STORIA
Le
origini della pubblicità risalgono a migliaia di anni fa. Uno dei primi metodi
fu quello delle insegne, in genere vistosi segni dipinti sulle pareti di
edifici, di cui sono stati scoperti numerosi esempi nelle rovine dell'antica
Roma e di Pompei.
Nel
Medioevo esistevano i cosiddetti banditori che, elogiando a parole un prodotto,
davano luogo a una semplice ma efficace forma di pubblicità. La loro funzione
era essenzialmente quella di leggere ad alta voce gli avvisi al pubblico; essi,
peraltro, venivano impiegati anche dai mercanti per decantare a squarciagola i
pregi della propria merce. Di tali banditori è rimasta una traccia fino a tempi
recenti; in Italia, per esempio, l'arrivo di nuova merce al mercato, più spesso
nei piccoli paesi, veniva annunciato, ancora negli anni Trenta e Quaranta, da
banditori che richiamavano l'attenzione con rullare di tamburi o squilli di
trombetta. Basti ricordare in proposito la figura del "pazzariello"
napoletano. In pratica i banditori sono stati i precursori dei moderni
presentatori di messaggi (o "spot") radiotelevisivi.
La
prima forma di pubblicità su carta apparve, naturalmente, solo con l'invenzione
della macchina da stampa. Il primo marchio di fabbrica risale al XVI secolo,
quando i commercianti e i membri delle corporazioni affissero fuori dai propri
negozi dei simboli di riconoscimento (tra i simboli più conosciuti giunti fino
ai giorni nostri quelli del barbiere e del banco dei pegni).
I
maggiori progressi sono stati compiuti negli Stati Uniti d'America, dove la
prima forma pubblicitaria fu quella dell'invio di cataloghi, a opera dei
produttori di sementi e di case editrici. A partire dal 1870 la pubblicità sui
giornali ebbe come grandi utilizzatori le industrie farmaceutiche, che,
realizzando enormi profitti, potevano reinvestirne notevoli quantità per
pubblicizzare i propri ritrovati.
Verso
la fine del XIX secolo ha avuto inizio una nuova era nella storia della
pubblicità: se prima i prodotti di uso domestico come zucchero, sapone, riso,
melassa, burro, latte, fagioli e dolci venivano venduti a peso prelevandoli da
ampi recipienti, nel 1880 i produttori americani di sapone introdussero sul
mercato prodotti confezionati in pacchetti e con un proprio marchio. Questa
innovazione, estesa ben presto a una vasta gamma di prodotti alimentari e
sanitari di largo consumo, consentì ai produttori di venderli e pubblicizzarli
con il proprio marchio, ampliando fortemente il campo d'azione della
pubblicità.
Dopo
la prima guerra mondiale, stimolata dal grande progresso tecnico, la pubblicità
si è trasformata in un'industria di dimensioni gigantesche. L'invenzione
dell'elettricità ha consentito di utilizzare le insegne luminose; la
fotoincisione e altre moderne tecniche di stampa hanno sensibilmente
accresciuto le sezioni pubblicitaria e redazionale dei giornali. La pubblicità
come mezzo di comunicazione ha cominciato a diffondersi sempre più tra gli
esperti di pubbliche relazioni. L'avvento della radio, negli anni Venti, ha
dato impulso alla creazione di tecniche di vendita che si basano sulla viva
voce.
La
più grande innovazione del dopoguerra è stata la televisione, mezzo che ha
spronato l'industria pubblicitaria a perfezionare le proprie tecniche con l'uso
sincrono di immagini e voce. Nel 1990 è cominciata la proliferazione dei
videoregistratori e dei telecomandi, entrambi minaccia per i pubblicitari, in
quanto consentono di evitare, con estrema facilità, gli spot trasmessi. I
pubblicitari hanno reagito cambiando le proprie tattiche o, ove possibile,
prediligendo le sponsorizzazioni; in compenso, però, un nuovo canale
pubblicitario si è aperto con la diffusione sempre più ampia di Internet e di
altre reti di computer.