Capitolo ottavo 1933 1934

MODENESI IN CAMICIA NERA

Gli anni dal 1919 al 1943

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Capitolo ottavo    1933 - 1934

Anno 1933

Alcuni grandi avvenimenti internazionali caratterizzarono il 1933: l’avvento al potere di Adolfo Hitler in Germania il 30 Gennaio, la firma del Patto a quattro del 15 Luglio, la grande trasvolata atlantica di Italo Balbo e il patto di amicizia, di non aggressione e neutralità, stipulato il 2 Settembre, tra Italia fascista e Russia sovietica.
Tutti questi avvenimenti ebbero a Modena grandissima risonanza, mentre si svolgevano, con una progressione inarrestabile le operazioni per il rinnovo del tessuto urbano cittadino. Furono iniziate le demolizioni delle vecchie strade e delle fatiscenti case a fianco della Via Emilia, in pieno centro, che comprendevano le vie San Michele, Armaroli e Sant’Agata. Era l’avvio dello sventramento, con relativa costruzione dei palazzi di quella che allora fu chiamata Piazza Impero e che, dal dopoguerra, porta il nome di Matteotti. Contemporaneamente, si sistemava definitivamente Largo Garibaldi, con aiuole e giardini e con la sistemazione, al centro della piazza, in un tempo successivo, della bella fontana del Secchia e del Panaro, opera dello scultore modenese, Graziosi. Il monumento a Vittorio Emanuele II° fu spostato in Piazzale Risorgimento, dove si trova attualmente; e furono avviati i lavori di costruzione dell’acquedotto, che diede la possibilità di fornire di numerose fontanelle pubbliche la città; furono avviati anche i lavori di costruzione della bella e funzionale Piscina Comunale, opera dell’ing. Arturo Manaresi, in perfetto stile razionalista o fascista, che andava a sostituire la vasca natatoria, il Balneario, chiamato dai modenesi “La Vascola”, che si trovava nei pressi di Viale Muratori ed era alimentato direttamente dal canale San Pietro ed era dotato di un rudimentale impianto di depurazione. E’ rimasta, la piscina Comunale del periodo fascista, per interi decenni, l’unico impianto per la nostra città, ancor’oggi 2010, carente d’impianti per la pratica del nuoto.
In seguito al trasferimento del federale Cosimo Manni , avvenuto nel mese di Novembre del 1932, e la nomina del nuovo titolare del Fascio modenese nella persona di Vincenzo Lai , fu ufficializzata, il 25 Febbraio, anche la composizione del nuovo direttorio composto, escluso Emilio Pucci, da nuovi eletti: Entrarono in quel consiglio: Carlo Benassati, Francesco Riva, Giuseppe Ma scagni, che venne poi sostituito da Lotario Rangoni Macchiavelli, oltre a Angelo Paltrinieri Colli, Franco Spinelli e Italo Puviani.
Vincenzo Lai rinnovò, sostanzialmente, molte altre cariche minori: il segretario dei Fasci giovanili, Luigi Montagnani fu sostituito dal Seniore della Milizia Giuseppe Bettini, alla carica di Segretario della sezione modenese del Partito fu nominato Augusto Zoboli. Anche nei Comuni della Provincia modenese vi furono molte sostituzioni e avvicendamenti nelle varie segreterie sezionali.
In questo periodo il circolo Accademico del Littorio organizzò una serie di conferenze di carattere politico-culturale, tenute dai maggiori rappresentanti del fascismo locale; queste conferenze furono tenute, quasi tutte, presso il teatro del Collegio San Carlo. Nello stesso tempo, vi fu un’intensa attività dell’Istituto Fascista di Cultura, con interessanti corsi a favore, particolarmente, degli iscritti ai Gruppi Universitari Fascisti. L’Istituto riprese anche le pubblicazioni della rivista mensile, “Mutina”, che ebbe vita precedentemente dal Gennaio 1928 al 31 Dicembre 1929, quale organo del sindacato degli intellettuali modenesi, diventado poi, dal 1933 il notiziario mensile dell’Istituto.
Il primo dei grandi avvenimenti internazionali di questo 1933, fu quello dell’avvento al potere, in Germania, del capo del Partito nazionalsocialista, Adolfo Hitler. La vittoria di questo partito, nella competizione elettorale tedesca, dopo che il 27 Febbraio avvenne l’incendio del Reichstadt, e non si è mai appurato se da gruppi nazisti o da socialisti a questi avversi, e con la successiva presa dei pieni poteri da parte di Hitler il 24 Marzo, fu un ulteriore colpo portato alle democrazie occidentali, le quali non poterono far altro che costatare la regolarità delle elezioni, con la decisa volontà del popolo tedesco, di scegliersi un rinnovamento sostanziale della politica del loro paese, tanto che li potesse fare uscire dalla drammatica crisi interna subita in seguito alla sconfitta della prima guerra mondiale. Lo stesso Mussolini rimase assai impressionato, dato che il risveglio dello spirito nazionalista tedesco avrebbe sicuramente portato a grosse problematiche nella politica internazionale europea. In tutta Europa avvenivano numerosi fermenti in tante nazioni, i balcani, i paesi danubiani, il risorgente nazionalismo tedesco, le posizioni intransigenti di paesi, quali la Francia e l’Inghilterra, misero Mussolini in una posizione difficile e l’Italia si trovò ad essere l’ago della bilancia, in questi mesi, della politica europea, malgrado Mussolini privilegiasse, in quel periodo, anche per cercare di mantenere la pace nel Mediterraneo che in realtà era il suo principale obiettivo, un rapporto privilegiato con Londra. La situazione portò, dopo una serie di incontri preliminari fatti anche di incomprensioni e di “dispetti” reciproci, a trovare un accordo in quel “Patto a quattro” tra Germania, Francia, Inghilterra e Italia, siglato il 7 Giugno e firmato definitivamente il 15 Luglio, a Roma, tra Mussolini e gli ambasciatori degli altri Stati. Fu un gran successo personale di Benito Mussolini che ebbe un grosso riconoscimento da parte della stampa delle Nazioni firmatarie, in particolare da quell’inglese, tanto che lo stesso Churchill, che allora era un deciso oppositore del Governo del suo paese, vedeva, nell’iniziativa del Duce, “una grande speranza perchè si arrivasse ad una vera pace in Europa”.
Mentre in tutti i paesi europei si attendeva la firma finale del patto a quattro, l’Italia viveva un altro dei grandi momenti della sua storia, il 1° Luglio, Italo Balbo e ventiquattro idrovolanti del suo “squadrone”, prendevano il volo da Orbetello per dare inizio alla famosa “Crociera Atlantica”. Essa fu una delle più geniali ed audaci imprese, che a quel tempo si potessero immaginare, e tutto il mondo esultò e ammirò la temerarietà, la preparazione e il coraggio dei piloti e dei tecnici italiani. Le tappe furono sette, Orbetello, Amsterdam, Londonderry, Reikjavik, Cartwrigt (Labrador), Shediac (Canada), Montreal e Chicago, dove arrivarono il 15 Luglio accolti da un entusiasmo delirante di milioni di persone e il 19 Luglio giunsero a New York, con folle sempre più numerose e festanti. A Chicago dedicarono una strada ad Italo Balbo, a New York furono accolti da una vera e propria pioggia di coriandoli e di festoni vari oltre che ad essere ricevuti dal Presidente Roosvelt. Fecero ritorno in Italia, a Ostia, il 12 Agosto, ricevuti con tutti gli onori da Mussolini, dalle più alte autorità dello Stato, oltre che da numerosissimi gerarchi e da un’immensa folla giunta dalla vicina Roma e da ogni parte d’Italia, per salutare i “mitici” trasvolatori atlantici. Il giorno dopo vi fu di nuovo il tripudio con una sfilata per le vie della capitale.
Tra i cento aviatori che componevano lo squadrone di Balbo, sui ventiquattro idrovolanti suddivisi in otto squadriglie, troviamo ben quattro modenesi: il capitano Umberto Nannini, che comandava la terza squadra, il tenente Onesto Beltramo, il sergente motorista, Cesare Bonacini e il primo aviere telegrafista Edmondo Balestri. La nostra città esultò, come l’Italia tutta, vi fu una grandiosa adunata in Piazza Grande dopo una sfilata per le vie cittadine e un aereo lanciò migliaia di volantini tricolori. Alla fine del mese i quattro modenesi ritornarono nella loro città, ricevuti, ovviamente, con i più grandi onori.
Per restare in tema aeronautico và ricordato che nel mese di Febbraio, un aeroplano passò, basso basso, sui tetti di Modena, era l’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin, che lanciò un messaggio, in una scatola di latta legata da un nastro tricolore, in onore della scuderia automobilistica “Ferrari”, che cominciava a cogliere i suoi clamorosi successi in tutto il mondo.
Vorremmo anche ricordare, a questo punto, come abbiamo già fatto per i marinai, gli aviatori e i combattenti dell’aereonautica militare italiana di quel periodo storico e in particolare i molti personaggi della bassa modenese.
Di Cavezzo troviamo: gli ufficiali, Goldoni Dorval e Alfo Lorenzini, il sergente maggiore pilota Ansaloni Ermenegildo, il sergente armiere, Argazzi Mario e il maresciallo motorista Panzanini Gino.
Di Concordia erano: il sottotenente pilota Bonomi Paolo, caduto nei cieli di Sicilia il 9 Giugno 1943, in uno scontro con aerei angloamericani, il maresciallo motorista, Pongiluppi Tonino e i sottufficiali, Bruschi Gino e Rossi Wolfango.
Di Finale Emilia: l’ufficiale Barbieri Danilo, il sottufficiale, Pedrazzi Giuseppe, oltre al sergente maggiore pilota, Banzi Francesco, il maresciallo maggiore pilota, Bergamini Ermes, il maresciallo pilota, Meotti Giuseppe-Luigi, il sergente maggiore pilota, Scagliarini Guido e il sergente maggiore pilota, Scaglioni Giuseppe.
Di Medolla era l’ufficiale, Vincenzi Chidimico.
Erano di Mirandola gli ufficiali: Kraus Alessandro, Bertolini Rodolfo, Cappi Marino, Guglielmo Ferraresi, Ribuoli Fiorino, Tardini Enzo, Testa Anchise, Tosatti Jago e i sottufficiali: Baratta Gino, Fornasari Renzo, Ghisi Odilio, Marchi Franco, Mazzoni Lilio, Saracino Giuseppe, Tralli Germano e Vecchi Giulio.
Di San Felice sul Panaro: gli ufficiali Corazzari Albano e Bazzi Silvio, i sottufficiali: Casari Giovanni, Marchetti Giovanni, Bulgarelli Agostino, Paltrinieri Gaetano, Ruffilli Maio e Tommasini Cosimo.
Di San Possidonio, gli ufficiali, Ghepardi Decio e Pongiluppi Virgilio.
L’anno 1933 fu anche anno di primati per lo sport italiano: oltre alla trasvolata atlantica raggiunsero prestigiosi traguardi: Agello Francesco che con un aereo Macchi-Castoldi M.C.72, il 10 Aprile, sul Lago di Garda, conquistò il primato mondiale di velocità, con 682 chilometri orari, mentre il pilota, Cassinelli Guglielmo, l’8 Ottobre conquista il primato di velocità sulla distanza dei 100 Km.
Negli altri sport eccellono: per la scherma, la squadra azzurra che vince il torneo schermistico di Montecarlo, nel calcio, due importanti vittorie contro il Belgio e la Cecoslovacchia. Il pilota motonautico, Cattaneo Guido, conquista il primato mondiale di velocità, 134 Km. orari, per motoscafi. Il transatlantico “Rex” conquista il prestigioso “Nastro Azzurro” nella traversata dell’Atlantico e il 29 Giugno, il pugile Primo Carnera, conquista il titolo mondiale dei pesi massimi: anche questo trionfo fu salutato con grande entusiasmo dagli italiani sparsi in tutto il mondo. Conquistò il massimo alloro nella prestigiosa categoria, che non ci diede mai più successi simili, mandando il suo avversario Ernie Skaf al tappeto vincendo per k.o., purtroppo questo sfortunato pugile morì, qualche giorno dopo, senza aver ripreso conoscenza. Carnera ne risentì moltissimo, ma non potè rinunciare a battersi nuovamente, difatti, quattro mesi dopo, sempre con il titolo mondiale in palio, mise k.o. alla sesta ripresa, Lark Sharley.
Oltre a Carnera la scuola del pugilato italiano produsse altri numerosi campioni in tutti gli anni trenta; citiamo, per l’anno preso in considerazione, il titolo europeo nei pesi leggeri, conquistato da Cleto Locatelli, che confermava quello già vinto nel 1932.
Sempre riguardo all’attività sportiva citiamo un passo del discorso alla Camera del deputato Leandro Arpinati, Presidente del Coni Nazionale che, oltre a ricercare di dare lo sport a tutti e per tutti, riteneva di collocare, nella giusta luce, la figura del campione:

“Il campione è una salvaguardia contro la tendenza alla mediocrità. Esso è la bandiera che agita la passione delle folle e ne desta gli entusiasmi, è l’espressione più felice di una razza e di una generazione, è un simbolo nel quale i giovani si riconoscono e si ritrovano. Solo attraverso il campione si invogliano le masse portandole a quel minimo di esercizi indiscutibilmente salutari che migliorano la vita fisica del popolo. Il campione è adunque indispensabile non soltanto come fatto agonistico, ma anche come fatto sociale. E’ il campione la sentinella avanzata che nelle competizioni internazionali rappresenta la Patria e ne tiene alti il prestigio e la bandiera.”

La politica sociale fascista ebbe, in questi anni, uno sviluppo che non si era mai visto prima, creando quella rete d’assistenza sociale che ancor oggi, ovviamente ampliata e migliorata, rimane a testimonianza della volontà del fascismo di andare incontro alle esigenze della popolazione tutta. Le provvidenze sanitarie contro le malattie della popolazione più indigente rappresentarono un vero primato per l’Italia; quest’attività fu ampliata da un complesso d’opere d’igiene e d’assistenza pubblica d’enorme portata. L’assistenza climatica all’infanzia operò in modo capillare con l’organizzazione delle colonie terapeutiche che, in base alle condizioni dei giovani, si suddividevano in colonie permanenti e temporanee e in colonie diurne, a scopi prelaventemente di profilassi.
Il numero delle colonie, che nel 1925 erano 60, in tutta Italia, nel 1933 arrivò a 2.022 e, in quel periodo di tempo, furono ospitati circa un milione e mezzo di bambini. Un altro aspetto sul quale l’organizzazione fascista si battè con grande impegno, fu quello delle lotte contro tutte le malattie sociali e in particolare contro la tubercolosi che a quei tempi mieteva numerose vittime. A Modena fu costruito, in Viale Fontanelli, un funzionalissimo dispensario antitubercolare che forniva alla cittadinanza un servizio di grand’utilità attraverso l’assicurazione obbligatoria, secondo quanto era stata stabilita dalla Carta del lavoro, che assicurava tutti i lavoratori contro l’invalidità e la vecchiaia. Il regime ha voluto, non solo che nei casi di malattia ogni lavoratore beneficiasse delle prestazioni sanitarie, ma fu istituita l’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, che davano la possibilità al lavoratore d’avere cure mediche, farmaceutiche e ospedaliere. Il fascismo cercava di avere un popolo sano, nel corpo e nello spirito e veramente, in pochi anni, fece superare, in buona parte, quel “gap” che ci teneva ancora lontani dalle nazioni più evolute e che ci portò all’attenzione di tutto il mondo, per i giganteschi progressi ottenuti, in tempi brevissimi, in tutti i campi.
Durante il 1933, come era abitudine di quei tempi, in quanto le cariche non dovevano essere tenute troppo a lungo, si verificano alcuni cambiamenti dei Podestà in alcuni Comuni; a Carpi, Clodo Feltri lascia la sua e fu nominato Commissario prefettizio, Sergio Urbini sino al 10 Giugno 1936 quando diventò Podestà effettivo, Giorgio Lugli, che rimase in quella carica sino al 10 Giugno 1936. A Vignola il 4 Agosto assunse la carica, Secondo Favali, che la resse sino al 25 Maggio 1936, mentre a Finale Emili, Banzi Renzo, cede la carica al commissario prefettizio, Lino Malaguti che vi rimase sino al 27 Dicembre quando entrò nella carica effettiva di Podestà, Vincenzo Ghisellini che la detenne sino al 23 Agosto 1935., mentre a Pavullo nel Frignano, il 23 maggio, entrò, nel ruolo di Podestà, sino al 1943, Castelli Onorio.

ANNO 1934

A metà degli anni trenta, la rivoluzione fascista procedeva con immutato vigore e con la partecipazione sempre più vasta di tutti gli strati della popolazione. La Provincia di Modena era ai primissimi posti della graduatoria nazionale per l’impegno e l’attivismo nell’organizzazione delle svariate attività del regime. In questo 1934 l’Opera Nazionale Balilla contava, 64.666 tesserati di cui, 28.000 balilla, 7.800 avanguardisti, 24.500 piccole italiane e 4.300 giovani italiani. L’Opera Nazionale Dopolavoro aveva 16.440 iscritti, e fu dato maggior impulso anche alle scuole rurali che, nella nostra Provincia, raggiunse il numero di 61 edifici scolastici. Un altro aspetto, della particolare cura che si prese il fascismo per la gioventù, fu quello delle colonie, marine, montane, fluviali e campestri che, sparse su tutto il territorio nazionale assommavano, in questi anni, a 3.128 sino a raggiungere il numero di 4.357 nel 1938 ospitando milioni di bambini; si tratta, a ben vedere, di un vero e proprio fenomeno di massa, dovuto anche alla presenza, sul territorio, di una capillare rete ferroviaria che rendeva più agevole gli spostamenti e che anticipava i flussi turistici nei decenni dal dopoguerra in poi, inaugurando così la consuetudine della vacanza estiva al mare durante le ferie. Non a caso fu proprio durante il regime Fascista che furono introdotti i periodi di riposo retribuiti. Siamo pertanto, di fronte ad un fenomeno sociale di dimensioni molto ampie che ha segnato profondamente molte zone delle nostre riviere, in particolare quell’Adriatica.
La colonia estiva modenese si trovava a Riccione, in una zona che ebbe, da Cervia a Cattolica, un’alta densità di questi enormi, razionali ed architettonicamente pregevoli edifici che formarono e formano tuttora, un copioso, in parte dimenticato e trascurato, patrimonio storico edilizio. I bambini modenesi avevano a disposizione anche due colonie montane a Sestola e a Pavullo, oltre a sette colonie fluviali lungo i fiumi a, San Damaso, San Cesario, Marano sul Panaro, Bastiglia, Guiglia, Sassuolo e Medolla. Complessivamente, sino a questo periodo, furono ospitati, annualmente nelle colonie modenesi, 2.800 ragazzi al mare, 520 in montagna e 2.700 in quelle di fiume. Alla fine degli anni trenta la popolazione giovanile in queste strutture aumentò di oltre il cinquanta per cento, rispetto ai dati citati.
Con una Federazione così attiva e razionalmente impostata a contribuire allo sviluppo di tutti i presupposti delle tematiche lanciate dalla rivoluzione, con l’impegno di organizzare con il Fascismo la vita dell’”italiano nuovo”, anche i massimi vertici del Partito non potevano trascurare la visita alla nostra città. Il 21 Gennaio di quell’anno, arrivò a Modena il Segretario Nazionale del PNF, Achille Starace, da poco entrato in carica; visitando la nostra città non potè far altro che complimentarsi per l’operosità del Fascio modenese, avendo potuto costatare quanto le varie strutture funzionassero nel migliore dei modi.
Il Federale modenese, nell’Assemblea al Teatro Comunale, ripresentò al Segretario Nazionale la situazione del Fascio modenese, ancora in espansione rispetto all’ultima visita e che sintetizzò con questi dati: 15.00 iscritti al PNF, 7.375 ai ÿÿsci giovanili,, ÿÿ200 a quelli femÿÿnili,,ÿÿ95 gli iscritti ai GUF, e 16.841ÿÿll’Opeÿÿ Nazionale Dopolavoro, mentre gli iscritti ai sindacati si avvicinavano a 80.000 unità. Storace apprezzò molto la relazione di Lai poi, assieme agli esponenti del Fascio modenese, visitò la sede della Società di ginnastica e scherma del Panaro, l’Accademia Militare e la casa del a sclo di CotiÿÿVittenioe sinuele,ÿÿÿÿcludendo la serata mÿÿÿÿÿÿe ÿÿsistendo alla rappresentazione dÿÿl’opera Manon, di G. Massenet, al Teatro Comunale. L’attività e la personalità di Vincenzo Lai, fu altamente riconosciuta tanto che venne premiata con la sua candidatura al Parlamento.
Alla Camera, il 5 Febbraio 1934, fu varata la “Legge delle Corporazioni”, sebbene con un certo ritardo rispetto a quando erano state enunciate. Ventidue erano le corporazioni che, negli intendimenti di Mussolini, erano destinate a realizzare nel nostro Paese, la pace e la giustizia sociale. Si trattava di eliminare lo stato di conflitto, in funzione alla regolazione dei rapporti di produzione, basata sulle corporazioni tra produttori e salariati, per superare le fratture e i conflitti di classe attraverso un dialogo permanente, poiché istituzionalizzato, in organismi nazionali destinati a regolamentare ogni rapporto collettivo di lavoro. Queste corporazioni, tanto attese e tanto discusse, nascevano da un’enorme quantità di studi, di dottrine, di previsioni, di astrazioni, tutte tese alla visione dell’”uomo corporativo”, ma in realtà non si aveva conoscenza di quali possibilità realizzatrici potessero avere, tanto che lo stesso Mussolini affermò che l’Istituzione delle Corporazioni rappresentava un punto di partenza, non di arrivo, in quanto costituiva il dato sociale del regime e impegnava tutti a garantirne lo sviluppo. In ogni caso era, per quei tempi, un esperimento sociale di prim’ordine che fu apprezzato in tutto il mondo.
Il 25 Marzo si svolse il secondo Plebiscito per le elezioni al Parlamento. Come per il primo, anche in questo, gli elettori avevano due possibilità di scelta per approvare, o no, la lista dei deputati proposti dal Gran Consiglio. A Modena gli ammessi al voto furono 122. 083 e i votanti, 120.721 pari al 96%. Ai “SI” toccarono 120.629 voti, il 99,62 per cento, i “NO” furono 89 e 3 le schede nulle.
Furono eletti i rappresentanti modenesi Vincenzo Lai e Guido Corni. Tra i candidati di origine mode3nese che non erano residenti nella nostra Provincia e che si presentarono candidati, dobbiamo citare, Arrigo Solmi che era sottosegretario al Ministero dell Educazione Nazionale, Sergio Nannini che era vicesegretario del Fascio bolognese e Franz Pagliani che sarà neglia anni 40 segretario della Federazione Provinciale Fascista di Modena e che fu uno dei più rappresentativi personaggi del Fascismo Nazionale.
In tutta Italia si toccò una percentuale analoga, il 99,84%, dando così al Partito fascista un massiccio consenso, superiore, in percentuale, a quello ottenuto in Germania da Adolfo Hitler. 10.433.536 erano gli aventi diritto e 10.041.997 votarono, percentuale mai più toccata in tutte le elezioni dal dopoguerra ad oggi e di questi 10.026.513 dissero Si al fascismo, mentre i Nò furono 15.265 e le schede nulle, 1.336. I Deputati eletti, quattrocento, restarono in carica sino al mese di Marzo del 1939.
Si è parlato, in seguito, di coercizione d’intimidazioni, ma al di là del numero, l’adesione totale e compatta del popolo italiano al regime fascista, era dimostrata dalla gigantesca partecipazione delle folle, nelle piazze e nelle organizzazioni di Partito; i grandi risultati del regime erano sotto gli occhi di tutti, i migliori tecnici del mondo erano in Italia ed erano contesi da ogni nazione, eravamo i migliori nelle costruzioni di opere idrauliche, nei motori, nelle automobili, negli aerei, nelle navi, nella radio, nella fisica, nella chimica e nell’urbanistica. Tutto il mondo seguiva e partecipava all’enorme successo di Mussolini che, probabilmente, da questo momento iniziò a portare al piede, la palla di piombo della sua incredibile popolarità, non solo in Italia, ma nel mondo, tanto che, in un convegno dei fascismi europei, organizzata dai “Comitati d’azione per l’universalità di Roma”, tenutosi a Montreux, fu riassunta in una pubblicazione, poi riservata al Ministero degli Esteri, dove si elencavano i movimenti fascisti, fascistofili o fascistoidi o che si consideravano genericamente affini al fascismo, e che qui vogliamo riportare per far conoscere in quale stima fosse tenuto il fascismo in tutto il mondo, anche se, ovviamente nei vari paesi che andremo a citare, non avevano grande influenza politica dove erano presenti, ma stanno a significare, appunto, quanto avesse inciso nelle psicologie di milioni di persone, l’operato del Regime Fascista.


Nazione -  Denominazione -  Fondatore

Argentina  - Partito Fascista Argentino U. Bianchetti
Austria -  Heimatschutz Starhemberg
Belgio - Dinasos Van Severen
           Legion Nationale Van Den Bossche
           Naco Ch. Somville
Bolivia - Camisas Kasis Iriarte e Baldomas
Brasile  - Acao Social Brasileira
              (Partito Fascista Brasiliano) Fabrinho
              Integralismo - Acao Integralista Brasileira Salgado
Bulgaria  - Nazionalna Zadruga Fascista Stalyski
                Bulgarski fascist Mitakoff
Cile       - Movimento Nazional Socialista Gonzales Von Marees
               Frente National Espeja e Vial
              Partito Corporativo Popolare
Cuba     . Camicie verdi Società ABC
Danimarca  - Ny Send H. Tandrup
Estonia   - Partito Fascista Sirk
Finlandia   - Lappismo V. Kosola
Francia      - Jeunesse Patriote Taittinger, Provost e Castelnau
                - Staatsreform Armbruster
               - Francismo (camicie turchine) M. Bucard
               - Croci di Fuoco De La Roque
               -  Solidaritè Francaise (Camicie azzurre) J. Renaud
Giappone   - Nippon Kokka Shahai-to Akamatsu
                - Kokua Sha Araki
Grecia       - Ethnososialistikon Komma Ellados Mercuris
                - Ethnikososialistis Jannaros
               -  Organossis Ethnikofronon Sosialiston Diamantopulos
Inghilterra    - Brithish Union of fascists (Camicie Nere) Mosley
                   - New Guard Cambpell
Australia      -Camicie brune Challefoux
Canada        - Imperial Fascist League Doran
                  - Brithish fascists Webster
                  - Januari Club Squire
Irlanda        - National Guard (Camicie Azzurre) O'Duff
Lettonia      - Perkonkrusts Celmnis
Lituania      - Smetona (Partito Nazionalista) Smetona
Norvegia     - National Samling M. Quisling
Olanda        - Lega Generale Fascista Baars
                  . National Unie Gerentson
                  - Associazione dei Giovani Fascisti Mineur
                  - Gruppo Nazional Socialista Mussert
                  - Zwart Front Moijer
Panama       - Union de Defensa Nacional Tarpia Collante
Perù            - Partito Fascista Vallejo
Portogallo    - Acao Escolar Vanguarde Salazar
Romania      - Guardia di Ferro Codreanu
Spagna        - Falange Espanola Besteiro e Primo De Riveira
Svizzera      - Fascismo Svizzero Fonjallaz
Ungheria      - Partito Fascista Ungherese Kaszala
                   - Movimento Nazional socialista ungherese Mesko
Russia (Manciuria)   - Russki Fascism generale Rodzajeviski

I modenesi, gli italiani tutti, furono dunque falsi o sinceri in quel Plebiscito, e i giovani che nacquero o si educarono in quel clima di entusiasmo generale, avevano tutti portato il “cervello all’ammasso”?; e anche coloro che poi si sacrificarono nell’immane crogiuolo del secondo conflitto mondiale, o che nel 1943 aderirono all’aultimo atto del Fascismo, erano loro i responsabili o i padri ipocriti che, dalla sera alla mattina, diventarono tutti trasformisti?
Iniziano a Firenze, tra il 22 e il 29 Aprile, i “Littoriali della Cultura e dell’Arte”; come erano stati lanciati quelli dello sport, nascevano per iniziativa di Alessandro Pavolini e Giuseppe Bottai, con lo scopo di indire un concorso annuale nel quale i giovani più brillanti, che si mettevano in luce all’interno dei vari GUF Provinciali, potessero confrontarsi dibattendo temi di natura politica, culturale e artistica. Questa manifestazione rappresentò un’eccezionale occasione di dibattito e di riflessioni per le generazioni formatesi durante gli anni del fascismo. Sul n. 10 di “Critica Fascista”, Agostino Nasti, il 15 Maggio 1934, stilava un bilancio di quella prima competizione, rilevandone pregi e difetti augurandosi che nel futuro i littoriali si sarebbero dovuti migliorare, come difatti avvenne:

“Ampliamenti successivi nella struttura della manifestazione in parola (che la cultura e l’arte debbano essere solo “universitarie” è ridicolo e rancido pregiudizio, smentito del resto dalla stessa composizione delle attuali giurie; come pure bisogna dare maggior posto alla scienza, a tutta la Scienza) potranno fare dei Littoriali il campo di prova di tutta la gioventù italiana che abbia qualcosa da dire e, soprattutto, da fare.”

Pavolini aggiunse inoltre;

“Noi ci auguriamo che in futuro si possano vedere, accanto alle sale in cui gli universitari discutono, le sale in cui i giovani fascisti artigiani, scolpiscono, incidono, bulinano a gara. Principio per una sempre maggiore totalitarietà dei Littoriali”.

Come difatti avvenne nel 1936, con l’istituzione dei “Littoriali del Lavoro”.
I littoriali della cultura rappresentano dunque un palcoscenico di notevole portata per tanti giovani intellettuali che, nel dopoguerra, a fascismo sconfitto, collocandosi all’interno di schieramenti politici diversi tra loro, fornirono alcune delle migliori energie all’Italia postfascista. Molti di costoro e ne citiamo solamente alcuni, Aldo Moro, Alberto Mondadori, Paolo Emilio Taviani, Antonello Trombadori, Pietro Ingrao, Antonio Amendola, Roberto Battaglia, Franco Calamandrei e tantissimi altri, in seguito diventeranno implacabili accusatori del fascismo che, in realtà gli aveva tutti nutriti e non solo metaforicamente. I Littoriali della cultura si rinnovarono anno dopo anno e l’ultima edizione si tenne tra l’Aprile e Maggio 1940, quando la guerra interruppe quel tipo di manifestazioni
Molti furono i giovani modenesi che presero parte e con successo, ai Littoriali dal 1934 al 1940: ne citiamo alcuni: ad esempio lo scultore Vittorio Magelli che in questo 1934, dopo avere preso parte alla prima mostra d’arte dei Guf, alla casa dello studente di Modena, si presenta a Firenze per la prima volta e nel 1936 ai Littoriali di Venezia conquisterà il titolo di “Littore”. Il noto artista modenese nato nel 1911 e morto nel 1988 conquistò in seguito, ed anche nel dopoguerra, numerosissimi riconoscimenti per la sua arte nella pittura, nella scultura e nella grafica. Un altro modenese, nativo di Lama Mocogno, a partecipare ai littoriali dal 1934 al 1937, è stato Francesco (Franco) Allegretti, che si presentò in diversi settori, conseguendo risultati lusinghieri; si laureò in Giurisprudenza nel 1937.
Iil 20 Maggio 1934, dopo l’elezione di Vincenzo Lai al Parlamento, fu designato alla carica di Federale di Modena, Augusto Zoboli, che riconfermò inizialmente quasi tutti i componenti il direttorio federale nominato da Lai ma , in seguito anche lui sostituì numerosi segretari sezionali come quelli di Finale Emilia, con la nomina di Gino Falzoni al posto di Bruno Marzi, di quello di Carpi con Ugo Calzi al posto di Clodo Feltri, e i segretari della sezione di Medolla con Pietro Abborretti, e di Sestola con la nomina di Edoardo Cassai. Con il nuovo Federale Zoboli, entrarono nel nuovo direttorio: GianPaolo Solmi, Mario Boni, Ugo Mariani, Corrado Vicini e Bruno Zanantoni, mentre Aberto Borsari prese il posto, tenuto per molti anni da Emilio Pucci. Borsari morì pochi mesi dopo e la carica di segretario amministrativo fu data a Carlo Benassati.
La rivista degli intellettuali fascisti modenesi “Mutina”, diretta da Augusto Zoboli si avvalse, in quel periodo, di molte firme autorevoli e di quella di molti docenti dell’Ateneo modenese, oltre che di numerosi studenti universitari dei GUF, tra i quali citiamo, Mirko Manzotti, Mario Lancellotti e Luigi Prampolini.
Il 14 Giugno 1934, si tiene, a Villa Pisani di Stra, il primo incontro tra Hitler e Mussolini. Si disse, allora, che non vi fu da parte di entrambi, subitanea simpatia, anche se il tedesco ebbe a dichiarare, poco dopo, che “rimase commosso di vedersi trattare alla pari da un uomo come Mussolini”. Il problema che “bolliva in pentola” era l’”Anscluss”, in pratica l’annessione da parte della Germania della vicina Austria. I due dittatori si presentarono il giorno dopo a Venezia in Piazza San Marco, davanti ad una “folla oceanica”. La situazione con la Germania diventa subito dopo, tesissima, dato che il 25 Luglio, in Austria, avviene un tentativo di abbattere il Governo di Dolfuss, per realizzare l’annessione; ma la manovra fallisce e il cancelliere austriaco fu assassinato. Mussolini, che era in rapporto di stretta amicizia con Dolfuss, rimase profondamente commosso, turbato impressionato per quello che avrebbero potuto fare i tedeschi; non fidandosi di Hitler e nella ricerca di tutelare quel lembo di terra italiana che i tirolesi consideravano e considerano ancora territorio austriaco, inviò le armate italiane al Brennero, per la difesa dell’Alto Adige.
La situazione era tesissima e Mussolini si trovò in grosse difficoltà poiché il problema dell’unione austro-tedesca era molto grave per l’Italia. Il dilemma non era di facile soluzione, o mettersi contro Hitler e ritornare con la Francia e l’Inghilterra, che in un primo momento appoggiarono la mossa dell’invio delle truppe al confine, o assecondare le mosse del tedesco. La morte del Presidente tedesco Hindenburg, avvenuta il 2 Agosto, fece risolvere, in parte, i problemi, anche perché, il giorno prima, per effetto di una legge votata dal parlamento nazista, Hitler fu nominato Capo dello Stato con pieni poteri, diventando così il Furher, il condottiero, la guida. Con i nuovi poteri Hitler non perde tempo e, diciassette giorni dopo, manda a votare i connazionali che, in quaranta milioni, confermano la sua autorità.
A Modena, nonostante la calura estiva, gli avvenimenti furono seguiti con particolare interesse e con molta apprensione per quello che avrebbero potuto essere gli sviluppi, di una situazione estremamente delicata. Ma, sia per i modenesi sia per gli italiani tutti, era ancora lo sport che, con i suoi strepitosi risultati, sollevava i maggiori entusiasmi. In quell’anno 1934, si svolsero in Italia i Campionati Mondiali di calcio, disputati in otto campi nelle città di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Trieste, Torino e Roma dove si tenne la finale tra Italia e Cecoslovacchia, vinta dagli azzurri di Vittorio Pozzo, per due a uno.
Non era solo il calcio a tener desta l’attenzione degli sportivi italiani; la prestigiosa gara automobilistica “Mille Miglia” la vinse Varzi sul favorito Tazio Nuvolari che, proprio a Modena, alla Madonnina, si trovò bloccato per parecchi minuti dalle sbarre abbassate di un passaggio a livello, il “mantovano volante” si prese la rivincita proprio nella nostra città dove, sul circuito dei viali del parco, alla media di 108,321 chilometri l’ora, batté l’amico rivale, poiché correvano entrambi sulle “rosse Alfa Romeo”, della modenesissima scuderia Ferrari.
Mentre per il ciclismo, imperante il dualismo Binda-Guerra, si corse, con la vittoria di quest’ultimo grande velocista, la Milano-Modena, alla velocità di oltre quaranta chilometri orari.
Tra le manifestazioni più caratteristiche dell’Opera Nazionale Balilla, vi furono i “Ludi Juveniles”, ideati da Vittorio Mussolini che, seppure organizzati all’interno delle Scuole medie, esulavano dai normali programmi scolastici; la prima edizione si tenne a Roma nel mese di Dicembre del 1934 e vi parteciparono molti giovani modenesi. I risultati di quella manifestazione si possono considerare eccezionali, pensando anche ai vari tabù culturali che gravavano sulla scuola italiana di quei tempi. I “Ludi Iuveniles”entrano prepotemente nella vita scolastica della nostra nazione: le gare si svolgevano con eliminatorie tra le varie classi e con le finali di ciascun Istituto, che formava poi rappresentative con i migliori, per gareggiare nei ludi federali con gli altri Istituti della Provincia. La maggioranza dei giovani, maschi e femmine, partecipa alle gare, anche se, ovviamente, solo i migliori arrivavavo alla prova nazionale. I programmi tenevano conto della realtà nella quale si operava, e non andavano a forzare la prova fisica degli studenti, avendo come principale obiettivo l’educazione sportiva e non il primato fine a se stesso. Da questi “Ludi Juveniles”, sono nati, avendo copiato gli stessi identici presupposti e finalità, dal dopoguerra ad oggi, dal Ministero della Pubblica Istruzione e dal Coni, i vari Campionati studenteschi e Giochi della Gioventù.
A fine anno, il 31 Dicembre al Comune di Sassuolo si insedia il nuovo Posestà nella persona di Gino Metz che sostituisce Antonio Vicini. Rimanendo in quel ruolo sino al 27 Dicembre 1937.

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IMMAGINI

4 Giugno 1934 cortile dell'Istituto Magistrale giovani modenesi anno 1935
Colonia modenese a Riccione Coloni fluviale sul Panaro a San Damaso
 
Colonia modenese a Riccione Sfilata di giovani fasciste in Corso Canalgrandr
Gruppo rionale G. Gallini in via Piave Casa della madre e del bambino
Gerarchi modenesi inaugurano una scuola a Concordia, 1934.
Istituto storico di Modena)
Corso di economia domestica in un Gruppo rionale fascista.
(Istituto storico di Modena)
   
   
   
   
   
   

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