Per i genitori che hanno subito la perdita di un gemello

Perdere un figlio è l'esperienza più devastante cui una mamma ed un papà possano andare incontro. Ognuno di noi è in grado di pensare di poter perdere i propri genitori, addirittura il proprio compagno, ma nessun genitore è mai preparato a perdere il proprio bambino. Quando si sta affrontando una gravidanza gemellare o multipla, si fanno progetti per più di un bambino: si attende con impazienza ed aspettativa di essere finalmente genitore di gemelli!

Purtroppo, può accadere (per fortuna raramente) che questo sogno si infranga ed uno dei gemelli muoia (durante la vita intra-uterina, subito dopo la nascita o alcuni giorni dopo essa).

Quando succede, nella mamma e nel papà spesso nascono due forti sentimenti, contrastanti fra loro: la disperazione per la perdita di uno dei bambini e la consolazione e la gioia per il bambino rimasto.

Questo immenso dolore, però, in alcuni casi, può portare la mamma a "colpevolizzare" inconsciamente il bambino "sopravvissuto" e a privarlo di quelle attenzioni di cui ogni bambino ha bisogno.

È per questo che, nonostante la depressione e l'apatia della quale i genitori possono facilmente essere preda, essi debbono sforzarsi di chiedere aiuto a chi sta loro intorno: agli amici, ai familiari. Spesso, anche solo parlarne può aiutarci ad accettare un fatto a cui - purtroppo - non c'è rimedio.

Bisogna trovare in se stessi e in chi ci ama la forza di vivere e di andare avanti, perché c'è un'altra piccola vita che ha bisogno di noi.

Insieme: un forum di scambio accessibile ai genitori che hanno subito questa grave perdita (linkato dal sito http://www.manolito.it : un'altra importante e coraggiosa iniziativa gestita dai genitori di Emmanuele)

La testimonianza di Virginia (mamma di Natasha e Fabio nato morto)
Ciao! Io sono Camilla, grazie al coraggio e all'amore di mamma e papà, ti posso raccontare la mia storia... Questo sito è dedicato da Camilla a Benedetta

La testimonianza di Costanza (mamma di Alessio e Nicolò, morto a causa della sindrome da trasfusione feto-fetale

La storia di Antonio e della sua mamma Amalia: L'esperienza della sindrome da trasfusione feto-fetale

Bibliografia

Abbiamo preparato questa pagina anni fa e mai mi sarei immaginata di ritrovarmi ad "aggiornare" questa sezione. Purtroppo, però, qualche giorno fa, una delle persone che frequentano il forum, mamma di tre gemelli, ha perso la sua dolcissima e bellissima bambina di quasi tre anni. È stata una perdita improvvisa che ha sconvolto e riempito di dolore tutti noi, un dolore che è solo la pallida idea di quello che stanno provando la sua mamma, il suo papà e i suoi fratelli.

Io non sono, purtroppo, in grado di dare suggerimenti o aiuto concreti, però ho trovato sul sito "ABC bimbo (Percorsi psicologici e pedagogici del bambino e dell'adolescente)" (www.abcbimbo.it) alcuni suggerimenti che potrebbero essere utili a chi, come questa mamma, ha dovuto subire una così grande tragedia.

Perdere un figlio.
Come capire ed affrontare il dolore più grande.

Il dolore per la morte di un giovane figlio è il dolore più grande a cui l’essere umano possa andare incontro ed il più difficilmente sopportabile. Quando il figlio muore, una parte del genitore muore con lui. Il dolore è talmente acuto e lancinante da far pensare di non riuscire a sopravvivere ad esso.
I genitori si aspettano che i loro figli vivano a lungo, che gli sopravvivano. "La nostra famiglia non ha fatto nulla per meritare ciò" si sente dire quando dei genitori devono fronteggiare la morte di un figlio. Le madri dicono: "Se solo potessi averlo aiutato", "Se potessi tenerlo con me una sola volta ancora", "Se solo potessi dirgli una sola volta ancora che gli voglio bene".
I genitori hanno la consapevolezza che il loro ruolo è quello di proteggere i figli; quando un figlio muore essi possono essere tormentati da auto-biasimo, senso di colpa e di fallimento. Essi razionalmente sanno di non essere responsabili del1a morte del loro caro e, tuttavia, dietro le lacrime spesso si trovano le parole: "scusami, mi dispiace, non sono riuscito a salvarti..." .
Una delle prime reazioni possibili è quella del negare 1’accaduto; la mente non può affrontare la realtà di ciò che é accaduto. Occorre molto tempo prima che il genitore possa materialmente pronunciare la parola “morto”.
Molti genitori descrivono un dolore nel petto come sintomo della loro angoscia e della loro sofferenza in questo periodo.
La reazione successiva è di solito quella della rabbia, una rabbia immensa, intensa ed incontenibile.
E’ molto difficile riuscire a canalizzare una tale rabbia verso l’esterno, soprattutto quando non c’è niente o nessuno da incolpare dell’accaduto, per cui spesso essa viene diretta verso l’interno provocando un profondo stato di depressione.
Quando muore un bambino molto piccolo i genitori sentono un forte desiderio di avere il bambino fisicamente accanto a loro. Essi possono continuare a svegliarsi per sentire se il bambino piange, o avere il bisogno di tenere gli abiti del bambino o la sua stanza intatta per un certo periodo poiché se mettono via le sue cose, la morte diventa reale.
Quando muore un bambino più grandicello i genitori avvertono il doloroso rimpianto dei momenti trascorsi insieme, si rammaricano delle punizioni date e si chiedono se sono stati giusti con lui.
La morte di un figlio adulto é molto diversa per i genitori a causa dello speciale rapporto che essi avevano avuto con lui/lei adolescente; in questa fase del rapporto i genitori si preoccupano nel vedere i loro ragazzi correre dei rischi, provare cose ignote e fronteggiare problemi. I genitori di solito resistono a questi primi passi verso 1’indipendenza. Ma proprio questa resistenza può causare in loro un senso di colpa dopo che il loro ragazzo/a è morto. Essi ricordano vividamente le porte sbattute, i battibecchi arrabbiati, le ramanzine. I genitori di vittime di incidenti stradali si sentono colpevoli per aver permesso ai loro ragazzi di avere un’auto o una moto.
L’improvvisa tragica morte di un figlio non comporta soltanto angoscia nei confronti di quel figlio, ma l’evento inquina seriamente la vita dei rimanenti membri della famiglia. Carriere vengono interrotte o rovinate perché molti adulti sono incapaci di ritornare al lavoro per un certo tempo o rendono poco quando tornano al lavoro. I matrimoni si ammalano. Alcuni abbandonano i luoghi di socializzazione. Alcuni si rifiutano di parlare dell’incidente imponendo in questo modo tensione nei loro rapporti con gli altri. Ogni membro della famiglia soffre in solitudine. E’ difficile sostenere qualcun altro quando a stento ce la fai a tener in piedi te stesso.
Molte coppie che hanno perduto dei figli si separano entro il primo anno. Il dolore rende egocentrico il genitore proprio quando anche 1’altro coniuge avrebbe bisogno di conforto e sostegno. Quando un genitore non ha più l'energia per prendersi cura del partner perché il suo proprio dolore é così schiacciante, possono sorgere gravi problemi. Un altro problema é che due persone difficilmente camminano, nell’elaborazione del loro lutto, con lo stesso passo. Un coniuge può provare grande risentimento per la morte che 1’ha colpito mentre 1’altro continua a negarla. Uno può essere depresso mentre 1’altro si sente acutamente contrariato. In entrambi i casi, nessuno dei due può essere in grado di comprendere 1’altro. Uno può piangere continuamente mentre 1’altro sta bene abbastanza da andare a lavorare. Uno può sentirsi costretto a parlare della morte mentre 1’altro non può sentirla neanche menzionare.
E’ molto meglio per la coppia essere liberi con i propri sentimenti lasciandosi scambievolmente la libertà di soffrire come ciascuno preferisce.
Alcuni sono confusi da inattesi forti stimoli sessuali nel mezzo della fase depressiva. Questi stimoli possono semplicemente rappresentare il desiderio di rimanere incinta, di avere di nuovo un bambino. Altri genitori sono terrorizzati all’idea di un’altra gravidanza, temendo che un altro bimbo possa anch’egli morire prima di diventare grande. Alcune coppie possano parlarne insieme e tentare di continuare una relazione normale. Altri decidono semplicemente di sospendere il sesso per un po’.
Poiché la morte di un figlio colpisce il senso di valere qualcosa dei genitori, essi possono entrare in crisi circa la loro abilità nel badare ai rimanenti figli. Inoltre, poiché i genitori si sentono esausti dal loro proprio dolore, possono sentire che semplicemente non hanno 1’energia per disciplinare appropriatamente gli altri figli.
Comunque, i figli superstiti devono poter soffrire apertamente per il fratello o la sorella perduta. C'è anche da aspettarsi che essi mostreranno ira o rabbia per la perdita. Inoltre essi possono sentirsi in colpa per essere vivi mentre il fratello o la sorella é morta. Queste difficoltà emotive aggiungono nuova frustrazione e nuovo dolore nei genitori che sono già devastati. Perciò disordine e confusione possono regnare in casa per qualche tempo finché tutti questi sentimenti non vengono riordinati.


Come riuscire a sopravvivere.

Non esistono regole e ricette valide per tutti perché ogni caso è diverso ed ogni dolore è unico.
Ci sono alcuni suggerimenti che è possibile tenere presenti .

Occorrerà molto tempo perché possiate superare il dolore; il percorso sarà lungo e difficile ma arriverà il giorno in cui sorriderete di nuovo poiché, come si suole dire: “Nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere ancora”.

Occupatevi di un problema alla volta. La morte di un figlio vi travolge con mille problemi e sconvolgimenti. Affrontateli uno alla volta senza tentare di risolvere subito l’intera situazione.

Cercate di capire in quale modo affronta il dolore che vi sta vicino. Ognuno ha un suo modo che non è né giusto né sbagliato ma semplicemente “suo”. Una volta capito rispettatelo.

Parlate del vostro bambino morto, raccontatevi i momenti belli e quelli brutti in modo da mantenere viva quella vita che significò cosi tanto. Incoraggiate gli altri a parlarne. Tutti coloro che non fanno parte della famiglia possono esitare a farlo, temendo che ciò possa riaprire le vostre ferite.

Piangete insieme ai figli che restano. Li aiuterete ad esprimere e a superare il loro dolore. Non é bene che i bambini molto piccoli vedano un genitore troppo sconvolto perché ciò può creare in loro un’ansia eccessiva. Comunque, un normale pianto, spiegato come tristezza perché una persona amata se n'è andata, non ha bisogno di essere celato.

Non chiedete troppo dal vostro coniuge. Chi non ha forza di stare in piedi da solo difficilmente può reggere il peso di un’altra persona.

Non effettuate grossi cambiamenti (casa, lavoro, ecc...) almeno per un anno. Ogni cambiamento importante porta con sé un grande carico di stress ed ora non ne avete davvero bisogno.

Se nonostante tutto non riuscite ad uscire dalla vostra situazione cercate un aiuto esterno. Potreste trovarlo in un gruppo di persone che, come voi, hanno perduto i figli o potete rivolgervi ad uno psicologo che abbia familiarità con i percorsi del dolore e del lutto.

A cura di Alice Pari, Psicologa

Ringrazio gli amici del forum per il modo in cui si sono stretti tutti insieme attorno a questa meravigliosa famiglia e per l'amore che hanno saputo dare. Per dirla "alla Rudy", sono onorata di esser parte di voi.

Alessandra, 22 ottobre 2003

La morte non è niente,
sono soltanto nascosta nella stanza accanto.
Io sono sempre io,
e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima l'uno per l'altra,
lo siamo ancora.
Chiamami con il mio vecchio nome,
che ti è tanto familiare,
parlami,
nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato,
non cambiare il tono della tua voce.
Ridi,
come facevi prima, sempre,
ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando stavamo insieme...
prega
sorridi...
pensami!!
Il mio nome,
sia sempre la parola familiare di prima,
pronuncialo senza traccia di tristezza..
La vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
E' la stessa di prima..
C'è una continuità che non si spezza..
Perché dovrei essere fuori dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando,
solo per un attimo,
in un posto vicino,
proprio dietro l'angolo di ogni strada che incontrerai...
Il tuo sorriso...

Henry Scott Holland
(1847-1918)

(grazie a Laura G. per questa poesia)

Per aiutare i bambini nell'elaborazione del lutto: Educazione sulla fine della vita. Impariamo dai bambini per insegnare ai bambini.

Aggiornato martedì 16 marzo 2004

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