L’ARCHITETTURA

 

Nel '400 in Italia il nuovo orientamento dell'architettura e delle arti figurative è dovuto più alla volontà di singoli artisti che a una esigenza collettiva. Brunelleschi, il primo importante architetto della nuova epoca è soggetto a continue contestazioni; i suoi progetti, a dispetto della apparente semplicità e della loro logica, sono talmente rivoluzionari che neppure gli esperti a lui contemporanei sono in grado di comprenderli appieno. Essi subiscono perciò continui arresti in assenza della sua direzione e, dopo la sua morte, non possono essere realizzati secondo le sue concezioni, qualora non esistano modelli precisi.L'ampio consenso popolare per l'arte del Rinascimento è soltanto una leggenda; quest'arte rappresenta piuttosto la creazione di una minoranza ristretta, di un’élite di artisti, che può essere identificata esattamente in alcune personalità; il suo imporsi contro le concezioni artistiche e lo spirito corporativo del Medioevo avviene grazie agli incentivi provenienti da altre élites, quali gli umanisti, l'aristocrazia finanziaria, i principi locali, gli ambienti più influenti della Chiesa e alcuni papi. L'architetto, come intellettuale moderno è il passaggio dalla figura dell'operatore di altissimo livello, che, insieme ad altri, tutti alle dipendenze del monastero e del signore, governa il cantiere e ne realizza la concezione, al protagonista in prima persona del progetto e dell'opera, il quale può esercitare il suo magistero anche senza avere un cantiere da guidare, perché il suo è un contributo alla conoscenza e quindi un esercizio della libertà e della ragione.La novità dell’architettura rinascimentale consiste nel fatto che a differenza di quanto era avvenuto nel MedioEvo ogni problema concreto di progettazione è legato a considerazioni teoriche assolute per cui si dimostra il carattere intenzionale, prestabilito e "progettato" in ogni realizzazione,tale progettualità sta alla base anche delle altre forme d’arte,dalla scultura alla pittura, poiché essa si istituisce come principio e metodo stesso di concepire ed osservare il mondo e la realtà.

L’idea di una oggettività assoluta nella interpretazione della realtà trova perfetta corrispondenza nell’ideazione di un metodo altrettanto oggettivo vale a dire "scientifico", di rappresentazione figurativa di questa realtà: tale metodo è quello della prospettiva, insieme di regole geometrico-matematiche atte a tradurre su una superficie a due dimensione oggetti che si dislocano nello spazio a tre dimensioni, ma anche e soprattutto "forma simbolica" di interpretazione e raffigurazione del reale.

E’ fondamentale osservare che la prospettiva, resa possibile dall’uso "scientifico" del disegno rivela che l’artista rinascimentale era teso a cogliere il mondo stesso come un insieme di forme geometriche o geometrizzabili, di dati misurabili e certi:è proprio questa la certezza filosofica della "regolarità" del mondo reale a trasformare la pittura, e in genere tutte le arti, in una "forma di scienza" come avrebbe affermato Leonardo.

La prospettiva, dunque, non è solo un espediente tecnico, ma innanzitutto un sistema concettuale di indicazioni delle proporzioni della realtà.

Nell’architettura il metodo prospettica possiede una sua fondamentale importanza, poiché ogni singolo edificio, e ogni singola parte dell’edificio, sono concepiti come punti di uno schema, di una organizzazione più generale.

Dapprima con il Brunelleschi, e quindi con l’Alberti, l’architettura si sottrae per sempre alla tradizione e vi si contrappone.

Per la prima volta in senso assoluto si vengono determinando delle profonde distinzioni tra la componente strutturale costruttiva e quella formale di una architettura: nel rinascimento la "decorazione" plastica diventa un fenomeno secondario e successivo rispetto al "progetto architettonico" di un edificio; da questo momento storico avviene che anche la parte delle rifiniture ornamentali è ideata dall’architetto mentre la parte artistica vera e propria statue, rilievi, pitture e così via, è lasciata ad altri specialisti, che operano in maniera autonoma e indipendente.

Il più grande teorico dell’architettura del Rinascimento fu Leon Battista Alberti, il quale raccomanderà che le pareti degli edifici adibiti al culto venissero dipinte di bianco; il colore "candido" rappresenterebbe meglio la simbologia della "purezza", di una purezza spirituale, che non può essere tradotta e simboleggiata dallo scintillio appariscente dell’oro dei mosaici o dalla variopinta campitura degli affreschi o dall’intreccio nervoso di membrature e di trafori, poiché il luogo sacro dovrà possedere una forza che permetterà di comunicare direttamente all’intelletto senza passare per la sollecitazione dei sensi.E’ questo il motivo per il quale le architetture sacre del Quattrocento ci appaiono così "dignitose" e talvolta "fredde", spesso artificiosamente decorate da artisti che intervarranno dopo il completamento definitivo della fase costruttiva; ogni intervento posteriore sarà infatti considerato "disturbante" dell’unità dell’opera.