Capitolo ottavo 1933 1934
MODENESI IN CAMICIA NERA
Gli anni dal 1919 al 1943
Capitolo ottavo 1933 - 1934 Anno 1933 Alcuni grandi avvenimenti internazionali caratterizzarono il 1933: l’avvento al potere di Adolfo Hitler in Germania il 30 Gennaio, la firma del Patto a quattro del 15 Luglio, la grande trasvolata atlantica di Italo Balbo e il patto di amicizia, di non aggressione e neutralità, stipulato il 2 Settembre, tra Italia fascista e Russia sovietica. Tutti questi avvenimenti ebbero a Modena grandissima risonanza, mentre si svolgevano, con una progressione inarrestabile le operazioni per il rinnovo del tessuto urbano cittadino. Furono iniziate le demolizioni delle vecchie strade e delle fatiscenti case a fianco della Via Emilia, in pieno centro, che comprendevano le vie San Michele, Armaroli e Sant’Agata. Era l’avvio dello sventramento, con relativa costruzione dei palazzi di quella che allora fu chiamata Piazza Impero e che, dal dopoguerra, porta il nome di Matteotti. Contemporaneamente, si sistemava definitivamente Largo Garibaldi, con aiuole e giardini e con la sistemazione, al centro della piazza, in un tempo successivo, della bella fontana del Secchia e del Panaro, opera dello scultore modenese, Graziosi. Il monumento a Vittorio Emanuele II° fu spostato in Piazzale Risorgimento, dove si trova attualmente; e furono avviati i lavori di costruzione dell’acquedotto, che diede la possibilità di fornire di numerose fontanelle pubbliche la città; furono avviati anche i lavori di costruzione della bella e funzionale Piscina Comunale, opera dell’ing. Arturo Manaresi, in perfetto stile razionalista o fascista, che andava a sostituire la vasca natatoria, il Balneario, chiamato dai modenesi “La Vascola”, che si trovava nei pressi di Viale Muratori ed era alimentato direttamente dal canale San Pietro ed era dotato di un rudimentale impianto di depurazione. E’ rimasta, la piscina Comunale del periodo fascista, per interi decenni, l’unico impianto per la nostra città, ancor’oggi 2010, carente d’impianti per la pratica del nuoto. In seguito al trasferimento del federale Cosimo Manni , avvenuto nel mese di Novembre del 1932, e la nomina del nuovo titolare del Fascio modenese nella persona di Vincenzo Lai , fu ufficializzata, il 25 Febbraio, anche la composizione del nuovo direttorio composto, escluso Emilio Pucci, da nuovi eletti: Entrarono in quel consiglio: Carlo Benassati, Francesco Riva, Giuseppe Ma scagni, che venne poi sostituito da Lotario Rangoni Macchiavelli, oltre a Angelo Paltrinieri Colli, Franco Spinelli e Italo Puviani. Vincenzo Lai rinnovò, sostanzialmente, molte altre cariche minori: il segretario dei Fasci giovanili, Luigi Montagnani fu sostituito dal Seniore della Milizia Giuseppe Bettini, alla carica di Segretario della sezione modenese del Partito fu nominato Augusto Zoboli. Anche nei Comuni della Provincia modenese vi furono molte sostituzioni e avvicendamenti nelle varie segreterie sezionali. In questo periodo il circolo Accademico del Littorio organizzò una serie di conferenze di carattere politico-culturale, tenute dai maggiori rappresentanti del fascismo locale; queste conferenze furono tenute, quasi tutte, presso il teatro del Collegio San Carlo. Nello stesso tempo, vi fu un’intensa attività dell’Istituto Fascista di Cultura, con interessanti corsi a favore, particolarmente, degli iscritti ai Gruppi Universitari Fascisti. L’Istituto riprese anche le pubblicazioni della rivista mensile, “Mutina”, che ebbe vita precedentemente dal Gennaio 1928 al 31 Dicembre 1929, quale organo del sindacato degli intellettuali modenesi, diventado poi, dal 1933 il notiziario mensile dell’Istituto. Il primo dei grandi avvenimenti internazionali di questo 1933, fu quello dell’avvento al potere, in Germania, del capo del Partito nazionalsocialista, Adolfo Hitler. La vittoria di questo partito, nella competizione elettorale tedesca, dopo che il 27 Febbraio avvenne l’incendio del Reichstadt, e non si è mai appurato se da gruppi nazisti o da socialisti a questi avversi, e con la successiva presa dei pieni poteri da parte di Hitler il 24 Marzo, fu un ulteriore colpo portato alle democrazie occidentali, le quali non poterono far altro che costatare la regolarità delle elezioni, con la decisa volontà del popolo tedesco, di scegliersi un rinnovamento sostanziale della politica del loro paese, tanto che li potesse fare uscire dalla drammatica crisi interna subita in seguito alla sconfitta della prima guerra mondiale. Lo stesso Mussolini rimase assai impressionato, dato che il risveglio dello spirito nazionalista tedesco avrebbe sicuramente portato a grosse problematiche nella politica internazionale europea. In tutta Europa avvenivano numerosi fermenti in tante nazioni, i balcani, i paesi danubiani, il risorgente nazionalismo tedesco, le posizioni intransigenti di paesi, quali la Francia e l’Inghilterra, misero Mussolini in una posizione difficile e l’Italia si trovò ad essere l’ago della bilancia, in questi mesi, della politica europea, malgrado Mussolini privilegiasse, in quel periodo, anche per cercare di mantenere la pace nel Mediterraneo che in realtà era il suo principale obiettivo, un rapporto privilegiato con Londra. La situazione portò, dopo una serie di incontri preliminari fatti anche di incomprensioni e di “dispetti” reciproci, a trovare un accordo in quel “Patto a quattro” tra Germania, Francia, Inghilterra e Italia, siglato il 7 Giugno e firmato definitivamente il 15 Luglio, a Roma, tra Mussolini e gli ambasciatori degli altri Stati. Fu un gran successo personale di Benito Mussolini che ebbe un grosso riconoscimento da parte della stampa delle Nazioni firmatarie, in particolare da quell’inglese, tanto che lo stesso Churchill, che allora era un deciso oppositore del Governo del suo paese, vedeva, nell’iniziativa del Duce, “una grande speranza perchè si arrivasse ad una vera pace in Europa”. Mentre in tutti i paesi europei si attendeva la firma finale del patto a quattro, l’Italia viveva un altro dei grandi momenti della sua storia, il 1° Luglio, Italo Balbo e ventiquattro idrovolanti del suo “squadrone”, prendevano il volo da Orbetello per dare inizio alla famosa “Crociera Atlantica”. Essa fu una delle più geniali ed audaci imprese, che a quel tempo si potessero immaginare, e tutto il mondo esultò e ammirò la temerarietà, la preparazione e il coraggio dei piloti e dei tecnici italiani. Le tappe furono sette, Orbetello, Amsterdam, Londonderry, Reikjavik, Cartwrigt (Labrador), Shediac (Canada), Montreal e Chicago, dove arrivarono il 15 Luglio accolti da un entusiasmo delirante di milioni di persone e il 19 Luglio giunsero a New York, con folle sempre più numerose e festanti. A Chicago dedicarono una strada ad Italo Balbo, a New York furono accolti da una vera e propria pioggia di coriandoli e di festoni vari oltre che ad essere ricevuti dal Presidente Roosvelt. Fecero ritorno in Italia, a Ostia, il 12 Agosto, ricevuti con tutti gli onori da Mussolini, dalle più alte autorità dello Stato, oltre che da numerosissimi gerarchi e da un’immensa folla giunta dalla vicina Roma e da ogni parte d’Italia, per salutare i “mitici” trasvolatori atlantici. Il giorno dopo vi fu di nuovo il tripudio con una sfilata per le vie della capitale. Tra i cento aviatori che componevano lo squadrone di Balbo, sui ventiquattro idrovolanti suddivisi in otto squadriglie, troviamo ben quattro modenesi: il capitano Umberto Nannini, che comandava la terza squadra, il tenente Onesto Beltramo, il sergente motorista, Cesare Bonacini e il primo aviere telegrafista Edmondo Balestri. La nostra città esultò, come l’Italia tutta, vi fu una grandiosa adunata in Piazza Grande dopo una sfilata per le vie cittadine e un aereo lanciò migliaia di volantini tricolori. Alla fine del mese i quattro modenesi ritornarono nella loro città, ricevuti, ovviamente, con i più grandi onori. Per restare in tema aeronautico và ricordato che nel mese di Febbraio, un aeroplano passò, basso basso, sui tetti di Modena, era l’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin, che lanciò un messaggio, in una scatola di latta legata da un nastro tricolore, in onore della scuderia automobilistica “Ferrari”, che cominciava a cogliere i suoi clamorosi successi in tutto il mondo. Vorremmo anche ricordare, a questo punto, come abbiamo già fatto per i marinai, gli aviatori e i combattenti dell’aereonautica militare italiana di quel periodo storico e in particolare i molti personaggi della bassa modenese. Di Cavezzo troviamo: gli ufficiali, Goldoni Dorval e Alfo Lorenzini, il sergente maggiore pilota Ansaloni Ermenegildo, il sergente armiere, Argazzi Mario e il maresciallo motorista Panzanini Gino. Di Concordia erano: il sottotenente pilota Bonomi Paolo, caduto nei cieli di Sicilia il 9 Giugno 1943, in uno scontro con aerei angloamericani, il maresciallo motorista, Pongiluppi Tonino e i sottufficiali, Bruschi Gino e Rossi Wolfango. Di Finale Emilia: l’ufficiale Barbieri Danilo, il sottufficiale, Pedrazzi Giuseppe, oltre al sergente maggiore pilota, Banzi Francesco, il maresciallo maggiore pilota, Bergamini Ermes, il maresciallo pilota, Meotti Giuseppe-Luigi, il sergente maggiore pilota, Scagliarini Guido e il sergente maggiore pilota, Scaglioni Giuseppe. Di Medolla era l’ufficiale, Vincenzi Chidimico. Erano di Mirandola gli ufficiali: Kraus Alessandro, Bertolini Rodolfo, Cappi Marino, Guglielmo Ferraresi, Ribuoli Fiorino, Tardini Enzo, Testa Anchise, Tosatti Jago e i sottufficiali: Baratta Gino, Fornasari Renzo, Ghisi Odilio, Marchi Franco, Mazzoni Lilio, Saracino Giuseppe, Tralli Germano e Vecchi Giulio. Di San Felice sul Panaro: gli ufficiali Corazzari Albano e Bazzi Silvio, i sottufficiali: Casari Giovanni, Marchetti Giovanni, Bulgarelli Agostino, Paltrinieri Gaetano, Ruffilli Maio e Tommasini Cosimo. Di San Possidonio, gli ufficiali, Ghepardi Decio e Pongiluppi Virgilio. L’anno 1933 fu anche anno di primati per lo sport italiano: oltre alla trasvolata atlantica raggiunsero prestigiosi traguardi: Agello Francesco che con un aereo Macchi-Castoldi M.C.72, il 10 Aprile, sul Lago di Garda, conquistò il primato mondiale di velocità, con 682 chilometri orari, mentre il pilota, Cassinelli Guglielmo, l’8 Ottobre conquista il primato di velocità sulla distanza dei 100 Km. Negli altri sport eccellono: per la scherma, la squadra azzurra che vince il torneo schermistico di Montecarlo, nel calcio, due importanti vittorie contro il Belgio e la Cecoslovacchia. Il pilota motonautico, Cattaneo Guido, conquista il primato mondiale di velocità, 134 Km. orari, per motoscafi. Il transatlantico “Rex” conquista il prestigioso “Nastro Azzurro” nella traversata dell’Atlantico e il 29 Giugno, il pugile Primo Carnera, conquista il titolo mondiale dei pesi massimi: anche questo trionfo fu salutato con grande entusiasmo dagli italiani sparsi in tutto il mondo. Conquistò il massimo alloro nella prestigiosa categoria, che non ci diede mai più successi simili, mandando il suo avversario Ernie Skaf al tappeto vincendo per k.o., purtroppo questo sfortunato pugile morì, qualche giorno dopo, senza aver ripreso conoscenza. Carnera ne risentì moltissimo, ma non potè rinunciare a battersi nuovamente, difatti, quattro mesi dopo, sempre con il titolo mondiale in palio, mise k.o. alla sesta ripresa, Lark Sharley. Oltre a Carnera la scuola del pugilato italiano produsse altri numerosi campioni in tutti gli anni trenta; citiamo, per l’anno preso in considerazione, il titolo europeo nei pesi leggeri, conquistato da Cleto Locatelli, che confermava quello già vinto nel 1932. Sempre riguardo all’attività sportiva citiamo un passo del discorso alla Camera del deputato Leandro Arpinati, Presidente del Coni Nazionale che, oltre a ricercare di dare lo sport a tutti e per tutti, riteneva di collocare, nella giusta luce, la figura del campione: “Il campione è una salvaguardia contro la tendenza alla mediocrità. Esso è la bandiera che agita la passione delle folle e ne desta gli entusiasmi, è l’espressione più felice di una razza e di una generazione, è un simbolo nel quale i giovani si riconoscono e si ritrovano. Solo attraverso il campione si invogliano le masse portandole a quel minimo di esercizi indiscutibilmente salutari che migliorano la vita fisica del popolo. Il campione è adunque indispensabile non soltanto come fatto agonistico, ma anche come fatto sociale. E’ il campione la sentinella avanzata che nelle competizioni internazionali rappresenta la Patria e ne tiene alti il prestigio e la bandiera.” La politica sociale fascista ebbe, in questi anni, uno sviluppo che non si era mai visto prima, creando quella rete d’assistenza sociale che ancor oggi, ovviamente ampliata e migliorata, rimane a testimonianza della volontà del fascismo di andare incontro alle esigenze della popolazione tutta. Le provvidenze sanitarie contro le malattie della popolazione più indigente rappresentarono un vero primato per l’Italia; quest’attività fu ampliata da un complesso d’opere d’igiene e d’assistenza pubblica d’enorme portata. L’assistenza climatica all’infanzia operò in modo capillare con l’organizzazione delle colonie terapeutiche che, in base alle condizioni dei giovani, si suddividevano in colonie permanenti e temporanee e in colonie diurne, a scopi prelaventemente di profilassi. Il numero delle colonie, che nel 1925 erano 60, in tutta Italia, nel 1933 arrivò a 2.022 e, in quel periodo di tempo, furono ospitati circa un milione e mezzo di bambini. Un altro aspetto sul quale l’organizzazione fascista si battè con grande impegno, fu quello delle lotte contro tutte le malattie sociali e in particolare contro la tubercolosi che a quei tempi mieteva numerose vittime. A Modena fu costruito, in Viale Fontanelli, un funzionalissimo dispensario antitubercolare che forniva alla cittadinanza un servizio di grand’utilità attraverso l’assicurazione obbligatoria, secondo quanto era stata stabilita dalla Carta del lavoro, che assicurava tutti i lavoratori contro l’invalidità e la vecchiaia. Il regime ha voluto, non solo che nei casi di malattia ogni lavoratore beneficiasse delle prestazioni sanitarie, ma fu istituita l’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, che davano la possibilità al lavoratore d’avere cure mediche, farmaceutiche e ospedaliere. Il fascismo cercava di avere un popolo sano, nel corpo e nello spirito e veramente, in pochi anni, fece superare, in buona parte, quel “gap” che ci teneva ancora lontani dalle nazioni più evolute e che ci portò all’attenzione di tutto il mondo, per i giganteschi progressi ottenuti, in tempi brevissimi, in tutti i campi. Durante il 1933, come era abitudine di quei tempi, in quanto le cariche non dovevano essere tenute troppo a lungo, si verificano alcuni cambiamenti dei Podestà in alcuni Comuni; a Carpi, Clodo Feltri lascia la sua e fu nominato Commissario prefettizio, Sergio Urbini sino al 10 Giugno 1936 quando diventò Podestà effettivo, Giorgio Lugli, che rimase in quella carica sino al 10 Giugno 1936. A Vignola il 4 Agosto assunse la carica, Secondo Favali, che la resse sino al 25 Maggio 1936, mentre a Finale Emili, Banzi Renzo, cede la carica al commissario prefettizio, Lino Malaguti che vi rimase sino al 27 Dicembre quando entrò nella carica effettiva di Podestà, Vincenzo Ghisellini che la detenne sino al 23 Agosto 1935., mentre a Pavullo nel Frignano, il 23 maggio, entrò, nel ruolo di Podestà, sino al 1943, Castelli Onorio. ANNO 1934 A metà degli anni trenta, la rivoluzione fascista procedeva con immutato vigore e con la partecipazione sempre più vasta di tutti gli strati della popolazione. La Provincia di Modena era ai primissimi posti della graduatoria nazionale per l’impegno e l’attivismo nell’organizzazione delle svariate attività del regime. In questo 1934 l’Opera Nazionale Balilla contava, 64.666 tesserati di cui, 28.000 balilla, 7.800 avanguardisti, 24.500 piccole italiane e 4.300 giovani italiani. L’Opera Nazionale Dopolavoro aveva 16.440 iscritti, e fu dato maggior impulso anche alle scuole rurali che, nella nostra Provincia, raggiunse il numero di 61 edifici scolastici. Un altro aspetto, della particolare cura che si prese il fascismo per la gioventù, fu quello delle colonie, marine, montane, fluviali e campestri che, sparse su tutto il territorio nazionale assommavano, in questi anni, a 3.128 sino a raggiungere il numero di 4.357 nel 1938 ospitando milioni di bambini; si tratta, a ben vedere, di un vero e proprio fenomeno di massa, dovuto anche alla presenza, sul territorio, di una capillare rete ferroviaria che rendeva più agevole gli spostamenti e che anticipava i flussi turistici nei decenni dal dopoguerra in poi, inaugurando così la consuetudine della vacanza estiva al mare durante le ferie. Non a caso fu proprio durante il regime Fascista che furono introdotti i periodi di riposo retribuiti. Siamo pertanto, di fronte ad un fenomeno sociale di dimensioni molto ampie che ha segnato profondamente molte zone delle nostre riviere, in particolare quell’Adriatica. La colonia estiva modenese si trovava a Riccione, in una zona che ebbe, da Cervia a Cattolica, un’alta densità di questi enormi, razionali ed architettonicamente pregevoli edifici che formarono e formano tuttora, un copioso, in parte dimenticato e trascurato, patrimonio storico edilizio. I bambini modenesi avevano a disposizione anche due colonie montane a Sestola e a Pavullo, oltre a sette colonie fluviali lungo i fiumi a, San Damaso, San Cesario, Marano sul Panaro, Bastiglia, Guiglia, Sassuolo e Medolla. Complessivamente, sino a questo periodo, furono ospitati, annualmente nelle colonie modenesi, 2.800 ragazzi al mare, 520 in montagna e 2.700 in quelle di fiume. Alla fine degli anni trenta la popolazione giovanile in queste strutture aumentò di oltre il cinquanta per cento, rispetto ai dati citati. Con una Federazione così attiva e razionalmente impostata a contribuire allo sviluppo di tutti i presupposti delle tematiche lanciate dalla rivoluzione, con l’impegno di organizzare con il Fascismo la vita dell’”italiano nuovo”, anche i massimi vertici del Partito non potevano trascurare la visita alla nostra città. Il 21 Gennaio di quell’anno, arrivò a Modena il Segretario Nazionale del PNF, Achille Starace, da poco entrato in carica; visitando la nostra città non potè far altro che complimentarsi per l’operosità del Fascio modenese, avendo potuto costatare quanto le varie strutture funzionassero nel migliore dei modi. Il Federale modenese, nell’Assemblea al Teatro Comunale, ripresentò al Segretario Nazionale la situazione del Fascio modenese, ancora in espansione rispetto all’ultima visita e che sintetizzò con questi dati: 15.00 iscritti al PNF, 7.375 ai ÿÿsci giovanili,, ÿÿ200 a quelli femÿÿnili,,ÿÿ95 gli iscritti ai GUF, e 16.841ÿÿll’Opeÿÿ Nazionale Dopolavoro, mentre gli iscritti ai sindacati si avvicinavano a 80.000 unità. Storace apprezzò molto la relazione di Lai poi, assieme agli esponenti del Fascio modenese, visitò la sede della Società di ginnastica e scherma del Panaro, l’Accademia Militare e la casa del a sclo di CotiÿÿVittenioe sinuele,ÿÿÿÿcludendo la serata mÿÿÿÿÿÿe ÿÿsistendo alla rappresentazione dÿÿl’opera Manon, di G. Massenet, al Teatro Comunale. L’attività e la personalità di Vincenzo Lai, fu altamente riconosciuta tanto che venne premiata con la sua candidatura al Parlamento. Alla Camera, il 5 Febbraio 1934, fu varata la “Legge delle Corporazioni”, sebbene con un certo ritardo rispetto a quando erano state enunciate. Ventidue erano le corporazioni che, negli intendimenti di Mussolini, erano destinate a realizzare nel nostro Paese, la pace e la giustizia sociale. Si trattava di eliminare lo stato di conflitto, in funzione alla regolazione dei rapporti di produzione, basata sulle corporazioni tra produttori e salariati, per superare le fratture e i conflitti di classe attraverso un dialogo permanente, poiché istituzionalizzato, in organismi nazionali destinati a regolamentare ogni rapporto collettivo di lavoro. Queste corporazioni, tanto attese e tanto discusse, nascevano da un’enorme quantità di studi, di dottrine, di previsioni, di astrazioni, tutte tese alla visione dell’”uomo corporativo”, ma in realtà non si aveva conoscenza di quali possibilità realizzatrici potessero avere, tanto che lo stesso Mussolini affermò che l’Istituzione delle Corporazioni rappresentava un punto di partenza, non di arrivo, in quanto costituiva il dato sociale del regime e impegnava tutti a garantirne lo sviluppo. In ogni caso era, per quei tempi, un esperimento sociale di prim’ordine che fu apprezzato in tutto il mondo. Il 25 Marzo si svolse il secondo Plebiscito per le elezioni al Parlamento. Come per il primo, anche in questo, gli elettori avevano due possibilità di scelta per approvare, o no, la lista dei deputati proposti dal Gran Consiglio. A Modena gli ammessi al voto furono 122. 083 e i votanti, 120.721 pari al 96%. Ai “SI” toccarono 120.629 voti, il 99,62 per cento, i “NO” furono 89 e 3 le schede nulle. Furono eletti i rappresentanti modenesi Vincenzo Lai e Guido Corni. Tra i candidati di origine mode3nese che non erano residenti nella nostra Provincia e che si presentarono candidati, dobbiamo citare, Arrigo Solmi che era sottosegretario al Ministero dell Educazione Nazionale, Sergio Nannini che era vicesegretario del Fascio bolognese e Franz Pagliani che sarà neglia anni 40 segretario della Federazione Provinciale Fascista di Modena e che fu uno dei più rappresentativi personaggi del Fascismo Nazionale. In tutta Italia si toccò una percentuale analoga, il 99,84%, dando così al Partito fascista un massiccio consenso, superiore, in percentuale, a quello ottenuto in Germania da Adolfo Hitler. 10.433.536 erano gli aventi diritto e 10.041.997 votarono, percentuale mai più toccata in tutte le elezioni dal dopoguerra ad oggi e di questi 10.026.513 dissero Si al fascismo, mentre i Nò furono 15.265 e le schede nulle, 1.336. I Deputati eletti, quattrocento, restarono in carica sino al mese di Marzo del 1939. Si è parlato, in seguito, di coercizione d’intimidazioni, ma al di là del numero, l’adesione totale e compatta del popolo italiano al regime fascista, era dimostrata dalla gigantesca partecipazione delle folle, nelle piazze e nelle organizzazioni di Partito; i grandi risultati del regime erano sotto gli occhi di tutti, i migliori tecnici del mondo erano in Italia ed erano contesi da ogni nazione, eravamo i migliori nelle costruzioni di opere idrauliche, nei motori, nelle automobili, negli aerei, nelle navi, nella radio, nella fisica, nella chimica e nell’urbanistica. Tutto il mondo seguiva e partecipava all’enorme successo di Mussolini che, probabilmente, da questo momento iniziò a portare al piede, la palla di piombo della sua incredibile popolarità, non solo in Italia, ma nel mondo, tanto che, in un convegno dei fascismi europei, organizzata dai “Comitati d’azione per l’universalità di Roma”, tenutosi a Montreux, fu riassunta in una pubblicazione, poi riservata al Ministero degli Esteri, dove si elencavano i movimenti fascisti, fascistofili o fascistoidi o che si consideravano genericamente affini al fascismo, e che qui vogliamo riportare per far conoscere in quale stima fosse tenuto il fascismo in tutto il mondo, anche se, ovviamente nei vari paesi che andremo a citare, non avevano grande influenza politica dove erano presenti, ma stanno a significare, appunto, quanto avesse inciso nelle psicologie di milioni di persone, l’operato del Regime Fascista. Nazione - Denominazione - Fondatore Argentina - Partito Fascista Argentino U. Bianchetti |
IMMAGINI
4 Giugno 1934 cortile dell'Istituto Magistrale | giovani modenesi anno 1935 |
Colonia modenese a Riccione | Coloni fluviale sul Panaro a San Damaso |
Colonia modenese a Riccione | Sfilata di giovani fasciste in Corso Canalgrandr |
Gruppo rionale G. Gallini in via Piave | Casa della madre e del bambino |
Gerarchi modenesi inaugurano
una scuola a Concordia, 1934. Istituto storico di Modena) |
Corso di economia domestica in un Gruppo
rionale fascista. (Istituto storico di Modena) |