Riministoria © Antonio Montanari- il Rimino n. 38.
Due laude medievali inedite
il Riminon. 38, anno II, 25 luglio 2000. A cura di Antonio Montanari. Redazione: via Emilia 23, 47900 Rimini RN, Italy. E-mail: monari@libero.it, ilrimino@libero.it
Due laude medievali inedite
Da mercoledì 2 a sabato 5 agosto il Museo della Città di Rimini ospita quattro serate di poesia medievale, ad ingresso gratuito, e con inizio alle ore 21,30.Vedere servizio su il Rimino n. 36.
Nella serata dedicata a Donna, amore e cortesia, sabato 5 agosto, saranno presentati due inediti riminesi, trascritti da Piero Meldini: sono laude scritte agli inizi del 1400 da due componenti della famiglia Malatesti,suor Ieronima dell'Ordine di Santa Chiara e Madonna Baptista.
I due testi provengono dalla Biblioteca Gambalunghiana, e sono contenuti nel codice manoscritto n. 38. Essi sono pubblicati per gentile concessione di Piero Meldini.
Lauda di suora Ieronima de Malatesti, dellOrdine di Santa Chiara
Vergine madre, immacolata sposa
Cha noi largisti il Verbo in te incarnato,
Che, in tal giorno
(1), adoratoFu da tre Magi in luogo abiecto e pio;
Vergine pura, el poveretto aspecto
Del diversorio
(2) tuo punto non stinseLa viva fede accesa nel lor pecto,
Ma di stupore e di pietà li cinse,
E poscia dolcemente li costrinse
A far mistica offerta e copïosa
Al tuo Figliuol, che ascosa
Teneva Sua deità nel corpo umìle.
Vergine benedetta, questo exemplo
Alquanto par che mova il mio cor ghiaccio
A voler visitar, prima chal templo
Porti il dolce Iesù che tieni in braccio.
Ma per la gran miseria in la qual giaccio,
Cosa non trovo in me cha Lui sia grata,
Ma, nel loto prostrata,
Veggio mia libertà facta servile.
Vergine, se contrito si è l mio core,
Caldi sospir e lacrime spargendo,
Sì languirò per dolcezza damore.
I miei desir tutti in Iesù volgendo,
I gusterò quel che i non intendo
E, conculcando il viver sensüale,
Subleverò sullale
Chesprimer nol potria mio rozzo stile.
Vergine, di pietà regina e madre,
Mira quanta miseria in me consiste,
Chal dolce Sposo, tuo Figliolo e Padre,
A cui nulla potenza mai resiste,
Offrir non posso se non cose triste,
Se non supplisse con la Sua larghezza,
Perché a mie tiepidezza
Bisogna fuoco, mantici e fucile.
Vergine, dumiltà norma et exemplo,
Questa virtù mi dona, o madre pia,
Però chal tuo Figliuol, comio contemplo,
Exosa è troppo la superbia mia,
E certo reprensibil par che sia
In tal penuria patir tanta ingiuria.
Madre, donami lume,
Chi vegga e gusti ben quanto son vile.
Note
(1) Il giorno dellEpifania, per la cui ricorrenza è stata composta la lauda.
(2) Albergo, ospizio.
Inedita. Dal codice Sc-Ms. 38 della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, sec. XV, c. 167r e v.
Lauda di madonna Baptista de Malatesti
Che farai tu, cor mio, tutto ghiacciato?
Non ti riscaldarai,
Quando in braccio vedrai
A Simïon
(1), Iesù da te bramato?
Vedrai quel vecchio - a cui Dio avea promesso
Che con gli occhi vedria,
Prima che dalla morte fussi oppresso,
Il verace Messia -
Con gran velocità prendere laura
Al Tempio per andare,
Pensando di trovare
Quel che gran tempo ha già desiderato.
Et ivi truova la Vergine sancta
Col glorïoso Figlio,
Che glinfonde nel cor letitia tanta.
E, sanzaltro consiglio,
In braccio prende quel candido giglio
E stringieselo al pecto,
Sentendo in tal dilecto
Che l core in corpo quasi gli è scoppiato.
Nelle tue braccia, o Simïon, si posa
La Virtù che sostiene,
Regge e governa ogni creata cosa
E in esser le mantiene.
Tu se congiunto con lo Sommo Bene
E miri in quella faccia,
Lo cui splendor discaccia
Ogni malitia e fa luomo beato.
Messer Iesù, che intende ogni secreto,
Ben vede il mio dolore;
Vede il mio desiderio e stassi cheto;
Non dimostra di fore.
Ma temo, ohimè, che l mio superbo core
Non faccia resistenza
A quella Sua clemenza
Che sol si posa in core umilïato.
Or studia, anima mia, dumilïare
Con pura intentïone,
Di suspiri e di lacrime bagnare
Di gran contritïone.
Diascaccia ogni terrena affectïone;
Dipoi, con umil pianti,
Chiama l Sancto de Sancti,
Et Egli a te verrà tutto placato.
(Cantasi come: O Iesù dolce).
NOTE
(1) Simeone, luomo "giusto e pio" che, durante la presentazione al Tempio, riconosce in Gesù il Messia e lo benedice (Luca, 2, 25-35).
Inedita. Dal codice Sc-Ms. 38 della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, sec. XV, c. 171v.
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