano ad una classe dirigente autoritaria, che è interessata soprattutto a tenere sotto controllo il paese e a condizionare i cittadini, piuttosto che a garantirne i diritti e la libertà. Comunque si auto-definiscano, destra e sinistra sono perfettamente d'accordo quando si tratta di limitare la libertà dei cittadini, di ridurre gli spazi di democrazia e di partecipazione.

Non staremo con le mani in mano ad assistere a questo scempio. Non saliremo sull'aventino, come fece la sinistra legalitaria e perbenista al momento dell'ascesa al potere del fascismo, e non ci faremo ricacciare nell'illegalità e nella clandestinità come vorrebbero lor signori per poterci etichettare come estremisti.

L'art. 5 della legge di cui discutiamo intende distribuire 4 miliardi ai giornali che pubblicano all'estero, ma in paesi diversi da quelli dell'Unione Europea. In nome non si capisce bene di che cosa, visto che nella legge non vi è accennata la benché minima giustificazione di questa scelta, si distribuisce denaro pubblico a pochissimi organi di stampa, compiendo un'operazione clientelare che ha nome e cognome. Ecco perché sono degli idioti: come i bambini non si rendono che le loro marachelle sono così scoperte che sarà ben difficile ottenere impunità rispetto al giudizio degli elettori.

Vedremo il 13 maggio quanto sono idioti gli italiani! Firmate contro la legge 7 marzo 2001 n. 62.

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19.04.2001 21:21 PM